Forte delusione viene espressa all'interno delle componenti del Partito Democratico per una delegazione di soli uomini al governo. La sollevazione viene anche da Romano Carancini, consigliere regionale del gruppo PD nell'assemblea legislativa delle Marche.   

“Intendo manifestare tutta la mia contrarietà e la protesta per le scelte che il Partito Democratico ha orientato nell'indicazione dei Ministri del nuovo governo di Mario Draghi- recita la nota di Carancini-. Ancora una volta spicchiamo per incoerenza.

Nessuna donna in delegazione e, guarda caso, tutti e tre i capicorrente del partito.

Mi chiedo come possiamo credibilmente contestare sui nostri territori scelte di arretratezza politica se poi il PD nazionale sconfessa con i fatti le nostre battaglie culturali (attenzione non da riserva indiana) e ci delegittima nelle nostre comunità. È evidente che di questo passo- continua Carnacini-  le persone non potranno mai vederci come una scelta diversa, di vera democrazia.

Noi siamo il PD e le parole che seguono sono quelle di Walter Veltroni all'atto fondativo del 2007:

"Il Partito democratico, il partito che dovrà dare l'ultima spallata a quel muro che per troppo tempo ha resistito e che ha ostacolato la piena irruzione della soggettività femminile nella decisione politica e nella vita del Paese. La rivoluzione delle donne ha affermato in tutte le culture politiche il principio del riconoscimento della differenza di genere come elemento costitutivo di una democrazia moderna. È questa esperienza che dovrà essere decisiva, fin dal momento della fondazione del nostro partito".

Ecco- prosegue il consigliere regionale-  abbiamo tradito, ancora una volta, quello per cui siamo nati.

Un altro passaggio dei nostri capi nazionali che rende ancor più ripida la salita di chi, sui territori, si confronta con le persone e cerca di riavvicinarle, anche deluse da destre violente, populiste, sovraniste e autarchiche.

Dichiara il segretario Nicola Zingaretti che ci rifaremo con i sottosegretari.

Il contentino che è ancor peggio del buco e che dovrebbe spingere le donne del PD a rinunciare a qualsiasi incarico del c.d. sottobosco dei sottosegretari, lasciando al gruppo dirigente tutta la responsabilità di un passaggio che offende le donne e gli uomini che credono ancora nei valori fondativi del Partito Democratico.

Un secondo aspetto che non può essere taciuto è la dittatura dei capicorrente.

Ho letto con sincera speranza le parole di Stefano Bonaccini nell'intervista a Repubblica di questa settimana, sul futuro di un partito capace di dialogare nel pluralismo delle sensibilità e sulle idee, ma senza che prima di esse conti l'incancrenimento delle correnti e tutto ciò che ne consegue.

Uomini, solo uomini per tutte le stagioni, che pontificano strategie, perdono consensi, collegi ma continuano, anche con supponenza, a rivestire sempre ruoli di potere e condizionamento.

Dobbiamo confrontarci e ricostruire un Partito Democratico che trovi nei valori fondativi del 2007 la forza e il coraggio della strada maestra- esorta Romano Carancini- . 

Un segno di coraggio lo chiedo Giovanni Gostoli e alla direzione regionale affinché, con una nota netta, rappresentino formalmente e immediatamente al Segretario Nicola Zingaretti tutto il senso della frustrazione di una base di iscritti e simpatizzanti che non può più sopportare la colpevole incapacità nel guidare un partito popolare senza rispettarne i suoi stessi valori fondativi”.
c.c.




L’esito dell’ultima tornata elettorale regionale e il bisogno di un’attenta analisi del risultato ottenuto ha portato diversi membri del Partito Democratico delle Marche alla convocazione di un’assemblea.

Uno dei firmatari è l’ex sindaco della città di Macerata e ora consigliere regionale Romano Carancini, che ai microfoni di Radio C1 inBlu ha parlato di un incontro e un confronto non più rimandabile: “La richiesta arrivata da alcuni componenti è quella di incontrarsi e discutere dell’esito del voto regionale. Il Segretario Regionale Gostoli aveva congelato questa discussione, ma ora credo che non ci sia più motivo di posticiparla: non si deve avere paura di discutere della sconfitta e di ripartire. La motivazione più importante è che questa è una richiesta dei nostri iscritti, dei nostri votanti, dei nostri simpatizzanti, anche quelli delusi e che magari non hanno votato per noi per mancanza di fiducia. Oggi ci sono gli strumenti per avviare un confronto e i tempi sono maturi. È l’unico modo per ripartire, lasciando da parte divergenze e nemici che abbiamo anche in noi, facendo partecipare le persone che ci sostengono, riavvicinandoci al nostro elettorato”.

Red.
La direzione regionale del Partito democratico ha ratificato la candidatura di Maurizio Mangialardi a governatore delle Marche nella corsa alle prossime regionali. L'Assenso alla candidatura è venuto anche dal vicesegretario nazionale Andrea Orlando presente alla lunga riunione tenutasi a Chiaravalle.  L’investitura del presidente Anci Marche e sindaco di Senigallia, ha registrato solo due voti contrari e un ‘astensione. Sostenuto dal presidente uscente Luca Ceriscioli che ha fatto un passo indietro, il nome di Mangialardi ha rimesso insieme anche la frangia dem dei sindaci di Pesaro Matteo Ricci e di Ancona Valeria Mancinelli e trovato l'accordo del segretario regionale Giovanni Gostoli, fino a ieri più propenso per una candidatura civica. Resta ora da sciogliere il nodo dei movimenti e partiti alleati quali Art. 1, Azione, Diem 25, Italia in Comune, Le nostre Marche, +Europa, Uniti per le Marche (Psi, Verdi e Civici) e Italia Viva-. Nella nota che è stata inviata hanno infatti annunciato che «domani si riuniranno le forze politiche e le liste civiche che condividono il percorso di tenere una alleanza larga e civica e che sia esplicitata con una candidatura civica capace di rappresentare questa fase nuova”.
c.c.

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