Ricostruzione. "Presto modifiche per alleggerire procedure"

Mercoledì, 30 Ottobre 2019 20:52 | Letto 1724 volte   Clicca per ascolare il testo Ricostruzione. "Presto modifiche per alleggerire procedure" Numeri del terremoto del 2016. A tre anni dalla scossa più forte del 2016,  li ha ricordati a Camerino  il Commissario per la Ricostruzione Piero Farabollini: Lo ha fatto intervenendo alla giornata finale del corso di perfezionamento in Emergenze territoriali, ambientali e sanitarie EmTask  organizzato allUniversità di Camerino in collaborazione con Università degli studi Modena e Reggio Emilia, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Unicam ed Esercito Italiano raggruppamento Umbria-Marche. Davanti ai numerosi partecipanti, il geologo Commisario Farabollini è tornato sul dato delle 4 regioni colpite, 315 comuni danneggiati di cui 138 facenti parte del primo cratere con danni maggiori del 50 per cento e altri  213 comuni  con danni minori ma che comunque debbono ragionare in termini di ricostruzione.  Circa 41.000 le persone sfollate che si sono dovute aiutare, due o tremila delle quali sono ancora ospitate nelle strutture ricettive della costa. Sul fronte delle macerie del numero complessivo di 2 milioni e mezzo di tonnellate, 700.000  sono quelle che attualmente debbono ancora essere portate via. Il Commissario ha ricordato poi la legge 189 che regola la ricostruzione le cui pratiche  tra pubblico e privato, sono in tutto 79 mila e dopo tre anni, si è arrivati ad una quota di circa 9200 pratiche di ricostruzione presentate agli USR. Questo significa che oggettivamente ci sono difficoltà sia nel presentare le domande, sia nel percorso distruttoria che gli uffici speciali della ricostruzione sono chiamati a fare per arrivare alla valutazione del progetto e alla decretazione dell’importo relativo al danno subito dall’edificio e quindi, avviare poi la ricostruzione. In effetti – ha detto il Commissario- la maggior parte dei ritardi sono proprio legati a questo doppio percorso: presentare il progetto e fare l’istruttoria del progetto. Ci sono comunque delle norme che vanno tenute in considerazione perché la legge 189 della ricostruzione è una legge speciale ma ordinaria e dunque deve sottostare a tutte le norme nazionali (codice appalti, norme tecniche sulle costruzioni, anticorruzione) e ciò comporta che le procedure siano molto lunghe. In sostanza, non è vero che la ricostruzione è ferma- ha detto Farabollini - E’ lenta e di questo ne siamo coscienti, però quello che balza agli occhi e che la comunità evidenzia, è che non si vedono le gru. E’ vero, ce ne sono poche ma la gru viene messa nel momento in cui l’impresa inizia a lavorare e non si può fare a meno di considerare che c’è comunque  tutta la fase precedente che è quella della progettazione e dell’approvazione del progetto che comunque sta andando avanti e sta andando avanti anche in maniera veloce ed efficace.  Col nuovo decreto sisma - ha annunciato - stiamo lavorando ad emendamenti che permettano di alleggerire le procedure che vanno nella direzione di permettere ai privati di rientrare nelle loro case. Nelle situazioni  in cui i privati percepiscono il Cas, il rientro comporterà la perdita del contributo di autonoma sistemazione e questo significherà un recupero di quelle  spese da parte dello Stato. L’alleggerimento delle procedure- ha aggiunto- favorisce anche la ricostruzione pubblica perché parliamo di qualcosa come 2500 edifici pubblici da rimettere a posto. I numeri dunque sono impressionanti, ma c’è anche da tener conto che la sequenza sismica che ha interessato il Centro Italia a partire dalla scossa del 24 agosto 2016, è durata oltre sei mesi con circa 50 mila scosse sopra la magnitudo 3 e cinque scosse molto importanti, producendo nella storia sismica il cratere più ampio che si conosca. La cosa buffa che ho notato come terzo commissario - ha sottolineato- è che la ricostruzione non permette la pianificazione. Non tiene conto di quella che è la realtà territoriale e di come andare ad investire sul territorio per evitare che una sequenza sismica di questo tipo possa produrre danni come quelli che ci sono stati. In effetti attualmente la norma 189 dà solo un input: il dov’era com’era che ci dice che bisogna ricostruire esattamente le case come erano nello stesso sito. Nel caso in cui in quel sito non si possa ricostruire si deve delocalizzare ferme restando le volumetrie. Quando sono arrivato nell’Ufficio Ricostruzione di Roma come terzo Commissario,  non c’era neanche un geologo, cosa non da poco se consideriamo  che questo terremoto ha evidenziato che gli aspetti geologici sono fondamentali per quello che è stato il danneggiamento  e ovviamente per quello che sarà la ricostruzione; ci siamo messi di gran lena per cercare di vedere come ottimizzare le risorse presenti e assumere del personale adeguato, perché comunque tutto laspetto della Ricostruzione è passata attraverso la microzonazione sismica di terzo livello, cioè attraverso questo strumento messo in atto, lordinanza 3274 del 2003 ha obbligato le regioni a dotarsi della microzonazione di primo livello in  tutti i comuni d’Italia e, attualmente, è quasi completata al 100%;  poi c’ è il secondo livello di microzonazione che va a verificare delle situazioni particolari e infine la microzonazione di terzo livello che dà anche la modellazione per aree particolarmente sensibili e suscettibili a un terremoto. Per cui- ha rimarcato-  il terzo livello è fondamentale quando si va a pianificare o programmare, allora, se noi dobbiamo utilizzare questo strumento per realizzare gli edifici sapendo che attraverso la microzonazione o si può costruire, o non si può farlo, è ovvio che un’azione di pianificazione doveva essere comunque prevista all’interno della norma e, in questo, la norma ha lasciato dei buchi”. Il commissario ha anche evidenziato la difficoltà di applicazione della legge 189 che, rifacendosi sostanzialmente alla legge utilizzata per il sisma dell’Emilia Romagna e mantenendone identica articolazione, fa riferimento comunque ad un contesto geologico, fisiografico, socio-economico e urbanistico completamente differente. La difficoltà della sua applicazione, soprattutto in questi territori, è legata propria a queste differenze e anche al fatto che dopo il terremoto del 24 agosto che inizialmente aveva coinvolto 4 comuni e nell’intorno un’altra cinquantina, con le scosse del 26 e 30 ottobre il cratere si è allargato a dismisura abbracciando un contesto completamente differente, tanto è vero che mentre prima nella regione Marche c’erano pochi comuni coinvolti, poi le Marche sono diventata la regione più colpita con 85 comuni inseriti nell’area del cratere, cioè oltre il 60 per cento”. Farabollini ha poi ricordato il numero delle ordinanze arrivato a 86, 18 delle quali sono state fatte da lui, andando ad implementare  tutte quellle già esistenti e cercando di ridurne i gap procedimentali e contemporaneamente di allinearle  alle numerose norme e d emendamenti subentrati.“ Attualmente – ha spiegato il Commissario- l’attività prevalente è  legata alla ricostruzione privata e pubblica.  “ Considerate che sono state finanziate due ordinanze sulle opere pubbliche (primo piano -secondo piano) per un ammontare di circa  900 milioni di euro e, attualmente impegnato (presentato il progetto) è soltanto l’1 per cento”. Rispetto alle crisi sismiche del passato ( 79-97-2009) in cui le norme dicevano prima si reperiscono i fondi, poi si fa l’ordinanza per poter partire, le ordinanze oggi hanno tutte copertura, nel senso che il piano degli interventi che vengono pubblicati in Gazzetta sono tutti finanziati, per cui- ha concluso- la capacità di poter avviare la ricostruzione cè”. Per chiudere il quadro dei numeri, il Commissario ha dichiarato che nelle ordinanze attualmente ci sono circa 2 miliardi e 300 milioni di euro di finanziamenti che potrebbero essere tranquillamente avviati e che, secondo le stime della Protezione Civile, la ricostruzione verrà a costare qualcosa come 23 miliardi di euro.cc
Numeri del terremoto del 2016. A tre anni dalla scossa più forte del 2016,  li ha ricordati a Camerino  il Commissario per la Ricostruzione Piero Farabollini: Lo ha fatto intervenendo alla giornata finale del corso di perfezionamento in Emergenze territoriali, ambientali e sanitarie EmTask  organizzato all'Università di Camerino in collaborazione con Università degli studi Modena e Reggio Emilia, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Unicam ed Esercito Italiano raggruppamento Umbria-Marche. Davanti ai numerosi partecipanti, il geologo Commisario Farabollini è tornato sul dato delle 4 regioni colpite, 315 comuni danneggiati di cui 138 facenti parte del primo cratere con danni maggiori del 50 per cento e altri  213 comuni  con danni minori ma che comunque debbono ragionare in termini di ricostruzione.  Circa 41.000 le persone sfollate che si sono dovute aiutare, due o tremila delle quali sono ancora ospitate nelle strutture ricettive della costa. Sul fronte delle macerie del numero complessivo di 2 milioni e mezzo di tonnellate700.000  sono quelle che attualmente debbono ancora essere portate via. Il Commissario ha ricordato poi la legge 189 che regola la ricostruzione le cui pratiche  tra pubblico e privato, sono in tutto 79 miladopo tre anni, si è arrivati ad una quota di circa 9200 pratiche di ricostruzione presentate agli USR.
"Questo significa che oggettivamente ci sono difficoltà sia nel presentare le domande, sia nel percorso d'istruttoria che gli uffici speciali della ricostruzione sono chiamati a fare per arrivare alla valutazione del progetto e alla decretazione dell’importo relativo al danno subito dall’edificio e quindi, avviare poi la ricostruzione. In effetti – ha detto il Commissario- la maggior parte dei ritardi sono proprio legati a questo doppio percorso: presentare il progetto e fare l’istruttoria del progetto. Ci sono comunque delle norme che vanno tenute in considerazione perché la legge 189 della ricostruzione è una legge speciale ma ordinaria e dunque deve sottostare a tutte le norme nazionali (codice appalti, norme tecniche sulle costruzioni, anticorruzione) e ciò comporta che le procedure siano molto lunghe.
In sostanza, non è vero che la ricostruzione è ferma- ha detto Farabollini - E’ lenta e di questo ne siamo coscienti, però quello che balza agli occhi e che la comunità evidenzia, è che non si vedono le gru. E’ vero, ce ne sono poche ma la gru viene messa nel momento in cui l’impresa inizia a lavorare e non si può fare a meno di considerare che c’è comunque  tutta la fase precedente che è quella della progettazione e dell’approvazione del progetto che comunque sta andando avanti e sta andando avanti anche in maniera veloce ed efficace. 
Col nuovo decreto sisma - ha annunciato - stiamo lavorando ad emendamenti che permettano di alleggerire le procedure che vanno nella direzione di permettere ai privati di rientrare nelle loro case. Nelle situazioni  in cui i privati percepiscono il Cas, il rientro comporterà la perdita del contributo di autonoma sistemazione e questo significherà un recupero di quelle  spese da parte dello Stato. L’alleggerimento delle procedure- ha aggiunto- favorisce anche la ricostruzione pubblica perché parliamo di qualcosa come 2500 edifici pubblici da rimettere a posto. I numeri dunque sono impressionanti, ma c’è anche da tener conto che la sequenza sismica che ha interessato il Centro Italia a partire dalla scossa del 24 agosto 2016, è durata oltre sei mesi con circa 50 mila scosse sopra la magnitudo 3 e cinque scosse molto importanti, producendo nella storia sismica il cratere più ampio che si conosca. La cosa buffa che ho notato come terzo commissario - ha sottolineato- è che la ricostruzione non permette la pianificazione. Non tiene conto di quella che è la realtà territoriale e di come andare ad investire sul territorio per evitare che una sequenza sismica di questo tipo possa produrre danni come quelli che ci sono stati.
In effetti attualmente la norma 189 dà solo un input: il dov’era com’era che ci dice che bisogna ricostruire esattamente le case come erano nello stesso sito. Nel caso in cui in quel sito non si possa ricostruire si deve delocalizzare ferme restando le volumetrie. Quando sono arrivato nell’Ufficio Ricostruzione di Roma come terzo Commissario,  non c’era neanche un geologo, cosa non da poco se consideriamo  che questo terremoto ha evidenziato che gli aspetti geologici sono fondamentali per quello che è stato il danneggiamento  e ovviamente per quello che sarà la ricostruzione; ci siamo messi di gran lena per cercare di vedere come ottimizzare le risorse presenti e assumere del personale adeguato, perché comunque tutto l'aspetto della Ricostruzione è passata attraverso la microzonazione sismica di terzo livello, cioè attraverso questo strumento messo in atto, l'ordinanza 3274 del 2003 ha obbligato le regioni a dotarsi della microzonazione di primo livello in  tutti i comuni d’Italia e, attualmente, è quasi completata al 100%;  poi c’ è il secondo livello di microzonazione che va a verificare delle situazioni particolari e infine la microzonazione di terzo livello che dà anche la modellazione per aree particolarmente sensibili e suscettibili a un terremoto. Per cui- ha rimarcato-  il terzo livello è fondamentale quando si va a pianificare o programmare, allora, se noi dobbiamo utilizzare questo strumento per realizzare gli edifici sapendo che attraverso la microzonazione o si può costruire, o non si può farlo, è ovvio che un’azione di pianificazione doveva essere comunque prevista all’interno della norma e, in questo, la norma ha lasciato dei buchi”.
Il commissario ha anche evidenziato la difficoltà di applicazione della legge 189 che, rifacendosi sostanzialmente alla legge utilizzata per il sisma dell’Emilia Romagna e mantenendone identica articolazione, fa riferimento comunque ad un contesto geologico, fisiografico, socio-economico e urbanistico completamente differente. "La difficoltà della sua applicazione, soprattutto in questi territori, è legata propria a queste differenze e anche al fatto che dopo il terremoto del 24 agosto che inizialmente aveva coinvolto 4 comuni e nell’intorno un’altra cinquantina, con le scosse del 26 e 30 ottobre il cratere si è allargato a dismisura abbracciando un contesto completamente differente, tanto è vero che mentre prima nella regione Marche c’erano pochi comuni coinvolti, poi le Marche sono diventata la regione più colpita con 85 comuni inseriti nell’area del cratere, cioè oltre il 60 per cento”.
Farabollini ha poi ricordato il numero delle ordinanze arrivato a 86, 18 delle quali sono state fatte da lui, andando ad implementare  tutte quellle già esistenti e cercando di ridurne i gap procedimentali e contemporaneamente di allinearle  alle numerose norme e d emendamenti subentrati.“ Attualmente – ha spiegato il Commissario- l’attività prevalente è  legata alla ricostruzione privata e pubblica.  “ Considerate che sono state finanziate due ordinanze sulle opere pubbliche (primo piano -secondo piano) per un ammontare di circa  900 milioni di euro e, attualmente impegnato (presentato il progetto) è soltanto l’1 per cento”.
Rispetto alle crisi sismiche del passato ( 79-97-2009) in cui le norme dicevano prima si reperiscono i fondi, poi si fa l’ordinanza per poter partire, le ordinanze oggi hanno tutte copertura, nel senso che il piano degli interventi che vengono pubblicati in Gazzetta sono tutti finanziati, per cui- ha concluso- la capacità di poter avviare la ricostruzione c'è”. Per chiudere il quadro dei numeri, il Commissario ha dichiarato che nelle ordinanze attualmente ci sono circa 2 miliardi e 300 milioni di euro di finanziamenti che potrebbero essere tranquillamente avviati e che, secondo le stime della Protezione Civile, la ricostruzione verrà a costare qualcosa come 23 miliardi di euro.
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