Valeria Lucernoni: da Roma a Castello per stare più vicina al Cardosa e ai suoi ricordi

Lunedì, 16 Marzo 2020 19:56 | Letto 2635 volte   Clicca per ascolare il testo Valeria Lucernoni: da Roma a Castello per stare più vicina al Cardosa e ai suoi ricordi Le piaceva prendere il caffè fuori dalla sua casa, in veranda a Nocelleto, frazione di Castelsantangelo sul Nera. Mentre sorseggiava la bevanda calda, si guardava il monte Cardosa che imponente le si parava davanti. Ricordi meravigliosi di libertà assoluta sono quelli di Valeria Lucernoni quando ripensa alla casa della nonna, grande, con un bel giardino che si riempiva di vita nei pranzi con i parenti e con gli amici. Era una famiglia molto unita. Ora quella casa tramandata di padre in figlio non c’è più, se ne è andata con la prima scossa del 24 agosto 2016. Valeria insieme al suo compagno ha poi vissuto in tendopoli, dormito in auto, fatto vita da camper, cambiato case fino ad arrivare nella Sae del capoluogo di Castello. “Curioso come io non abbia avuto paura del terremoto. Il dispiacere e la rabbia sono stati più forti” mi dice con riso amaro. La sua vita fatta di turni alla SVILA di Visso, azienda che produce pizze surgelate che esporta in tutto il mondo, non le ha dato troppo tempo per pensare, né per avere paura, doveva organizzarsi nel susseguirsi fitto degli eventi. Il lavoro è stato una salvezza per lei, non solo per il sostentamento e perché occupa le ore della giornata ma anche perché è lì che Valeria ha intrecciato amicizie, persone che frequenta oggi dopo la sua decisione anni fa di lasciare Roma per trasferirsi in montagna. In questi posti se non hai un’occupazione la vita è ancora più dura, non ci sono tante distrazioni. Valeria, che ha un figlio grande a Roma, condivide la Sae con il suo compagno e un cane che si fa notare: Athon, un pastore francese che quando le appoggia le zampe sulla schiena è più alto di lei, una donna minuta e proporzionata dal temperamento deciso, forte. Non fa molta vita sociale nel villaggio delle casette dove vive, tra turni di lavoro, pensare alla casa e alla spesa, di tempo non ne ha molto se non quello per passeggiare con il cane. Quando chiedo a Valeria a che punto è la pratica della ricostruzione della sua casa, lei mi dice che non crede nella ricostruzione né della sua abitazione né di centri come Castelsantangelo o Visso, perlomeno non nel “dove era come era”, considerando i centri storici di questi comuni, la poca gente che ci vive e le grandi risorse da stanziare. Crede che i paesi verranno ricostruiti ma delocalizzati, un po’ come sono adesso i villaggi Sae, realizzati fuori dal cuore dei paesi. Quando l’ho incontrata nella sua casa, erano ancora i giorni in cui si poteva uscire dai propri comuni di residenza, prima degli ultimi Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul covid-19 ed era già molto preoccupata “Questa situazione è anche peggio del terremoto”. Prima di salutarla le chiedo cosa augura alla sua comunità e mi dice: “Di vedere nascere tanti bambini, e che i giovani vengano sempre più incentivati e aiutati a vivere in queste comunità.”Barbara Olmai*L’intervista a Valeria Lucernoni, andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10,10 e alle ore 22,10 sulle frequenze di Radio C1 in Blu.Per la rubrica radiofonica si ringrazia: - Structura Housing, appartamenti nuovi in Classe A a Porto San Giorgio a 200 metri dal mare. Info 0734.674638 - Coldiretti Macerata, Coldiretti Macerata e campagnamica stanno con i contadini, #mangiaitaliano!
Le piaceva prendere il caffè fuori dalla sua casa, in veranda a Nocelleto, frazione di Castelsantangelo sul Nera. Mentre sorseggiava la bevanda calda, si guardava il monte Cardosa che imponente le si parava davanti. Ricordi meravigliosi di libertà assoluta sono quelli di Valeria Lucernoni quando ripensa alla casa della nonna, grande, con un bel giardino che si riempiva di vita nei pranzi con i parenti e con gli amici. Era una famiglia molto unita. Ora quella casa tramandata di padre in figlio non c’è più, se ne è andata con la prima scossa del 24 agosto 2016. Valeria insieme al suo compagno ha poi vissuto in tendopoli, dormito in auto, fatto vita da camper, cambiato case fino ad arrivare nella Sae del capoluogo di Castello.
“Curioso come io non abbia avuto paura del terremoto. Il dispiacere e la rabbia sono stati più forti” mi dice con riso amaro. La sua vita fatta di turni alla SVILA di Visso, azienda che produce pizze surgelate che esporta in tutto il mondo, non le ha dato troppo tempo per pensare, né per avere paura, doveva organizzarsi nel susseguirsi fitto degli eventi. Il lavoro è stato una salvezza per lei, non solo per il sostentamento e perché occupa le ore della giornata ma anche perché è lì che Valeria ha intrecciato amicizie, persone che frequenta oggi dopo la sua decisione anni fa di lasciare Roma per trasferirsi in montagna. In questi posti se non hai un’occupazione la vita è ancora più dura, non ci sono tante distrazioni. Valeria, che ha un figlio grande a Roma, condivide la Sae con il suo compagno e un cane che si fa notare: Athon, un pastore francese che quando le appoggia le zampe sulla schiena è più alto di lei, una donna minuta e proporzionata dal temperamento deciso, forte.

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Non fa molta vita sociale nel villaggio delle casette dove vive, tra turni di lavoro, pensare alla casa e alla spesa, di tempo non ne ha molto se non quello per passeggiare con il cane. Quando chiedo a Valeria a che punto è la pratica della ricostruzione della sua casa, lei mi dice che non crede nella ricostruzione né della sua abitazione né di centri come Castelsantangelo o Visso, perlomeno non nel “dove era come era”, considerando i centri storici di questi comuni, la poca gente che ci vive e le grandi risorse da stanziare. Crede che i paesi verranno ricostruiti ma delocalizzati, un po’ come sono adesso i villaggi Sae, realizzati fuori dal cuore dei paesi. Quando l’ho incontrata nella sua casa, erano ancora i giorni in cui si poteva uscire dai propri comuni di residenza, prima degli ultimi Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul covid-19 ed era già molto preoccupata “Questa situazione è anche peggio del terremoto”. Prima di salutarla le chiedo cosa augura alla sua comunità e mi dice: “Di vedere nascere tanti bambini, e che i giovani vengano sempre più incentivati e aiutati a vivere in queste comunità.”

Barbara Olmai

*L’intervista a Valeria Lucernoni, andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10,10 e alle ore 22,10 sulle frequenze di Radio C1 in Blu.

Per la rubrica radiofonica si ringrazia:
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