Accordo raggiunto in Regione per effettuare test diagnostici rapidi per la ricerca di anticorpi Covid. Lo ha fatto sapere l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, soddisfatto di un percorso avviato per aumentare il livello di accertamento della diffusione del Coronavirus.

Saltamartini afferma: “Il Ministero della Salute ha evidenziato l'utilità dei test diagnostici rapidi per la ricerca di anticorpi come strumento di prevenzione, anche se il test molecolare rimane il riferimento per la diagnosi”.

La frequenza di episodi febbrili porta a dover affinare gli strumenti diagnostici per la prevenzione del contagio: in caso di sospetto o di esposizione al rischio si potrà ricorrere al test direttamente nelle farmacie.

In base all’accordo raggiunto tra la Regione e la rete delle farmacie aderenti a Federfarma Marche e a Confservizi Assofarm Marche i cittadini che lo vorranno potranno eseguire presso le farmacia: l’esecuzione del test avverrà nel rigoroso rispetto delle misure di sicurezza e con prenotazione telefonica obbligatoria. I risultati saranno poi trasmessi al Dipartimento di Prevenzione dell’ASUR per valutare se sottoporre il cittadino al test molecolare. La Regione ha concordato il prezzo massimo consigliato di 19 euro a carico del cliente.

Sugli autotest, di cui ha parlato nelle scorse settimane il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ancora non c’è la validazione da parte del Ministero della Sanità, dunque si resta in attesa di poter aggiungere un’altro strumento diagnostico. 

Red.
C’è grande perplessità ad Ancona per quello che riguarda la tutela degli operatori del settore sanitario. La rinnovata crescita della curva dei contagi da Coronavirus ha riacceso la questione della tutela della salute dei professionisti del settore. La discussione ruota intorno alla mancanza da parte dell’Azienda Ospedaliero Universitaria negli screening sull’eventuale positività al Covid.

Lo scorso 24 aprile è stato stilato un protocollo Nazionale contenente le linee guida, fissate dai sindacati e dal Ministero della Salute, per la tutela del personale sanitario durante la pandemia, un protocollo poi tradotto in linee di azione dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ancona lo scorso  5 giugno. In materia di screening il protocollo avrebbe previsto test sierologici per tutto il personale ospedaliero, la cui cadenza regolare sarebbe stata poi concertata e fissata dalla direzione ospedaliera, dall’igiene ospedaliera e dal medico competente. Dopo la prima tornata di test, a cavallo tra luglio e agosto, non sono più giunte comunicazioni al riguardo.

“È una situazione di intollerabile incertezza. – così Raffaele Miscio, di Cisl Fp Marche, ai microfoni di Radio C1 inBlu – È necessario che si sappia con quale cadenza vengano fatti i test, mentre dalla prima tornata non ci sono state più notizie da parte dell’Azienda. È un paradosso: i pazienti sono controllati, giustamente, in maniera maniacale. Poi vengono curati da personale che, non essendo controllato, potrebbe essere positivo al Covid. Non parliamo soltanto di tutela della salute del lavoratore, ma anche della tutela della salute pubblica: un operatore sanitario non può operare nelle stesse condizioni di potenziale positività di un cittadino”.

Un discorso che si allarga toccando un altro paradosso: “Non è possibile l’eventualità che un operatore sanitario, per la sua sicurezza e tranquillità di chi lo circonda, debba essere costretto a pagare i test di tasca propria, quando è un preciso dovere dell’Azienda tutelarlo, nel suo interesse e in quello dei pazienti. Abbiamo richiesto un incontro all’Azienda e le nostre richieste sono chiare: il ripristino della regolarità dei test è assolutamente necessario, visti i rischi. Se non dovessimo avere i riscontri cercati e le rassicurazioni del caso, Cisl Fp Marche metterà in atto ogni iniziativa necessaria alla tutela dei lavoratori”.



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