Una mostra per raccontare “le sartine di Camerino”

Giovedì, 28 Aprile 2016 21:05 | Letto 1574 volte   Clicca per ascolare il testo Una mostra per raccontare “le sartine di Camerino”   A Camerino, promossa dallAssociazione Banca del Tempo Stella, viene inaugurata questo venerdì nei locali di un ex negozio, in corso Vittorio Emanuele la mostra “Le sartine di Camerino”. Visitabile fino al prossimo 8 maggio, la mostra offre una testimonianza unica del grande valore del lavoro manuale e della creatività delle donne nel dopoguerra; una testimonianza anche della voglia di riscatto che a quei tempi animava la società. E’ stata la camerinese Marisa Copponi, sartina anche lei, a dare limpulso all’iniziativa. “Quella volta, alla fine della guerra- spiega Marisa- noi ragazze non è che studiavamo o andavamo a fare le insegnanti nelle scuole. C’era soltanto questo per noi: andare ad imparare da sarta, ricamatrice, camiciaia o maglierista. Debbo dire che quel periodo del dopoguerra veramente ci fece rinascere . Ci si viveva con quel mestiere- ricorda quasi commossa Marisa- è per questo che ho voluto che fosse ricordato in questa mostra, per metterne in risalto il valore. Si lavorava a mano ma ci si guadagnava bene. Eravamo in tante a fare questa esperienza formativa; la sarta che insegnava a me faceva la stessa cosa con un grosso numero di mie amiche, alcune più grandi, altre più piccole. Era il lavoro di allora, si facevano anche sacrifici però era un impegno che rendeva. Oggi giorno – continua- con l’avvento della grande industria, tutto questo non cè più e forse- nota Marisa- se un po’ ritornasse, non sarebbe male. Nessuna difficoltà particolare nel trovare questo materiale fotografico – spiega ancora-; qualcosa avevo io e, addirittura una signora ha mandato una foto di sua madre che, nel dopoguerra, aveva frequentato un corso al palazzo comunale di Camerino. Ci ha visti su Facebook e da Messina ha mandato la foto della mamma che seguì queste lezioni del corso durato 4 mesi. In seguito la madre scelse invece di fare lostetrica e proseguì con gli studi di questo settore. Ha visto l’annuncio sui social ed è entrata subito in contatto scrivendoci e mandatoci la fotografia. Abbiamo poi scoperto che la signora di Messina era la nipote di Domenico Conti, una persona molto conosciuta ai miei tempi, perché per tanti anni gestì un’edicola in piazza del Duomo. Vendeva i giornali e, a san Venanzio, dal terrazzo della piazza estraeva i numeri della Tombola. Ho vissuto insomma delle emozioni nella preparazione di questa mostra. E l’ ho fatto con tanta passione. Già dopo 40 anni di lezioni da sarta (era lanno 90), organizzammo una bella festa. Per quello speciale ricordo dopo 40 anni, Ado Reinini fece un filmato che sarà tra l’altro proiettato proprio in occasione di questa mostra. Anche sua moglie Dina era venuta ad imparare a cucire con noi. Ci volevano 5 anni di impegno per imparare; io – prosegue Marisa- ho iniziato nel 49 ed ho finito nel 54. Era come una scuola superiore; ci divertivamo, noi, come me tutte le numerose ragazze che andavano a lezione da altre sarte. Alcune erano anche molto brave, c’era infatti chi impiegava solo 2 - 3 anni per imparare . Molte di loro, dopo aver appreso come utilizzare al meglio ago e filo sulla stoffa, decisero di fare il mestiere di sarta. Nel mio gruppo eravamo tutte nate nel 1934 e Iolanda Ferranti di Morro era bravissima, tanto che il mestiere lo fa ancora. Se è stata fatta questa iniziativa è per dire alla gente quanto valeva questo mestiere a quei tempi”. Molte delle creazioni sartoriali di allora, saranno visibili al pubblico in occasione della mostra; ci saranno gli abiti di Elda Andresciani Broglia , quelli di Bettina Marzocco di Canepina o di Teresa Napoleoni di Camerino. Materiali per l’allestimento sono stati offerti anche da Livio Misici e da Marcella Stortini Paganelli

 

A Camerino, promossa dall'Associazione Banca del Tempo Stella, viene inaugurata questo venerdì nei locali di un ex negozio, in corso Vittorio Emanuele la mostra “Le sartine di Camerino”.

Visitabile fino al prossimo 8 maggio, la mostra offre una testimonianza unica del grande valore del lavoro manuale e della creatività delle donne nel dopoguerra; una testimonianza anche della voglia di riscatto che a quei tempi animava la società. E’ stata la camerinese Marisa Copponi, sartina anche lei, a dare l'impulso all’iniziativa. “Quella volta, alla fine della guerra- spiega Marisa- noi ragazze non è che studiavamo o andavamo a fare le insegnanti nelle scuole. C’era soltanto questo per noi: andare ad imparare da sarta, ricamatrice, camiciaia o maglierista. Debbo dire che quel periodo del dopoguerra veramente ci fece rinascere . Ci si viveva con quel mestiere- ricorda quasi commossa Marisa- è per questo che ho voluto che fosse ricordato in questa mostra, per metterne in risalto il valore. Si lavorava a mano ma ci si guadagnava bene. Eravamo in tante a fare questa esperienza formativa; la sarta che insegnava a me faceva la stessa cosa con un grosso numero di mie amiche, alcune più grandi, altre più piccole. Era il lavoro di allora, si facevano anche sacrifici però era un impegno che rendeva. Oggi giorno – continua- con l’avvento della grande industria, tutto questo non c'è più e forse- nota Marisa- se un po’ ritornasse, non sarebbe male. Nessuna difficoltà particolare nel trovare questo materiale fotografico – spiega ancora-; qualcosa avevo io e, addirittura una signora ha mandato una foto di sua madre che, nel dopoguerra, aveva frequentato un corso al palazzo comunale di Camerino. Ci ha visti su Facebook e da Messina ha mandato la foto della mamma che seguì queste lezioni del corso durato 4 mesi. In seguito la madre scelse invece di fare l'ostetrica e proseguì con gli studi di questo settore. Ha visto l’annuncio sui social ed è entrata subito in contatto scrivendoci e mandatoci la fotografia. Abbiamo poi scoperto che la signora di Messina era la nipote di Domenico Conti, una persona molto conosciuta ai miei tempi, perché per tanti anni gestì un’edicola in piazza del Duomo. Vendeva i giornali e, a san Venanzio, dal terrazzo della piazza estraeva i numeri della Tombola. Ho vissuto insomma delle emozioni nella preparazione di questa mostra. E l’ ho fatto con tanta passione. Già dopo 40 anni di lezioni da sarta (era l'anno 90), organizzammo una bella festa. Per quello speciale ricordo dopo 40 anni, Ado Reinini fece un filmato che sarà tra l’altro proiettato proprio in occasione di questa mostra. Anche sua moglie Dina era venuta ad imparare a cucire con noi. Ci volevano 5 anni di impegno per imparare; io – prosegue Marisa- ho iniziato nel 49 ed ho finito nel 54. Era come una scuola superiore; ci divertivamo, noi, come me tutte le numerose ragazze che andavano a lezione da altre sarte. Alcune erano anche molto brave, c’era infatti chi impiegava solo 2 - 3 anni per imparare . Molte di loro, dopo aver appreso come utilizzare al meglio ago e filo sulla stoffa, decisero di fare il mestiere di sarta. Nel mio gruppo eravamo tutte nate nel 1934 e Iolanda Ferranti di Morro era bravissima, tanto che il mestiere lo fa ancora. Se è stata fatta questa iniziativa è per dire alla gente quanto valeva questo mestiere a quei tempi”. Molte delle creazioni sartoriali di allora, saranno visibili al pubblico in occasione della mostra; ci saranno gli abiti di Elda Andresciani Broglia , quelli di Bettina Marzocco di Canepina o di Teresa Napoleoni di Camerino. Materiali per l’allestimento sono stati offerti anche da Livio Misici e da Marcella Stortini Paganelli

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