“Mai +” e “ Camerino la bellezza in tasca” Due fotolibri per ricominciare

Lunedì, 28 Agosto 2017 10:46 | Letto 1997 volte   Clicca per ascolare il testo “Mai +” e “ Camerino la bellezza in tasca” Due fotolibri per ricominciare Due fotolibri per raccontare il dramma del sisma attraverso i volti delle persone e la bellezza dei luoghi feriti. Scopo delle due pubblicazioni, rispettivamente intitolate “ Mai +- Sisma del centro Itala tra volti e macerie” e “ Camerino la bellezza in tasca “, quello di raccogliere fondi per sostenere la ricostruzione e il futuro delle comunità colpite dal sisma, con nla ferma volontà di ricominciare. Sono stati gli stessi ideatori a spiegare contenuto e finalità delle due pubblicazioni, nel corso della serata di presentazione avvenuta lo scorso giovedì 24 agosto, presso la libreria Binario Zero di San Severino Marche. Autore della pubblicazione “ Mai + “ è il fotoreporter marchigiano Claudio Colotti. Attraverso un percorso di documentazione, lo street photographer ha voluto  raccontare il dramma di chi ha perso tutto. “ Dietro al mio lavoro - ha spiegato- c’è la volontà di raccogliere fondi a favore delle comunità di Pieve Torina, Visso e Ussita, ma anche restituire voci e volti alle persone coinvolte e colpite dal terremoto”. Il suo fotolibro inizia con uno scatto realizzato la mattina del 27 ottobre 2016 a Pieve Torina. La foto ritrae Tarcisio, l’ottantaseienne barista storico del paese. “ Quella mattina- ha raccontato Colotti- mi ritrovai in mezzo ad un paese che si apprestava alla desertificazione. I commercianti stavano riempiendo furgoni e auto delle loro merci e beni, in procinto di  lasciare il centro dell’entroterra. Alla fine, Tarcisio era  l’unica persona rimasta nella piazzetta; era addolorato e smarrito ma non voleva lasciare il bar. Mi colpirono le sue parole: “ A questa attività ho dedicato tutta la mia vita, qui sono nato e cresciuto e non me ne voglio andare. Qui voglio continuare a vivere” Sentita quella frase mi è venuto naturale alzare la fotocamera e scattare in bianco e nero, senza badare all’estetica. Tornando a casa ho rivisto quella faccia piena di rughe e di dignità; un uomo e la sua storia, occhi lucidi e grande determinazione a non mollare. Contestualmente ho notato che i telegiornali non riuscivano  a trasferire appieno quello che stava accadendo nella provincia di Macerata, ed è da lì che è partita l’idea di riuscire a raccontare il sisma attraverso un punto di vista differente dalla narrazione classica. Dove c’è stata distruzione e vittime il racconto è avvenuto attraverso le immagini di soccorritori che scavavano, ma nella zona del maceratese il sisma ha provocato ferite molto profonde, capaci di  lacerare gli animi. Nel mio lavoro ho voluto dunque raccontare le ferite psicologiche delle persone private delle loro radici, della gente scaraventata lontano centinaia di chilometri da casa e dai loro territori. E’ questo il senso generale che ho voluto dare, nel tentativo di ridare voce e dignità a quelle persone invisibili sui media. Nonostante non vi siano state vittime, il numero dei cittadini e degli anziani che hanno dovuto abbandonare l’entroterra ha proporzioni impressionanti; hanno subito dalla natura un torto gravissimo che li ha privati della possibilità di restare laddove sono le loro radici e i loro ricordi, ridimensionando pesantemente la qualità della loro vita. A distanza di sei mesi mi è capitato di rivedere una donna anziana che avevo fotografato ad Ussita all’indomani delle prime scosse; avevo ritratto le sue lacrime, la sua assoluta disperazione; uscendo di casa era riuscita a portar via solo una busta di plastica contenente poche cose. Dopo sei mesi l’ho ritrovata in un appartamento di Porto Recanati, strappata dalle abitudini e da quelle che erano le relazioni quotidiane del suo paesino di montagna. Obiettivo del mio fotoreportage è restituire qualcosa in termini sociali” Ogni foto è corredata dalle dichiarazioni fedeli e virgolettate della gente e. all’interno del viaggio, durato oltre due mesi tra Marche e Abruzzo, Claudio Colottti ha cercato di restituire la complessità degli effetti del sisma, che in molti casi ha significato l’annullamento di ogni relazione. Le immagini ritraggono  anziani e bambini, scovati laddove erano potuti restare: centri di accoglienza allestiti dai comuni, alberghi e strutture ricettive, camper sotto la neve o la tragedia di Ricopiano. “ Il titolo del mio libro “ Ma +” sottintende un auspicio   e un monìto a far sì che la ricostruzione avvenga secondo tutti i crismi e con tutte le responsabilità per fare in modo che il dramma di un territorio patrimonio di cultura, di relazioni sociali e di economia, non abbia a ripetersi più”. Pubblicate sulla pagina  Instagram dello street photographer che passa le sue giornate a immortalare e raccontare la vita reale delle persone, le immagini  sono state notate da un fotografo di Milano che ha consigliato il passaggio da una dimensione virtuale, alla reale. A quel punto, l’associazione culturale Marche Best Way di Civitanova Marche, tramite lo sponsor IPR, ha voluto finanziare il progetto. Seicento cinquanta foto libri hanno visto la stampa e, attraverso la vendita, l’obiettivo è cercare di raccogliere fondi per i comuni di Pieve Torina, Visso e Ussita.” Sono i tre centri colpiti dal sima dove ho incontrato la maggior parte delle persone con le quali mantengo legami di amicizia e affetto.- ha sottolineato - E’ il mio modo di sdebitarmi per l’accoglienza da loro ricevuta, nell’invadere le loro intimità senza preavviso, con l’intento di cogliere la realtà del dramma vissuto”. La particolarità del libro è che volutamente non è stato rilegato” Una formula che ci ha permesso di ridurre i costi di produzione ma anche la volontà di evocare simbolicamente  la precarietà di un oggetto sottoposto ad un sisma; è un libro di cartelle sfuse tenute insieme da due elastici; un qualcosa che può essere smembrato e ricomposto con la volontà delle mani dell’uomo. L’assenza di rilegatura impone anche una visione non superficiale: per essere sfogliato scheda per scheda  il libro deve essere appoggiato su un tavolo e l’idea è quella di dare un respiro lento e profondo ad un lavoro sviluppatosi lentamente e in profondità, con l’ardire di raccontare gli effetti psicologici del sisma, e, non solo quelli più materiali legati alla distruzione delle costruzioni e dei monumenti “.       Diversa l’impostazione del libro “Camerino la bellezza in tasca”che ritrae il prezioso patrimonio di una città che le scosse hanno reso insicura, sfregiandola e trasformandola completamente. “Non a caso- ha spiegato Antonella Chiucchiuini, alla quale si deve il coordinamento del progetto - la scelta è stata quella di  relegare  all’ultima pagina della pubblicazione le immagini più delicate della devastazione . “La città ferita ha bisogno di cantare la sua bellezza per una  forma di risarcimento morale, in attesa di quello materiale, ma anche di ammonire, per dire che è qui che vogliamo ritornare a vivere, nelle condizioni di prima”. La camerinese  Antonella Chiucchiuini  che vive e lavora  in Svizzera,  ha ripercorso la partenza di un progetto nato quasi per caso : “Ero ripartita da Camerino il 24 ottobre. Dopo le scosse, nel tentativo di rintracciare familiari e amici,.sono stati i social il mio collegamento quotidiano La gente pubblicava foto della distruzione ma anche della Camerino com’era, quasi a cancellare,  fuggendo dalla città, l’impressione negativa della devastazione, attaccandosi ai ricordi belli del vissuto. Il suggerimento di queste forti sensazioni hanno portatoal  fotolibro, che raccoglie il contributo di più fotografi.  Responsabile del  progetto grafico  è John Grain; Francesco Nobili ne ha curato l’impaginazione, Maurizio Sabbieti  le didascalie, Kirsty Seymour-Ure la traduzione in inglese, Giuseppe De Rosa la correzione delle bozze. Corredano la pubblicazione i testi di Nassima Alloueche, Antonella Chiucchiuini, Luciano Birocco, Paolo Cocchia, Elisabetta e Sabrina Conocchioli, Giuseppe De Rosa, Giulia De Santis. “ Le immagini e i testi, vogliono essere un aiuto a non perdere la speranza e a darci il coraggio di ricostruire nonostante le difficoltà, con l’augurio di ritrovarci presto, di nuovo a passeggiare per le vie del centro . I guadagni ottenuti attraverso la vendita del fotolibro, saranno destinati all’associazione Raffaello per il progetto “ Uno spazio per crescere”, finalizzato alla costruzione de “ Le aule di Raffaello” e per altri progetti per l’emergenza e la ricostruzione post- terremoto a Camerino.    Carla Campetella              

Due fotolibri per raccontare il dramma del sisma attraverso i volti delle persone e la bellezza dei luoghi feriti. Scopo delle due pubblicazioni, rispettivamente intitolate “ Mai +- Sisma del centro Itala tra volti e macerie” e “ Camerino la bellezza in tasca “, quello di raccogliere fondi per sostenere la ricostruzione e il futuro delle comunità colpite dal sisma, con nla ferma volontà di ricominciare.

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Sono stati gli stessi ideatori a spiegare contenuto e finalità delle due pubblicazioni, nel corso della serata di presentazione avvenuta lo scorso giovedì 24 agosto, presso la libreria Binario Zero di San Severino Marche. Autore della pubblicazione “ Mai + “ è il fotoreporter marchigiano Claudio Colotti. Attraverso un percorso di documentazione, lo street photographer ha voluto  raccontare il dramma di chi ha perso tutto. “ Dietro al mio lavoro - ha spiegato- c’è la volontà di raccogliere fondi a favore delle comunità di Pieve Torina, Visso e Ussita, ma anche restituire voci e volti alle persone coinvolte e colpite dal terremoto”. Il suo fotolibro inizia con uno scatto realizzato la mattina del 27 ottobre 2016 a Pieve Torina. La foto ritrae Tarcisio, l’ottantaseienne barista storico del paese. “ Quella mattina- ha raccontato Colotti- mi ritrovai in mezzo ad un paese che si apprestava alla desertificazione. I commercianti stavano riempiendo furgoni e auto delle loro merci e beni, in procinto di  lasciare il centro dell’entroterra. Alla fine, Tarcisio era  l’unica persona rimasta nella piazzetta; era addolorato e smarrito ma non voleva lasciare il bar. Mi colpirono le sue parole: “ A questa attività ho dedicato tutta la mia vita, qui sono nato e cresciuto e non me ne voglio andare. Qui voglio continuare a vivere” Sentita quella frase mi è venuto naturale alzare la fotocamera e scattare in bianco e nero, senza badare all’estetica.

BARISTA

Tornando a casa ho rivisto quella faccia piena di rughe e di dignità; un uomo e la sua storia, occhi lucidi e grande determinazione a non mollare. Contestualmente ho notato che i telegiornali non riuscivano  a trasferire appieno quello che stava accadendo nella provincia di Macerata, ed è da lì che è partita l’idea di riuscire a raccontare il sisma attraverso un punto di vista differente dalla narrazione classica. Dove c’è stata distruzione e vittime il racconto è avvenuto attraverso le immagini di soccorritori che scavavano, ma nella zona del maceratese il sisma ha provocato ferite molto profonde, capaci di  lacerare gli animi. Nel mio lavoro ho voluto dunque raccontare le ferite psicologiche delle persone private delle loro radici, della gente scaraventata lontano centinaia di chilometri da casa e dai loro territori. E’ questo il senso generale che ho voluto dare, nel tentativo di ridare voce e dignità a quelle persone invisibili sui media. Nonostante non vi siano state vittime, il numero dei cittadini e degli anziani che hanno dovuto abbandonare l’entroterra ha proporzioni impressionanti; hanno subito dalla natura un torto gravissimo che li ha privati della possibilità di restare laddove sono le loro radici e i loro ricordi, ridimensionando pesantemente la qualità della loro vita. A distanza di sei mesi mi è capitato di rivedere una donna anziana che avevo fotografato ad Ussita all’indomani delle prime scosse; avevo ritratto le sue lacrime, la sua assoluta disperazione; uscendo di casa era riuscita a portar via solo una busta di plastica contenente poche cose. Dopo sei mesi l’ho ritrovata in un appartamento di Porto Recanati, strappata dalle abitudini e da quelle che erano le relazioni quotidiane del suo paesino di montagna. Obiettivo del mio fotoreportage è restituire qualcosa in termini sociali” Ogni foto è corredata dalle dichiarazioni fedeli e virgolettate della gente e. all’interno del viaggio, durato oltre due mesi tra Marche e Abruzzo, Claudio Colottti ha cercato di restituire la complessità degli effetti del sisma, che in molti casi ha significato l’annullamento di ogni relazione. Le immagini ritraggono  anziani e bambini, scovati laddove erano potuti restare: centri di accoglienza allestiti dai comuni, alberghi e strutture ricettive, camper sotto la neve o la tragedia di Ricopiano. “ Il titolo del mio libro “ Ma +” sottintende un auspicio   e un monìto a far sì che la ricostruzione avvenga secondo tutti i crismi e con tutte le responsabilità per fare in modo che il dramma di un territorio patrimonio di cultura, di relazioni sociali e di economia, non abbia a ripetersi più”. Pubblicate sulla pagina  Instagram dello street photographer che passa le sue giornate a immortalare e raccontare la vita reale delle persone, le immagini  sono state notate da un fotografo di Milano che ha consigliato il passaggio da una dimensione virtuale, alla reale. A quel punto, l’associazione culturale Marche Best Way di Civitanova Marche, tramite lo sponsor IPR, ha voluto finanziare il progetto. Seicento cinquanta foto libri hanno visto la stampa e, attraverso la vendita, l’obiettivo è cercare di raccogliere fondi per i comuni di Pieve Torina, Visso e Ussita.” Sono i tre centri colpiti dal sima dove ho incontrato la maggior parte delle persone con le quali mantengo legami di amicizia e affetto.- ha sottolineato - E’ il mio modo di sdebitarmi per l’accoglienza da loro ricevuta, nell’invadere le loro intimità senza preavviso, con l’intento di cogliere la realtà del dramma vissuto”. La particolarità del libro è che volutamente non è stato rilegato” Una formula che ci ha permesso di ridurre i costi di produzione ma anche la volontà di evocare simbolicamente  la precarietà di un oggetto sottoposto ad un sisma; è un libro di cartelle sfuse tenute insieme da due elastici; un qualcosa che può essere smembrato e ricomposto con la volontà delle mani dell’uomo. L’assenza di rilegatura impone anche una visione non superficiale: per essere sfogliato scheda per scheda  il libro deve essere appoggiato su un tavolo e l’idea è quella di dare un respiro lento e profondo ad un lavoro sviluppatosi lentamente e in profondità, con l’ardire di raccontare gli effetti psicologici del sisma, e, non solo quelli più materiali legati alla distruzione delle costruzioni e dei monumenti “.      

Diversa l’impostazione del libro “Camerino la bellezza in tasca”che ritrae il prezioso patrimonio di una città che le scosse hanno reso insicura, sfregiandola e trasformandola completamente. “Non a caso- ha spiegato Antonella Chiucchiuini, alla quale si deve il coordinamento del progetto - la scelta è stata quella di  relegare  all’ultima pagina della pubblicazione le immagini più delicate della devastazione . “La città ferita ha bisogno di cantare la sua bellezza per una  forma di risarcimento morale, in attesa di quello materiale, ma anche di ammonire, per dire che è qui che vogliamo ritornare a vivere, nelle condizioni di prima”. La camerinese  Antonella Chiucchiuini  che vive e lavora  in Svizzera,  ha ripercorso la partenza di un progetto nato quasi per caso : “Ero ripartita da Camerino il 24 ottobre. Dopo le scosse, nel tentativo di rintracciare familiari e amici,.sono stati i social il mio collegamento quotidiano La gente pubblicava foto della distruzione ma anche della Camerino com’era, quasi a cancellare,  fuggendo dalla città, l’impressione negativa della devastazione, attaccandosi ai ricordi belli del vissuto. Il suggerimento di queste forti sensazioni hanno portatoal  fotolibro, che raccoglie il contributo di più fotografi.  Responsabile del  progetto grafico  è John Grain; Francesco Nobili ne ha curato l’impaginazione, Maurizio Sabbieti  le didascalie, Kirsty Seymour-Ure la traduzione in inglese, Giuseppe De Rosa la correzione delle bozze. Corredano la pubblicazione i testi di Nassima Alloueche, Antonella Chiucchiuini, Luciano Birocco, Paolo Cocchia, Elisabetta e Sabrina Conocchioli, Giuseppe De Rosa, Giulia De Santis. “ Le immagini e i testi, vogliono essere un aiuto a non perdere la speranza e a darci il coraggio di ricostruire nonostante le difficoltà, con l’augurio di ritrovarci presto, di nuovo a passeggiare per le vie del centro . I guadagni ottenuti attraverso la vendita del fotolibro, saranno destinati all’associazione Raffaello per il progettoUno spazio per crescere”, finalizzato alla costruzione de “ Le aule di Raffaello” e per altri progetti per l’emergenza e la ricostruzione post- terremoto a Camerino.   

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