È di tre persone denunciate e sequestro preventivo di beni per 720mila euro e una società segnalata per responsabilità amministrativa, il bilancio dell'operazione condotta dal nucleo di Polizia economica finanziaria di Macerata nell'ambito del contrasto al riciclaggio di proventi derivanti da attività criminose. 
Coordinati dalla locale Procura della Repubblica, i finanzieri hanno dato esecuzione a un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale maceratese che ha appunto disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie, anche per equivalente, fino alla concorrenza della somma di 720 mila euro.

Il provvedimento cautelare scaturisce da un’indagine di polizia giudiziaria a contrasto del riciclaggio dei proventi derivanti dall’attività delittuosa del reato di truffa, posta in essere da un imprenditore, residente in altra regione, il quale, dopo aver allocato il denaro “sporco” sul conto corrente della propria società, lo ha immediatamente trasferito sul conto corrente intestato ad una società maceratese e ad un altro soggetto.

In particolare, l’attività di indagine, coordinata dalla locale Magistratura e diretta in sinergia con le autorità giudiziarie della Repubblica di San Marino e dello Stato federato della California alle quali è stata inoltrata apposita rogatoria internazionale, ha messo in luce un risalente percorso ritenuto dagli inquirenti come teso a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle ingenti disponibilità finanziarie, detenute dall imprenditore, già segnalato, in un recente passato, per fatti di truffa.

I circostanziati approfondimenti condotti dalle Fiamme Gialle maceratesi, arricchiti da significativi elementi desunti dall’analisi di tabulati telefonici e, soprattutto, di documentazione bancaria acquisita in Italia ed all’Estero, nonché corroborati da pedinamenti e da sopralluoghi, hanno infatti consentito di accertare l’esecuzione di bonifici bancari, provenienti dalla società maceratese, a favore di due società di diritto straniero, una sammarinese e una californiana, entrambe risultate riconducibili al medesimo imprenditore, giustificati quali pagamenti di operazioni commerciali rivelatesi di fatto mai avvenute.

Le attività investigative svolte hanno quindi consentito al Gip del Tribunale di Macerata, su richiesta della locale Procura della Repubblica, di adottare il decreto di sequestro finalizzato alla confisca, anche per equivalente, su due immobili dislocati nella provincia di Ragusa e Fermo e liquidità presenti sui conti correnti riferibili agli indagati, nonché sulle disponibilità economiche dell’impresa segnalata.

Al termine delle indagini sono stati deferiti 3 soggetti per il reato di riciclaggio, mentre una società è stata segnalata per “responsabilità amministrativa” in relazione al reato di riciclaggio commesso dall’amministratore unico a vantaggio della stessa, avendo omesso di dotarsi di un modello di organizzazione e di gestione. finalizzato a prevenire il delitto di riciclaggio in questione.


Sequestro di circa quattromila e cinquecento litri di gasolio agricolo agevolato, nonché di un'autobotte, tre auto e una cisterna e denuncia di tre persone  ritenute responsabili di violazione al Testo Unico delle Accise.

È l'esito di un'operazione condotta dalle Fiamme Gialle, nucleo polizia  economico- finanziaria, nell'ambito del generale rafforzamento dell’attività operativa a contrasto delle frodi in materia di accise, su tutto il territorio provinciale,  con particolare riguardo alla fraudolenta circolazione dei prodotti energetici gravati dall' imposta.

I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Macerata hanno individuato, seguito e  successivamente sottoposto a controllo un’autobotte che, dopo aver effettuato alcune manovre sospette, si fermava nelle campagne dell’hinterland maceratese, a ridosso di un fabbricato rurale, all'interno del quale, procedeva a scaricare il gasolio in una cisterna . 

L’esame della documentazione fiscale obbligatoria per il trasporto del gasolio, esibita dal conducente dell’autobotte, ha consentito ai Finanzieri di appurare che la cessione del carburante era ad uso agricolo agevolato e stava avvenendo nei confronti di un’impresa agricola differente da quella riportata sul documento di trasporto e in una località diversa da quella prevista come destinazione.

Circostanza che ha insospettito i militari circa l’eventualità che il carburante scaricato potesse essere utilizzato per fini diversi da quelli agricoli, con conseguente assoggettamento al previsto pagamento dell’accisa senza alcuna agevolazione.
Ipotesi  che è stata confermata dall’esame del contenuto del serbatoio dei tre automezzi di proprietà dell’effettivo destinatario del carburante, dove è stato quindi rinvenuto il gasolio dal caratteristico colore verde che contraddistingue quello di tipo agricolo.

Al termine delle operazioni ispettive, le Fiamme Gialle hanno dunque proceduto al sequestro di circa 4.500 litri di gasolio (destinato ad essere impiegato in agricoltura), dell’autobotte utilizzata per il trasporto, della cisterna nella quale era stato versato il prodotto, di 3 autovetture  nonché alla denuncia alla locale Autorità Giudiziaria competente di.3 persone (l’autista del mezzo, il legale rappresentante della società cedente e il titolare dell’impresa agricola effettivamente destinataria del carburante) - ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle responsabilità - per i reati di sottrazione al pagamento dell’accisa sul gasolio e di destinazione dello stesso ad usi non consentiti.


Nel corso di un’iniziativa di solidarietà, i finanzieri del Gruppo di Macerata hanno consegnato alla struttura Attività Caritatevoli della Delegazione Marche Sud dell’Ordine di Malta, circa 250 capi di abbigliamento confiscati, tra camicie, polo, t-shirt, giubbini e pantaloni, per la successiva devoluzione a persone bisognose del territorio. 

In particolare,gli articoli erano stati sottoposti a sequestro da parte delle Fiamme Gialle maceratesi nel giugno del 2017 nel corso di un’attività d’indagine finalizzata al contrasto della commercializzazione di prodotti contraffatti. 

Divenuta definitiva la sentenza di condanna, i militari del Gruppo, in relazione al considerevole quantitativo di materiale in argomento, hanno chiesto all’Autorità Giudiziaria la possibilitàdi devolvere in beneficenza gli articoli a suo tempo sequestrati che altrimenti sarebbero stati consegnati in discarica e distrutti.


Foto 20 09 2022
I militari della Tenenza di Porto Recanati, in occasione del mercato settimanale, hanno posto in essere un piano coordinato di controllo economico del territorio, finalizzato alla prevenzione e repressione dei traffici illeciti, con particolare riguardo al settore della contraffazione, dell’abusivismo commerciale e della sicurezza prodotti, a tutela dei consumatori e dei commercianti onesti.

In tale ambito l’attenzione dei militari si è focalizzata sulla merce esposta da un ambulante, residente a Recanati, esercente l’attività di commercio di tessuti, articoli tessili per la casa e articoli di abbigliamento, rilevando numerose anonime bustine trasparenti contenenti cerniere, bottoni e spille decorative, prive di qualsivoglia indicazione, sigillate con un semplice punto metallico, per un totale di 55mila 802 articoli.

Da un più approfondito esame dei prodotti posti in vendita, privi tra l’altro della documentazione attestante la loro provenienza, è stato appurato che il commerciante, a seguito di un ingente acquisto di merce sfusa, aveva provveduto autonomamente al confezionamento della stessa, utilizzando bustine di plastica trasparenti e una spillatrice.

Il materiale, non conforme agli standard di qualità e carente delle minime indicazioni previste dal “Codice di Consumo”, è stato posto sotto sequestro amministrativo e il responsabile è stato segnalato alla Camera di Commercio per l’adozione dei provvedimenti di competenza.

A cura dei militari della Tenenza di Porto Recanati saranno esperiti ulteriori accertamenti per verificare eventuali profili di irregolarità dal punto di vista fiscale.
c.c.

 

Conclusa la complessa indagine di polizia giudiziaria e di polizia economico-finanziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata, convenzionalmente denominata “K2”, che un anno fa aveva portato alla luce una gigantesca frode fiscale basata sull’illecita compensazione di crediti tributari generati da false fatturazioni.

Circa 300 i soggetti individuati, sparsi sull’intero territorio nazionale, che avevano portato in compensazione crediti fittizi e, per 56 di essi, oltre agli aspetti amministrativi, era scattata anche la segnalazione all’Autorità Giudiziaria, essendosi configurato il reato tributario di “indebita compensazione”.

La prosecuzione delle indagini da parte delle Fiamme Gialle maceratesi è stata quindi orientata a rintracciare il profitto che gli autori della frode avevano conseguito a seguito dell’attività illecita, così da procedere al relativo sequestro.

Sulla scorta di capillari accertamenti, basati sul minuzioso esame dell’enorme mole di documentazione acquisita, nonché sull’analisi delle risultanze di intercettazioni telefoniche autorizzate dall’Autorità Giudiziaria e del contenuto degli apparati informatici e dei devices rinvenuti a seguito di perquisizioni, i finanzieri sono riusciti a ricostruire i movimenti degli ingenti flussi di denaro incamerati attraverso la cessione dei crediti fasulli.

In particolare, grazie anche alle possibilità offerte dai preziosi strumenti di cooperazione internazionale, è stato appurato come i sodali si siano adoperati attivamente allo scopo di porre in essere comportamenti idonei a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle risorse, impiegandole, sostituendole o trasferendole in attività economiche, finanziarie e imprenditoriali, in molti casi al di fuori del territorio nazionale.

Le modalità adottate dal sodalizio per “ripulire” il denaro frutto dell’illecita attività sono state in prevalenza quelle della massiccia emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti, in modo da giustificare i flussi di denaro da e per l’estero; attività, questa, senz’altro agevolata dalla circostanza che molti dei soggetti coinvolti detenevano quote, in alcuni casi maggioritarie, di società con sede oltreconfine, in particolare Bulgaria e Romania.

È stato inoltre appurato il coinvolgimento di alcune società pakistane, facenti capo a soggetti stranieri, aventi diversi interessi anche sul territorio nazionale, beneficiarie di consistenti bonifici provenienti dall’Italia a fronte di cessioni di beni o prestazioni di servizi privi di sottostanti rapporti commerciali.  

Il solido quadro probatorio ricostruito dagli inquirenti ha consentito di segnalare all’Autorità Giudiziaria 13 soggetti (tra avvocati, commercialisti e imprenditori), a vario titolo, in concorso nei reati di riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, tutti aggravati dal carattere della “transnazionalità”.

A carico degli stessi, il G.I.P. presso il Tribunale di Macerata, in accoglimento della richiesta avanzata dal Pubblico Ministero titolare delle indagini, ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, della somma di oltre 4 milioni e 200 mila euro, al quale è stata data esecuzione dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Macerata sull’intero territorio nazionale.

In particolare, le Fiamme Gialle maceratesi hanno sottoposto a sequestro: 2 appartamenti e 4 locali commerciali a Foggia e 1 appartamento a Montecatini Terme (PT), nei confronti di tre indagati; 2 appartamenti e 5 locali commerciali, collocati sulla costa garganica (Manfredonia), del valore stimato di oltre mezzo milione di euro, a carico di una società “schermo” riconducibile a uno degli indagati, frutto del riciclaggio di denaro realizzato attraverso fittizie triangolazioni finanziarie con la Bulgaria;  8 terreni agricoli per oltre 30.000 mq, posti nel territorio dei comuni di Foggia e Ordona (FG);1 autovettura mod. BMW serie 2; quote societarie relative a 5 imprese aventi sede a Foggia, Milano e Roma;  blocco dei conti correnti e di una cassetta di sicurezza su 54 Istituti di Credito.






Scoperta, dai finanzieri della Compagnia di Macerata, una maxi frode fiscale nel settore della lavorazione delle calzature. Disposto il sequestro di beni per oltre due milioni e seicentomila euro, mentre 7 sono le persone denunciate. E' il risultato di una articolata indagine di polizia  economico-finanziaria e giudiziaria, svolta dalla Compagnia di Macerata e coordinata dal Procuratore della Repubblica – Dott. Giovanni Giorgio e dal Sostituto Procuratore – Dott.ssa Margherita Brunelli, nei confronti di un gruppo di imprese operanti nella provincia maceratese nel settore della lavorazione delle calzature.

Le indagini, in particolare, hanno permesso di smascherare un consolidato sistema fraudolento ideato, organizzato e finalizzato all’evasione fiscale, posto in essere da 7 soggetti, ognuno con diverso incarico e “peso specifico” all’interno del sodalizio criminoso.

L’articolata frode fiscale ha visto il coinvolgimento di 9 società di capitale, operanti nella provincia maceratese, di cui 5 con sede fittiziamente dichiarata a Torino, comunque riconducibili agli stessi soggetti, organizzate per consentire ad alcune di esse (terziste) di svolgere prestazioni di servizio, connesse alla lavorazione delle tomaie, in evasione d’imposta – sottraendosi agli obblighi dichiarativi ovvero attraverso la contabilizzazione di fatture false ed omessi versamenti fiscali e contributivi – e, ad altre (committenti), la possibilità di sgravarsi dei relativi obblighi fiscali e contributivi.

Con questo sistema fraudolento, le imprese committenti hanno aggirato i vincoli imposti dalla vigente normativa sul lavoro e, sgravandosi dei costi del personale, hanno generato consistenti economie in materia contributiva e previdenziale.
Le stesse hanno altresì ottenuto indebiti risparmi di imposta, in quanto hanno beneficiato di costi completamente deducibili e della totale detraibilità dell’IVA addebitata per rivalsa, sebbene poi non versata, traslando il debito sulle imprese esecutrici della lavorazione.

Ciò, ha inoltre  consentito ad esse di porsi sul mercato in regime di “concorrenza sleale”, ovvero in una posizione di vantaggio rispetto alle altre aziende che operano nell'osservanza delle regole, potendo praticare prezzi altamente competitivi.

I particolari del complesso meccanismo di frode, mostrano la presenza di aziende amministrate da soggetti - in gran parte gravati da rilevanti precedenti penali - e da cd. teste di legno, cioè soggetti compiacenti senza alcuna esperienza né capacità imprenditoriale che, con il proprio personale dipendente, hanno provveduto alla materiale lavorazione delle tomaie, omettendo la presentazione delle dichiarazioni d’imposta ed il versamento delle ritenute fiscali e contributive.

Tali aziende, tuttavia, non hanno operato direttamente sul mercato ma hanno avuto, quale unico cliente, altro soggetto, formalmente in regola con gli obblighi contributivi e previdenziali (certificazione DURC) che, all’interno del sodalizio delineato, ha goduto del vantaggio economico derivante dalla sottrazione “a monte” agli obblighi fiscali e previdenziali.

I veri clienti, estranei al sodalizio, sono risultati essere aziende di rilevanza internazionale le quali, in considerazione della normativa vigente, che prevede l'obbligo solidale delle aziende appaltanti relativamente alla regolarità contributiva delle aziende fornitrici, non avrebbero intrattenuto rapporti direttamente con aziende non in regola.

In una seconda fase, tra le due aziende, di produzione (terziste) e di vendita (committenti), è stata interposta una società cosiddetta “filtro” (buffer), avente quale unico scopo quello di creare uno schermo giuridico ed interrompere formalmente il filo diretto che legava la società che ha eseguito le lavorazioni e quella che ha provveduto ai rapporti con i clienti esterni al sodalizio.

Complessivamente, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria 7 persone , tra cui un professionista, tre residenti a Torino e quattro nella provincia di Macerata.

Nell’ambito dell’inchiesta, il G.I.P. presso il Tribunale di Macerata Dott. Giovanni Maria Manzoni, su richiesta del Procuratore della Repubblica, ha disposto il sequestro per equivalente di beni fino a concorrenza delle imposte evase per oltre 2.600.000 euro.

Le Fiamme Gialle maceratesi hanno quindi dato esecuzione al provvedimento del Giudice, procedendo al sequestro di circa 300.000 euro di denaro detenuto su conti bancari, circa 75.000 euro di quote societarie, parti di 41 appezzamenti di terreni, un appartamento con annesso garage, porzione di un locale commerciale sito a Roma ed un’automobile Porsche Cayenne, tutti beni riconducibili ai soggetti implicati nella frode fiscale.
c.c.


Interessa anche la provincia di Macerata, la riforma dei Reparti territoriali della Guardia di Finanza. Concepita per garantire una più diffusa presenza delle Fiamme Gialle sul territorio nello svolgimento della mission di polizia economico-finanziaria a tutela del bilancio pubblico, delle Regioni, degli Enti locali e dell’Unione Europea, la riforma è in vigore dall’inizio del 2019, in concomitanza con i 245 anni dalla fondazione del Corpo

Tra le novità riferite al territorio della provincia maceratese, la nascita del Gruppo territoriale con sede a Macerata alle dipendenze del Comando provinciale, la cui guida temporanea è stata affidata al Tenente Colonnello Andrea Magliozzi che continua a svolgere il suo compito di comandante del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Macerata. Il neo istituito Gruppo Territoriale di Macerata, assicurerà in maniera più efficace la funzione di indirizzo e coordinamento dell’attività svolta nell’ambito del territorio assegnato alle Compagnie di Macerata e Civitanova Marche e alle tenenze di Camerino e Porto Recanati.

Le novità giungono dopo l’istituzione nel 2001 della Polizia economico- finanziaria e rispondono all’esigenza di adeguare la struttura della Guardia di Finanza alle sempre maggiori richieste d’intervento istituzionale, dettate dall’attuale contesto socio-economico. La revisione fa anche seguito a quella che, a partire dal 2018, ha interessato i Reparti Speciali del Corpo rendendoli più snelli e operativi anche al fine di fornire maggiore collaborazione alle Authority di riferimento (Autorità Nazionale Anticorruzione, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Autorità Garante per la Privacy, Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente e Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni).

Tra i cambiamenti generali introdotti dalla riforma, la soppressione delle Brigate, trasformate a livello di Tenenza e comandate da luogotenenti in possesso di elevata esperienza di servizio o da giovani tenenti che hanno frequentato i corsi presso l’Accademia conseguendo la laurea specialistica in giurisprudenza. presso valichi di confine, porti e aeroporti internazionali. Rivisitati anche i Reparti specializzati Anti Terrorismo - Pronto Impiego e istituite nuove Stazioni del SAGF (Soccorso Alpino della Guardia di Finanza). Con l’incremento di corsi di addestramento presso l’Accademia di Bergamo e la Scuola Ispettori e Sovrintendenti dell’Aquila, a tutti i Reparti saranno inoltre prossimamente assegnati giovani Ufficiali ed Ispettori laureati che saranno successivamente chiamati a frequentare, presso le varie scuole di post-formazione ed alta specializzazione, specifici corsi per elevare, ancor di più, il livello di preparazione tecnico-professionale.
Gaia Gennaretti

Smantellata un’organizzazione criminale dedita alle frodi fiscali. Stamattina eseguite decine di perquisizioni e sequestri di beni per 41 milioni di euro. Indagate 30 persone di cui 11 colpite da misure restrittive disposte dal giudice per le indagini preliminari di Macerata. 

La vasta operazione, denominata “Ghost Tax”, è scattata questa mattina alle prime ore dell’alba a contrasto delle grandi frodi fiscali. Impegnati ben 150 militari oltre che del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria di Macerata e anche di numerosi altri reparti del corpo in sette regioni (Marche, Puglia, Lazio, Toscana, Campania, Veneto e Lombardia).

I finanzieri, al termine di un’articolata attività investigativa durata oltre un anno, hanno dato esecuzione a 51 perquisizioni domiciliari e locali nei confronti di 30 indagati, 11 dei quali sottoposti alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari.

Ammonta ad oltre 41 milioni di euro, il provvedimento di sequestro preventivo di beni emesso dal GIP di Macerata, su richiesta della Procura.

Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Macerata, Dott. Giovanni Giorgio e dalle due Sostitute Procuratrici, addette alla trattazione specializzata di reati tributari, hanno permesso di disvelare e disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, che aveva il suo fulcro a Recanati (MC), presso lo studio di un professionista, e ramificazioni in diverse regioni italiane.

L’organizzazione, diretta e partecipata da professionisti con specifiche competenze tecnico-giuridiche, aveva studiato e messo a punto una particolare frode fiscale attuata mediante l’illecita compensazione di crediti IVA inesistenti artatamente creati.

Il sistema di frode scoperto consisteva, appunto, nell’artificiosa esposizione di ingenti crediti IVA (inesistenti) in capo ad aziende riconducibili agli indagati, le quali procedevano poi alla loro cartolarizzazione attraverso l’istituto dell’accollo del debito tributario di terzi soggetti, previo pagamento di un controvalore variabile tra il 20 e il 50 % del debito accollato.

L’utilità per i contribuenti con debiti tributari (veri) si concretizzava nella possibilità di risparmiarne buona parte di essi. Per l’impresa accollante, invece, l’introito costituiva puro guadagno, atteso che il credito era stato generato con artifizi contabili, quindi senza alcun movimento economico.

Secondo l’ipotesi accusatoria accolta dal competente gip del Tribunale di Macerata, dott. Domenico POTETTI, in prima battuta il sodalizio ricercava ed acquisiva imprese in decozione, affidandone la rappresentanza legale a prestanomi fidati e trasferendo fittiziamente la sede in grandi centri urbani, perlopiù – come accertato - presso meri recapiti postali.

Una volta costituito il falso credito IVA, le aziende venivano generalmente poste in liquidazione, in modo da conferire una parvenza di normalità all’accollo di debiti tributari di terzi.

Nello stesso tempo il sodalizio, attraverso i suoi compartecipi, si adoperava per procacciarsi i soggetti “clienti” - ad oggi individuati in oltre 200, dislocati in tutto il territorio nazionale – con cui effettuare la compensazione del debito tributario.

L’ordinanza del GIP di Macerata eseguita oggi, riconoscendo nel gruppo- di cui fanno parte - secondo l’ipotesi accusatoria - professionisti- il vincolo associativo finalizzato alle frodi fiscali, applica nei confronti di 11 di essi, la misura cautelare personale degliarresti domiciliari.

Lo stesso provvedimento dispone il sequestro preventivo (sia diretto che per equivalente), finalizzato alla confisca, di beni mobili ed immobili, oltre che di disponibilità finanziarie, per la somma complessiva di euro 41.219.152,43, a carico degli associati e dei titolari delle aziende utilizzate per la frode.

La lotta all’evasione fiscale e, soprattutto, alle grandi frodi fiscali, costituisce un obiettivo prioritario della Guardia di Finanza, finalizzato non solo al recupero di gettito ma, soprattutto, alla tutela delle aziende sane e della loro potenzialità competitiva, nella consapevolezza che imprese e professionisti che operano nella piena e completa legalità contribuiscono a creare condizioni più favorevoli per l’investimento interno e dall’estero.

g.g

(in aggiornamento)

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