Sulla crisi che ha investito l’azienda Elica arrivano le prime schiarite, anche se la distanza tra le parti resta ancora ampia. L’azienda, infatti, avrebbe accettato di mantenere in Italia la produzione delle Tesla, riducendo il numero di produzioni d’alta gamma spostate all’estero, ma il numero di dipendenti che sarebbe tutelato dalle ultime schiarite della trattativa rimarebbe fermo intorno alle 150 persone, contro le 409 colpite dalla chiusura dello stabilimento di Cerreto d’Esi.

Per lo stabilimento dell’entroterra, nel corso dell’estate, si è affacciata anche la prospettiva di una possibile cessione al colosso agrifood Fileni, nell’ambito di un possibile piano di reindustrializzazione. Sulla questione azienda e sindacati saranno a breve nuovamente convocati al MISE.

Sul tema interviene la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Simona Lupini, che da subito ha sposato la causa degli operai: “Il mantenimento di produzioni di alta gamma è una buona notizia, ma la strada è ancora lunga. Ci sono ancora troppi esuberi da coprire, e Elica, con i conti e le quote di mercato che ha può e deve fare ancora molti passi in avanti.”

Sulla prospettiva di una cessione della fabbrica di Cerreto d’Esi, l’invito è alla chiarezza:Il destino del sito di Cerreto farà la differenza per la vita di centinaia di famiglie. La posta in gioco è il destino di un manifatturiero in un intero territorio: servirebbero meno ipotesi sui giornali, e più proposte concrete. I lavoratori fanno bene a mantenere alta la guardia, e dobbiamo tutti sostenerli in questa loro battaglia.”

La politica continuerà a vigilare:Come dimostra anche la proposta anti-delocalizzazioni lanciata insieme al Ministro Orlando, la viceministra dello Sviluppo Alessandra Todde sta lottando con tenacia per difendere i lavoratori e la produzione industriale. Se Elica si comporterà responsabilmente, si farà tutto il possibile presso il MISE e la Regione per favorire la competitività dei prodotti e la nascita di nuove attività industriali.”

I problemi delle emittenti regionali al centro di una lettera del Presidente del Consiglio, Antonio Mastrovincenzo, inviata ai parlamentari marchigiani, in occasione della discussione, da parte delle Commissioni di Camera e Senato, delle procedure di erogazione relative alle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. L’esame dello stesso atto è già stato calendarizzato al Senato per mercoledì 19 e alla Camera per giovedì 20 luglio.

Le emittenti radiotelevisive delle Marche – sottolinea Mastrovincenzo- hanno ripetutamente rappresentato, nel corso degli incontri a cui ho partecipato insieme al Presidente del Corecom, forti preoccupazioni rispetto ad alcune rilevanti novità contenute nello schema di regolamento, che non possiamo non raccogliere e condividere”

Mastrovincenzo si sofferma sui requisiti per l’ammissione ad usufruire dei contributi statali e, in particolare, sul criterio di sbarramento di almeno 16 dipendenti, di cui quattro giornalisti, per ciascuna emittente nei territori con popolazione compresa fra 1,5 e 4,5 milioni di abitanti. “Se dovesse trovare approvazione – scrive il Presidente – la quasi totalità dei nostri operatori del settore si troverebbe esclusa da tali misure di sostegno, con ripercussioni facilmente comprensibili. Accanto al venire meno del pluralismo in ambito informativo, i nostri timori riguardano anche il livello occupazionale.

Buona parte delle emittenti marchigiane che operano nelle aree interne, già fortemente provate dalla crisi economica ed ultimamente devastate anche dagli eventi sismici”.

Pur condividendo l’obiettivo di evitare la distribuzione a pioggia dei contributi statali, il Presidente del Consiglio chiede ai parlamentari “un intervento correttivo, che tenga conto della realtà marchigiana, con il suo tessuto produttivo specifico del settore e la dimensione media delle imprese che vi operano.

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