Lavorare da casa incide positivamente sulla salute rispetto alla normale vita da ufficio: la pensa così l'86% degli abitanti delle Marche, secondo i quali il cosiddetto smartworking – laddove applicabile - riduce lo stress (38%), dà il vantaggio di lavorare in un ambiente confortevole e su misura (26%) e permette di convertire il tempo risparmiato dal viaggio in una migliore gestione anche del proprio benessere (22%). È il dato che emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare1, che ha indagato la percezione dei marchigiani sul rapporto tra salute e ambiente di lavoro.

L'attività lavorativa, infatti, può condizionare in vario grado la salute dei lavoratori. In ufficio, il principale fattore di rischio, a detta di quasi un abitante delle Marche su due (41%), è lo stress, con tutti i suoi possibili effetti sul benessere fisico e mentale. Seguono la postura (22%) e la sedentarietà (21%), mentre il 10% si dice preoccupato dalle possibili conseguenze sulla vistaIn un ambiente quale la fabbrica, o comunque per chi svolge un'attività più fisica, invece, il fattore che incide maggiormente sulla salute è il contatto, o esposizione, a sostanze chimiche potenzialmente nocive (28%), seguito dall'eventualità di cadute e infortuni (28%) e per una quota analoga dai pericoli connessi al sollevamento di pesi e alla movimentazione di carichi. Ma che cosa porta ad “ammalarsi” di lavoro? Per oltre un marchigiano su due (55%), la prima causa è la sottovalutazione dei rischi, seguita dalle pressioni e scadenze lavorative che possono indurre a comportamenti impropri e pericolosi (38%) e dall'inadeguatezza dell'ambiente di lavoro (34%). Per un ulteriore 17%, invece, la ragione risiede nella scarsa informazione in materia di sicurezza e salute fornita dal datore. L'azienda stessa, tuttavia, può fare la sua parte e prendersi cura della salute e del benessere dei dipendenti. I marchigiani hanno le hanno le idee chiare: in ufficio, i principali desiderata sono postazioni ergonomiche (47%), la possibilità di usufruire di abbonamenti a palestre e centri fitness (31%), una polizza sanitaria (26%) e incontri con uno psicologo del lavoro (22%). In fabbrica, invece, il datore, secondo gli intervistati, deve fornire strumenti e dispositivi di lavoro idonei ai dipendenti (69%), garantire il rispetto delle normative (62%) e mettere a disposizione check up mirati per il controllo e la prevenzione di possibili patologie (34%). “Questa nuova ricerca del nostro Osservatorio sul welfare, giunto alla terza edizione, - commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo - ha delineato un quadro preciso delle percezioni e delle preoccupazioni degli italiani sui fattori e i modi in cui l'attività lavorativa può condizionare la salute individuale. Una risposta efficace a questi temi e a questi bisogni arriva dal welfare, in cui Reale Mutua ha una grande esperienza. Da sempre mettiamo a disposizione sia dei singoli sia delle imprese per i loro dipendenti numerose soluzioni per la tutela della salute e del benessere, come prestazioni mediche, visite e check up clinici, anche a scopo preventivo, e un'ampia gamma di benefit per la cura del wellness e la soddisfazione dei lavoratori.”

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.

 

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