Notizie religiose nelle Marche
Domenica, 16 Giugno 2019 17:17

Un pranzo condiviso con Papa Francesco

Un pranzo condiviso con Papa Francesco per i sacerdoti della diocesi di Camerino San Severino  Marche nell'occasione della sua lunga visita nella città ducale.  Dopo il cuore dell'evento in piazza Cavour e la celebrazione della Santa Messa, la visita del Santo Padre è proseguita nella casa di comunità di San Paolo, dove è stato servito il pranzo consumato insieme all'arcivescovo Massara, agli altri presuli e ad 80 sacerdoti. Preparato dalla Pastorale familiare diocesana, il menù era composto da tagliatelle al ragù di carne, arrosto di vitello in salsa ed erbe ripassate. Macedonia, gelato, caffè e amaro in chiusura. Ai tavoli il servizio è stato curato dai giovani della Pastorale giovanile e, non senza emozione, a servire Papa Francesco di persona, è stata la giovane Tania, ricambiata da tanti sorrisi e gratitudine. Un menù che il pontefice ha molto apprezzato tanto da recarsi in cucina per complimentarsi e ringraziare gli artefici.

Nella foto i giovani della pastorale giovanile
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Fuori dalla struttura, in un'altra tavolata appositamente allestita, il convivio ha riunito tutte le confraternite diocesane e i numerosi volontari, tutti raggiunti dal Papa alla fine del pranzo e, salutati uno ad uno con abbracci e strette di mano. In tanti hanno atteso sotto il sole da dietro le balaustre la conclusione del momento conviviale, nella speranza di rivedere il Santo Padre prima della sua partenza. L'attesa non è stata delusa,anzi, Papa Francesco a piedi li ha raggiunti da vicino, non risparmiando strette di mano e un'amorevole carezza ai più piccoli.
C.C. 
il Papadavanti al centro di San Paolo

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Pubblicato in Diocesi
Domenica, 16 Giugno 2019 14:42

Il dono di Papa Francesco

Un centro di comunità da realizzare ad Ussita. Sarà questo il regalo che Papa Francesco ha annunciato di donare ai terremotati. A darne l’annuncio, pochi minuti dopo del decollo dell’elicottero papale, è stato l’arcivescovo Francesco Massara ai microfoni di RadioC1 Inblu.
“La mattina è andata benissimo – ha commentato Massara ancora emozionato per le ore vissute accanto a Papa Francesco, durante le quali ha mostrato le difficoltà della comunità colpita dal sisma - .
E’ andato tutto bene fino al saluto finale con i bambini della Prima Comunione – ha aggiunto - . Ringraziamo il Santo Padre che ci ha fatto questo regalo. Il Papa ha lasciato un segno e come regalo ha annunciato di donare un centro di comunità che sarà fatto ad Ussita”.

Giulia Sancricca
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Domenica, 16 Giugno 2019 13:09

Papa Francesco entra a Santa Maria in Via

Un breve tratto di strada lungo corso Vittorio Emanuele II al fianco dall’arcivescovo Francesco Massara, sulla Papamobile, ha portato il Santo Padre nella chiesa di Santa Maria in Via. Oltre all’ingresso in cattedrale, avvenuto al suo arrivo in piazza Cavour, Papa Francesco ha voluto accendere i riflettori anche su un altro simbolo caro ai fedeli di Camerino. 
Scortato dai mezzi dei vigili del fuoco, il Santo Padre è arrivato davanti alla chiesa conosciuta per il campanile che la sera del 26 ottobre, con la scossa delle 21.18, è crollato sopra una abitazione vicina.
Un silenzio commovente quello all’interno della chiesa di Santa Maria in Via dove Papa Bergoglio è entrato insieme all’arcivescovo Francesco Massara, al sindaco Sandro Sborgia e all’ingegnere Carlo Morosi, accompagnati dai vigili del fuoco.

Un altro momento molto difficile per il Sommo Pontefice che, ancora una volta, ha avuto l’occasione per vedere con i propri occhi e sentire con il proprio cuore il grido di una ferita difficile da rimarginare.
Santa Maria in Via rientra tra le 356 chiese inagibili che attendono i lavori per essere riaperte.


Giulia Sancricca

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il sindaco Sandro Sborgia

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Nell’Angelus il Sommo Pontefice ha avuto un pensiero per tutti, dalle istituzioni ai santi del territorio, da coloro che hanno lavorato per l’organizzazione della sua visita a Camerino agli abitanti di San Severino Marche, che ha annunciato di salutare sorvolando sopra la città con l’elicottero. 
“Ieri, a Pozzomaggiore, in Sardegna ha esordito nell’Angelus - , è stata proclamata Beata Edvige Carboni, una semplice donna del popolo che nell’umile quotidianità abbracciò la Croce, dando testimonianza di fede e di carità. Rendiamo grazie per questa fedele discepola di Cristo, che ha speso tutta la sua vita al servizio di Dio e del prossimo. Un applauso alla nuova Beata.
Oggi vogliamo ricordare in modo particolare i rifugiati, nella Giornata Mondiale che l’ONU dedica a loro. Questa ricorrenza invita tutti alla solidarietà con gli uomini, le donne e i bambini in fuga da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti fondamentali. Le nostre comunità ecclesiali e civili siano loro vicine e attente alle loro necessità e alle loro sofferenze”.
Poi il messaggio ai presenti: “Al termine di questa celebrazione - ha detto - , saluto cordialmente tutti voi qui presenti. Estendo con affetto il mio saluto ai malati, agli anziani, ai carcerati, e a tutti coloro che, attraverso la radio e la televisione, si sono uniti spiritualmente a questa Santa Messa. Rivolgo un sentito ringraziamento a quanti – istituzioni, enti, associazioni e singole persone – hanno lavorato per questa mia breve ma intensa visita, collaborando generosamente con l’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche. 

Cari fratelli e sorelle - ha aggiunto - , possiate camminare uniti e gioiosi nella via della fede, della speranza e della carità, fedeli alle numerose testimonianze di santità di cui è ricca la vostra terra. Penso, fra gli altri, a San Venanzio, San Severino, Sant’Ansovino, San Nicola da Tolentino, San Pacifico, e alla Beata Battista Varano. Penso altresì alle numerose figure di “santi della porta accanto” non beatificati o canonizzati, ma che hanno sostenuto e trasformato famiglie e comunità con la forza della loro vita cristiana”.


Giulia Sancricca
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Nel ringraziare il Santo Padre per la sua presenza, dandogli il benvenuto, l’arcivescovo Francesco Massara, parlando del cieco Bartimeno, ha ricordato come “prima del dramma questo territorio era un luogo di luce e di colore; ricco di una storia bella ed antica, spazio di accoglienza e di libertà, capace di far vedere gli autentici valori della vita. Dopo il sisma - ha proseguito - , negli sguardi delle persone e dei loro dolorosi racconti ho potuto scorgere storie di cecità indotta dagli eventi, uomini e donne segnati dalla dolorosa perdita di ciò che è più caro, desiderosi di rialzarsi, ma incapaci di riprendere il cammino”. 


Poi il punto sulle promesse disattese e sulle lungaggini della burocrazia: “Il terremoto ha avuto un triplice effetto - ha detto Massara - : ha sventrato in un attimo le case, ha strappato, dal cuore della gente, ogni speranza, infine, purtroppo, ha dato vita ad un ulteriore terremoto, quello delle promesse. Dopo il tempestivo intervento per la messa in sicurezza delle strutture danneggiate, la ricostruzione si è lasciata ingabbiare dai lacci della burocrazia, generando sentimenti di sconforto e delusione, soprattutto tra le nuove generazioni che si vendono derubate del loro futuro”.

Infine la reazione della Chiesa: “Ma questa chiesa - ha aggiunto - come Bartimeo, per quanto provata, ha scelto di lottare e di non rassegnarsi. Non si è lasciata vincere dallo sconforto e dalla rassegnazione e non ha mai smesso di gridare il suo dolore. Santo Padre - ha ribadito - qui oggi non ci sono solo le macerie e la distruzione che ci circondano ma una popolazione che non si abbatte e che non demorde, che ha un grande desiderio di essere protagonista di una ripresa.

La sua visita nella Diocesi - ha detto Massara - è un invito a rialzarci, a rimetterci in piedi, a ripartire”.


Giulia Sancricca

discorso vescovo massara
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Ricordo, speranza e vicinanza. Sono queste le tre parole che il Santo Padre ha voluto portare in una piazza Cavour tirata a lucido per la sua visita speciale, in cui la bellezza della Camerino che era è comunque riuscita ad apparire, nonostante le travi e i puntellamenti. 
“Di fronte a quello che avete visto e sofferto - ha detto Papa Francesco nella sua omelia - , di fronte a case crollate e a edifici ridotti in macerie, viene questa domanda: che cosa è mai l’uomo? Che cos’è, se quello che innalza può crollare in un attimo? Che cos’è, se la sua speranza può finire in polvere? Che cosa è mai l’uomo? La risposta sembra arrivare dal prosieguo della frase: che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi? Di noi, così come siamo, con le nostre fragilità, Dio si ricorda, cioè ritorna col cuore a noi, perché Gli stiamo a cuore.

Ricordo è una parola-chiave per la vita - ha aggiunto - . Chiediamo la grazia di ricordare ogni giorno che non siamo dimenticati da Dio, che siamo suoi figli amati, unici e insostituibili: ricordarlo ci dà la forza di non arrenderci davanti alle contrarietà della vita. I ricordi brutti arrivano, anche quando non li pensiamo; però pagano male: lasciano solo malinconia e nostalgia. Ma com’è difficile liberarsi dai brutti ricordi”.

Poi il pensiero sulla speranza: “Di quale speranza si tratta - ha chiesto - . Non è una speranza passeggera. Le speranze terrene sono fuggevoli, hanno sempre la data di scadenza: sono fatte di ingredienti terreni, che prima o poi vanno a male. Quella dello Spirito è una speranza a lunga conservazione. Non scade, perché si basa sulla fedeltà di Dio. La speranza dello Spirito non è nemmeno ottimismo. Nasce più in profondità, riaccende in fondo al cuore la certezza di essere preziosi perché amati. Infonde la fiducia di non essere soli. Quando siamo tribolati o feriti, siamo portati a “fare il nido” attorno alle nostre tristezze e alle nostre paure. Lo Spirito invece ci libera dai nostri nidi, ci fa spiccare il volo, ci dischiude il destino meraviglioso per il quale siamo nati. Lo Spirito ci nutre di speranza viva. Invitiamolo. Chiediamogli che venga in noi e si farà vicino”.

Infine la vicinanza, come quella che il Papa stesso ha voluto mostrare con la sua presenza nel punto più profondo del cratere e della sofferenza: “Oggi celebriamo la Santissima Trinità. La Trinità non è un rompicapo teologico, ma lo splendido mistero della vicinanza di Dio. La Trinità ci dice che non abbiamo un Dio solitario lassù in cielo, distante e indifferente; no, è Padre che ci ha dato il suo Figlio, fattosi uomo come noi, e che per esserci ancora più vicino, per aiutarci a portare i pesi della vita, ci manda il suo stesso Spirito. Lui, che è Spirito, viene nel nostro spirito e così ci consola da dentro, ci porta nell’intimo la tenerezza di Dio. Con Dio i pesi della vita non restano sulle nostre spalle: lo Spirito, che nominiamo ogni volta che facciamo il segno della croce proprio mentre tocchiamo le spalle, viene a darci forza, a incoraggiarci, a sostenere i pesi. Infatti è specialista nel risuscitare, nel risollevare, nel ricostruire. Ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce”. 

Giulia Sancricca


Pubblicato in Diocesi
“Papa Francesco, non lasciarci mai soli”. Questo l’appello scritto in uno striscione tra la folla in piazza Cavour. L’appello che racchiude un po’ il pensiero di tutti i fedeli che da questa mattina all’alba sono stati in fila per entrare nella piazza principale di Camerino e assistere alla Santa Messa celebrata dal Sommo Pontefice. Una folla commossa che non si è risparmiata negli applausi ha accolto Papa Francesco in una piazza colma di cappellini gialli con il simbolo del Papa. Cappellini che nella forma, ma non nel colore, hanno sostituito gli elmetti che dal sisma dell’ottobre 2016 avevano riempito questa piazza.
Lo stesso elmetto che il comandante dei vigili del fuoco ha posto sul capo del Santo Padre, con scritto Francesco, al momento del suo ingresso nella cattedrale inagibile.
Momenti di commozione, da parte di Papa Francesco, che si sono contrapposti alla gioia dei fedeli che lo avevano visto arrivare, ma che una volta entrato nella chiesa hanno sentito l’importanza di quel gesto e hanno atteso la sua uscita in un silenzio composto, emozionante.
Dopo aver deposto una corona di fiori, il Santo Padre ha incontrato i sindaci del cratere e, messi i paramenti, ha preso parte al corteo verso il palco dove viene celebrata la messa.
È stato in quel corteo, che ha attraversato la piazza e la folla, che Papa Francesco ha mostrato la sua vicinanza ai fedeli. Con lo sguardo e con diversi cenni di saluto si è mostrato accanto a coloro che in questi ultimi anni sono stati testimoni di sofferenza e cambiamenti.

Passando nel corridoio formato tra la gente, Papa Francesco ha simbolicamente attraversato la ferita più sanguinante del cratere che ora, dopo il suo arrivo, sembra meno profonda e pronta alla guarigione.
La gente che lo attendeva, ora si sente meno sola. Sentiva già la vicinanza del Sommo Pontefice, ma dopo questa visita e la volontà di Papa Francesco di riaccendere i riflettori sul sisma, la solitudine è molto più lontana.
Papa Francesco ha ricordato che ci si può rialzare.


Giulia Sancricca

cartellone papa ingresso


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"Avrei voluto visitare le casette una per una, guardate avanti non dovete perdere le speranze". Con queste parole Papa Francesco si è rivolto agli abitanti dell'area Sae de Le Cortine dove ha visitato l'interno di 7 casette e poi stretto la mano a tutti i fedeli che erano lì per accoglierlo. E' atterrato in perfetto orario davanti al palazzetto comunale, ad accoglierlo il sindaco Sandro Sborgia con l'arcivescovo Francesco Massara, emozionatissimo, il Prefetto di Macerata, i presidenti di provincia e regione, Antonio Pettinari e Luca Ceriscioli e il rettore di Unicam Claudio Pettinari. Da lì si è immediatamente spostato all'area Sae dove i fedeli gli hanno espresso tutta la tristezza e la desolazione che da tre anni si trovano a vivere. Per loro parole di fiducia e speranza. Da lì si è diretto in centro dove ha incontrato i primi cittadini dell'arcidiocesi e dove, proprio in questi istanti, sta presiedendo la Santa Messa. La giornata proseguirà poi con l'Angelus, il pranzo con i sacerdoti e l'attesissimo incontro con i bambini della Prima Comunione. 

Pubblicato in Diocesi
L’infiorata di Castelraimondo comincerà il prossimo fine settimana, ma l’opportunità per i volontari che se ne occupano è arrivata questo pomeriggio in cui sono già all’opera per la realizzazione di due quadri ai piedi dell’altare dove il Santo Padre celebrerà la messa domani mattina, in piazza Cavour a Camerino.

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“Uno di questi quadri è dedicato proprio al Papa – spiega l’assessore Elisabetta Torregiani - mentre l’altro rappresenta la Santissima Trinità celebrata domani”.

Per permettere la lunga durata delle composizioni, il gruppo dell’infiorata ha scelto di utilizzare la crisantemina per le due rappresentazioni.

“Ci auguriamo – prosegue l’assessore - che il Papa ci dia una grande benedizione per la nostra infiorata che partirà venerdì 21 giugno con i nostri 23 quadri per il Corpus Domini”.

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Nel fine settimana successivo all’infiorata, invece, sarà proprio lo stesso gruppo di Castelraimondo a ricambiare la visita del Sommo Pontefice recandosi a Roma: “Saremo noi a ricambiare la visita del Papa – conclude Elisabetta Torregiani - . Andremo in occasione dell’infiorata storica di Roma in occasione dei Santi Pietro e Paolo. Di notte realizzeremo il quadro che poi sarà possibile ammirare il 29 giugno in Vaticano”.



GS
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Ancora la scuola Don Bosco al centro del dibattito tolentinate.

Questa mattina una conferenza stampa del Comitato nato per la salvaguardia del plesso in centro.

Ad aprire l’incontro Paolo Dignani: “Come associazione Azione Comune - ha detto - abbiamo ascoltato i dubbi di alcuni genitori e la discussione si è ampliata, andando oltre. Non è solo un problema di edilizia scolastica, ma anche di spopolamento del centro storico. Quando poi è giunta la notizia su L’Appennino Camerte di spostare la scuola Don Bosco ci siamo troviamo d’accordo sul fatto che una amministrazione progetti come far crescere una città e trasformare una situazione di criticità in una opportunità. Ma su alcune linee, una in particolare, quella di delocalizzare il plesso Don Bosco, non ci trovava d’accordo. Abbiamo quindi contattato i rappresentanti di altre forze politiche e altri cittadini per capire se potevamo avviare una situazione di informazione. Siamo scesi tra la gente - ha detto - e di comune accordo con le altre associazioni abbiamo avviato una raccolta firme”.

In 25 giorni sono state raccolte 2200 firme di coloro che chiedono con forza di non spostare la scuola fuori dal centro storico.

“Una raccolta che dice che se noi vogliamo conservare la storia di Tolentino, il tessuto sociale, avere rispetto nei confronti di chi ha investito negli anni in centro, bisogna evitare di togliere i servizi, tra cui la scuola. Noi - ha proseguito Dignani - vogliamo partire da qui”.

Poi l’appello al sindaco Giuseppe Pezzanesi, citando le parole di Aldo Moro: “Bisogna spalancare le finestre del castello per far entrare il vento che soffia nella vita del paese.

Lei - ha concluso Dignani rivolgendosi al sindaco - è il nostro punto di riferimento, la invitiamo ad ascoltare la voce di coloro che hanno espresso il proprio parere sul Don Bosco”.

Nazzareno Tiranti ha poi spiegato la situazione delle scuole in centro storico a Tolentino dal terremoto del 2016 ad oggi e fatto un quadro generale sul futuro. “Con l’assenza totale delle scuole in centro - ha spiegato - stiamo vivendo uno spostamento totale della città verso Est. Potrebbe essere visto come una crescita, ma bisogna fare attenzione a spostare il baricentro. Secondo noi Tolentino non può permettersi di fare a meno del suo centro storico. Dobbiamo decidere ora come vogliamo ricostruire Tolentino per il futuro”.

Di seguito l’intervento di Francesca Scattolini, laureata in Architettura, Restauro e Consolidamento Strutturale per dare una lettura semplificata dei documenti redatti dopo i sopralluoghi nella scuola: “E’ stato detto che quella scuola non è sicura - ha esordito - . Ma dai documenti questo non emerge. Le murature portanti, in nessuna parte, ha subito alcun tipo di crollo. Tutte situazioni che si risolvono con un intonaco armato. Dalle relazioni degli ingegneri è emerso che con interventi di consolidamento strutturale si può arrivare al coefficiente 0.6 dove 1 è il massimo. Ci sono, tra l’altro, scuole a Tolentino che hanno un coefficiente ancora più basso.

La Don Bosco è anche un bene architettonico e se un turista viene a Tolentino viene per il centro storico e non per il centro commerciale. Il parere della Soprintendenza è stato molto chiaro. Snaturare quella scuola con un’altra destinazione d’uso sarebbe anche più dispendioso.

In un momento storico in cui l’Italia riparte dai centri storici, non capisco quale sia il motivo di far diventare una cattedrale nel deserto quella struttura”.

Ad aggiungersi all’appello al sindaco, un altro componente del Comitato, Pierpaolo Turchi: “Noi non chiediamo polemiche ma un confronto civile - ha detto - . Siamo un movimento che rappresenta i cittadini. Non accettiamo polemiche sterili. Vogliamo un confronto per discutere del futuro del centro storico di Tolentino. Siamo aperti ad accogliere suggerimenti e consigli da parte dei cittadini”.

Paolo Dignani ha concluso: "La raccolta firme è ancora aperta e vogliamo andare avanti. Mercoledì 10 luglio, tutta la giornata, continueremo la raccolta firme con un gazebo nella zona San Francesco approfittando anche del fatto che i negozi sono aperti di sera. Abbiamo poi intenzione di fare una serata con proiezione di immagini per ricordare quella che a Tolentino è davvero una istituzione e negli anni si è caratterizzata anche grazie al grande direttore Casadidio".



GS
Pubblicato in Cronaca

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