“Considerato che oltre la metà degli assessori regionali sono impegnati nella campagna elettorale e hanno di fatto abbandonato da oltre un mese le loro funzioni istituzionali, dopo averle utilizzate a tale scopo negli ultimi due anni, chiediamo che il presidente Acquaroli provveda a revocare i rispettivi incarichi a Castelli, Carloni, Latini e Aguzzi, procedendo contestualmente alla loro sostituzione”.

A chiederlo sono il consigliere regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti e il capogruppo Maurizio Mangialardi.

“Stiamo vivendo giornate cruciali – spiegano i dem - durante le quali anche i governi regionali sono chiamati ad assumere tempestivamente tutti i provvedimenti necessari a mettere al riparo famiglie e imprese dagli effetti del caro energia che rischia di innescare nei prossimi mesi una crisi economica e sociale ben peggiore di quella vissuta negli ultimi due anni a causa del Covid-19. È molto grave che Castelli, Carloni, Latini e Aguzzi, incuranti del futuro dei marchigiani, non abbiano avuto il buon senso di dimettersi dopo la loro candidatura, paralizzando i lavori della giunta regionale in un momento così importante. Ma ancora peggio, se possibile, è il comportamento di Acquaroli: o il presidente ha assecondato convintamente le irresponsabili scelte dei suoi collaboratori oppure, più probabilmente, è così politicamente debole da non essere in grado di richiamarli agli impegni che si erano presi con i cittadini all’inizio della legislatura. In entrambi i casi, si tratta di un danno enorme per il tessuto economico e sociale della regione. Anziché continuare a eseguire gli ordini che gli vengono impartiti da Roma, suggeriamo ad Acquaroli di fare uno sforzo di autonomia e di rispondere per una volta ai bisogni della nostra comunità procedendo in tempi brevissimi alla sostituzione degli assessori candidati”.
“L’insofferente invettiva lanciata da Carlo Ciccioli contro la politica sanitaria regionale dal palco del trentennale del 118 è l’emblema del fallimento della giunta Acquaroli e delle strumentalizzazioni populiste fomentate dal centrodestra in campagna elettorale".

A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi.

“In questo anno e mezzo – continua Mangialardi – la retromarcia di assessori e consiglieri regionali è stata costante e inesorabile. Si sono giocati prima la carta dello scaricabarile nei confronti della precedente Amministrazione, poi, compreso come non fosse quello il problema, hanno iniziato a chiedere aiuto al governo nazionale. Oggi, dopo aver preso forse coscienza della situazione, sembra abbiano finalmente capito che le leggi dello Stato possono essere criticate (come fatto anche dal centrosinistra nel corso dei cinque anni precedenti) ma, al contempo, devono essere applicate. Tanto è vero che non c’è alcuna traccia dei 3 mila infermieri che Saltamartini aveva promesso di assumere, mentre la riapertura dei 13 piccoli ospedali è stata già da tempo archiviata dalla giunta regionale. Del resto, non è casuale neppure che lo stesso Ciccioli sia stato più volte redarguito in consiglio regionale proprio da Saltamartini, in occasione della discussione di alcuni suoi ordini del giorno insostenibili dal punto di vista degli equilibri di bilancio”.

“Ciò che va però sottolineato – conclude il capogruppo dem – è come nonostante le oggettive difficoltà, il centrodestra marchigiano sia riuscito perfino a peggiorare la situazione, grazie anche a una gestione raffazzonata del Pnrr Sanità. Basti pensare che gli ospedaletti con cui hanno deciso di cancellare e sostituire gli ospedali di primo livello programmati dal centrosinistra, non solo faticheranno a entrare in funzione, ma, se e quando verrai mai realizzati, rischieranno di creare forti squilibri nell’utilizzo del già scarso personale sanitario”.
Sui fondi europei del Pnrr assegnati alla regione Marche, per un importo complessivo di 183milioni di euro, la Giunta regionale appare in confusione e senza una visione strategica.

A denunciarlo è il gruppo assembleare del Partito Democratico, che vede a rischio il potenziamento della sanità territoriale nella fase post Covid.  

“Sono mesi - spiega il capogruppo Maurizio Mangialardi - che si conosce l’entità delle risorse che il governo Draghi, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha destinato alla Regione Marche per quanto riguarda la missione salute. La giunta regionale, con grande imbarazzo da parte di tutti, ha perso intere settimane a tergiversare, tenendo i sindaci, il consiglio regionale, i sindacati e quasi l’intero mondo della sanità all’oscuro della sua strategia. Molto probabilmente perché una strategia non ce l’hanno e non sanno come soddisfare le promesse fatte in campagna elettorale”.

“In questo anno e mezzo - afferma Romano Carancini - abbiamo presentato almeno tre atti per far sì che il consiglio regionale e il territorio non arrivasse a questo appuntamento impreparato, ma pronto a cogliere un’occasione, quella del Pnrr, di portata storica. Tutto inutile, perché questi dilettanti allo sbaraglio non hanno dato né a noi né ai sindaci l’opportunità di confrontarsi sui loro progetti e sulle reali esigenze dei territori”.

“Hanno costruito delle proposte - precisa la vice capogruppo Anna Casini - senza neppure conoscere i contenuti del Pnrr. Basti pensare che intendevano utilizzare le risorse europee per fare le manutenzioni ordinarie, invece di programmare il potenziamento della medicina del territorio. Insomma, sono completamente scollegati dai bisogni delle nostre comunità”.

“Non ci sono idee - conclude Fabrizio Cesetti - si va avanti a tentoni e la giunta è completamente assente. Le risorse dovrebbero essere indirizzate a ridurre e superare le disparità territoriali nei livelli di assistenza e prevenzione, come previsto dalle linee guida dello stesso Pnrr. Dunque, i progetti dovrebbero essere inquadrati nell’ambito di una strategia quanto meno regionale. Invece il centrodestra preferisce inseguire logiche di campanile e rispondere alle esigenze elettorali di assessori e consiglieri di maggioranza anziché quelle dei territori”.
Gli operatori del settore socio – sanitario e del sociale svolgono una funzione indispensabile e di grande qualità nel nostro territorio. Per questo la regione deve provvedere a liquidare i ristori previsti per le annualità 2020/2021. La giunta regionale sembra sia poco attenta alle istanze dei soggetti fragili”. 

Ad affermarlo il capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale Maurizio Mangialardi, che annuncia la presentazione di un’interrogazione raccogliendo le istanze emerse durante un recente incontro tra il gruppo assembleare del Pd e i rappresentanti delle strutture di cura e accoglienza.

A oggi – conclude il capogruppo dem – ci risulta che sia stata saldata solo una piccola parte dei contributi relativi al 2020. È dunque tempo che la Regione Marche dia risposte concrete alle legittime sollecitazioni presentate ormai da tempo dagli enti gestori, scongiurando una crisi di natura sociale e sanitaria dalle conseguenze imprevedibili”.
Seppur in ritardo finalmente sembra che anche il presidente Acquaroli, uscendo dal suo solito torpore, abbia deciso di spendere qualche parola contro lo sciagurato piano industriale di Elica che, a tutt’oggi, prevede la delocalizzazione in Polonia degli impianti di Cerreto d’Esi e Mergo e il licenziamento di 409 lavoratrici e lavoratori. Ne prendiamo atto positivamente, ma ora Acquaroli dica al consiglio regionale quali concreti interventi la Regione Marche intende attuare per tutelare gli attuali livelli occupazionali”.

Così il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardche, a seguito dell’incontro che si è svolto tra la giunta regionale e le organizzazioni sindacali in merito alla vertenza Elica, ha presentato insieme al gruppo assembleare del Pd un’interrogazione a risposta immediata che sarà discussa prossimamente in consiglio regionale.

La disponibilità data negli ultimi giorni dall’azienda a rivedere il Piano – sottolinea Mangialardi – è frutto esclusivo della coraggiosa mobilitazione che da quasi due mesi stanno portando avanti le organizzazioni sindacali. Va da sé, però, che questa revisione deve avere un solo obiettivo: la difesa dei posti di lavoro negli stabilimenti di Cerreto d’Esi e MergoRiteniamo che la Regione Marche debba mettere in campo tutta l’autorevolezza di cui dispone affinché i sacrifici compiuti dai lavoratori non siano vanificati da un estenuante e logorante gioco delle parti”.


 “Probabilmente né il presidente Acquaroli, né gli assessori Aguzzi e Carloni, hanno compreso la portata della crisi sociale ed economica che rischia di innescare la delocalizzazione in Polonia delle linee produttive di Cerreto d’Esi e Mergo annunciata dalla proprietà di Elica Spa e la conseguente perdita di oltre 400 posti di lavoro. Non si capisce, altrimenti, la posizione ostinatamente ambigua della giunta regionale in merito alla vertenza, in cui si continua a tenere i piedi in due staffe senza mai pronunciare una parola sull’unica azione vera e concreta da compiere: chiedere all’azienda il ritiro del Piano industriale 2021-2023 come prerequisito per l’apertura di un tavolo tra Regione Marche, ministero dello Sviluppo economico e parti sociali finalizzato a mantenere in Italia il lavoro e a migliorare la competitività di Elica sul mercato nazionale e su quello estero”.

Così il consigliere regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi commenta l'evoluzione della vertenza Elica dopo l’incontro tra la giunta Acquaroli e le organizzazioni sindacali, in vista della riunione con l’azienda in programma il 24 maggio.

“Continuare a ripetere genericamente che la Regione continuerà a sostenere i Elica e i suoi lavoratori – spiega Mangialardi - significa nascondere la testa sotto terra e temporeggiare in attesa che l’azienda ponga tutti davanti al fatto compiuto. Qui, infatti, non siamo di fronte a una crisi aziendale, ma a un’operazione speculativa a danno dei lavoratori, posta in essere dalla proprietà di una realtà produttiva di eccellenza, con un fatturato in attivo e grandi prospettive di sviluppo. Dunque, sulla questione non può esserci equidistanza, perché così facendo non si fa altro che favorire la parte più forte e cioè l’azienda. Auspico davvero che il presidente e i due assessori, in occasione dell’incontro con l’azienda del 24 maggio, assumano un profilo più adeguato alla situazione chiedendo, appunto, il ritiro del Piano. Comprendiamo lo stretto legame politico con il Cavaliere del Lavoro Francesco Casoli, ma l’appoggio ricevuto in campagna elettorale da Acquaroli e dalla destra non può e non deve essere pagato ora dal territorio e dalle centinaia di famiglie che rischiano di restare senza reddito”.


Se la scuola è una priorità, non meno importante è l’attività sportiva agonistica giovanile e dilettantistica. Questo, almeno, secondo il gruppo assembleare del Partito Democratico che ha depositato in consiglio regionale una mozione per aiutare le società sportive nell’esecuzione dei tamponi in vista della ripresa delle competizioni.

“Diverse federazioni sportive marchigiane – spiega il capogruppo Maurizio Mangialardi - hanno varato o stanno per varare le linee guida per l’inizio dei campionati. Si tratta di manifestazioni che coinvolgono migliaia di giovani marchigiani e che, al di là, del momento agonistico, rappresentano un momento sociale e formativo estremamente importante nella vita della nostra comunità regionale. Tuttavia, la necessità di ottemperare alle normative attualmente vigenti, volte a contenere al minimo la possibilità di contagi da Covid-19, rischia di rappresentare un onere economico insostenibile per la stragrande maggioranza delle associazioni sportive dilettantistiche, in particolare per quanto concerne l’esecuzione dei tamponi per i test antigenici.

“Ritenendo che la Regione Marche debba favorire e sostenere la ripresa in sicurezza di queste attività di promozione ludica, sportiva e sociale – sottolinea Mangialardi - con la nostra mozione chiediamo che la la giunta si adoperi per elaborare e sottoscrivere in tempi brevi una convenzione tra l’Ente, l’Asur Marche, l’Anci Marche, il Coni Marche e gli enti di promozione sportiva regionali che consenta alle società di eseguire gratuitamente i tamponi per i test antigenici agli atleti impegnati nelle competizioni agonistiche regionali”.

La mozione chiede anche di prevedere l’eventuale ristoro dei costi sostenuti dalle stesse società tra il momento della ripresa delle competizioni agonistiche regionali e l’effettiva entrata in vigore della suddetta convenzione.
«Ancora una volta siamo costretti a denunciare l’impreparazione della giunta regionale di fronte a un’epidemia che non accenna a rallentare e che, proprio per tale motivo, andrebbe affrontata con maggiore determinazione e competenza. Purtroppo, a un propagandistico e poco efficace palliativo come lo screening promosso dall’assessore Saltamartini, non è seguita una adeguata pianificazione della ben più importante campagna vaccinale, che registra oggi sconcertanti rallentamenti rispetto ad altre regioni. A dimostrarlo sono i dati impietosi pubblicati dal ministero della Salute attraverso una pagina on line costantemente aggiornata sulle vaccinazioni nelle varie regioni, dove le Marche figurano alla data del 4 gennaio al quindicesimo posto, con appena 2385 vaccini somministrati su 8975 dosi a disposizione, pari a percentuale del 26,6%. Un risultato ben lontano dal 63,3% del Lazio, dal 56% della Toscana, dal 55,6% del Veneto e dal 48,2% della Campania, regioni che peraltro devono assolvere a un fabbisogno di gran lunga maggiore di quello marchigiano».

Così i consiglieri del gruppo assembleare del Partito Democratico esprimono la loro preoccupazione per i ritardi relativi alla campagna vaccinale nelle Marche.

«È grave – continua il gruppo dem – che non ci si renda conto che ogni vaccino somministrato è una vita in più messa al sicuro. Si poteva e si doveva fare di più. Per esempio, non si comprende perché la Regione Marche abbia deciso di non coinvolgere nella campagna vaccinale anche i Comuni e i medici di famiglia, che avrebbero certamente potuto dare un contributo significativo nell’accelerare la somministrazione».

«Così facendo – spiega il capogruppo Maurizio Mangialardi - non solo si gioca con la salute delle persone, ma si vanificano i tanti e dolorosi sacrifici fatti dai marchigiani. Il rischio è quello di perdere le opportunità offerte dal rimbalzo economico previsto nel 2021, condannando in particolare comparti come quello del turismo, che dopo la disastrosa stagione scorsa potrebbe subire una nuova penalizzazione, con il nostro territorio reso meno competitivo a causa delle mancate condizioni di sicurezza sanitaria. Tutto ciò, però, non sembra preoccupare né il presidente Acquaroli né l’assessore Saltamartini, che con placida inerzia, la stessa posta nell'affrontare in maniera fallimentare il tema della ripresa scolastica, non sembrano curarsi troppo dell’inesorabile avvicinarsi del baratro».
"Abbiamo dimostrato che le roccaforti si possono combattere. Sono sicura che Francesco farà un buon lavoro e tra cinque anni sarà rieletto".
Ha commentato così la vittoria di Francesco Acquaroli la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, dopo i dati che hanno decretato il nuovo governatore della Regione.

"È una straordinaria vittoria che strappa un'altra roccaforte alla sinistra - ha detto Giorgia Meloni al fianco del nuovo presidente - . Una vittoria che consente al centrodestra di offrire a questa Regione una stagione di sviluppo diversa. Sono fiera di come Acquaroli e tutti noi abbiamo condotto questa campagna elettorale".

Emozionato, stanco e soddisfatto il neo governatore Acquaroli: "Sono convinto che già da domattina sapremo fare subito squadra - ha detto - per dare le risposte che i marchigiani attendono. Rispetto a cinque anni fa è cresciuto molto il voto in termini di partecipazione e questo significa che abbiamo risvegliato anche la voglia di partecipare. Hanno votato per il centrodestra molte persone che non lo avevano mai fatto, questo è un dato che ci responsabilizza e cercheremo di mettercela tutta per non deluderli e tradurre la loro fiducia nelle risposte di cui hanno bisogno.
Nelle istituzioni troveremo il dialogo - ha detto riferendosi all'avversario Mangialardi - perchè per superare i problemi della nostra Regione abbiamo bisogno di dialogo".

Dall'altra parte il candidato della coalizione di centrosinistra ha commentato: "Sapevamo che non sarebbe stato facile. La nostra regione è stata ferita troppe volte in un tempo brevissimo: la crisi economica globale, che ha colpito in particolar modo le piccole e medie imprese di cui è fatto il nostro tessuto, il terremoto e poi la pandemia. Il centrosinistra ha fatto un grandissimo sforzo, unendosi compatto in una coalizione ampia, costruendo una proposta di governo seria, credibile, realizzabile, in asse col governo nazionale e l’Europa.
Ora tutta l’attenzione e l’energia che abbiamo messo in questa campagna elettorale la riverseremo in consiglio regionale, dove svolgeremo con grandissima attenzione il nostro ruolo, nell’interesse di tutti i marchigiani e di chi vive e lavora nella nostra splendida regione. Vigileremo perché non venga dispersa per imperizia la straordinaria possibilità di rilancio nelle infrastrutture e nella sanità che ci offre oggi l’Europa attraverso il Recovery Fund e il MES".

GS

In attesa di conoscere quale presidente avranno scelto i marchigiani a guida della Regione per i prossimi 5 anni, e quali saranno i nomi dei 30 candidati che andranno a comporre il consiglio comunale, la diretta di RadioC1...inBlu è stata l'occasione per conoscere le possibilità di composizione del consiglio.

È stato Francesco Massi Gentiloni Silveri, ex consigliere regionale e segretario comunale, quindi preparato in Diritto amministrativo, a spiegare le diverse ipotesi: "Il presidente che vincerà sarà automaticamente eletto - spiega - . In merito ai 30 componenti del consiglio regionale, la divisione tra maggioranza e minoranza può variare rispetto alla percentuale ottenuta dal candidato eletto.
Se, infatti, il presidente vince con una percentuale maggiore del 43 per cento, la maggioranza avrà 19 seggi e la minoranza 11; se viene eletto con il 41 per cento i consiglieri di maggioranza saranno invece 18 contro i 12 della minoranza. 
Nei prossimi giorni - aggiunge - il presidente dovrà presentare la giunta composta da 6 assessori che, per l'obbligatorietà della parità di genere, dovrà essere composta da 3 uomini e 3 donne. Chiaro poi, come è sempre accaduto e come rientra nel gioco della politica, che i partiti che prendono più voti rivendicheranno più posti in giunta".

Ipotesi che, restringendo il campo alla sola provincia di Macerata, vedrebbero così composti i seggi: "Per la nostra provincia - prosegue Massi - i consiglieri saranno in totale 6, tra maggioranza e minoranza, ma sono frutto di un calcolo piuttosto complesso.
La coalizione che vince, in linea di massima, porta a casa 4 seggi su 6, anche se nel 2015 la coalizione che ha vinto ne ha portati con sè 3 e altrettanti 3 sono andati all’opposizione. Il risultato di questo calcolo potrebbe comunque portare partiti più piccoli ad avere il seggio e partiti più grandi a restare senza. È chiaro che, qualora fosse confermata la vittoria di Acquaroli, i 2 seggi riservati alla minoranza potrebbero essere ripartiti tra centro sinistra e Movimento 5 Stelle".

GS


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