La provincia di Macerata deve vivere

Lunedì, 10 Settembre 2012 02:00 | Letto 905 volte   Clicca per ascolare il testo La provincia di Macerata deve vivere Cè stato chi lha definito una sorta di “tiro al piccione”, chi unaccettata distruttiva ad unarchitettura costituzionale che fino ad oggi ha permesso di valorizzare i territori, chi più semplicemente uno “zuccherino” allantipolitica. Se una razionalizzazione della pubblica amministrazione locale doveva giustamente attuarsi, il modo scelto dal Governo con lart. 17 della legge sullo “spending review” provocherà più danni che benefici, trasferendone pesantemente i costi sui cittadini che riceveranno meno servizi e li avranno in maniera meno efficiente. Questi, sostanzialmente, sono stati i giudizi espressi dal “Tavolo istituzionale per lo sviluppo economico” che, presieduto dal presidente della Provincia, Antonio Pettinari, è tornato a riunirsi oggi a Macerata per una valutazione complessiva del “pericolo” del momento: la perdita dellidentità e dei servizi provinciali a seguito della eventuale accorpamento della provincia di Macerata con quelle di Fermo ed Ascoli Piceno e lo spostamento del capoluogo allestremo sud della regione. Il presidente Antonio Pettinari ha sottolineato che il pericolo maggiore è costituito dallo smantellamento dei servizi, non solo quelli forniti dalla Provincia ma anche quelli di Prefettura, Direzione provinciale del Tesoro, Camera di commercio, Questura, Vigili del fuoco, Inail, Inps, Ufficio scolastico e molto altro ancora, con gravi rischi anche per larea vasta sanitaria e i relativi servizi. Analoghi concetti, ma ancora più preoccupati, hanno espresso i due rettori delle Università di Macerata e Camerino, Luigi Lacchè e Flavio Corradini, il presidente dellAccademia di Belle Arti, Evio Hermas Ercoli, i sindaci di Potenza Picena, Sergio Paolucci e di San Severino, Cesare Martini. Sulla stessa linea, i rappresentanti della Piccola industria di Confindustria Macerata, Sandro Bertini, di Confartiginato Giuseppe Tesei, di Cna Alfredo Santarelli, di Coldiretti Francesco Fucili, di Confcommercio Mario Volpini ed i segretari provinciale della Cgil, Aldo Benfatto, della Cisl, Marco Ferracuti e dellUil, Roberto Broglia, Tutti loro hanno espresso preoccupazione per leventuale perdita di un punto di riferimento istituzionale per leconomia, quale la Provincia di Macerata ha dimostrato di saper essere da lungo tempo e per la ricaduta negativa che la perdita di tanti servizi, costruiti da decenni e decenni su base provinciale, avrebbe per famiglie ed imprese. Tutti hanno criticato il metodo previsto dallart. 17 della legge 135 e sottolineato che i requisiti minimi individuati dal Governo per il riordino delle Province non tengono affatto conto dellidentità storico-economico-culturale e sociale dei territori. Il “Tavolo per lo sviluppo economico” ha fatto proprio ed approvato allunanimità il documento che ha già avuto la piena adesione di quasi tutti i Comuni della provincia, del Consiglio provinciale e della Conferenza delle autonomie, con cui si chiede alla Regione Marche di sollevare la questione di legittimità costituzionale nei confronti dellart. 17 della “spending review” in quanto in contrasto con diversi articoli della Costituzione italiana, tra cui lart. 133 che attribuisce inequivocabilmente ai Comuni liniziativa per il mutamento delle circoscrizioni provinciali. Il documento approvato invita la stessa Regione ad adoperarsi per una proposta di riordino delle province marchigiane che riconosca le peculiarità socio-economico, culturali, dei servizi della Provincia di Macerata, mantenendola in vita e lavorando pertanto su unipotesi di delimitazione regionale articolata su quattro province, come storicamente avvenuto.

C'è stato chi l'ha definito una sorta di “tiro al piccione”, chi un'accettata distruttiva ad un'architettura costituzionale che fino ad oggi ha permesso di valorizzare i territori, chi più semplicemente uno “zuccherino” all'antipolitica. Se una razionalizzazione della pubblica amministrazione locale doveva giustamente attuarsi, il modo scelto dal Governo con l'art. 17 della legge sullo “spending review” provocherà più danni che benefici, trasferendone pesantemente i costi sui cittadini che riceveranno meno servizi e li avranno in maniera meno efficiente. Questi, sostanzialmente, sono stati i giudizi espressi dal “Tavolo istituzionale per lo sviluppo economico” che, presieduto dal presidente della Provincia, Antonio Pettinari, è tornato a riunirsi oggi a Macerata per una valutazione complessiva del “pericolo” del momento: la perdita dell'identità e dei servizi provinciali a seguito della eventuale accorpamento della provincia di Macerata con quelle di Fermo ed Ascoli Piceno e lo spostamento del capoluogo all'estremo sud della regione.

Il presidente Antonio Pettinari ha sottolineato che il pericolo maggiore è costituito dallo smantellamento dei servizi, non solo quelli forniti dalla Provincia ma anche quelli di Prefettura, Direzione provinciale del Tesoro, Camera di commercio, Questura, Vigili del fuoco, Inail, Inps, Ufficio scolastico e molto altro ancora, con gravi rischi anche per l'area vasta sanitaria e i relativi servizi. Analoghi concetti, ma ancora più preoccupati, hanno espresso i due rettori delle Università di Macerata e Camerino, Luigi Lacchè e Flavio Corradini, il presidente dell'Accademia di Belle Arti, Evio Hermas Ercoli, i sindaci di Potenza Picena, Sergio Paolucci e di San Severino, Cesare Martini. Sulla stessa linea, i rappresentanti della Piccola industria di Confindustria Macerata, Sandro Bertini, di Confartiginato Giuseppe Tesei, di Cna Alfredo Santarelli, di Coldiretti Francesco Fucili, di Confcommercio Mario Volpini ed i segretari provinciale della Cgil, Aldo Benfatto, della Cisl, Marco Ferracuti e dell'Uil, Roberto Broglia, Tutti loro hanno espresso preoccupazione per l'eventuale perdita di un punto di riferimento istituzionale per l'economia, quale la Provincia di Macerata ha dimostrato di saper essere da lungo tempo e per la ricaduta negativa che la perdita di tanti servizi, costruiti da decenni e decenni su base provinciale, avrebbe per famiglie ed imprese.

Tutti hanno criticato il metodo previsto dall'art. 17 della legge 135 e sottolineato che i requisiti minimi individuati dal Governo per il riordino delle Province non tengono affatto conto dell'identità storico-economico-culturale e sociale dei territori. Il “Tavolo per lo sviluppo economico” ha fatto proprio ed approvato all'unanimità il documento che ha già avuto la piena adesione di quasi tutti i Comuni della provincia, del Consiglio provinciale e della Conferenza delle autonomie, con cui si chiede alla Regione Marche di sollevare la questione di legittimità costituzionale nei confronti dell'art. 17 della “spending review” in quanto in contrasto con diversi articoli della Costituzione italiana, tra cui l'art. 133 che attribuisce inequivocabilmente ai Comuni l'iniziativa per il mutamento delle circoscrizioni provinciali. Il documento approvato invita la stessa Regione ad adoperarsi per una proposta di riordino delle province marchigiane che riconosca le peculiarità socio-economico, culturali, dei servizi della Provincia di Macerata, mantenendola in vita e lavorando pertanto su un'ipotesi di delimitazione regionale articolata su quattro province, come storicamente avvenuto.

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