Il finanziamento delle pratiche private della ricostruzione delle abitazioni distrutte dal sisma nel Comune di San Severino Marche ha raggiunto quota 119 milioni 430 mila 208 euro.

A presentare gli ultimi dati sull’emergenza sisma è stato il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, in apertura dell’ultima seduta del Consiglio comunale.

“La somma - ha spiegato il sindaco durante le comunicazioni che hanno aperto l’assise in diretta streaming - andrà per il recupero di 393 edifici, di cui 250 interessati da interventi di ricostruzione leggera, altri 70 dalla ricostruzione pesante, 71 dall’Ordinanza 100 emanata dal Commissario Straordinario alla Ricostruzione, avvocato Giovanni Legnini, e ulteriori 2 edifici che saranno interessati dall’Ordinanza 13/2017. In totale sono 751 le istruttorie presentate al nostro ufficio Sisma. Di queste, 381 fanno riferimento alla ricostruzione leggera di edifici classificati come B e C con scheda Aedes. Altre 202 sono relative, invece, alla ricostruzione pesante di edifici classificati come E con scheda Aedes.
Ulteriori 159 pratiche sono quelle relative all’Ordinanza 100, del Commissario Straordinario Sisma, emanata per facilitare proprio la ricostruzione di immobili danneggiati dalle scosse di quattro anni fa”.

Con riferimento alla ricostruzione delle attività produttive, sono 9 le pratiche presentate al Comune di San Severino Marche. Ulteriori 54 richieste hanno interessato, infine, la delocalizzazione delle attività produttive per un importo complessivo che sfiora i 560mila euro.

“A San Severino Marche – ha ancora spiegato in Consiglio il sindaco Piermattei - sono stati chiusi 281 cantieri. Di questi, 235 sono relativi alla ricostruzione privata, altri 3 alla ricostruzione pubblica e 43 agli interventi su proprietà che hanno fatto ricorso al Sisma Bonus.
Ammontano, infine, a quasi 2 milioni di euro gli interventi che riguardano gli edifici pubblici. Tra questi il recupero di palazzo Governatori, dell’Istituto Professionale Pocognoni, dell’ex scuola di Stigliano e di un alloggio a Porta Romana. Altri 310 mila euro andranno agli edifici di culto”.

c.c.



Passata all’unanimità la mozione per il ripristino del punto nascite dell’ospedale Bartolomeo Eustachio. Nel testo, approvato nello scorso consiglio comunale di San Severino, anche due emendamenti che richiedono l’attivazione h24 del punto di pronto intervento e due posti di rianimazione.

Pietro Cruciani, capogruppo in consiglio per San Severino Marche 2.0 - Una città per tutti, si era astenuto dalla firma della mozione, presentata dalle altre forze di minoranza, in quanto aveva sperato in un documento siglato anche dalla maggioranza. Ai microfoni di Radio C1…inBlu ha comunque espresso soddisfazione per l’approvazione unanime, che testimonia unità di intenti in temi fondamentali come quello della sanità territoriale. Cruciani ha commentato: “Non sono stato tra i firmatari perché il mio desiderio era l’approvazione trasversale del documento. In sede di voto è avvenuto questo. Lo ritengo qualcosa di fondamentale. La chiusura voluta dalla giunta regionale a guida Ceriscioli era puramente politica, in quanto i requisiti previsti dalla legge per mantenere attivo il reparto nascite c’erano. Allineati con le vicende in atto a Fabriano abbiamo ottenuto questo grande successo e abbiamo dimostrato di essere uniti intorno ai temi importanti per la città. La battaglia è stata portata avanti per anni dal comitato cittadino per il nostro ospedale, con la raccolta di più di duemila firme e con i ricorsi al TAR arrivati in Consiglio di Stato, tribunali che non hanno espresso pareri di sorta. Ora la petizione si rivolge all’amministrazione regionale, al Presidente Acquaroli e all’assessore regionale alla sanità. Saltamartini, ai tempi del suo mandato come sindaco di Cingoli, si è sempre battuto per la sanità del territorio e più volte ha partecipato alle riunioni del nostro comitato cittadino appoggiando le nostre rivendicazioni. Speriamo possa ricordare le sue posizioni ora che siede dall’altra parte del tavolo: ci aspettiamo solidarietà da parte sua. Le nostre richieste sono congrue, non chiediamo altro che di ripristinare ciò che ci è stato tolto nel 2016, con l’aggiunta dei due posti di terapia intensiva che sarebbero necessari per il reparto nascite e importantissimi anche alla luce delle ultime vicende legate al Coronavirus. A fine emergenza, quando il Covid center di Civitanova verrà smantellato, si dovrebbe pensare al mantenimento di quelle postazioni di terapia intensiva e rianimazione e ridistribuirle negli ospedali esistenti senza disperdere un patrimonio importante”.

GS

l.c.
Si è discusso anche dell’individuazione della nuova discarica provinciale per i rifiuti nella seduta del consiglio comunale di San Severino Marche, solecitata da una specifica interrogazione presentata dalla minoranza consiliare.

L’Amministrazione comunale ha approvato il processo decisionale adottato dall’Assemblea Territoriale d’Ambito, ma non ha condiviso la modalità di operare in merito alla individuazione di molteplici siti selezionati – ha risposto il sindaco Rosa Piermattei - Questa Amministrazione si è posta il problema di non ospitare una nuova discarica sul territorio comunale viste anche le numerose criticità avute in passato per aver avuto una discarica a confine con il comune di Tolentino e i cui disagi sono ricaduti, e ricadono tuttora, sul nostro comune. E’ vero che, unitamente a tutti i sindaci individuati dal Piano provinciale come probabile sede di discarica, anche San Severino Marche ha richiesto alla Provincia di sospendere il procedimento amministrativo, dato che ben 12 sindaci hanno già presentato ricorso al Tar Marche contro le Deliberazioni del 10 e 26 giugno 2020, ma se non avessi firmato come sindaco solo questo comune sarebbe risultato come “disponibile ad accogliere il nuovo sito”.

Il primo cittadino ha anche precisato che i motivi della contarietà ad ospitare una discarica nel territorio comunale sono tutti contenuti nella missiva firmata da tutti i 21 sindaci dei comuni individuati dalla provincia come sede ipotetica della discarica, precisando che nel territorio settempedano era stato individuato come potenzialmente idoneo per un nuovo impianto quello situato tra il Ponte dei Canti, Gaglianvecchio e Borgianelle.

“Il nostro Comune, secondo le richieste della Provincia di Macerata e dell’Ata 3 ha provveduto, nei termini assegnati, ad effettuare le verifiche, su scala comunale, delle aree potenzialmente idonee, provvedendo a delimitare l’area individuata – ha proseguito la Piermattei - Alle varie riunioni d’Ambito è emersa la necessità di individuare in tempi brevi, nell’ambito della Provincia di Macerata, un sito dove abbancare i rifiuti, visto che la discarica di Cingoli sta esaurendo lo spazio autorizzato. Nel caso in cui non venisse trovata una soluzione, l’alternativa sarebbe quella di portare i rifiuti in una località fuori la Provincia di Macerata. Con la richiesta di annullamento delle procedure di individuazione dei siti idonei per la realizzazione della discarica comunale, firmata da ben 21 sindaci tra cui la sottoscritta, non si chiede altro di sospendere l’attuale procedimento al fine di proseguire all’aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti, per consentire l’adeguamento del Piano stesso alle nuove direttive comunitarie, afferenti all’asse prioritario nel recovery found e delle altre risorse relative alla programmazione dei fondi strutturali europei, in quanto l’inserimento delle aree ritenute idonee alla localizzazione di una discarica, così come individuato dall’Ata 3 Macerata, risulterebbe superato e si invita, così come suggerisce anche l’assessore regionale all’Ambiente Aguzzi, alla ricerca di una soluzione temporanea di allocazione di volumetrie residue di rifiuti che possa traghettare l’Ata 3 Macerata verso un nuovo assetto di Piano.

Nelle premesse all’interrogazione - ha spiegato ancora il sindaco di San Severino Marche rispondendo al quesito posto dai consiglieri di minoranza - si dà per certo che con la chiusura di Cingoli si dovrà ricorrere a discariche fuori provincia con aggravio dei costi. Questo non è affatto definito, in quanto si possono verificare due situazioni: si possono ricercare soluzioni interne alla provincia del tutto temporanee o meno temporanee e non ancora definite ma le condizioni a cui dovremo adeguarci non si discosteranno molto dalle attuali oppure, se non ci saranno soluzioni temporanee interne alla provincia, allora sarà il presidente della Regione che dovrà per legge emanare un’Ordinanza per un nuovo sito di abbancamento. Il prezzo per l’abbancamento sarà definito solo in quella fase e confidiamo che esso sia un prezzo medio di mercato, molto simile a quello sinora sopportato per l’abbancamento a Cingoli. Da ribadire ancora, come già ampiamente illustrato, che dall’incontro dei rappresentanti dei 21 sindaci firmatari della richiesta di sospensione degli atti relativi all’individuazione della nuova discarica, anche l’assessore regionale all’Ambiente Aguzzi ha suggerito la ricerca di una soluzione temporanea di volumetrie residue, che possano adeguatamente accompagnare l’Ata 3 verso il nuovo assetto costituito dal piano aggiornato. I Comuni sono obbligati alla gestione aggregata del servizio di raccolta dei rifiuti, ricadendo sugli organi consortili la facoltà discrezionale di ripartire i costi effettivi del servizio tra le diverse municipalità, tenendo conto delle diverse modalità di raccolta e del bacino di utenza, ma secondo criteri diversi da quelli che, per legge, le Amministrazioni locali devono seguire nella fissazione della tariffa comunale e nella suddivisione degli oneri sulle singole utenze domestiche e non domestiche. In applicazione dei principi in materia di gestione dei rifiuti fissati dal Codice dell’Ambiente, la competenza a stabilire la tariffa del servizio dei rifiuti per ciascuna tipologia di utenza, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999, recante norme per la “elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani”, spetta agli enti locali, ma la stessa tariffa deve essere stabilita in modo da coprire tutti i costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani con determinazione delle tariffe proporzionalmente alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte. Sono grata - ha poi concluso il primo cittadino settempedano rispondendo alla minoranza sull’interrogazione - per la vostra attenzione in merito alla salute, all’ambiente, alla qualità della vita ed al benessere economico dei cittadini”.

Un consiglio comunale infuocato, quello che si è tenuto a San Severino Marche, e che ha visto la minoranza abbandonare lassise dopo la discussione e l’approvazione della variante al piano regolatore dell’azienda Boscorosso.

Quattordici erano i punti all’ordine del giorno, tra i quali compariva l’interrogazione di Massimo Panicari e Gabriela Lampa sullo stato del progetto del Glorioso, due mozioni del Movimento 5 Stelle (una riguardante il Question time cittadino e una idee e spunti per incrementare il turismo) e la delicata vicenda Boscorosso di cui si parla ormai da più di un anno e mezzo.

Ad introdurre i lavori è stato il sindaco Rosa Piermattei con un aggiornamento della situazione post sisma e numeri inquietanti che riguardano la ricostruzione: “San Severino conta 1.096 edifici inagibili ma all’ufficio ricostruzione della Provincia sono stati presentati 157 progetti di cui solo 14 finanziati”. Il 20 dicembre è stato inaugurato il villaggio Sae che è stato dotato di videosorveglianza e del senso unico ed è stato potenziato il trasporto pubblico dal villaggio al centro e viceversa.

Sono iniziati già i lavori di predisposizione del cantiere per la scuola provvisoria Luzio - ha poi fatto sapere il sindaco - e a breve inizieranno quelli di costruzione e vedremo finalmente realizzato un progetto per cui tanto ci siamo battuti”. Sul fronte delle demolizioni è in via di conclusione l’iter per l’abbattimento di due palazzine in viale Mazzini, ma all’appello ne mancano ancora sei, due delle quali aggiuntesi di recente. In totale sono stati demoliti 39 edifici. Piermattei è poi passata in rassegna ai finanziamenti per le opere pubbliche erogati, tra i quali figurano anche quelli per la nuova scuola Luzio, per il palazzo municipale e per i laboratori dell’Ipsia Pocognoni. Sono poi state concluse le indagini per la microzonazione di terzo livello i cui risultati verranno a breve comunicati.

Sulla situazione dell’Itts Divini il sindaco ha spiegato che i rallentamenti sono stati dovuti all’intrecciarsi di due situazioni: “la ricostruzione dei laboratori appaltata prima del sisma, a cui poi si è aggiunta anche quella della scuola. Per i primi, non sono mai iniziati i lavori perché dopo le indagini geologiche post sisma, è stato necessario rivedere il progetto. Il costo - ha spiegato - è incrementato di circa 270mila euro e la provincia ha chiesto la copertura finanziaria. Il progetto della scuola è stato validato e Invitalia sta valutando le proposte migliorative. L’inizio lavori è previsto entro aprile e dureranno 150 giorni”.

Si è passati poi alla discussione dell’interrogazione a firma Lampa e Panicari sul progetto del complesso monumentale del Glorioso che dovrà accogliere il centro diurno per disabili Il Girasole.

Vanna Bianconi, assessore alle politiche sociali, ha fatto sapere che “l’appalto se l’è aggiudicato il consorzio stabile Cosis di Spoleto con un ribasso del 25,19%, superiore alla soglia di anomalia. Pertanto - ha aggiunto - abbiamo dovuto attendere la conferma dei requisiti e richiedere tutti i certificati. Riteniamo che per aprile il Girasole potrà prendere possesso della sua nuova sede”.

Piccola bagarre durante la discussione di due variazioni al bilancio durante le quali, più che delle variazioni stesse, si è discusso delle luminarie natalizie e della scelta di realizzare le Sae per poi procedere con le mozioni di Mauro Bompadre, del M5S, entrambe bocciate. Una proponeva di introdurre il Question time cittadino in consiglio comunale, respinta perché non ritenuta un’urgenza e perché svilirebbe, secondo l’assessore Tarcisio Antognozzi, il ruolo del consiglio stesso. L’altra riguardava alcune idee per il rilancio turistico della città alla quale Vanna Bianconi e il vice sindaco Giovanni Meschini, hanno risposto con l’introduzione di alcune iniziative in programma per il 2018 tra cui il Feronia Festival, durante il quale docenti di teatro, scenografi, truccatori terranno corsi e workshop per una settimana, nel mese di luglio.

A scaldare gli animi ci ha pensato il caso Boscorosso: si tratta dell’omonima azienda che ha presentato al Comune una variante al piano regolatore per la realizzazione di stalle per mille metri quadrati. Va ricordato che la questione va avanti da oltre un anno: durante gli ultimi mesi dell’amministrazione Martini, la ditta, insieme alla Agricola Rocchetta (entrambe aziende del ramo agricolo della Cemeco), aveva avanzato la richiesta per la realizzazione di due mega stalle da 6mila metri quadri ciascuna, adducendo la motivazione che quelle erano le dimensioni affinché si potessero avere dei guadagni. A corollario di ciò, un’altra società del noto gruppo settempedano, si era resa responsabile di un disboscamento incontrollato proprio nei pressi dell’azienda agricola Boscorosso, l’area interessata era stata posta poi sotto sequestro dalla Forestale e c’è ancora una causa penale in corso. Con l’uso di ruspe ed escavatori, in quell’area è stato distrutto un bosco di piante protette.

Con l’insediamento dell’amministrazione Piermattei i progetti faraonici vennero bocciati, la ditta ricorse al Tar che diede ragione al Comune ma ha poi ripresentato di recente un progetto ridimensionato che rispetterebbe i limiti imposti dall’amministrazione. Tant’è che l’amministrazione ieri sera ha approvato la variante e le minoranze hanno abbandonato l’aula.

Abbiamo chiesto delle garanzie per la tutela dell’ambiente - ha spiegato l’assessore Sara Bianchi - ma dobbiamo anche consentire lo sviluppo del territorio. Avevamo promesso che avremmo permesso il progetto solo se limitato ad un massimo di mille metri quadri e la coerenza è una prerogativa che ci appartiene. Gli interventi devono essere realizzati facendo attenzione che si inseriscano nel contesto delle tipologie costruttive delledilizia locale e che si facciano tutti gli interventi di mitigazione e sistemazione a verde per minimizzare inquinamento visuale, sonoro e atmosferico. No a nuove superfici con pannelli fotovoltaici e la ditta, prima del rilascio del titolo abilitativo, deve presentare apposita polizza fideiussoria a copertura del corretto adempimento del tutto”.

Panicari ha espresso tutta la sua contrarietà specificando che per i capi che l’azienda ha “sono sufficienti 400 metri quadri al massimo, oppure va richiesta la fideiussione sull’implemento del bestiame altrimenti non abbiamo garanzie che vi sia un impegno reale dell’azienda. Nessuno oggi può dirci che questo non serva solo ad accedere ai fondi del piano di sviluppo rurale”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il grillino Bompadre che non dimentica quanto accaduto in quelle aree e quanto sosteneva l’allora gestore: “Diceva che per far reddito le dimensioni dovevano essere almeno di 6mila metri quadri per ciascuna azienda. Adesso scopriamo che bastano anche mille metri? Qualcosa non mi torna. È inquietante questa vicenda”.
Gaia Gennaretti

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