Fabriano: mobilità per i lavoratori della Indelfab

Venerdì, 21 Agosto 2020 14:20 | Letto 973 volte   Clicca per ascolare il testo Fabriano: mobilità per i lavoratori della Indelfab Il contenzioso legale, seppur vinto, ha determinato “un irrigidimento del sistema bancario nell’erogazione di fondi”. E, poi, prima la contrazione del mercato degli elettrodomestici e, per finire, la mazzata finale dovuta alla pandemia da Covid-19 “che ha comportato il congelamento degli ordini”. Queste le motivazioni principali addotte dalla Indelfab di Fabriano, ex JP Industries, per avviare la procedura di mobilità per l’intera forza lavoro, vale a dire 583 lavoratori fra Marche e Umbria. Si conoscono le motivazioni che hanno portato il liquidatore della Indelfab, l’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli, a prendere la decisione di aprire la procedura di mobilità per tutti i 583 lavoratori ex JP Industries: 304 a Fabriano e 279 a Gaifanain Umbria. E nemmeno il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo Conte potrebbe salvarli, infatti, sembra che non sia applicabile per le aziende in liquidazione, come è per l’appunto la Indelfab. Secondo la versione dell’azienda si è giunti a questa decisione per tre motivi. Il primo parte da lontano, vale a dire dopo l’acquisto da parte della JP Industries del comparto bianco della ex Antonio Merloni, vale a dire gli stabilimenti Santa Maria e Maragone a Fabriano e quello umbro di Gaifana, che ha portato l’avvio di un contenzioso legale azionato dal pool di banche creditrici nei confronti della Ardo. Un lungo procedimento giudiziario che si è concluso in Corte di Cassazione con la vittoria per la JP Industries, cheha creato difficoltà “nell’instaurare rapporti economici sostenibili e duraturi con clienti e fornitori sia per lo stato di incertezza oggettivamente causato dalla controversia giudiziale, sia per l’irrigidimento del sistema bancario, che di fatto ha reso impossibile il ricorso alle risorse finanziarie indispensabili per il completo sviluppo dell’impresa, per il conseguimento degli obiettivi di rilancio aziendale e per la realizzazione di tutti gli investimenti programmati nel piano industriale originario”, si legge nella lettera inviata, fra gli altri, ai sindacati di categoria e ai ministeri del Lavoro e Sviluppo economico. Ad aggravare ulteriormente la situazione la profonda crisi nella quale è caduto il comparto degli elettrodomestici a livello mondiale che ha consigliato un ripensamento in merito al posizionamento di mercato dell’azienda e agli investimenti nell’innovazione di prodotto, “sostenuti, proprio a causa del contenzioso in essere, solo dall’apporto di risorse finanziarie da parte della compagine sociale”, il secondo fattore determinante evidenziato nella missiva. Infine, nonostante il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali per otto anni consecutivi, vale a dire la cassa integrazione, la mazzata della pandemia da Coronavirus. Che se da una parte ha consentito di poter usufruire di altra cassa integrazione con causale Covid almeno fino al prossimo 6 settembre. Dall’altra, però, “gli effetti negativi prodotti sull’economia mondiale e sul mercato di riferimento dall’epidemia Covid-19 e i timori di una recrudescenza del virus hanno incontrovertibilmente pregiudicato le possibilità di proseguire nel percorso di riorganizzazione dell’impresa”. Da qui, la decisione dell’Assemblea di sciogliere anticipatamente la società e metterla in liquidazione, nominando liquidatore Giovanni Porcarelli. E poi, il 19 agosto, comunicare ufficialmente l’apertura della procedura di mobilità per l’intera forza lavoro.f.u.
Il contenzioso legale, seppur vinto, ha determinato “un irrigidimento del sistema bancario nell’erogazione di fondi”. E, poi, prima la contrazione del mercato degli elettrodomestici e, per finire, la mazzata finale dovuta alla pandemia da Covid-19 “che ha comportato il congelamento degli ordini”. Queste le motivazioni principali addotte dalla Indelfab di Fabriano, ex JP Industries, per avviare la procedura di mobilità per l’intera forza lavoro, vale a dire 583 lavoratori fra Marche e Umbria.

Si conoscono le motivazioni che hanno portato il liquidatore della Indelfab, l’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli, a prendere la decisione di aprire la procedura di mobilità per tutti i 583 lavoratori ex JP Industries: 304 a Fabriano e 279 a Gaifanain Umbria. E nemmeno il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo Conte potrebbe salvarli, infatti, sembra che non sia applicabile per le aziende in liquidazione, come è per l’appunto la Indelfab.

Secondo la versione dell’azienda si è giunti a questa decisione per tre motivi. Il primo parte da lontano, vale a dire dopo l’acquisto da parte della JP Industries del comparto bianco della ex Antonio Merloni, vale a dire gli stabilimenti Santa Maria e Maragone a Fabriano e quello umbro di Gaifana, che ha portato l’avvio di un contenzioso legale azionato dal pool di banche creditrici nei confronti della Ardo. Un lungo procedimento giudiziario che si è concluso in Corte di Cassazione con la vittoria per la JP Industries, cheha creato difficoltà “nell’instaurare rapporti economici sostenibili e duraturi con clienti e fornitori sia per lo stato di incertezza oggettivamente causato dalla controversia giudiziale, sia per l’irrigidimento del sistema bancario, che di fatto ha reso impossibile il ricorso alle risorse finanziarie indispensabili per il completo sviluppo dell’impresa, per il conseguimento degli obiettivi di rilancio aziendale e per la realizzazione di tutti gli investimenti programmati nel piano industriale originario”, si legge nella lettera inviata, fra gli altri, ai sindacati di categoria e ai ministeri del Lavoro e Sviluppo economico.

Ad aggravare ulteriormente la situazione la profonda crisi nella quale è caduto il comparto degli elettrodomestici a livello mondiale che ha consigliato un ripensamento in merito al posizionamento di mercato dell’azienda e agli investimenti nell’innovazione di prodotto, “sostenuti, proprio a causa del contenzioso in essere, solo dall’apporto di risorse finanziarie da parte della compagine sociale”, il secondo fattore determinante evidenziato nella missiva.

Infine, nonostante il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali per otto anni consecutivi, vale a dire la cassa integrazione, la mazzata della pandemia da Coronavirus. Che se da una parte ha consentito di poter usufruire di altra cassa integrazione con causale Covid almeno fino al prossimo 6 settembre. Dall’altra, però, “gli effetti negativi prodotti sull’economia mondiale e sul mercato di riferimento dall’epidemia Covid-19 e i timori di una recrudescenza del virus hanno incontrovertibilmente pregiudicato le possibilità di proseguire nel percorso di riorganizzazione dell’impresa”. Da qui, la decisione dell’Assemblea di sciogliere anticipatamente la società e metterla in liquidazione, nominando liquidatore Giovanni Porcarelli. E poi, il 19 agosto, comunicare ufficialmente l’apertura della procedura di mobilità per l’intera forza lavoro.

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