Sisma, cambio del soggetto attuatore. La Regione fa il punto

Venerdì, 12 Giugno 2020 12:37 | Letto 2774 volte   Clicca per ascolare il testo Sisma, cambio del soggetto attuatore. La Regione fa il punto Sarà la dirigente Silvia Moroni, della protezione civile regionale, a ricoprire il ruolo di soggetto attuatore dei provvedimenti del sisma. Dal 2016 a oggi l’incarico è stato svolto dal responsabile di Protezione Civile, David Piccinini. La decisione è dovuta alla necessità di ridistribuire il carico del lavoro ancora enorme da fare a seguito dell’emergenza di tre anni e mezzo fa, investendo su risorse interne. “Siamo in mani sicure - ha affermato il presidente della Regione, Luca Ceriscioli - fino ad oggi abbiamo lavorato meglio di altre regioni grazie a loro e anche al nostro sistema informatico Cohesion che ci ha permesso di essere molto più prestanti”. Piccinini, nel lasciare il timone, ha voluto fare il punto di tutto quanto è stato fatto dall’agosto 2016 fino a oggi, con numeri e dati alla mano e precisando che tutto l’impegno profuso “è costato zero unità in più. Non abbiamo avuto nuovo personale, la situazione era dinamica e anche noi lo siamo stati. Tutta l’emergenza è stata gestita attingendo all’attuale personale della regione facendo straordinari”. Dal 24 agosto, data del primo evento sismico importante, quello che è costato molto anche in termini di vite umane, si sono succeduti fino al settembre 2019 21 eventi superiori alla magnitudo 4.5 con uno sciame sismico veramente enorme. Questa situazione, secondo i dati mostrati da Piccinini, ha comportato anche un cambiamento dell’idrologia, con un calo di acque repentino e non più recuperato, ad esempio, nella foce di Montemonaco. “Abbiamo dovuto ridisegnare il sistema di approvvigionamento idrico dellascolano e quindi gli interventi sono stati tanti e sotto moltissimi punti di vista”. All’indomani degli eventi sismici, una prima perimetrazione del cratere comprendeva 24 comuni, diventati poi 85 dopo il sisma del 30 ottobre, per una popolazione totale di 362mila abitanti. I comuni che invece hanno avuto dei danni, sono 163 (78 fuori dal cratere). “Abbiamo affrontato un’emergenza enorme con un’estensione del danneggiamento del 62% in rapporto a tutto il centro Italia”.  Piccinini ha ricordato anche la risposta da parte dello Stato con lo stato di emergenza che, proroga dopo proroga, si protratta fino a fine anno, ben oltre i 6 mesi stabiliti dalla legge, e il conferimento dei poteri straordinari al capo della protezione civile che a sua volta ha incaricato le regioni di svolgere il ruolo di soggetto attuatore. Il dirigente ha anche ricordato l’aiuto pervenuto dall’Unione Europea, che ha stanziato 1.2 miliardi affidati alla Protezione Civile, e l’intero sistema che si è attivato in sostegno della popolazione. Le cifre fornite da Piccinini parlano di 89.913 edifici verificati, 49.084 edifici evacuati per un totale di 26.201 sfollati (dato aggiornato al gennaio 2020), di cui 20.993 percepiscono il Cas e le restanti nelle Sae (4.118), in hotel (204) o alloggiate nel patrimonio immobiliare invenduto. È stato poi elogiato il lavoro svolto nei tre punti di deposito temporaneo delle macerie (Tolentino, Monteprandone e Arquata) dove “viene fatta un’accuratissima selezione del materiale da smaltire, tanto da riuscire a recuperare piccoli ori e gioielli di famiglia che vengono restituiti. Questo è commovente. Quello che raccontiamo oggi è un epilogo positivo”. Certamente c’è ancora molto lavoro da fare e rassicurazioni sono state fornite in merito alle manutenzioni delle messe in sicurezza: “Abbiamo i fondi per sostenere le manutenzioni finché perdurerà lo stato di emergenza - ha chiarito Piccininini - ma bisognerà trovare soluzione per il futuro, non potrà essere sempre la Protezione Civile a farsene carico. Probabilmente se ne farà carico la struttura della ricostruzione”. Pa proposito di ricostruzione, purtroppo se ne parla ancora poco e ancor meno viene percepita. La rabbia fra i terremotati è tanta e il presidente Ceriscioli ha avuto modo di tornare sull’idea di rifarsi al cosiddetto modello Genova, lanciando una piccola stoccata ai Governi che si sono succeduti: “Serve sì un modello Genova ma serve anche il personale umano per poterlo attuare. Nessuno si è mai preoccupato, dal 2016 a oggi, di chiedere se avessimo bisogno di personale in più per gestire l’emergenza nella struttura regionale. Abbiamo fatto tutto con personale interno. Certo - ha poi aggiunto in conclusione - che ci sono grossi problemi sulla ricostruzione: i decreti del Governo li ho giudicati sempre sostenendo che non davano una svolta alla ricostruzione. Siamo in proporzione più avanti di altri, ma bisogna che chi fa le norme vada anche a misurare l’effetto della norma stessa. Sono convinto che con più personale, leggi adeguate, diverse da quelle che abbiamo ora, e risorse, sicuramente si potrà accelerare il passo”. Gaia Gennaretti
Sarà la dirigente Silvia Moroni, della protezione civile regionale, a ricoprire il ruolo di soggetto attuatore dei provvedimenti del sisma. Dal 2016 a oggi l’incarico è stato svolto dal responsabile di Protezione Civile, David Piccinini. La decisione è dovuta alla necessità di ridistribuire il carico del lavoro ancora enorme da fare a seguito dell’emergenza di tre anni e mezzo fa, investendo su risorse interne.

Siamo in mani sicure - ha affermato il presidente della Regione, Luca Ceriscioli - fino ad oggi abbiamo lavorato meglio di altre regioni grazie a loro e anche al nostro sistema informatico Cohesion che ci ha permesso di essere molto più prestanti”.

Piccinini, nel lasciare il timone, ha voluto fare il punto di tutto quanto è stato fatto dall’agosto 2016 fino a oggi, con numeri e dati alla mano e precisando che tutto l’impegno profuso “è costato zero unità in più. Non abbiamo avuto nuovo personale, la situazione era dinamica e anche noi lo siamo stati. Tutta l’emergenza è stata gestita attingendo all’attuale personale della regione facendo straordinari”.

Dal 24 agosto, data del primo evento sismico importante, quello che è costato molto anche in termini di vite umane, si sono succeduti fino al settembre 2019 21 eventi superiori alla magnitudo 4.5 con uno sciame sismico veramente enorme. Questa situazione, secondo i dati mostrati da Piccinini, ha comportato anche un cambiamento dell’idrologia, con un calo di acque repentino e non più recuperato, ad esempio, nella foce di Montemonaco. “Abbiamo dovuto ridisegnare il sistema di approvvigionamento idrico dell'ascolano e quindi gli interventi sono stati tanti e sotto moltissimi punti di vista”.

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All’indomani degli eventi sismici, una prima perimetrazione del cratere comprendeva 24 comuni, diventati poi 85 dopo il sisma del 30 ottobre, per una popolazione totale di 362mila abitanti. I comuni che invece hanno avuto dei danni, sono 163 (78 fuori dal cratere). “Abbiamo affrontato un’emergenza enorme con un’estensione del danneggiamento del 62% in rapporto a tutto il centro Italia”

Piccinini ha ricordato anche la risposta da parte dello Stato con lo stato di emergenza che, proroga dopo proroga, si protratta fino a fine anno, ben oltre i 6 mesi stabiliti dalla legge, e il conferimento dei poteri straordinari al capo della protezione civile che a sua volta ha incaricato le regioni di svolgere il ruolo di soggetto attuatore. Il dirigente ha anche ricordato l’aiuto pervenuto dall’Unione Europea, che ha stanziato 1.2 miliardi affidati alla Protezione Civile, e l’intero sistema che si è attivato in sostegno della popolazione.

Le cifre fornite da Piccinini parlano di 89.913 edifici verificati, 49.084 edifici evacuati per un totale di 26.201 sfollati (dato aggiornato al gennaio 2020), di cui 20.993 percepiscono il Cas e le restanti nelle Sae (4.118), in hotel (204) o alloggiate nel patrimonio immobiliare invenduto.

È stato poi elogiato il lavoro svolto nei tre punti di deposito temporaneo delle macerie (Tolentino, Monteprandone e Arquata) dove “viene fatta un’accuratissima selezione del materiale da smaltire, tanto da riuscire a recuperare piccoli ori e gioielli di famiglia che vengono restituiti. Questo è commovente. Quello che raccontiamo oggi è un epilogo positivo”.

Certamente c’è ancora molto lavoro da fare e rassicurazioni sono state fornite in merito alle manutenzioni delle messe in sicurezza: “Abbiamo i fondi per sostenere le manutenzioni finché perdurerà lo stato di emergenza - ha chiarito Piccininini - ma bisognerà trovare soluzione per il futuro, non potrà essere sempre la Protezione Civile a farsene carico. Probabilmente se ne farà carico la struttura della ricostruzione”.

Pa proposito di ricostruzione, purtroppo se ne parla ancora poco e ancor meno viene percepita. La rabbia fra i terremotati è tanta e il presidente Ceriscioli ha avuto modo di tornare sull’idea di rifarsi al cosiddetto modello Genova, lanciando una piccola stoccata ai Governi che si sono succeduti: “Serve sì un modello Genova ma serve anche il personale umano per poterlo attuare. Nessuno si è mai preoccupato, dal 2016 a oggi, di chiedere se avessimo bisogno di personale in più per gestire l’emergenza nella struttura regionale. Abbiamo fatto tutto con personale interno. Certo - ha poi aggiunto in conclusione - che ci sono grossi problemi sulla ricostruzione: i decreti del Governo li ho giudicati sempre sostenendo che non davano una svolta alla ricostruzione. Siamo in proporzione più avanti di altri, ma bisogna che chi fa le norme vada anche a misurare l’effetto della norma stessa. Sono convinto che con più personale, leggi adeguate, diverse da quelle che abbiamo ora, e risorse, sicuramente si potrà accelerare il passo”.

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