Scoperta maxi evasione fiscale di oltre 10 milioni

Giovedì, 07 Marzo 2019 08:15 | Letto 1711 volte   Clicca per ascolare il testo Scoperta maxi evasione fiscale di oltre 10 milioni Si è conclusa, con un sequestro di beniper oltre un milione e mezzo, un’articolata indagine svolta dalNucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Maceratae coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata, nei confronti di un gruppo di imprese, di cui una risultata formalmente domiciliata all’estero. Le società coinvolte sono tutte risultate direttamente riconducibili ad una medesima persona fisica, che aveva messo in piedi un articolato sistema elusivo, finalizzato ad ottenere rilevanti e indebiti vantaggi fiscali sia ai fini delle imposte sui redditi che dell’IVA, mediante l’interposizione di una società con sede formalmente dichiarata in un Paese a tassazione fiscale privilegiata. Infatti, le indagini hanno permesso di confermare che la sede effettiva di quest’ultima societàè sempre rimasta in Italia ed il suo amministratore è risultato aver operato, gestito ed organizzato in prima persona tutte le operazioni svolte sul territorio italiano, dove aveva, come rappresentantelegale,solo un amministratore di facciata. Complessivamente, l’indagine ha portato alla constatazione di un’evasione fiscale di oltre 10 milioni di euro, con un’imposta evasa pari ad oltre un milione e mezzo. Due le persone denunc alla Procura di Macerata che ha disposto il sequestro preventivo per l’equivalente della somma evasa: una villa, peraltro strumentalmente confluita in un Trust con il fine di sfuggire ad un’eventuale azione esecutiva, un fabbricato industriale, un’abitazionee varie disponibilità bancarie, riconducibili agli indagati. Inoltre è stata accertata l’indebita fruizione dei benefici previsti per le imprese che avviavano la propria attività entro il 31 dicembre 2017 nella cosiddetta “zona franca urbana”, istituita a seguito degli eventi sismici, ovvero della possibilità di poter compensare imposte e contributi previdenziali ed assistenziali dovuti per circa 200mila euro, di cui circa 65mila già utilizzati in compensazione. In relazione a tale circostanza, è stato interessato il Ministero dello Sviluppo Economico per la revoca dell’agevolazione concessa. Il sequestro per equivalente è uno degli strumenti più efficaci per contrastare l’evasione fiscale. È la migliore risposta per rendere immediatamente esecutivo il prelievo erariale e scoraggiare gli imprenditori disonesti che, confidando anche nelle lunghezze burocratiche, pensano di poterla fare franca spogliandosi dei beni o intestandoli a prestanome.  In tal senso, a Macerata, Guardia di Finanza, Procura della Repubblica e Agenzia delle Entrate operano sinergicamente attraverso uno specifico protocollo d’intesa, sottoscritto nel 2015, che porta, in presenza di reati tributari, all’ottenimento in tempi brevi del sequestro di una quota equivalente di beni commisurati all’evasione fiscale perpetrata. È una sorta di corsia preferenziale che viene accordata proprio per colpire le gravi evasioni d’imposta ed impedire che i beni dei trasgressori vengano fatti “sparire” prima che arrivi il giudizio del contenzioso.g.g.

Si è conclusa, con un sequestro di beniper oltre un milione e mezzo, un’articolata indagine svolta dalNucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Maceratae coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata, nei confronti di un gruppo di impresedi cui una risultata formalmente domiciliata all’estero.

Le società coinvolte sono tutte risultate direttamente riconducibili ad una medesima persona fisica, che aveva messo in piedi un articolato sistema elusivo, finalizzato ad ottenere rilevanti e indebiti vantaggi fiscali sia ai fini delle imposte sui redditi che dell’IVA, mediante l’interposizione di una società con sede formalmente dichiarata in un Paese a tassazione fiscale privilegiata.

Infatti, le indagini hanno permesso di confermare che la sede effettiva di quest’ultima societàè sempre rimasta in Italia ed il suo amministratore è risultato aver operato, gestito ed organizzato in prima persona tutte le operazioni svolte sul territorio italiano, dove aveva, come rappresentantelegale,solo un amministratore di facciata.

Complessivamente, l’indagine ha portato alla constatazione di un’evasione fiscale di oltre 10 milioni di eurocon un’imposta evasa pari ad oltre un milione e mezzo.

Due le persone denunc alla Procura di Macerata che ha disposto il sequestro preventivo per l’equivalente della somma evasa: una villa, peraltro strumentalmente confluita in un Trust con il fine di sfuggire ad un’eventuale azione esecutiva, un fabbricato industriale, un’abitazionevarie disponibilità bancarie, riconducibili agli indagati.

Inoltre è stata accertata l’indebita fruizione dei benefici previsti per le imprese che avviavano la propria attività entro il 31 dicembre 2017 nella cosiddetta zona franca urbana”, istituita a seguito degli eventi sismici, ovvero della possibilità di poter compensare imposte e contributi previdenziali ed assistenziali dovuti per circa 200mila euro, di cui circa 65mila già utilizzati in compensazione.

In relazione a tale circostanza, è stato interessato il Ministero dello Sviluppo Economico per la revoca dell’agevolazione concessa.

Il sequestro per equivalente è uno degli strumenti più efficaci per contrastare l’evasione fiscale. È la migliore risposta per rendere immediatamente esecutivo il prelievo erariale e scoraggiare gli imprenditori disonesti che, confidando anche nelle lunghezze burocratiche, pensano di poterla fare franca spogliandosi dei beni o intestandoli a prestanome. 

In tal senso, a Macerata, Guardia di Finanza, Procura della Repubblica e Agenzia delle Entrate operano sinergicamente attraverso uno specifico protocollo d’intesa, sottoscritto nel 2015, che porta, in presenza di reati tributari, all’ottenimento in tempi brevi del sequestro di una quota equivalente di beni commisurati all’evasione fiscale perpetrata. È una sorta di corsia preferenziale che viene accordata proprio per colpire le gravi evasioni d’imposta ed impedire che i beni dei trasgressori vengano fatti “sparire” prima che arrivi il giudizio del contenzioso.
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