Terremoto, San Martino "cade da cavallo"

Giovedì, 10 Novembre 2016 11:19 | Letto 4261 volte   Clicca per ascolare il testo Terremoto, San Martino "cade da cavallo" Un terremoto distruttivo quello di domenica 30 agosto che a Caldarola, come nelle altre località limitrofe alla zona epicentrale, ha devastato non soltanto il patrimonio abitativo, ma anche quello artistico-culturale a cominciare dalle chiese. Nel paese dei cardinali Pallotta sono state pesantemente danneggiate e, di conseguenza, dichiarate inagibili le tre chiese principali: la collegiata di San Martino, la chiesa dei Santi Gregorio e Valentino e il santuario di Maria SS.ma del Monte. Danni ingenti anche al monastero delle canonichesse regolari di S. Agostino, annesso al castello Pallotta, che ha riportato anche il crollo di parte della facciata della chiesa. Ferite profonde alla collegiata di S. Martino, soprattutto nella parete absidale, così come nella chiesa di S. Gregorio che ospita, in una delle cappelle laterali, gli affreschi dei Misteri del Rosario, opera ultima del pittore Augusto (fra Paolo) Mussini, uno dei pochi esempi di stile liberty religioso.           I danni alla chiesa di San Gregorio Di seguito larticolo di mons. Eraldo Pittori dedicato a San Martino, patrono di Caldarola, di cui ricorre questo venerdì 11 novembre la festa. San Martino, patrono di Caldarola Tutti abbiamo letto l’episodio di san Martino, che - a cavallo - avvolto nel suo mantello di guardia imperiale, incontra un povero ai primi freddi d’autunno. Il cavaliere sguaina la spada, e, facendo due pezzi del suo mantello, ne dona la metà al povero. La notte in sogno vede Gesù avvolto in quel mezzo mantello. La vita di san Martino si può compendiare in questo epigramma:”soldato per forza, monaco per scelta, vescovo per dovere.” Nato nel 317 tra armi e armati, Martino si arruolò e fu mandato nelle Gallie e di guarnigione ad Amiens. Passato dal paganesimo al cristianesimo, Martino ottenne il suo congedo. Si fermò a Poitiers in un luogo solitario, mutato dal santo in un eremo. Con le radici profonde nella carità di Cristo, Martino era diventato nel fertile terreno di Ligugé come un immenso albero, sotto i cui rami da ogni parte correvano a rifugiarsi altre anime, spinte dalla stessa carità. I monaci crebbero in breve a tal punto che si dovettero fondare parecchi monasteri. Il tempo era diviso tra preghiera in comune, nel trascrivere manoscritti e nella coltivazione dei campi. Rimasta vacante la sede vescovile di Tours, il popolo ad una voce lo volle suo pastore. La prima cura fu combattere il paganesimo, diffuso specie nelle campagne. La sua parola persuasiva mosse gli abitanti ad abbattere i loro idoli. Il santo non distruggeva che per riedificare. Non mancava mai di costruire una chiesa e anche un monastero, ove scompariva un tempio pagano. Percorse le Gallie, operando con la parola e i prodigi conversioni di intere città e villaggi. Era la carità di Cristo che, dopo averlo spinto per le aspre mortificazioni della vita monastica, adesso lo spingeva tra la gente. Esercitava anche una grande influenza sugli stessi monarchi, ai quali ricorreva per ottenere favori per i deboli e i perseguitati, fossero pure gli eretici. San Martino, come aveva combattuto contro le atrocità degli Ariani, così non esitò a combattere contro le violenze che una male intesa ortodossia voleva infliggere ai Priscilliani. Ciò finì per accattivargli la venerazione di tutti. Il culto di san Martino iniziò con la sua stessa morte. Appena egli spirò nel 397 presso Tours, san Severino, vescovo di Colonia, intese un coro di angeli celebrarne l’ingresso in paradiso. S. Ambrogio a Milano, mentre celebrava la messa, all’improvviso sembrò addormentarsi con sorpresa degli astanti e quando lo si svegliò, disse di aver assistito alla morte del beato Martino. Si è scritto che dopo la Madonna non vi è santo, a cui siano state dedicate più chiese. Se ne trovano anche in Italia: a Lucca, Napoli, Pisa, Treviglio, Pegli, Assisi aggiungiamo quella di Caldarola, con il capolavoro di Simone De Magistris. Quest’anno - causa terremoto - la cerimonia venerdì 11 novembre alle ore 15 si svolgerà nel tendone posto nella zona industriale e sicuramente la preghiera dei devoti a colui che fin dal 1500 è stato scelto come santo patrono, sarà un grido di speranza e una supplica di aiuto “pro actatione et mactonare” non solo le nostre case ma la stessa sua chiesa.   Linterno danneggiato della collegiata di San Martino                    

Un terremoto distruttivo quello di domenica 30 agosto che a Caldarola, come nelle altre località limitrofe alla zona epicentrale, ha devastato non soltanto il patrimonio abitativo, ma anche quello artistico-culturale a cominciare dalle chiese. Nel paese dei cardinali Pallotta sono state pesantemente danneggiate e, di conseguenza, dichiarate inagibili le tre chiese principali: la collegiata di San Martino, la chiesa dei Santi Gregorio e Valentino e il santuario di Maria SS.ma del Monte. Danni ingenti anche al monastero delle canonichesse regolari di S. Agostino, annesso al castello Pallotta, che ha riportato anche il crollo di parte della facciata della chiesa. Ferite profonde alla collegiata di S. Martino, soprattutto nella parete absidale, così come nella chiesa di S. Gregorio che ospita, in una delle cappelle laterali, gli affreschi dei Misteri del Rosario, opera ultima del pittore Augusto (fra Paolo) Mussini, uno dei pochi esempi di stile liberty religioso.

 

 

 

 

 

I danni alla chiesa di San Gregorio

danni san gregorio

Di seguito l'articolo di mons. Eraldo Pittori dedicato a San Martino, patrono di Caldarola, di cui ricorre questo venerdì 11 novembre la festa.

San Martino, patrono di Caldarola

Tutti abbiamo letto l’episodio di san Martino, che - a cavallo - avvolto nel suo mantello di guardia imperiale, incontra un povero ai primi freddi d’autunno. Il cavaliere sguaina la spada, e, facendo due pezzi del suo mantello, ne dona la metà al povero. La notte in sogno vede Gesù avvolto in quel mezzo mantello. La vita di san Martino si può compendiare in questo epigramma:”soldato per forza, monaco per scelta, vescovo per dovere.” Nato nel 317 tra armi e armati, Martino si arruolò e fu mandato nelle Gallie e di guarnigione ad Amiens. Passato dal paganesimo al cristianesimo, Martino ottenne il suo congedo. Si fermò a Poitiers in un luogo solitario, mutato dal santo in un eremo. Con le radici profonde nella carità di Cristo, Martino era diventato nel fertile terreno di Ligugé come un immenso albero, sotto i cui rami da ogni parte correvano a rifugiarsi altre anime, spinte dalla stessa carità. I monaci crebbero in breve a tal punto che si dovettero fondare parecchi monasteri. Il tempo era diviso tra preghiera in comune, nel trascrivere manoscritti e nella coltivazione dei campi. Rimasta vacante la sede vescovile di Tours, il popolo ad una voce lo volle suo pastore. La prima cura fu combattere il paganesimo, diffuso specie nelle campagne. La sua parola persuasiva mosse gli abitanti ad abbattere i loro idoli. Il santo non distruggeva che per riedificare. Non mancava mai di costruire una chiesa e anche un monastero, ove scompariva un tempio pagano. Percorse le Gallie, operando con la parola e i prodigi conversioni di intere città e villaggi. Era la carità di Cristo che, dopo averlo spinto per le aspre mortificazioni della vita monastica, adesso lo spingeva tra la gente. Esercitava anche una grande influenza sugli stessi monarchi, ai quali ricorreva per ottenere favori per i deboli e i perseguitati, fossero pure gli eretici. San Martino, come aveva combattuto contro le atrocità degli Ariani, così non esitò a combattere contro le violenze che una male intesa ortodossia voleva infliggere ai Priscilliani. Ciò finì per accattivargli la venerazione di tutti. Il culto di san Martino iniziò con la sua stessa morte. Appena egli spirò nel 397 presso Tours, san Severino, vescovo di Colonia, intese un coro di angeli celebrarne l’ingresso in paradiso. S. Ambrogio a Milano, mentre celebrava la messa, all’improvviso sembrò addormentarsi con sorpresa degli astanti e quando lo si svegliò, disse di aver assistito alla morte del beato Martino. Si è scritto che dopo la Madonna non vi è santo, a cui siano state dedicate più chiese. Se ne trovano anche in Italia: a Lucca, Napoli, Pisa, Treviglio, Pegli, Assisi aggiungiamo quella di Caldarola, con il capolavoro di Simone De Magistris. Quest’anno - causa terremoto - la cerimonia venerdì 11 novembre alle ore 15 si svolgerà nel tendone posto nella zona industriale e sicuramente la preghiera dei devoti a colui che fin dal 1500 è stato scelto come santo patrono, sarà un grido di speranza e una supplica di aiuto “pro actatione et mactonare” non solo le nostre case ma la stessa sua chiesa.

 

L'interno danneggiato della collegiata di San Martino

 

san martino1

 

san martino2

 

 

 

 

 

 

 

 

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