Rapporto Ecomafia Marche: la provincia di Macerata maglia nera nel ciclo illegale del cemento
06 Apr 2021Nel 2019 crescono le illegalità ambientali: rispetto all’anno precedente le Marche scendono di un gradino in classifica nazionale, posizionandosi al 15° posto, ma aumentano i numeri a danno dell’ambiente con 1042 persone denunciate, 4 arrestate e 280 sequestri.“I numeri crescono anche nelle Marche, in linea con il dato nazionale, grazie anche ai maggiori controlli che vengono effettuati per l'approvazione della legge di cui finalmente il nostro Paese si è dotato per andare a reprimere i reati contro l'ambiente. La filiera più preoccupante è quella legata agli illeciti contro la fauna a terra e a mare con il 4,7% dei reati totali a livello nazionale. Le filiere che solitamente indaga il nostro Rapporto, ormai da oltre vent'anni, sono quelle storiche, di grande attenzione per la criminalità, che sono quelle legate ai rifiuti, al cemento, alla filiera agroalimentare, ai beni culturali che vengono rubati, la questione appunto degli animali ma anche quella degli incendi. Per contrastarle è fondamentale fare informazione.”
Dalla pulizia delle spiagge al contrasto del consumo di suolo, Legambiente continua la sua opera di informazione e formazione ogni giorno. “Continuiamo a lavorare nel contrasto al consumo di suolo e soprattutto in questo periodo stiamo lavorando molto sempre con Fillea, per la questione legata agli Ecobonus. Abbiamo il bonus del 110% che permette di andare a migliorare la qualità della vita dei cittadini, perché significa avere un’abitazione molto più accogliente e ovviamente significa anche dare risposte a tutta la filiera dell'edilizia, visto che da sempre Legambiente chiede che ci sia questo stop al consumo di suolo e che si lavori invece per la riqualificazione a tutto tondo delle nostre città.
Dall'altra parte stiamo lavorando molto sulla questione dei rifiuti anche in mare. C'è un bel progetto proprio a Civitanova Marche che vede i pescatori protagonisti. Stiamo cercando di contrastare, affinché si arrivi prima possibile al famoso “salvamare”, che finalmente permetterà di portare i rifiuti a terra, senza creare problemi ai pescatori che purtroppo ne incontrano sempre troppi rispetto a quello che dovrebbe esserci nelle loro reti. Quindi questa è la spinta che nonostante il covid stiamo continuando a dare, nonostante la chiusura delle scuole cerchiamo di essere presenti attraverso iniziative on-line. Il nostro impegno non si ferma.”
Barbara Olmai
“Si velocizzi l’approvazione del piano d’ambito e si collabori con altre province per essere ancora più sostenibili nella gestione dei rifiuti”. Queste le parole di Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche, rivolte all’ambito territoriale di Macerata. Quella maceratese, ad oggi, è la più virtuosa della regione relativamente alla gestione dei rifiuti con un livello di raccolta differenziata del 74%, ben oltre l’obiettivo previsto dal piano regionale per il 2020 (del 70%). Ciò non toglie che, secondo Legambiente e non solo, si possa migliorare ulteriormente: “Su 58 comuni che fanno parte dell’ambito territoriale di Macerata - si legge nella nota di Legambiente - 48 superano
il 65% di differenziata ma 10 non raggiungono ancora gli obiettivi di legge e restano il fanalino di coda della Provincia”. Il vantaggio, secondo Pulcini, sarebbe il gestore unico di cui si serve la provincia di Macerata (il Cosmari), che permette
di ottimizzare costi e servizi. “Per questi motivi - torna a dire - riteniamo fondamentale che alcune delle proposte presentate nel documento preliminare del Piano d’Ambito, come l’ulteriore miglioramento della raccolta differenziata, il passaggio alla tariffazione puntuale e l’impiantistica, vadano affrontate con il massimo coraggio e approvate nel minor tempo possibile”.
Per migliorare la raccolta differenziata. Legambiente condivide la proposta del documento preliminare di valutare soluzioni differenti in quelle porzioni di territorio dove sussiste la raccolta dell’umido di prossimità, “perché, nell’ottica futura di utilizzare l’organico per produrre biometano, la qualità di questa raccolta deve prevedere il minor grado di impurità possibile”. Sì anche alla tariffazione puntuale e al proseguimento con la raccolta porta a porta
“Pagare una tassa in base alla quantità di rifiuti prodotti, infatti, può incentivare un consumo più sostenibile, stimolando il cittadino - conclude - ad indirizzarsi verso prodotti compostabili o con una quantità minore di imballaggi”.
Non va però dimenticato che il documento preliminare in questione prevede anche, fra le altre cose, che al Cosmari si produca CSS, combustibile solido (ovvero l’indifferenziata trattata e convertita in combustibile) da smaltire in utilizzatori industriali quali cementifici, raffinerie e quant’altro.
Gaia Gennaretti