Covid, "Un solo test ai sanitari" La denuncia di Cisl

Giovedì, 08 Ottobre 2020 14:55 | Letto 849 volte   Clicca per ascolare il testo Covid, "Un solo test ai sanitari" La denuncia di Cisl C’è grande perplessità ad Ancona per quello che riguarda la tutela degli operatori del settore sanitario. La rinnovata crescita della curva dei contagi da Coronavirus ha riacceso la questione della tutela della salute dei professionisti del settore. La discussione ruota intorno alla mancanza da parte dell’Azienda Ospedaliero Universitaria negli screening sull’eventuale positività al Covid.Lo scorso 24 aprile è stato stilato un protocollo Nazionale contenente le linee guida, fissate dai sindacati e dal Ministero della Salute, per la tutela del personale sanitario durante la pandemia, un protocollo poi tradotto in linee di azione dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ancona lo scorso  5 giugno. In materia di screening il protocollo avrebbe previsto test sierologici per tutto il personale ospedaliero, la cui cadenza regolare sarebbe stata poi concertata e fissata dalla direzione ospedaliera, dall’igiene ospedaliera e dal medico competente. Dopo la prima tornata di test, a cavallo tra luglio e agosto, non sono più giunte comunicazioni al riguardo.“È una situazione di intollerabile incertezza. – così Raffaele Miscio, di Cisl Fp Marche, ai microfoni di Radio C1 inBlu – È necessario che si sappia con quale cadenza vengano fatti i test, mentre dalla prima tornata non ci sono state più notizie da parte dell’Azienda. È un paradosso: i pazienti sono controllati, giustamente, in maniera maniacale. Poi vengono curati da personale che, non essendo controllato, potrebbe essere positivo al Covid. Non parliamo soltanto di tutela della salute del lavoratore, ma anche della tutela della salute pubblica: un operatore sanitario non può operare nelle stesse condizioni di potenziale positività di un cittadino”.Un discorso che si allarga toccando un altro paradosso: “Non è possibile l’eventualità che un operatore sanitario, per la sua sicurezza e tranquillità di chi lo circonda, debba essere costretto a pagare i test di tasca propria, quando è un preciso dovere dell’Azienda tutelarlo, nel suo interesse e in quello dei pazienti. Abbiamo richiesto un incontro all’Azienda e le nostre richieste sono chiare: il ripristino della regolarità dei test è assolutamente necessario, visti i rischi. Se non dovessimo avere i riscontri cercati e le rassicurazioni del caso, Cisl Fp Marche metterà in atto ogni iniziativa necessaria alla tutela dei lavoratori”.
C’è grande perplessità ad Ancona per quello che riguarda la tutela degli operatori del settore sanitario. La rinnovata crescita della curva dei contagi da Coronavirus ha riacceso la questione della tutela della salute dei professionisti del settore. La discussione ruota intorno alla mancanza da parte dell’Azienda Ospedaliero Universitaria negli screening sull’eventuale positività al Covid.

Lo scorso 24 aprile è stato stilato un protocollo Nazionale contenente le linee guida, fissate dai sindacati e dal Ministero della Salute, per la tutela del personale sanitario durante la pandemia, un protocollo poi tradotto in linee di azione dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ancona lo scorso  5 giugno. In materia di screening il protocollo avrebbe previsto test sierologici per tutto il personale ospedaliero, la cui cadenza regolare sarebbe stata poi concertata e fissata dalla direzione ospedaliera, dall’igiene ospedaliera e dal medico competente. Dopo la prima tornata di test, a cavallo tra luglio e agosto, non sono più giunte comunicazioni al riguardo.

“È una situazione di intollerabile incertezza. – così Raffaele Miscio, di Cisl Fp Marche, ai microfoni di Radio C1 inBlu – È necessario che si sappia con quale cadenza vengano fatti i test, mentre dalla prima tornata non ci sono state più notizie da parte dell’Azienda. È un paradosso: i pazienti sono controllati, giustamente, in maniera maniacale. Poi vengono curati da personale che, non essendo controllato, potrebbe essere positivo al Covid. Non parliamo soltanto di tutela della salute del lavoratore, ma anche della tutela della salute pubblica: un operatore sanitario non può operare nelle stesse condizioni di potenziale positività di un cittadino”.

Un discorso che si allarga toccando un altro paradosso: “Non è possibile l’eventualità che un operatore sanitario, per la sua sicurezza e tranquillità di chi lo circonda, debba essere costretto a pagare i test di tasca propria, quando è un preciso dovere dell’Azienda tutelarlo, nel suo interesse e in quello dei pazienti. Abbiamo richiesto un incontro all’Azienda e le nostre richieste sono chiare: il ripristino della regolarità dei test è assolutamente necessario, visti i rischi. Se non dovessimo avere i riscontri cercati e le rassicurazioni del caso, Cisl Fp Marche metterà in atto ogni iniziativa necessaria alla tutela dei lavoratori”.



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