“Dov’era, come sarà” Alla Rocca ultimo incontro del Workshop Ricostruzione Camerino. A luglio la presentazione del documento

Martedì, 27 Giugno 2017 03:01 | Letto 4340 volte   Clicca per ascolare il testo “Dov’era, come sarà” Alla Rocca ultimo incontro del Workshop Ricostruzione Camerino. A luglio la presentazione del documento Si è svolto alla Rocca dei Borgia il quarto incontro del team di studio dell’architetto Mario Cucinella, incaricato della preparazione delle linee guida del piano strategico per la ricostruzione della città. In un crescendo continuo di interesse, la fase di ascolto della comunità ha coinvolto un consistente numero di cittadini, chiamati a prospettare una visione futura della città grazie ai tavoli tematici del “ Workshop per la ricostruzione di Camerino”. Coinvolgere la comunità, valorizzare la memoria storica e affettiva del patrimonio locale, immaginando insieme agli abitanti lo sviluppo della città per avvicinare il futuro probabile a quello desiderabile, obiettivo degli incontri che si sono susseguiti nel tempo e che hanno consentito al gruppo di giovani architetti la raccolta di informazioni e idee. L’attenzione si è concentrata sugli aspetti della viabilità e mobilità, demolizioni e soluzioni alternative, risorse economiche, culturali e sociali, mura cittadine e accessibilità, Camerino da vivere, Camerino e il territorio.    Sullo sfondo del suggestivo scenario dei giardini della Rocca, molto partecipato l’incontro finale di lunedì 26 giugno, nel corso del quale, all’introduzione e all’organizzazione dei gruppi, hanno fatto seguito tavoli tematici di lavoro. Partendo dal lavoro di analisi e ricerca dei professionisti, il laboratorio di progettazione partecipata si è sviluppato in più fasi,”Abbiamo iniziato a lavorare su Camerino lo scorso 7 aprile- ha spiegato Alberto Tomasino del team Cucinella- Molto prima in realtà ci eravamo dedicati ad una ricerca più vasta su tutta l’ area del cratere. I terremoti- ha sottolineato- sono causa di devastazione e distruzione con effetti sconvolgenti sulle comunità, ma, passata la fase complicata della ricostruzione, possono rappresentare un’occasione di sviluppo. Decrescita e invecchiamento della popolazione, assenza nel tempo di servizi, gestione delle risorse poco efficace, sono fenomeni che interessavano il territorio già prima del sisma. Positivo dunque pensare al piano strategico, non solo come ricostruzione, ma anche come occasione di sviluppo. Dalla prima fase di raccolta di dati e informazioni utile a capire aspetti positivi e negativi dell’area del cratere più in generale, si è passati ad impostare un lavoro focalizzato su Camerino e il suo territorio comunale”.  “Per capire gli aspetti da valorizzare e da migliorare - ha proseguito Martina Ruini- l’analisi ha riguardato lo stato della città prima del sisma con particolare riguardo alla mobilità e all’abitare, al rischio e alla sicurezza; spostandoci ad analizzare la situazione attuale di Camerino si è valutata la chiusura del centro storico diventata zona rossa, la localizzazione dell’abitare e degli esercizi commerciali in località San Paolo, la costruzione del nuovo Campus universitario, cui si aggiungono la prevista sistemazione di alloggi SAE nelle aree Le Cortine e Vallicelle, un assetto della città che ci ha spinto verso un’analisi critica, con le problematicità connesse alla mobilità, e alla frammentazione del territorio al di fuori delle mura.. Sicurezza, abitare, servizi e mobilità, risorse sono i 4 pilastri della strategiadel nostro progetto e che ci hanno aiutato a identificare obiettivi e azioni per concretizzarli. Nella fase di elaborazione degli obiettivi e delle azioni, proprio allo scopo di implementare i dati e le informazioni raccolte da noi tecnici con una risposta sul territorio, abbiamo  iniziato un processo di partecipazione con i cittadini, per riuscire a costruire insieme, indirizzando il contenuto delle azioni in modo più appropriato, e, secondo le priorità e le esigenze della città e del suo territorio”.  Martina Ruini ha anche preannunciato che il work in progress su Camerino, verrà illustrato a Treia nel corso delFestival della Soft Economy, il prossimo 6 luglio. “ Sarà un momento importante per mostrare ai portatori di interessi, tecnici istituzionali e amministratori locali, cosa sta vivendo la città di Camerino in base a quello che i suoi abitanti ci hanno raccontato, nonché la struttura del nostro progetto e gli obiettivi che elaboreremo insieme ai cittadini. A fine luglio arriveremo poi ad una resa progettuale con la presentazione del documento contenente la visione di Camerino e del territorio, per il futuro prossimo e a lungo termine”. Prima di entrare nello specifico dei tavoli tematici, Alberto Tomasino ha spiegato l’impostazione e l’approccio al centro storico della città, “ La strategia è stata quella di dividere il cuore della città in Unità Urbane, individuando delle fasi. Fase per fase- ha precisato- l’obiettivo è quello di identificare opere che portino al pieno utilizzo degli edifici, sia pubblici che privati, aprire una nuova via d’accesso o via di fuga e un nuovo spazio pubblico. Siamo coscienti che la riapertura del centro non avverrà in tempi brevi – ha continuato- ma la nostra idea è che si possa comunque operare, lavorando parte per parte. Quello che stiamo cercando di realizzare è dunque una sorta di meccanismo a catena, agendo ad ogni fase per Unità Urbane, attaccando il centro storico da più punti e penetrandolo a poco a poco. Quello delle Unità Urbane è l’elemento in più che noi da tecnici aggiungiamo rispetto a quanto indicato dalle ordinanze, per condividerlo con i cittadini. L’ordinanza fornisce una serie di voci e definizioni; secondo il nostro modo di leggere una Unità Urbana è un insieme di Unità Minime di Intervento; a loro volta le Unità Minime di Intervento sono un insieme di Unità strutturali. Le unità strutturali sono riferite ai singoli edifici che, dal punto di vista del flusso dei carichi, hanno una continuità dalla terra al cielo. L’Unità Minima di Intervento  ( concetto simile ma diverso dall’aggregato edilizio che è un insieme di almeno 3 edifici non omogenei, ma in grado di dare una risposta congiunta in caso di evento sismico)  è l’insieme di almeno 3 edifici, dove l’intervento di ricostruzione viene fatto insieme, dal punto di vista della progettazione, dell’affidamento dei lavori e dell’impresa esecutrice. A qualificare l’Unità Minima di Intervento è dunque la possibilità di intervento congiunto dei proprietari sia in fase di progettazione che affidamento lavori e impresa esecutrice. Se poi i proprietari decideranno di operare separatamente l’aggregato edilizio non sarà una Unità Minima di Intervento. Il salto in più che stiamo cercando di fare è quello delle Unità Urbane, cioè un insieme di Unità Minime di Intervento, comprendenti al loro interno oltre agli edifici, anche strade, eventuali piazze e tutta l’infrastruttura pubblica delle reti delle utenze(idriche, fognarie, elettriche,ecc). Questo concetto- ha ribadito- si lega alla nostra strategia il cui obiettivo è di aprire fase per fase, non solo un edificio ma tutto lo spazio circostante, per riuscire a vivere fin da subito quella parte della città Lavorare per Unità Urbane ed Unità Minime di Intervento significa ottenere risultati maggiori sia in termini di tempistiche che economici e prestazionali, riducendo nel contempo la vulnerabilità del centro storico, lavorando insieme su più edifici e ottenendo una maggiore risposta di sicurezza in termini di danno sismico. Le Unità Minime di Intervento sono state perimetrate secondo le indicazioni dell’Ordinanza, per cui noi stiamo perimetrando le Unità Urbane, in base alla presenza di una strada, di un edificio di particolare interesse o di una piazza, la previsione della tipologia cantieri o difficoltà di cantierabilità, la presenza di caratteristiche omogenee di edifici o di attività commerciali. Il lavorare insieme sui perimetri è pertanto utile ad ottenere una definizione la più precisa possibile. Non è una procedura obbligatoria ma una sperimentazione e se questo processo si rivelerà efficace, le prossime normative e ordinanze potranno essere in grado di recepire quanto di buono si riuscirà a realizzare. A nostro avviso si tratta di un approccio legato al buon senso - ha concluso Tomasino-: che l’agire insieme sia un bene per tutti è un dato che non può essere né trascurato, né messo da parte”. Immaginando tre aree distinte del centro storico (l’una da piazza Santa Maria in via al Palazzo delle Esposte, l’altra da piazza San Filippo al Teatro Marchetti e l’ultima da piazza Cavour a piazza San Domenico), sono dunque iniziati i tavoli di lavoro volti  a ridefinire i perimetri delle singole Unità Urbane, con l’individuazione delle eventuali problematiche da risolvere e delle possibili persone da contattare per l’avvio di un processo di ricostruzione. 

Si è svolto alla Rocca dei Borgia il quarto incontro del team di studio dell’architetto Mario Cucinella, incaricato della preparazione delle linee guida del piano strategico per la ricostruzione della città. In un crescendo continuo di interesse, la fase di ascolto della comunità ha coinvolto un consistente numero di cittadini, chiamati a prospettare una visione futura della città grazie ai tavoli tematici del “ Workshop per la ricostruzione di Camerino”. Coinvolgere la comunità, valorizzare la memoria storica e affettiva del patrimonio locale, immaginando insieme agli abitanti lo sviluppo della città per avvicinare il futuro probabile a quello desiderabile, obiettivo degli incontri che si sono susseguiti nel tempo e che hanno consentito al gruppo di giovani architetti la raccolta di informazioni e idee. L’attenzione si è concentrata sugli aspetti della viabilità e mobilità, demolizioni e soluzioni alternative, risorse economiche, culturali e sociali, mura cittadine e accessibilità, Camerino da vivere, Camerino e il territorio. 

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Sullo sfondo del suggestivo scenario dei giardini della Rocca, molto partecipato l’incontro finale di lunedì 26 giugno, nel corso del quale, all’introduzione e all’organizzazione dei gruppi, hanno fatto seguito tavoli tematici di lavoro. Partendo dal lavoro di analisi e ricerca dei professionisti, il laboratorio di progettazione partecipata si è sviluppato in più fasi,”Abbiamo iniziato a lavorare su Camerino lo scorso 7 aprile- ha spiegato Alberto Tomasino del team Cucinella- Molto prima in realtà ci eravamo dedicati ad una ricerca più vasta su tutta l’ area del cratere. I terremoti- ha sottolineato- sono causa di devastazione e distruzione con effetti sconvolgenti sulle comunità, ma, passata la fase complicata della ricostruzione, possono rappresentare un’occasione di sviluppo. Decrescita e invecchiamento della popolazione, assenza nel tempo di servizi, gestione delle risorse poco efficace, sono fenomeni che interessavano il territorio già prima del sisma. Positivo dunque pensare al piano strategico, non solo come ricostruzione, ma anche come occasione di sviluppo. Dalla prima fase di raccolta di dati e informazioni utile a capire aspetti positivi e negativi dell’area del cratere più in generale, si è passati ad impostare un lavoro focalizzato su Camerino e il suo territorio comunale”.  “Per capire gli aspetti da valorizzare e da migliorare - ha proseguito Martina Ruini- l’analisi ha riguardato lo stato della città prima del sisma con particolare riguardo alla mobilità e all’abitare, al rischio e alla sicurezza; spostandoci ad analizzare la situazione attuale di Camerino si è valutata la chiusura del centro storico diventata zona rossa, la localizzazione dell’abitare e degli esercizi commerciali in località San Paolo, la costruzione del nuovo Campus universitario, cui si aggiungono la prevista sistemazione di alloggi SAE nelle aree Le Cortine e Vallicelle, un assetto della città che ci ha spinto verso un’analisi critica, con le problematicità connesse alla mobilità, e alla frammentazione del territorio al di fuori delle mura.. Sicurezza, abitare, servizi e mobilità, risorse sono i 4 pilastri della strategiadel nostro progetto e che ci hanno aiutato a identificare obiettivi e azioni per concretizzarli. Nella fase di elaborazione degli obiettivi e delle azioni, proprio allo scopo di implementare i dati e le informazioni raccolte da noi tecnici con una risposta sul territorio, abbiamo  iniziato un processo di partecipazione con i cittadini, per riuscire a costruire insieme, indirizzando il contenuto delle azioni in modo più appropriato, e, secondo le priorità e le esigenze della città e del suo territorio”.  Martina Ruini ha anche preannunciato che il work in progress su Camerino, verrà illustrato a Treia nel corso delFestival della Soft Economy, il prossimo 6 luglio. “ Sarà un momento importante per mostrare ai portatori di interessi, tecnici istituzionali e amministratori locali, cosa sta vivendo la città di Camerino in base a quello che i suoi abitanti ci hanno raccontato, nonché la struttura del nostro progetto e gli obiettivi che elaboreremo insieme ai cittadini. A fine luglio arriveremo poi ad una resa progettuale con la presentazione del documento contenente la visione di Camerino e del territorio, per il futuro prossimo e a lungo termine”.

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Prima di entrare nello specifico dei tavoli tematici, Alberto Tomasino ha spiegato l’impostazione e l’approccio al centro storico della città, “ La strategia è stata quella di dividere il cuore della città in Unità Urbane, individuando delle fasi. Fase per fase- ha precisato- l’obiettivo è quello di identificare opere che portino al pieno utilizzo degli edifici, sia pubblici che privati, aprire una nuova via d’accesso o via di fuga e un nuovo spazio pubblico. Siamo coscienti che la riapertura del centro non avverrà in tempi brevi – ha continuato- ma la nostra idea è che si possa comunque operare, lavorando parte per parte. Quello che stiamo cercando di realizzare è dunque una sorta di meccanismo a catena, agendo ad ogni fase per Unità Urbane, attaccando il centro storico da più punti e penetrandolo a poco a poco. Quello delle Unità Urbane è l’elemento in più che noi da tecnici aggiungiamo rispetto a quanto indicato dalle ordinanze, per condividerlo con i cittadini. L’ordinanza fornisce una serie di voci e definizioni; secondo il nostro modo di leggere una Unità Urbana è un insieme di Unità Minime di Intervento; a loro volta le Unità Minime di Intervento sono un insieme di Unità strutturali. Le unità strutturali sono riferite ai singoli edifici che, dal punto di vista del flusso dei carichi, hanno una continuità dalla terra al cielo. L’Unità Minima di Intervento  ( concetto simile ma diverso dall’aggregato edilizio che è un insieme di almeno 3 edifici non omogenei, ma in grado di dare una risposta congiunta in caso di evento sismico)  è l’insieme di almeno 3 edifici, dove l’intervento di ricostruzione viene fatto insieme, dal punto di vista della progettazione, dell’affidamento dei lavori e dell’impresa esecutrice. A qualificare l’Unità Minima di Intervento è dunque la possibilità di intervento congiunto dei proprietari sia in fase di progettazione che affidamento lavori e impresa esecutrice. Se poi i proprietari decideranno di operare separatamente l’aggregato edilizio non sarà una Unità Minima di Intervento. Il salto in più che stiamo cercando di fare è quello delle Unità Urbane, cioè un insieme di Unità Minime di Intervento, comprendenti al loro interno oltre agli edifici, anche strade, eventuali piazze e tutta l’infrastruttura pubblica delle reti delle utenze(idriche, fognarie, elettriche,ecc). Questo concetto- ha ribadito- si lega alla nostra strategia il cui obiettivo è di aprire fase per fase, non solo un edificio ma tutto lo spazio circostante, per riuscire a vivere fin da subito quella parte della città Lavorare per Unità Urbane ed Unità Minime di Intervento significa ottenere risultati maggiori sia in termini di tempistiche che economici e prestazionali, riducendo nel contempo la vulnerabilità del centro storico, lavorando insieme su più edifici e ottenendo una maggiore risposta di sicurezza in termini di danno sismico. Le Unità Minime di Intervento sono state perimetrate secondo le indicazioni dell’Ordinanza, per cui noi stiamo perimetrando le Unità Urbane, in base alla presenza di una strada, di un edificio di particolare interesse o di una piazza, la previsione della tipologia cantieri o difficoltà di cantierabilità, la presenza di caratteristiche omogenee di edifici o di attività commerciali. Il lavorare insieme sui perimetri è pertanto utile ad ottenere una definizione la più precisa possibile. Non è una procedura obbligatoria ma una sperimentazione e se questo processo si rivelerà efficace, le prossime normative e ordinanze potranno essere in grado di recepire quanto di buono si riuscirà a realizzare. A nostro avviso si tratta di un approccio legato al buon senso - ha concluso Tomasino-: che l’agire insieme sia un bene per tutti è un dato che non può essere né trascurato, né messo da parte”. Immaginando tre aree distinte del centro storico (l’una da piazza Santa Maria in via al Palazzo delle Esposte, l’altra da piazza San Filippo al Teatro Marchetti e l’ultima da piazza Cavour a piazza San Domenico), sono dunque iniziati i tavoli di lavoro volti  a ridefinire i perimetri delle singole Unità Urbane, con l’individuazione delle eventuali problematiche da risolvere e delle possibili persone da contattare per l’avvio di un processo di ricostruzione. 

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