Aree interne, la ricetta di Barca

Venerdì, 21 Febbraio 2014 01:00 | Letto 932 volte   Clicca per ascolare il testo Aree interne, la ricetta di Barca Non si è ancora spento leco dellintervento del Dirigente Generale del Ministero dellEconomia e delle Finanze del governo Letta, Fabrizio Barca, nella cerimonia di inaugurazione dellAnno Accademico a Camerino. La sua relazione, molto apprezzata, ha anche incontrato opinioni contrarie, proponendo 5 punti di assoluta novità per lo sviluppo delle aree interne. “Ringrazio il rettore dellinvito che suscita sempre grande emozione perchè state aggiungendo il 678° mattone ai precedenti 677 e non sono molti i paesi che possono vantare un tale accumulo di storia, di conoscenza, ma anche di responsabilità. Essere nella vostra comunità mi consente di cimentarmi sul terreno che è mio proprio e nel quale posso dare un contributo al mio Paese. Parlerò dello sviluppo delle aree interne e dellopportunità che viene aperta ad una parte rilevante del nostro territorio nazionale, che ci viene invidiato da più parti del mondo per il pluralismo, per la policentricità, per una diversità  non solo naturale, ma anche culturale, per la capacità di attrarre persone e “semi”. E rilevante il fatto che ciò avvenga nellUniversità non solo per il ruolo che essa sente di avere allinterno di questo territorio, ma anche perché è evidente che il vinci o perdi della partita sulle aree interne del Paese non è nella disponibilità di risorse finanziarie, nel passato spese in modo copioso su questi territori anche se non sempre con risultati che avremmo voluto ottenere nel medio termine, ma nella conoscenza come risorsa fondamentale. E, infatti, la conoscenza che ci serve per disegnare le strategie, per progettare, per attuare i progetti attraverso un processo moderno di apprendimento e di monitoraggio, che ci consenta di guardare al modo in cui utilizziamo le risorse pubbliche. Quindi accanto alla scuola, pilastro del nostro Paese, è evidente che nella “fabbrica” delluniversità si forma e si orienta questa conoscenza. Occorre, allora, come è stato ben detto dal rappresentante degli studenti, che essi stessi si mettano in gioco nel produrre innovatori e creativi che colgano le occasioni che sono aperte. Pensando e convincendosi che un pezzettino del cambiamento del Paese spetta a loro senza aspettare che il cambiamento arrivi da terzi, altrimenti esso non avverrà mai. Loccasione di cui voglio parlare è unoccasione aperta che arriva sui territori. Qui, a Camerino, si ha la percezione di essere in unarea interna del paese per la “rugosità del territorio”, secondo una definizione data come indice statistico, per la lontananza dai grandi centri abitati, dai servizi essenziali e dai grandi flussi, per la percezione visiva dellinvecchiamento della popolazione e della caduta demografica. Da unanalisi attenta del territorio “interno”, una volta definito statisticamente, ci si accorge, guardando ad esempio la provincia di Macerata, che lo stesso non è tutto “interno”; ci si accorge, cioè, che interne sono le aree situate immediatamente a nord-est e a sud-est di questo territorio. Quindi Camerino, secondo anche lo studio effettuato dalla Camera di Commercio di Macerata, non può essere considerato interno per la presenza di una rete di servizi essenziali, di scuole, per una viabilità che, tempo qualche mese, lo avvicinerà sensibilmente, almeno in termini di tempo, anche a Roma. Dalla relazione fatta dalla Camera di Commercio si evince che questo territorio ha conosciuto delle fasi di sviluppo, ha puntato sul turismo, ha puntato sullindustria. E poiché lavoro e cittadinanza vanno di pari passo, questo territorio ha visto forti investimenti privati e fortissimi investimenti pubblici. Non sempre, però, tali da determinare occasioni di sviluppo sostenibile. E di conseguenza evidente come questo territorio, sia esso definito interno perché non ha i servizi o non interno perché i servizi ce li ha come risultato di una scelta precedente, presenta lesigenza di un cambiamento come traiettoria di sviluppo. E non cè mappa che dal centro possa “zonizzare” il territorio, decidendo dove e come intervenire. Ciò significa che la nuova traiettoria di sviluppo va costruita mettendo assieme diversi livelli di governo e nel territorio lintera comunità pubblica, privata e di terzo settore. Qui arriva la strategia per le aree interne che è stata immaginata a livello nazionale secondo soluzioni di continuità. Siamo in un contesto comunitario di programmazione di lungo periodo in cui 4 governi hanno mantenuto una linea che ha un elemento di unitarietà. Il punto delicato è un altro. Di aree interne si parla ormai da tempo, tanti sono stati i tentativi fatti e oggi bisogna ben comprendere, per impegnarsi nella riuscita del progetto, quali sono i punti di novità. Le novità sono 5 e sono frutto di unanalisi degli errori e dei successi del passato. In primis si tratta di una strategia rivolta ai luoghi, che prova a mettere insieme la conoscenza locale con lindirizzo nazionale, costruendo un terreno di confronto, anche aspro, ma limitato nel tempo, attraverso cui il livello nazionale mette degli indirizzi, li condivide con il livello regionale che, a sua volta, anima il territorio favorendo rapporti intercomunali, e in questa interazione nasce e si afferma il progetto. La seconda caratteristica è la combinazione di mercato e di cittadinanza. E inutile, poiché siamo nel mercato, montare delle operazioni di sviluppo locale basate soltanto sullofferta senza tener conto della domanda, ma allo stesso tempo occorre riferirsi alla cittadinanza in unottica non solo di difesa e conservazione dellesistente. In terzo luogo non deve trattarsi di unazione straordinaria, perché altrimenti di straordinarietà il Paese muore. Anche se i fondi settennali previsti dallEuropa sono straordinari, gli interventi debbono essere previsti come programmazione ordinaria di interventi nella sanità, nella scuola, nel trasporto locale. Il quarto requisito è quello dellintercomunalità, attraverso lavvio di un rapporto organico tra i comuni chiamati ad associare in maniera permanente la loro cooperazione nei servizi fondamentali. Il processo di cooperazione avviato anche dalluniversità di Camerino attraverso la Consulta deve assumere i caratteri della permanenza. La quinta novità, infine, è che se è vero, come è vero, che questi processi complessi si basano sulla messa in comune di conoscenze diverse, allora dobbiamo ammettere la nostra ignoranza e, quindi, costruire dei processi di politiche che abbiano dentro di sé un meccanismo di gradualità, attraverso la predisposizione di un prototipo per ogni regione, e di auto apprendimento. Dunque, un metodo che metterà tutti i prototipi in una rete che consentirà di confrontare le diverse esperienze. Quello che manca, allora, sono le risorse umane, non perché non ci siano,ma perché nel nostro Paese fatichiamo a portare lofferta laddove cè la domanda. E questo il segnale che ci riporta alluniversità per quello che potrà fare accrescendo linformazione che consenta ai giovani di capire le occasioni che ci sono, anche perché le Marche sono sicuramente allavanguardia per il lavoro intrapreso sulle aree interne”.     (ascolta la relazione integrale del dott. Fabrizio Barca)             

Non si è ancora spento l'eco dell'intervento del Dirigente Generale del Ministero dell'Economia e delle Finanze del governo Letta, Fabrizio Barca, nella cerimonia di inaugurazione dell'Anno Accademico a Camerino. La sua relazione, molto apprezzata, ha anche incontrato opinioni contrarie, proponendo 5 punti di assoluta novità per lo sviluppo delle aree interne.

“Ringrazio il rettore dell'invito che suscita sempre grande emozione perchè state aggiungendo il 678° mattone ai precedenti 677 e non sono molti i paesi che possono vantare un tale accumulo di storia, di conoscenza, ma anche di responsabilità. Essere nella vostra comunità mi consente di cimentarmi sul terreno che è mio proprio e nel quale posso dare un contributo al mio Paese. Parlerò dello sviluppo delle aree interne e dell'opportunità che viene aperta ad una parte rilevante del nostro territorio nazionale, che ci viene invidiato da più parti del mondo per il pluralismo, per la policentricità, per una diversità  non solo naturale, ma anche culturale, per la capacità di attrarre persone e “semi”. E' rilevante il fatto che ciò avvenga nell'Università non solo per il ruolo che essa sente di avere all'interno di questo territorio, ma anche perché è evidente che il vinci o perdi della partita sulle aree interne del Paese non è nella disponibilità di risorse finanziarie, nel passato spese in modo copioso su questi territori anche se non sempre con risultati che avremmo voluto ottenere nel medio termine, ma nella conoscenza come risorsa fondamentale. E', infatti, la conoscenza che ci serve per disegnare le strategie, per progettare, per attuare i progetti attraverso un processo moderno di apprendimento e di monitoraggio, che ci consenta di guardare al modo in cui utilizziamo le risorse pubbliche. Quindi accanto alla scuola, pilastro del nostro Paese, è evidente che nella “fabbrica” dell'università si forma e si orienta questa conoscenza. Occorre, allora, come è stato ben detto dal rappresentante degli studenti, che essi stessi si mettano in gioco nel produrre innovatori e creativi che colgano le occasioni che sono aperte. Pensando e convincendosi che un pezzettino del cambiamento del Paese spetta a loro senza aspettare che il cambiamento arrivi da terzi, altrimenti esso non avverrà mai. L'occasione di cui voglio parlare è un'occasione aperta che arriva sui territori. Qui, a Camerino, si ha la percezione di essere in un'area interna del paese per la “rugosità del territorio”, secondo una definizione data come indice statistico, per la lontananza dai grandi centri abitati, dai servizi essenziali e dai grandi flussi, per la percezione visiva dell'invecchiamento della popolazione e della caduta demografica. Da un'analisi attenta del territorio “interno”, una volta definito statisticamente, ci si accorge, guardando ad esempio la provincia di Macerata, che lo stesso non è tutto “interno”; ci si accorge, cioè, che interne sono le aree situate immediatamente a nord-est e a sud-est di questo territorio. Quindi Camerino, secondo anche lo studio effettuato dalla Camera di Commercio di Macerata, non può essere considerato interno per la presenza di una rete di servizi essenziali, di scuole, per una viabilità che, tempo qualche mese, lo avvicinerà sensibilmente, almeno in termini di tempo, anche a Roma. Dalla relazione fatta dalla Camera di Commercio si evince che questo territorio ha conosciuto delle fasi di sviluppo, ha puntato sul turismo, ha puntato sull'industria. E poiché lavoro e cittadinanza vanno di pari passo, questo territorio ha visto forti investimenti privati e fortissimi investimenti pubblici. Non sempre, però, tali da determinare occasioni di sviluppo sostenibile. E' di conseguenza evidente come questo territorio, sia esso definito interno perché non ha i servizi o non interno perché i servizi ce li ha come risultato di una scelta precedente, presenta l'esigenza di un cambiamento come traiettoria di sviluppo. E non c'è mappa che dal centro possa “zonizzare” il territorio, decidendo dove e come intervenire. Ciò significa che la nuova traiettoria di sviluppo va costruita mettendo assieme diversi livelli di governo e nel territorio l'intera comunità pubblica, privata e di terzo settore. Qui arriva la strategia per le aree interne che è stata immaginata a livello nazionale secondo soluzioni di continuità. Siamo in un contesto comunitario di programmazione di lungo periodo in cui 4 governi hanno mantenuto una linea che ha un elemento di unitarietà. Il punto delicato è un altro. Di aree interne si parla ormai da tempo, tanti sono stati i tentativi fatti e oggi bisogna ben comprendere, per impegnarsi nella riuscita del progetto, quali sono i punti di novità. Le novità sono 5 e sono frutto di un'analisi degli errori e dei successi del passato. In primis si tratta di una strategia rivolta ai luoghi, che prova a mettere insieme la conoscenza locale con l'indirizzo nazionale, costruendo un terreno di confronto, anche aspro, ma limitato nel tempo, attraverso cui il livello nazionale mette degli indirizzi, li condivide con il livello regionale che, a sua volta, anima il territorio favorendo rapporti intercomunali, e in questa interazione nasce e si afferma il progetto. La seconda caratteristica è la combinazione di mercato e di cittadinanza. E' inutile, poiché siamo nel mercato, montare delle operazioni di sviluppo locale basate soltanto sull'offerta senza tener conto della domanda, ma allo stesso tempo occorre riferirsi alla cittadinanza in un'ottica non solo di difesa e conservazione dell'esistente. In terzo luogo non deve trattarsi di un'azione straordinaria, perché altrimenti di straordinarietà il Paese muore. Anche se i fondi settennali previsti dall'Europa sono straordinari, gli interventi debbono essere previsti come programmazione ordinaria di interventi nella sanità, nella scuola, nel trasporto locale. Il quarto requisito è quello dell'intercomunalità, attraverso l'avvio di un rapporto organico tra i comuni chiamati ad associare in maniera permanente la loro cooperazione nei servizi fondamentali. Il processo di cooperazione avviato anche dall'università di Camerino attraverso la Consulta deve assumere i caratteri della permanenza. La quinta novità, infine, è che se è vero, come è vero, che questi processi complessi si basano sulla messa in comune di conoscenze diverse, allora dobbiamo ammettere la nostra ignoranza e, quindi, costruire dei processi di politiche che abbiano dentro di sé un meccanismo di gradualità, attraverso la predisposizione di un prototipo per ogni regione, e di auto apprendimento. Dunque, un metodo che metterà tutti i prototipi in una rete che consentirà di confrontare le diverse esperienze. Quello che manca, allora, sono le risorse umane, non perché non ci siano,ma perché nel nostro Paese fatichiamo a portare l'offerta laddove c'è la domanda. E' questo il segnale che ci riporta all'università per quello che potrà fare accrescendo l'informazione che consenta ai giovani di capire le occasioni che ci sono, anche perché le Marche sono sicuramente all'avanguardia per il lavoro intrapreso sulle aree interne”.  

 

(ascolta la relazione integrale del dott. Fabrizio Barca)             

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