Approvata all'unanimità in Consiglio regionale la legge sulla riduzione dei rifiuti derivanti dalle plastiche. Diventerà operativa da novembre 2019 e, fino al 31 marzo 2020, ci sarà tempo per consumare le scorte. 
“ Penso che sia uno dei passi significativi che in questa legislatura noi abbiamo fatto nella direzione della difesa dell'ambiente – dichiara l’assessore all'ambiente Angelo Sciapichetti- . E’ una legge che recepisce la Direttiva Europea e siamo la prima tra le regioni in Italia a farlo; è stata concertata con tutte le associazioni anche ambientaliste e con un mondo molto vasto e, credo che sia un segnale concreto nella direzione della difesa del nostro ambiente e, soprattutto in un'epoca in cui assistiamo ai cambiamenti climatici che ci impongono una assoluta e diversa politica ambientale.
Io credo che la regione Marche- aggiunge l'assessore -  senza tanti strepitii e senza tante enunciazioni di principio, in questi anni abbia fatto passi molto importanti e concreti nei confronti di questo tema; basti pensare alla legge della plastica in mare che abbiamo fatto qualche tempo fa, oppure  alla battaglia che abbiamo fatto contro l'inceneritore e gli inceneritori in generale senza dimenticare  la legge sulla tariffa puntuale che, in via sperimentale, andremo ad applicare in alcuni comuni della regione a partire dal prossimo anno. Sono tutti i passi concreti che vanno nella direzione giusta: una politica ambientale che guarda meno ai programmi e più  alle le cose da fare;  questa era una cosa da fare prima del ferragosto lo avevamo detto e credo che sia un bel regalo che noi facciamo ai marchigiani, ma che facciamo soprattutto a noi stessi
”.

Elencati nella legge sono i soggetti che non potranno più utilizzare prodotti in materiale plastico monouso, internamente e nell'erogazione dei rispettivi servizi: Regione, Province e Comuni e le società da essi partecipate,  le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, istituti e mense scolastiche, chiunque svolga attività economica in area demaniale marittima o organizzi eventi e manifestazioni avvalendosi di patrocinio o contributo regionale. Per essi, sarà vietato  utilizzare prodotti, quali piatti, posate, cannucce, contenitori, coperchi, bicchieri e tazze per alimenti e bevande realizzati in plastica. Continuerà ad essere consentito, invece, l'utilizzo di prodotti finalizzati alle attività sanitarie.

C.C.

Un territorio martoriato dal sisma, un territorio che aspetta dall'Amministrazione regionale e dal Governo centrale risposte da 11 mesi, risposte che non arrivano, delle casette nemmeno l'ombra. E oltre ai danni anche la beffa? Sì perché nel caos gestionale dell'emergenza sisma passata ormai alla fase ordinaria, la Regione è stata solo capace di decidere di spostare l'Ufficio per la Ricostruzione da una posizione baricentrica come quella di Camerino in locali, oltretutto privati e inagibili, a Caccamo di Serrapetrona, con un aggravio di costi sui cittadini pari a 324 mila euro. E non hanno nemmeno previsto dei distaccamenti territoriali. Di elementi per porsi più di una domanda ce ne sono evidentemente molti. E per questo ho presentato un'interrogazione consiliare. Il trasferimento dell'Ufficio della Ricostruzione, alla base di aspre critiche da parte del sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui, e del presidente dell'Unione Montana, Alessandro Gentilucci, non ha alcun senso. E pensare che Pasqui e Gentilucci avevano anche offerto dei locali pubblici (della stessa Unione Montana) per accogliere l'Ufficio per la Ricostruzione. Ma l'Amministrazione regionale ha scartato la loro proposta perché, a suo avviso, troppo piccoli. E via con il decreto regionale che dà la stura al trasferimento a Caccamo di Serrapetrona in locali privati che hanno anche bisogno di essere sistemati poiché, stando a un'ordinanza del sindaco, inagibili. Ora mi chiedo se le motivazioni addotte dall'Assessore regionale alla Protezione civile nello spiegare la scelta dei locali in Caccamo di Serrapetrona siano sufficienti per giustificare una spesa di denaro pubblico pari a circa 324 mila Euro. Come si fa a ignorare una proposta (quella del sindaco Pasqui e del presidente Gentilucci) con l'offerta di locali pubblici che sarebbero quindi rimasti a disposizione della collettività, a fronte di quelli privati con inevitabile e conseguente costo di locazione? Parliamo di un canone annuale (Iva e spese condominiali comprese) di ben 54 mila euro. Il contratto di affitto parte dal primo settembre e sarà valido fino al 31 agosto 2023. Non era più opportuno mantenere la sede dell'Ufficio per la Ricostruzione a Camerino, comune baricentrico rispetto alle zone terremotate del Maceratese? E, soprattutto, prima di prendere questa decisione, l'Amministrazione ha ascoltato i sindaci dei territori colpiti dal sisma per arrivare alla decisione più virtuosa, responsabile e condivisa possibile? A me non risulta. La questione non può certo passare in cavalleria. Ci sono dei territori martoriati che attendono risposte, c'è l'esborso di denaro pubblico, c'è l'assoluta mancanza di concertazione, c'è una decisione che rischia di isolare ancora di più le zone terremotate. La politica, l'Amministrazione regionale non possono tacere.

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