Notizie religiose nelle Marche
Una festa della donna particolare quella vissuta da diverse “nonnine” di San Severino Marche, che sono state sottoposte alla vaccinazione anti Covid. Nella città settempedana sono state 130 i vaccini somministrati ad altrettanti anziani over 80, oltre che ad alcuni docenti e addetti al personale scolastico reclutati direttamente dal Dipartimento di prevenzione dell’Area Vasta 3 dell’Asur.

Anche il sindaco Rosa Piermattei si è recata in visita alla struttura di via Roma, davanti alla quale, per venire incontro ai possibili disagi della popolazione anziana a causa di eventuali intemperie, i volontari del gruppo di Macerata del Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, hanno montato una maxi tenda pneumatica nel piazzale d’ingresso al centro vaccinale.

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Nel corso dei controlli sul territorio, divenuti più stringenti anche dietro sollecitazione della Prefettura dopo che la provincia di Macerata è stata dichiarata zona rossa, i carabinieri della Compagnia di Civitanova Marche hanno disposto la chiusura per 5 giorni di due esercizi commerciali situati in pieno centro cittadino, un bar e una rivendita di ortofrutta, per violazione delle disposizioni anti Covid.

In particolare i militari hanno riscontrato l’omessa igienizzazione quotidiana, l’omesso aggiornamento dei registri e l’omessa esposizione delle informazioni delle misure di contrasto al contenimento del virus. Inoltre, nel caso del bar, è stata multato un dipendente per errato utilizzo dei dispositivi di protezione individuali (mascherine non perfettamente indossata).

Nel corso degli stessi controlli sono stati altresì sanzionate cinque persone, provenienti da altri comuni, per inottemperanza al divieto di trasferimento dal comune di residenza senza giustificato motivo visto che si trovavano a Civitanova senza un'effettiva ragione dello spostamento. 

f.u.  
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"Non contestiamo il premio Ravera, ma sosteniamo che per un bilancio come quello del nostro Comune, spendere 150mila euro per un solo evento è eccessivo e questo potrebbe essere organizzato con un budget più basso".

A puntualizzare è l'associazione Tolentino Popolare che ha deciso di intervenire dopo che "nella delibera 44 di fine febbraio, il sindaco Giuseppe Pezzanesi, il vicesindaco  e gli assessori Tatò, Colosi e Pezzanesi, hanno stanziato ulteriori 25mila euro per il prossimo premio Ravera, portando la spesa del Comune di Tolentino per tale evento a 150mila euro".

Una somma che all'associazione sembra "esagerata, così come la disinvoltura con la quale la giunta comunale decide di stanziare soldi dei cittadini, in modo poco trasparente.
Mai - evidenziano - in tutti questi anni era stato concesso di spendere una somma simile per un solo evento da bilancio comunale".

A supporto della tesi di Tolentino Popolare "l'attuale situazione della città, con contagi da Covid oramai fuori controllo, in un momento economico sociale con grandi difficoltà per molti nostri concittadini, in cui sarebbe opportuno indirizzare tali somme a diversi capitoli di spesa.

Si potrebbero - suggeriscono i rappresentanti di Tolentino Popolare - , in primis, aiutare famiglie e attività oppure considerare di programmare molti più eventi con tale somma, per attirare (salvo pandemia) più movimento di persone a Tolentino, chiedendo un supporto alle società civili, di volontariato e di comunità, molto attive sul nostro territorio.

Altro uso intelligente per un ritorno alla collettività potrebbe essere, ad esempio, la sistemazione dei campetti sportivi, programmare la riapertura graduale, con messa in sicurezza delle parti meno danneggiate, della Biblioteca Filelfica e mettere in sicurezza il fondo librario, storico e molto prezioso, oggi pericolosamente esposto.

È incomprensibile - denunciano - questa fretta di assegnare fondi, anticipando i pagamenti per un evento che potrebbe essere ancora a rischio. Non sarà il Premio Ravera a dare un segno di ripartenza, ma la vitalità delle attività commerciali della città, di un centro storico che invece si sta lasciando morire".

In chiusura un affondo nei confronti della Pro Loco: "Forse - si chiede l'associazione - dietro questa scelta ci sono motivazioni fiscali, dovute alla nuova normativa nazionale delle proloco? C'è da sistemare qualche parametro del bilancio della proloco di Tolentino, che ora avrà l'obbligo di essere trasparente?".

GS


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"Ci auguriamo che la zona rossa possa limitare gli ingressi nei pronti soccorso della provincia".
Lo dice la direttrice dell'Area Vasta 3, Daniela Corsi, che fa il punto della situazione sugli ospedali in provincia.

La situazione è sotto controllo, ma in bilico - dice - . I pronti soccorso si stanno riempendo, questa mattina a Camerino abbamo tre pazienti al pronto soccorso; a Macerata la medicina d'urgenza è occupata da dieci pazienti, quindi è completa. Nei container stamattina c'erano 7 pazienti e uno andrà trasferito al Covid Center. Il pronto soccorso di Civitanova, nella parte Covid, ha 12 pazienti. La situazione è abbastanza complessa e ci auguriamo che non vada oltre perchè ci creerebbe delle serie difficoltà.
Il Covid Hospital ha aumentato di due posti letto la parte intensiva - aggiunge - quindi da 14 posti siamo arrivati a 16; la semintensiva, nonostante i turnover, mantiene sempre una totalità di 42 pazienti e se alcuni vengono dimessi i posti tornano subito ad essere occupati".

Alle criticità interne alla provincia si aggiungono quelle dell'Anconetano: "Dobbiamo anche supportare l'Area Vasta 2 - dice Daniela Corsi - che sta andando in seria emergenza, non solo all'ospedale di Torrette, ma anche Jesi e Fabriano.
Stiamo valutando come poterli supportare. La difficoltà maggiore è nel reperire il personale, sia medico che infermieristico, e quindi stiamo ragionando come poter risolvere l'emergenza nell'emergenza".

Entrando nello specifico della situazione legata al personale sanitario, la direttrice spiega che al momento è impegnato il personale dell'Area Vasta 3 "e questo crea un depotenziamento di altri reparti. Se dovessimo, ipoteticamente, aprire un altro modulo del Covid Hospital, avremmo necessità di essere supportati e questo comporterebbe ulteriori chiusure in altri ambiti ospedalieri. Non vorremmo arrivare a questo - ammette - perchè proprio in questi giorni stavamo un po' recuperando sull'attività chirurgica: staremo a vedere quali saranno le disposiiìzioni che ci vengono date sia dalla Regione che dall'Asur". 

Intanto le raccomandazioni restano le stesse, soprattutto in un momento in cui viene registrata una variazione nell'età di chi entra in ospedale in condizioni critiche: "C'è un abbassamento della soglia dell'età - spiega - . Ci stiamo spostando verso una fascia compresa tra i 40 e i 60 anni, che arrivano già con problemi respiratori e richiedono un ricovero in semintensiva".

Ecco, dunque, l'importanza dell'istituzione della zona rossa per dare respiro all'organizzazione sanitaria: "La scelta della zona rossa - dice - nonostante le ripercussioni economiche che si avranno, per noi medici è una scelta validissima, perchè se fossimo rimasti nella zona arancione i flussi sarebbero nettamente aumentati. Stiamo attenti e monitoriamo la situazione. Ci auguriamo che le ultime restrizioni possano avere un effetto limitante per gli ingressi in pronto soccorso. Bisogna valutare giorno per giorno".

GS
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Una corsa contro il tempo per accelerare la campagna vaccinale anche nelle aree rurali.

L'accordo fra il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il Ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini con quello della Salute Roberto Speranza è realtà.

"Abbiamo dato la disponibilità dei nostri oltre 1000 uffici diffusi – ha dichiarato Prandini"

su tutto il territorio nazionale che sono punto di riferimento per 1,5 milioni di agricoltori e dei loro familiari.

Raccogliamo con impegno ed entusiasmo l'appello del nuovo commissario generale Francesco Figliuolo per garantire in tempi rapidi la vaccinazione a tutto il settore. La battaglia contro il virus - conclude Prandini - è ora la priorità numero uno per uscire da una crisi sanitaria, sociale ed economica che deve vedere le forze sociali al fianco delle Istituzioni.

Il direttore di Coldiretti Macerata Giordano Nasini (nella foto) intervistato da RadioC1inBlu, parla di senso di responsabilità e disponibilità per potere fare in modo che anche le aree rurali, attraverso i gli uffici di zona, siano disponibili a recepire le richieste del mistero della Salute.

Inoltre il direttore Nasini conferma che è in via di definizione un'ipotesi di accordo con il presidente della Regione Acquaroli, qualora ci sia questa possibilità, di mettere a disposizione le nostre strutture per agevolare le vaccinazioni per superare questa fase pandemica così critica. 
"Diciamo che le ipotesi dipenderanno molto dai requisiti strutturali che verranno richiesti – conferma Nasini - e ovvio che noi abbiamo uffici dislocati su tutto il territorio provinciale a partire da Camerino, San Ginesio, Tolentino e poi ovviamente la nostra sede provinciale a Macerata ma anche nella zona più costiera a Morrovalle piuttosto che a Montecassiano, Civitanova Marche o Corridonia. Quindi bisognerà capire se ci sarà questa possibilità di utilizzare i nostri spazi, noi li mettiamo a disposizione in modo che qualora le nostre imprese, con più indipendenti, volessero anche loro mettersi nella disponibilità per accelerare questa fase di vaccinazione, potremmo coordinare tutta questa attività.

E' ovvio – conlclude il direttore provinciale - che oggi è prioritario avere i vaccini. Appena questi saranno disponibili, procederemo più spediti".  

Mario Staffolani



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Donato all'ospedale di Camerino un nuovissimo dispositivo portatile a raggi ultravioletti, utile per la disinfezione e sanificazione degli ambienti sanitari. 
Il nobile gesto di vicinanza e altruismo si deve all'azione congiunta intrapresa da Rotary Camerino e associazione IoNonCrollo fattisi promotori di una specifica raccolta fondi che ha permesso di acquistare la strumentazione. 
Questa mattina, la presidente del Rotary Camerino dottoressa Nunzia Cannovo e, in rappresentanza di IoNonCrollo Marco Panniccià, Patrizia Antolini e Giovanni Biondi,  hanno consegnato la nuovissima strumentazione nelle mani del primario del Pronto Soccorso Domenico Sicolo, presenti anche la caposala Rosa Piccirilli e personale infermieristico. La direzione ATMO dell'Area Vasta n.3 era rappresentata dal dottor Massimo Sgattoni il quale ha portato il saluto e il ringraziamento della direttrice Daniela Corsi e del direttore sanitario Carlo Di Falco. 

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Presenti per il Rotary anche il prefetto Isolina Marota con Corrado Zucconi Galli Fonseca e l'ex presidente Roberto Santacchi, la dottoressa Valentina Cordeschi ha illustrato il funzionamento del dispositivo di disinfezione portatile, corredato di tablet.
Lo strumento si basa su una tecnologia a ultravioletti che prevede due tipologie di lampade di irraggiamento. La prima funziona a 254 nanometri ed emette esclusivamente raggi ultravioletti,  l'altro tipo di lampada funziona invece a 185 nanometri e, oltre ad emettere ultravioletti, genera anche quantità di ozono intorno al dispositivo. È stato spiegato che l'energia che viene emessa dalle lampade e le conseguenti reazioni che vengono attivate, consentono la trasformazione in ozono delle molecole di ossigeno naturalmente presenti nell'aria. Da software è anche possibile selezionare il tipo di tecnologia che si vuole impiegare per la sanificazione di un determinato ambiente.
Grato per un dono che è testimonianza dello sforzo e della solidarietà collettiva, il dirigente del Pronto Soccorso dott. Domenico Sicolo, il quale ha sottolineato il valore del gesto di vicinanza nei confronti della struttura ospedaliera e dell'intera comunità. La presidente del Rotary Nunzia Cannovo ha quindi spiegato i passi che hanno condotto all'acquisto della strumentazione, grazie alla raccolta fondi partita la scorsa primavera e che, oltre alla collaborazione con IoNonCrollo, ha visto il contributo dell'ammnistrazione comunale camerte.
"È questa una risposta del territorio per venire incontro al lavoro prezioso che si svolge all'interno dell'ospedale- ha detto la presidente del Rotary-. È un acquisto che abbiamo studiato nella convinzione che possa arrecare utilità per la sanificazione degli ambienti". Nella difficile battaglia contro l'emergenza pandemica, ogni contributo fatto con entusiasmo lascia un segno di positività e, ancora una volta, un'azione corale è riuscita a produrre un risultato di grande valore umano.
c.c.
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Una nuova attività che riparte nel cuore delle Marche colpite dal sisma.
Questa volta a tagliare il nastro è una attività ricettiva di Valfornace, inaugurata sabato scorso alla presenza del sindaco Massimo Citracca e del vicesindaco Simone Marchetti.

“A quasi quattro anni e mezzo dal sisma del 2016 per la prima volta - dice Citracca - un’attività ricettiva, rinnovandosi, torna a riaprire. Questo è un fatto emblematico che rappresenta l’effettiva ripresa economica del centro storico di Valfornace, motivo per noi di soddisfazione e gioia, anche se per l’Amministrazione comunale resta ancora un lungo lavoro da fare. La nuova apertura assume un doppio significato simbolico: non solo la ripartenza dopo il sisma del 2016, ma anche la voglia di superare l’emergenza pandemica in corso. Anche i locali della struttura ricettiva sono il segno di un cambiamento: si tratta infatti del primo immobile di proprietà del Comune di Valfornace recuperato dopo il sisma 2016. I lavori di manutenzione sono stati particolarmente rapidi. L’Ente infatti ha deciso di eseguirli con risorse proprie al fine rendere l’immobile disponibile prima possibile per attrarre una nuova impresa sul territorio. Proprio per questo nell’estate del 2020 è stato emanato un bando al quale hanno partecipato i due fratelli Leonardo e Laura Re che, dopo l’aggiudicazione, hanno reso il locale accogliente e originale”. 

GS
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Appello dell'associazione Città in Comune alle istituzioni per salvaguardare il patrimonio della biblioteca Filelfica di Tolentino.
Non una critica ma una proposta su come poter mettere in salvo le opere che erano custodite nella struttura danneggiata dal sisma del 2016.

"Il patrimonio culturale della Biblioteca Filelfica è rimasto abbandonato a Palazzo Fidi - scrive l'associazione in una nota - senza che si sia provveduto alla sua tutela. I libri non sono protetti da eventuali incursioni, né dagli agenti atmosferici come umidità, polvere o altre avversità, dato che i locali da 4 anni e mezzo sono inagibili e abbandonati. 


Alla luce della legislazione vigente e delle responsabilità affidate ai possessori pubblici e privati dei beni culturali chiediamo l'immediata e non più procrastinabile messa in sicurezza del patrimonio culturale librario e archivistico, certi di essere la voce di tanti e di rappresentare il sentimento di amore verso questo bene e la preoccupazione di tutti coloro che hanno a cuore e hanno frequentato la biblioteca, ne conoscono il valore e l'importanza".

L'associazione suggerisce quindi come si potrebbe operare per la messa in sicurezza dei libri: "Tutto il materiale deve essere nell'immediato imballato, mantenendo inalterato l'ordine con cui lo stesso è stato collocato. Oltre a rispettare l'ordine di collocazione è importante mantenere distinte le diverse serie inventariali in cui sono stati catalogati e i diversi fondi che hanno una propria fisionomia legata o a una donazione o ad altre caratteristiche peculiari.
Deve essere posizionato in un locale che presenti le dovute caratteristiche per la conservazione e custodito in scatoloni poggiati ad almeno 40 cm da terra.
Tutto affidato ad una ditta specializzata".

Per poter sistemare il patrimonio in questo modo, Città in Comune, rappresentata da Barbara Salcocci e Nicola Serrani (in foto), suggerisce all'amministrazione di "trovare un contenitore adatto per la loro sistemazione che potrebbe essere l’immobile in via Colombo 22 che il Comune, con una recente Delibera, sembra intenzionato acquistare. In quei locali, anche adeguatamente protetti da furti e assicurati, il patrimonio della biblioteca potrà rimanere in custodia fino a quando finalmente si potrà disporre nuovamente dell’edificio in Largo Fidi per riaprire la biblioteca".

GS
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Che esista una giornata per celebrare la donna evidenzia ancor di più la differenza tra i generi.
È vero che l'8 marzo si ricordano i diritti, ma questa data testimonia che nel tempo sia stato necessario l'impegno di molti per conquistarli.
Il percorso che ha portato le donne ad ottenerli, continuando l'impegno per raggiungerne sempre di più affinchè non ci sia la necessità di chiedere "la parità" ma che questa esista a prescindere, emerge dalle pagine dei cento anni del settimanale L'Appennino Camerte.

La ricerca in archivio iniziata dalla redazione per confezionare le pagine della raccolta del centenario offre tanti spunti sui cambiamenti della società dal 1921 ad oggi.
In particolare, per questa giornata, proponiamo un articolo pubblicato nel 1922 dal titolo: “Alle donne” a firma di A. Sebastiani.

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“E’ tornata la primavera - esordisce - e nelle nostre piazze e vie è sbocciato a far contrasto con le dolci attrattive della natura il fiore avvelenato della moda sfacciata”. 

La critica agli abiti delle donne è chiara e non lascia spazio a fraintendimenti: l’articolo punta il dita contro “Vesti corte, scarpe alte, calze trasparenti, collo e spalle e braccia e petto nudo, faccia imbellettata, capelli di tante dimensioni quanti sono i capricci della testa che li sostiene”.

Parole dure che condannano abiti che sembrano attuali, ma pare difficile anche solo immaginare che in quegli anni le donne andassero vestite come oggi.
Dunque la descrizione sembra superare ampiamente la realtà. Allora la curiosità sorge nell’immaginare cosa potessero indossare le donne cui viene rivolto un articolo così duro, tanto da proseguire: “Voi stesse vi procurate la menomazione della vostra dignità, vi fate propaganda di antifemminismo. Partecipate alla santa crociata contro la modo attuale - conclude Sebastiani - che insegnerà il decoro alle singole persone, preparerà madri - degne di questo nome - e ci darà una società più virtuosa”.
A giudicare dalla moda del 2021 non credo che qualche donna abbia raccolto quell’invito ad imbracciare le armi contro l’evoluzione dello stile.
L'augurio, a tutte loro, è che continuino a portare avanti le proprie idee, ma che per farlo, non ci siano bisogno di battaglie.

Giulia Sancricca

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Giovedì il sopralluogo e a breve l'inizio dei lavori di ricostruzione della casa vacanze di Elcito, a San Severino.
L'immobile di proprietà della diocesi di Camerino rientra tra i cantieri che simboleggiano la ripartenza.
"Abbiamo ottenuto il decreto di approvazione del progetto dall'Usr - spiega Carlo Morosi, responsabile dell'ufficio ricostruzione ed edilizia della diocesi di Camerino - e questo ci permette di iniziare i lavori. Questo immobile è stato lesionato dal terremoto del 2016 riportando un danno di categoria E-L2. L'importo relativo alla sistemazione si aggirerà intorno ai 400 mila euro, per una spesa complessiva di 550 mila euro.
I lavori - spiega - interesseranno principlamente l'efficientamento sismico della struttura, con il miglioramento del 60% dell'adeguamento: sono previsti il ripristino delle finiture, laddove servirà, e degli impianti che saranno toccati durante i lavori".

Buone le notizie che riguardano i tempi: "Con l'impresa faremo un soprallogo giovedì - annuncia - e i lavori inizieranno entro 20 giorni. Per quanto riguarda il termine, l'impresa si è impegnata a finire l'intervento entro sei mesi dalla data di inizio lavori". 

La struttura che prima del sisma veniva utilizzata principlamente per i campi scuola estivi, è caratterizata da una cucina comune, diversi bagni su ciascun piano, e camere da letto di diverse dimensioni.

La sua sistemazione rappresenta la rinascita di un intero territorio: una ripartenza che coinvolge soprattutto i giovani abituati a vivere quella struttura nel segno della condivisione.

GS


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L'Appennino Camerte

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