Alessandro Loreti ha 38 anni e vive con la sua famiglia a Muccia. Dopo 3 anni in Sae, soluzione abitativa di emergenza, a dicembre è tornato nella sua casa, vicino il centro storico di Muccia.

“Sono tre mesi che siamo ritornati a casa nostra finalmente. Un ritorno diciamo molto gradevole quanto voluto. La nostra domanda è restata circa 2 anni all’ufficio ricostruzione, una volta partiti i lavori, devi stare dietro a tante questioni, poi finalmente siamo rientrati”. Alessandro aveva deciso con la famiglia che una volta nella loro casa, con loro sarebbe entrato anche il secondo cane e così è stato."

Gli chiedo cosa gli resta di 3 anni vissuti nel villaggio Sae. “Sicuramente ho un bel ricordo per quello che riguarda i vicini perché la comunità si è stretta molto, eravamo tutti quanti insieme a differenza di adesso che invece intono a noi non c’è nessuno. Mi è dispiaciuto perché avevamo una signora accanto con cui abbiamo stretto un buon rapporto e che andiamo a trovare quasi tutti i giorni, ci siamo voluti bene con Amalia. Certamente dei problemi ci sono stati dalla muffa al livello strutturale, tutto sommato ci stai, però potevano fare meglio.”

Chiedo ad Alessandro quale è stato il primo pensiero al rientro a casa. “Speravo che non venisse una scossa la prima notte, perché comunque ci pensi, perché i lavori sono stati fatti, sto tranquillo ma non sai come reagisci, non tanto per me ma per i figli”. Con Alessandro ci siamo incontrati nella piazza di Muccia. Intorno ci sono delle “belle” messe in sicurezza degli edifici ma nessuna persona, non c’è vita.

“Parecchie persone sono andate via. Si deve lavorare per riportarle e non è semplice, c’è bisogno di uno studio fatto a tavolino. L'amministrazione deve pensare qualcosa ma non da sola, a livello della zona terremotata. Io ci credo ad un futuro per queste terre. L'esperienza che abbiamo avuto, le strutture che si rifaranno saranno tutte antisismiche, quindi anche la gente sarà più tranquilla, più sicura, quindi riportata a venire qua. Poi negli ultimi 2 anni la montagna ha preso vita, anche con il covid è stata riscoperta, la gente è venuta perché ti dava la sensazione di aria pura. Secondo me si possono ottenere ottimi risultati con un progetto serio. Ci vuole tempo, non è da oggi a domani, però anche nell'arco di 10 anni, magari con una nuova zona franca che incentivi a far venire qui le aziende che possono creare dei posti di lavoro e magari attirare delle giovani famiglie a trasferirsi”.

Barbara Olmai

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“Certamente non è casa tua ma ti ci abitui. Questa non deve essere la normalità ma un periodo temporaneo.” Alessandro Loreti, per gli amici Fera, ha 37 anni e con sua moglie e i figli di 10 e 17 anni, dopo il terremoto risiede in uno dei villaggi Sae di Muccia, dove lavora nel suo negozio di pasta fresca. L’attività, oggi delocalizzata nella zona commerciale, l’aveva nel cuore del paese vicino la sua casa. Non è un tipo da città e non ha mai pensato di andarsene da Muccia. Quando è dovuto stare lontano dal suo comune, ha scelto di trasferirsi a Colfiorito anziché nei paesi più vicini alla costa, dove ha comunque soggiornato per qualche tempo: “Arrivato a Caccamo sentivo già l’odore di casa!”.
E’ una persona che ci mette la faccia e ha sempre parlato cercando di farsi ascoltare dai decisori dicendo quello che non funzionava rispetto alla situazione. A molti invece non piace esporsi. Purtroppo ai cittadini difficilmente viene insegnato a ragionare insieme, per tendere al bene comune. Il non sapere fare squadra a tutti i livelli, sta incoraggiando logiche campanilistiche e, peggio ancora, consentirà più facilmente ai più grandi, a realtà più strutturate, di “appropriarsi delle ricchezze dell’Appennino” e dei finanziamenti che arriveranno per la ricostruzione. Occorrerebbe invece invertire la tendenza favorendo le microeconomie della montagna, che sono compatibili con l’ambiente e con gli stili e i ritmi di vita praticati in queste terre.

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Se tutto andrà come da programma, tra circa un anno Alessandro e la famiglia torneranno nella loro nuova casa ristrutturata. Anche lì bisognerà un’altra volta ricominciare, perché accanto a loro troveranno una Muccia diversa, con pochissimi residenti e pochi servizi vicini. Quello che conta è che torneranno a casa e lasceranno la Sae. Le casette per Alessandro non sono fatte per durare a lungo. L’anno scorso anche loro sono dovuti uscire dall’alloggio perché hanno avuto il pavimento marcio. Ancora oggi mi dice che ci sono dei piccoli problemi e che comunque è preferibile risolverli in autonomia anziché chiedere a chi le ha realizzate. E’ un ragazzo ottimista e dal carattere deciso Alessandro. Sorride quando mi racconta della grande soddisfazione arrivata quando sono riusciti a fare in tempo per quel Natale del 2016, i tortellini nel laboratorio di pasta fresca gestito con la famiglia, aperto dopo aver lavorato giorno e notte. Immagino che quel ricordo lo porterà con sé a lungo questo giovane papà a cui auguro di trovare la stessa spinta emotiva di quei giorni difficili ma pieni di energia vitale, quella energia di cui centinaia di persone oggi hanno estremo bisogno per affrontare il presente, in attesa di un futuro più solido.

Barbara Olmai

L’intervista a Alessandro Loreti, andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10,10 e alle ore 22,10 sulle frequenze di Radio C1 in Blu.

*La rubrica è possibile grazie al contributo di IIE Impianti Elettrici di Urbisaglia e Ticani srl engineering and construction di Visso.

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