Tre giorni dedicati alla cucina tipica dell’entroterra maceratese. Al via stasera le “Serate gastronomiche” a Montalto di Cessapalombo. La manifestazione organizzata dalla pro loco prova a ripartire dopo le restrizioni dovute alla pandemia. Vincisgrassi e maialino allo spiedo, polentone e faraona, cargiù e stinco di maiale. Tre serate e tre menù diversi, nella speranza di vivere la taverna del castello di Montalto così come prima della pandemia.

«Ci siamo insediati come pro loco proprio nel momento in cui il Covid ha stravolto le nostre vite – spiega Piercarlo Giovannini, membro del direttivo –. Dopo qualche difficoltà, proviamo a tornare alla normalità con uno degli eventi più partecipati in paese. Vorremmo che la taverna del castello tornasse ad essere animata e piena così come prima della pandemia: con il Coronavirus che sembra aver allentato la presa, da quest’anno abbiamo eliminato le prenotazioni e contiamo di tornare alla capienza del cento percento. È un primo passo per un vero e proprio ritorno alla normalità anche nelle attività ricreative. Oltre al cibo e ai prodotti tipici – conclude Giovannini –, spazio anche alla musica con il piano bar e agli spettacoli con i giullari».

In foto una veduta di Montalto
Nel periodo della seconda guerra mondiale L’Appennino Camerte ha fermato le sue uscite dall’11 settembre 1943 (data dell’ultimo numero) al 9 dicembre 1944 (quando è tornato nelle case degli abbonati e nelle edicole). Uno stop comprensibile che non è comunque riuscito a nascondere quanto era avvenuto nel territorio circostante in quei mesi senza stampa. 
Ne è l'esempio l’eccidio di Montalto, avvenuto il 22 marzo 1944 (oggi ne ricorre l'anniversario) nell’omonima località di Cessapalombo.
Un fatto che i nostri paesi conoscono bene e che ogni anno ricordano grazie all’impegno dei Comuni coinvolti e dell’Anpi.

Nel periodo della tragedia, che segnò la tragica fine di 32 giovani, non fu possibile per L’Appennino Camerte raccontare la vicenda, ritrovata però tra le pagine dell’edizione del settimanale pubblicata in quattro “puntate” a partire dal 10 marzo 1945, esattamente nel periodico di 76 anni fa.

Non appena il settimanale riprese la stampa, infatti, nel secondo numero partì un appuntamento dal titolo “Documentari de la tedesca rabbia” in cui, in ogni uscita, venivano raccontati i fatti accaduti nel territorio, durante il periodo silente.

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“Sotto questo titolo - si legge nella prima uscita della rubrica - presenteremo ai lettori, nella certezza di far cosa gradita, la relazione dei fatti più notevoli svoltisi negli ultimi mesi prima della liberazione. Gli avvenimenti saranno ricostruiti su fonti autorevoli e con spassionato criterio di oggettività”.

Interessante la premessa e come “il cronista” che firmerà ogni articolo sotto questo appellativo, senza mai rendere noto il suo nome, abbia voluto precisare il criterio di oggettività. Quasi una conferma di quanto fosse difficile all’epoca fare giornalismo e raccontare fatti. Ecco, quindi, la scelta di “nascondersi” dietro ad una qualifica, quella del cronista, che non ci permetterà mai di scoprire a chi appartenesse la penna che ha raccontato quelle tragedie. I racconti cominciano con l’eccidio di Morro, per passare al versante camerinese dei Sibillini, Macereto, Capriglia, fino al “tramonto di sangue del 24 giugno a Letegge, Pozzuolo e Capolapiaggia”. Solo nei numeri successivi si parla di Montalto e questo dimostra che nella linea stabilita per l’uscita dei fatti non è stato scelto il criterio temporale, bensì geografico.

“Dei fatti che prendiamo ora a raccontare - scrive il cronista - hanno dato resoconti, più o meno discordi ed esatti, periodici marchigiani ed un settimanale romano. Ci limiteremo - precisa - a un conguaglio sommario di quanto è già stato pubblicato, dando particolare rilievo a quanto informazioni dirette ci hanno precisato”.

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I nomi dei massacrati a Montalto

Una premessa che ci permette di percepire come il tempo sia trascorso tra le pagine di questo settimanale ed anche nella nostra memoria. Perchè se oggi, per noi, l’eccidio di Montalto è storia ed i fatti che lo caratterizzano sono arrivati fin qui tramite il passaggio di eredità tra più generazioni, il cronista di quell’Appennino Camerte potè trattare quella tragedia come noi oggi raccontiamo i fatti quotidiani di cronaca; erano contemporanei come per noi i racconti del sisma e della pandemia. Due guerre diverse rispetto a quella del 1944, ma che ci ricordano come potrebbero restare nella storia. E’ possibile che tra cento anni, qualche giornalista, riprenda le pagine di questo longevo settimanale per scoprire come i suoi predecessori hanno raccontato questi difficili momenti.

Tornando all’eccidio di Montalto, gli dedicarono più puntate 76 anni fa, noi continueremo a fare altrettanto nelle edizioni in uscita in questo periodo.

GS

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