Una posizione, la sua, che si lega alla scelta di rinunciare al vitalizio e che lei stessa, da ex assessore, adottò.
“Il tema dei costi della politica è un argomento importante - dice Paola Giorgi – e come tale andrebbe trattato con onestà intellettuale, senza rincorrere la pancia di un Paese in affanno e a volte poco incline agli approfondimenti. Io ho scelto di rinunciare al vitalizio, già maturato in Regione, ed ho potuto farlo grazie ad una legge che approvammo nella passata legislatura".
È su questa posizione che la candidata getta le fondamenta per una sua visione più ampia che riguarda il referendum: “Il referendum per il taglio dei Parlamentari è l’ultimo atto dell’iter di una riforma costituzionale. Risulta bizzarro come la nostra Costituzione - dice - diventi la più bella del mondo, o un atto da modificare a seconda delle convenienze.
La nostra Costituzione venne scritta sulle ceneri di una guerra civile, un evento che rappresenta la divisione più estrema tra le parti del Paese. Eppure - aggiunge - quella volta lavorarono, fianco a fianco, uomini e donne che si erano aspramente combattuti e la politica fu il nobile strumento per costruire e proteggere la democrazia, la cui anima è la rappresentanza. Ciò che vedo oggi, in questa riforma, è una dannosa operazione demagogica che mette a repentaglio percorsi virtuosi di valorizzazione della democrazia per abbracciare il populismo”.
Paola Giorgi esprime dunque la sua opinione di contro a chi propone il taglio dei parlamentari per risparmiare sui costi della politica: “Si tratta di un risparmio irrisorio - dice - che incide dello 0.007% della spesa pubblica: 285 milioni netti ogni legislatura, 57 milioni all’anno, 1 euro annuo a cittadino”.
Ed aggiunge sul tavolo del confronto una sua amara verità: “E’ scomodo dirlo, ma il politicamente corretto non è la mia passione: credo che il Paese abbia bisogno di una classe dirigente più preparata, non di minor numero, capace di guardare oltre e testimoniare senso civico grazie anche a scelte come quella fatta da me”.
La difesa della rappresentanza come cardine della democrazia, quindi, al centro del pensiero di Paola Giorgi sul referendum: “Non si possono abdicare valori fondanti per rincorrere sirene populiste; i costi della politica debbono essere affrontati con altri strumenti”.
GS