Un altro anno scolastico all'insegna del distanziamento sociale. Anche nel 2022 il comparto scuola sta facendo i conti con l'emergenza Coronavirus. A San Severino, però, il problema è duplice. La città è alle prese anche con la ricostruzione post-sisma e attende con ansia il termine dei lavori al cantiere dell'istituto tecnico Divini. La Provincia di Macerata ha provato a tamponare il problema: nei giorni scorsi sono stati installati diversi moduli provvisori in legno e plastica, destinati a ospitare alcune delle attività didattiche. Due di queste hanno trovato posto all'interno del cortile della scuola Luzio, mentre un altro è stato installato nei pressi dei capannoni dell'Itts. Una soluzione utilizzata anche per l'istituto tecnico agrario di Macerata, ma che non piace al preside del Divini, Sandro Luciani.

A preoccupare il dirigente scolastico non sono solamente le soluzioni di emergenza adottate per permettere la didattica in presenza, ma anche e soprattutto il cantiere dell'Itts. «Mi sembra che i lavori procedano a rilento e comincio a dubitare che riusciremo a tornare nella nostra scuola a settembre - commenta -. Per quanto riguarda i moduli, è evidente che siano una soluzione di emergenza: sono sostanzialmente dei gazebo riscaldati con dei termoventilatori. Non sono confortevoli e soprattutto sono facilmente violabili dai malintenzionati. Non potremo nemmeno lasciare attrezzature al loro interno perché non li reputiamo assolutamente sicuri. Per quello che riguarda i costi, sono sicuramente economici. Sono strutture provvisorie che cercheremo di utilizzare fino alla fine dell'emergenza sanitaria, facendo di necessità virtù».

l.c.
A Belforte del Chienti si discute sulla casa di riposo. Nei giorni scorsi la minoranza targata “Belforte Insieme” ha accusato l’amministrazione guidata da Alessio Vita di “scarsa lungimiranza” e di “aver perso un’opportunità per la comunità, che necessita di una RSA”. Il dibattito si è acceso intorno alla cessione all’asta dello stabile che ospitava la discoteca “Il Pipistrello”. Il locale se lo è aggiudicato un privato per poco meno di 60 mila euro, “una cifra irrisoria” secondo la minoranza, che ha chiesto chiarimenti all'amministrazione.

A replicare è stato proprio il primo cittadino Alessio Vita, che ha spiegato come lo stabile ceduto all’asta fosse “danneggiato dal sisma, e non è detto sarebbe stato possibile accedere ai finanziamenti per la ricostruzione – dice il sindaco –. Al netto della vicenda che riguarda l’ex discoteca ‘Il Pipistrello’ stiamo comunque lavorando per realizzare una casa di riposo: non crediamo che un’amministrazione possa avere difficoltà nel trovare un nuovo sito dove costruire una RSA. L’immobile di cui parla la minoranza era all’asta da diversi anni: gli ex amministratori avrebbero potuto approfittarne, qualora fosse stato nel loro interesse. Non lo hanno mai fatto”.

La chiusura è per le prospettive di vedere una nuova casa di riposo a Belforte: “L’opera richiede una procedura lunga e complessa, che non dipende solo dall’amministrazione comunale – conclude il sindaco Vita –. Ovviamente abbiamo contatti con la Regione, è un iter che è stato avviato e che stiamo portando avanti. Non è facile fare previsioni, ma resta una nostra priorità”.

l.c.
Consiglio comunale dai toni accesi quello di giovedì a Ussita. Sul tavolo dell’assise le petizioni lanciate in estate dai cittadini e sposate dalla minoranza guidata da Guido Rossi. Le raccolte firme, l’una contraria alla realizzazione delle residenze per le maestranze della ricostruzione, l’altra per l’acquisizione da parte del Comune dell’area su cui sono state installate le soluzioni abitative di emergenza, hanno scatenato feroci polemiche. Guido Rossi, capogruppo della minoranza, ha chiesto delucidazioni in merito ai due temi.

A rispondere è stata proprio la prima cittadina, Silvia Bernardini: “La discussione in Consiglio – ha spiegato la sindaca – è avvenuta come previsto dallo statuto. Penso però che la rilevanza delle petizioni sia relativa: dobbiamo tenere conto delle firme dei cittadini di Ussita, di coloro che sono effettivamente residenti qui. Le petizioni erano carenti nella loro parte formale ed era difficile appunto risalire a chi le avesse firmate. Aldilà di questa dimensione prettamente formale, le argomentazioni erano importanti e meritavano un approfondimento. Sulle maestranze della ricostruzione – ha commentato Silvia Bernardini –, penso che sia stato davvero fuori luogo instillare nella popolazione l’idea e il timore che questi lavoratori siano un pericolo per la nostra comunità. Sono persone che lavorano a molti chilometri da casa, che stanno facendo dei grandi sacrifici vivendo lontani dalle loro famiglie e che rappresentano una risorsa per questo territorio, visto che stanno fattivamente contribuendo alla sua ricostruzione. Abbiamo pensato, come amministrazione, di creare questo campo per dar loro la possibilità di vivere lontano da casa in maniera dignitosa e comoda. La bontà di questo è testimoniata anche dall’approvazione della Regione e delle sigle sindacali. Sono scandalizzata che questo fatto sia stato strumentalizzato per fini politici. Il progetto di questo campo a breve verrà presentato alla cittadinanza e rivendichiamo che, come maggioranza, le nostre decisioni sono legittime, naturalmente nel rispetto delle normative e del nostro territorio”.

La chiusura della prima cittadina è per la seconda petizione, quella legata all’acquisizione al patrimonio comunale delle aree dove sorgono le Soluzioni abitative di emergenza: “La minoranza ci ha chiesto di non acquisire le aree dove sorgono le Sae – ha detto la sindaca Bernardini –. Anche questo è un atto previsto dalla normativa ed è qualcosa che è avvenuto in tutti i Comuni del cratere. Non ci è stata data possibilità di scelta in merito e i primi a recriminare siamo stati proprio noi dell’amministrazione: ci siamo semplicemente adeguati, seppur in disaccordo, a quanto ci veniva chiesto secondo la legge. Per Ussita quelle zone sono uno scempio, non le amiamo: sono servite e servono tutt’ora, ma per il nostro territorio sono una grave ferita”.

l.c.
In vista della tornata elettorale, cambia la viabilità a Cesolo: l’intersezione tra Via Don Giovanni Cruciani e Piazzale Bianconi torna a doppio senso dalle 8 del 2 alle 20 del 4ottobre. Una piccola vittoria, ma “non ancora sufficiente”, quella ottenuta da Ottavio Ottavi. Settempedano da anni impegnato per dare voce alle istanze della cittadinanza, non ha potuto fare a meno di interpellare le istituzioni per risolvere un problema che da tempo affligge la frazione di Cesolo, ma che si manifesta in maniera più marcata a causa del voto.

Il plesso scolastico di Cesolo è sede di seggio elettorale ma, ogni qualvolta ci si debba recare alle urne, l’accesso a piazzale Bianconi si fa complicato. I cittadini di Biagi, Cagnore, Serrone e Stigliano vivono ogni giorno disagi legati alla viabilità: per raggiungere la scuola debbono inutilmente allungare il proprio tragitto in auto, passando in Via della Villa, Via Santa Margherita e Via Spogna, per giungere infine sul piazzale. La tornata elettorale accentua il problema, con la massiccia affluenza degli elettori.

“Un disagio superfluo” secondo il signor Ottavi. Ha infatti accolto positivamente il provvedimento che, su sollecito dell’Ufficio Elettorale Comunale, la Polizia Municipale ha ratificato: l’intersezione tra Via Don Giovanni Cruciani e Piazzale Bianconi torna a doppio senso dalle 8 del 2 ottobre alle 20 del 4. Una soluzione che risolve il problema nei giorni delle urne. Ma Ottavio Ottavi insiste: ha scritto una mail a Giovanni Giuliani, responsabile dell’Ufficio Elettorale di San Severino, e ad Adriano Bizzarri, Comandante della Polizia Locale, per sottolineare che la sua battaglia non è conclusa.

“Nel ringraziarVi – si legge nella missiva di Ottavi – per l’applicazione delle vostre competenze in occasione della imminente tornata elettorale, Vi comunico che intraprenderò con la nuova amministrazione il superamento degli inutili kilometri inflitti ai genitori degli alunni provenienti da frazioni interne rispetto alle scuole di Cesolo”.

l.c.
“Il nostro centro storico è uno dei più belli d’Italia, resterà tale e tornerà com’era”. Lo ha detto il sindaco di Visso, Gian Luigi Spiganti Maurizi, in merito alla polemica sorta sui social per l’ipotesi di una nuova piazza per il Comune vissano. Ad accendere la discussione, la nascita di uno spazio dedicato alle attività commerciali e alla socialità, nell’area dell’ex Park Hotel. Su alcuni gruppi Facebook, in molti hanno manifestato disappunto per quella che era stata intesa come una “delocalizzazione” della piazza.

Una visione “tendenziosa – ha spiegato il sindaco Spiganti Maurizi – . Le nostre intenzioni non sono assolutamente quelle di toccare il nostro centro storico, svuotandolo della sua dimensione sociale. Anzi, non vediamo l’ora che si possa procedere con la ricostruzione e poter tornare a viverlo. Nel frattempo – prosegue il sindaco – era però necessario uno spazio da dedicare ai nostri commercianti e alle nostre attività. Quella dell’ex Park Hotel ci è sembrata la zona migliore”.

Poi la frecciata a chi ha scatenato una polemica “sterile – afferma il primo cittadino vissano – . Credo che sia assurdo anche solo presumere che ci sia l’intenzione di delocalizzare una tra le cento piazze più belle d’Italia. Spesso, nonostante ci sia chiarezza nelle spiegazioni, qualcuno preferisce capire ciò che vuole e montare delle polemiche che non hanno ragione di esistere. Visso tornerà senz’altro com’era, intanto percorriamo delle soluzioni necessarie per continuare a vivere”.

l.c.
“Nessuna polemica: è giusto che la Regione porti avanti la sua politica culturale”. Giambattista Tofoni, tra gli organizzatori di RisorgiMarche, ha spento sul nascere ogni possibile dibattito sui tagli al festival musicale dedicato alla ripresa del cratere.

Gli ingredienti per una polemica c’erano tutti. Qualche giorno fa, l’assessore regionale alla cultura, Giorgia Latini, aveva affermato come ci fossero, oltre a RisorgiMarche, “iniziative ugualmente meritevoli, visto che tutta la Regione, dopo la pandemia, ha bisogno di ripartire. Non esiste soltanto il cratere”. Parole che, seppur legittime nella spiegazione della distribuzione dei fondi, avrebbero potuto innescare una feroce discussione. Non è stato così.

Giambattista Tofoni ha immediatamente provveduto a rasserenare gli animi: “È giusto e legittimo che la Regione si occupi dell’allocazione dei fondi nel modo che ritiene più opportuno, è il suo compito. Non è intenzione né mia, né di Neri (Marcorè, altra mente del festival, ndr) fare polemica al riguardo. Il festival non è nato per generare introiti per chi lo organizza, piuttosto la sua è una matrice sociale: lo abbiamo sempre proposto per portare la lente dei media su un territorio, l’entroterra marchigiano, che all’epoca del sisma sembrava essere stato dimenticato. L’indotto, sia mediatico, sia economico, è stato una conseguenza del lavoro svolto”.

Poi la replica all’altra questione sollevata dall’assessore Latini, quella sui compensi per gli artisti ospitati: “Non crediamo che i compensi siano una richiesta degli artisti – sottolinea Tofoni – , siamo noi a volerli pagare. La dimensione solidale che il festival ha assunto nelle edizioni precedenti alla pandemia si è arricchita di un’altra sfaccettatura: quella della solidarietà verso gli artisti stessi. Quasi tutti non lavorano da un anno e mezzo, e oltre a loro non lavorano nemmeno i professionisti del settore. Dobbiamo essere solidali anche con loro, e sarebbe giusto che ricevano un compenso. Il taglio ai fondi è notevole, ma la nostra intenzione è quella di proseguire – conclude Tofoni – , se potremo, andremo avanti”.

l.c.
I lavori di ampliamento e ristrutturazione del cimitero monumentale di Treia, avviati alla fine del 2020, non hanno lasciato indifferente la cittadinanza: diverse le polemiche sui social, infatti, sull’impatto delle nuove strutture in corso d'opera. Secondo alcuni cittadini comprometterebbero il profilo estetico del cimitero, oltre a rendere difficoltoso l’accesso alle aree già esistenti.

Già a novembre il sindaco, Franco Capponi aveva sottolineato l’urgenza di mettere mano alla struttura, ormai sovraccarica, con l’intenzione non di costruire un secondo cimitero – secondo l’amministrazione sarebbe inevitabilmente una struttura di serie b – ma con quella di ampliare e ristrutturare quello già esistente, senza impattare sull’aspetto architettonico.

Non del tutto convinti e soddisfatti però i cittadini, inorriditi alla vista delle strutture in cemento armato che in questi giorni sono sorte all’interno del luogo di culto. A tal proposito il vicesindaco, David Buschittari, ha risposto che l’aspetto dei nuovi blocchi di loculi, al termine dei lavori, sarà perfettamente in linea con lo stile delle strutture più antiche: “L’intervento è stato studiato in concerto con la Sovrintendenza e con diversi architetti, oltre a essere condiviso dal consiglio comunale. È impossibile ora giudicare i lavori, e bisognerà attendere che questi vengano ultimati: il cemento armato non resterà a vista, ma verrà rivestito in mattoni nello stesso stile delle strutture già presenti. Mettere mano e modificare un luogo di culto tradizionale come il nostro cimitero è stata una scelta sofferta, ma crediamo sia la più giusta: una seconda struttura sarebbe stata inevitabilmente seconda anche in importanza. Accettiamo le critiche, ma vorremmo che siano contestualizzate, costruttive e non strumentali”.

l.c.
È "chiara e serena" come lui stesso la definisce, la replica del sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, alla critica mossa da alcuni cittadini e dal Movimento 5 Stelle per le mascherine consegnate agli over 65 della città.
"Da questa situazione di emergenza - dice il sindaco . si capisce quanto cuore e quanta organizzazione siano state messe in campo nella nostra città.
Si tratta di una iniziativa mirata agli over 65 - spiega - che molto spesso non hanno la mascherina e non hanno possibilità di uscire spesso di casa. Per questo motivo abbiamo deciso di distribuire quasi 6000 mascherine a questi cittadini.
Ci siamo impegnati a guardare le loro residenze e le abbiamo consegnate.
Sono mascherine lavabili che possono essere imbustate più volte. In Comune, con guanti sterilizzati, sono state imbustate e consegnate, ma dobbiamo ancora terminare.
Credo sia troppo pretendere di riceverle in buste sterilizzate; io credo che arrivino già alla Protezione Civile in pacchi da 50 e non in confezioni sterili.
Se questo per qualcuno e per i grillini può essere un motivo di polemica ci dispiace.
Noi facciamo quello che sappiamo fare - aggiunge - : aiutare la gente e non c'era alcuna normativa che ci obbligava a consegnarle.
Chi non si fida delle modalità con cui è stata imbustata può sempre sanificarla e poi indossarla. 
La polemica sterile non serve a nessuno - conclude - se qualcuno vuole fare il perfezionista, prima di farlo sulla stampa lo faccia rendendosi utile per la società civile".

GS

Cercasi al massimo 5 fotografi per immortalare i momenti del Palio di San Ginesio. Una rievocazione che si tiene dal 1970 per ricordare le gare disputate dai giovani ginesini addestrati alla difesa del paese, come attività preparatoria all’uso delle armi. L'organizzazione riproduce fedelmente quanto raccontato dai documenti conservati nell'archivio comunale. La manifestazione si svolgerà dal 10 al 15 agosto ed essendo la 50esima edizione, sono attese tante novità e un programma particolarmente ricco. Per l'occasione, l'associazione Tradizioni Sanginesine ha presentato un annuncio con il quale si cercano dei fotografi, al massimo cinque, "desiderosi - si legge nell'avviso - di immortalare con i loro scatti gli eventi che si terranno durante la manifestazione. Gli scatti, oltre che per i fini istituzionali dell’Associazione, saranno utilizzati per realizzare una pubblicazione fotografica della 50esima edizione del Palio". I requisiti che questi fotografi devono avere sono quelli di un fotografo professionale: "I soggetti devono essere dotati di attrezzatura fotografica professionale o semi-professionale e voglia di raccontare il Palio di San Ginesio dal loro punto di vista". La domanda di partecipazione è scaduta ieri sera ma non sono mancate le polemiche sui social e su diversi gruppi di fotografia perché per i cinque fotografi non è previsto alcun compenso o rimborso. A precisarlo è la stessa associazione: "La scelta dei candidati è a completa e insindacabile discrezione dell’Associazione, che può anche ritirare il presente avviso in qualunque momento. Uguale discrezione avrà l’Associazione nella scelta delle foto che andranno a comporre la pubblicazione fotografica e le modalità di realizzazione della stessa. Ai candidati selezionati è richiesta la partecipazione agli eventi, secondo disponibilità concordate, e l’invio (possibilmente il giorno seguente) di parte del materiale fotografico all’Associazione, così da poter essere utilizzato per gli scopi istituzionali durante lo svolgimento della manifestazione. A queste persone è garantito l’accesso gratuito agli eventi con biglietto. Non sono previsti - si legge in conclusione - compensi o rimborsi di alcun tipo".

Come ovvio, questo annuncio è stato poco gradito da chi svolge la professione di fotografo o comunque possiede del materiale professionale o semi-professionale che ha costi elevati, e le polemiche non sono mancate. In molti ritengono che la professioniltà debba essere riconosciuta e ricompensata e che non sia giusto pretendere prestazioni professionali a costo zero. 
g.g.




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