Non è chiaro se a scatenare il danno possa essere stata l’umidità proveniente dal suolo o quella che potrebbe avere interessato i materiali stoccati prima del montaggio, di certo pur trattandosi di un piccolo problema se paragonato a tutto quello che le popolazioni hanno dovuto sopportare in questi anni, è avvertito come una nuova preoccupazione che si somma a tante altre.
“Fughe allargate e una consistenza morbida al ripetuto calpestio in alcune parti della pavimentazione - ci dice una delle abitanti - danno la sensazione che i materiali prima o poi cedano. Adesso i tecnici hanno rassicurato che vedranno come poter operare per risolvere il problema. Ci hanno detto di pazientare e in qualche modo ci arrangeremo , però la sensazione è che non c'è mai fine al disagio".
C.C.
”Di cos altro vogliamo parlare? Ecco cosa è accaduto questa notte alla sae difronte alla mia. Una folata di vento e l’antenna è sprofondata nel soffitto. Ora come si difenderanno quelli di Arcale? Che colpa avremo anche questa volta? Per L umidità è colpa nostra che non arieggiamo e per questo?“. Poche semplici parole per uno sfogo da parte di una cittadina come tante che non ne può della situazione talvolta insostenibile che ogni giorno si trova a fronteggiare chi vive nelle Sae, soluzioni abitataive emergenzial. Con il vento di questa notte l’antenna di una casetta si è rotta e ha spaccato il soffitto. E la foto è stata poi pubblicata anche su Facebook. Tra muffa e danni vari, si teme seriamente che le Sae, in alcuni casi appena consegnat, possano non resistere per il tempo necessario alla ricostruzione che si prospetta lungo svariati anni.
g.g.
Il consorzio Arcale non ci sta. Non accetta e respinge al mittente le accuse che sono state rivolte alla società dalla Cgil di Macerata sulla vertenza Sae, le Soluzioni abitative di emergenza, iniziata a dicembre scorso con l'infortunio di Lucian, l'operaio che stava lavorando in uno dei tanti cantieri per realizzare le ormai arcinonte casette per i terremotati. Quell'incidente aveva aperto un universo, quello dei cantieri delle Sae appunto, fatto, secondo quanto ricostruito fino ad oggi dai sindacalisti della Cgil maceratese, di lavoro nero, di assente o errata contrattualizzazione dei lavoratori, di lavoro stroardinario o festivo non pagato, e chi più ne ha più ne metta, di cui sarebbero resposabili le società, ovvero Europa e Gestione, che hanno preso in subappalto il lavoro da Gips, consorziata di Arcale, vincitrice dell'appalto della Protezione civile nazionale per la costruzione delle casette, che ha incaricato Gips di eseguire i lavori. Le vertenze che puntano a regolarizzare i lavoratori e a far riconoscere quanto a loro dovuto sono ancora aperte, alcune sono state portate a termine. Secondo la Cgil la partita è ancora aperta, perchè ci sarebbero delle verifiche in corso su altre società coinvolte nelle opere di costruzione delle Sae.
“Il consorzio stabile Arcale – spiega l'ingegnere Cristiano Costanzo – ha vinto l'appalto per la fornitura delle Sae. I lavori edili rappresentano il 20 per cento dell'appalto e una parte di questo 20 per cento è stata affidata alla consorziata Gips di Trento. L'impresa Europa (a cui Gips ha dato in subappalto alcuni lavori per la costruzone delle Sae ndr) è entrata in procedura di default. La proprietà è latitante e il consorzio Gips si è fatto carico del pagamento degli stipendi non versati”.
Nel frattempo, sempre secondo quanto ricostruito dalla Cgil, si è dimostrata inademmpiente sotto molti aspetti un'altra società che ha ricevuto in subappalto da Gips alcune lavorazioni, la Gesti One. Anche qui, per la Cgil, le lacune sono molte e gravi: ci sono delle posizioni di diversi lavoratori simili a quelle riscontrate con Europa. “Nel momento in cui sarà dimostrato quello che ci è stato sottoposto, dopo le opportune verifiche si provvederà a corrispondere quanto dovuto, come Gips ha già fatto. La Cgil ci dice che nei cantieri c'è lavoro nero e caporalato. Sottolineo – spiega Costanzo – che non c'è nessuna azione di caporalato, non l'avremmo mai tollerata. Dai controlli non risulta nulla. Abbiamo avuto le ispezioni di Anac, Guardia di Finanza, Asur, Ispettorato del lavoro: bene, dai controlli non è emerso nulla, solo alcune multe. I lavoratori che avevano un contrattro metalmeccanico, secondo un accordo sottoscritto in una riunione con Ance (Associazione nazionale costruttori edili), saranno spostati in contratto edile. Poi sarà una questione di livelli, ma è logico che non potranno essere tutti al terzo livello”.
I vertici provinciali della Cgil sostengono che voi abbiate negato l'esistenza dei lavoratori.
“A noi non risulta ne lavoro in nero né che i lavoratori siano stati sottopagati o non pagati. Non possiamo negare l'esistenza dei lavoratori: c'è il docuento di ingresso al cantiere, il Pos. La Cgil non ci ha mai comunicato l'elenco dei lavoratori: il sindacato sostiene di averlo fatto per paura di ritorsioni e minacce nei confronti dei lavoratori. Ma noi dobbiamo sapere chi sono. Se vogliamo parlare di lavoro e turni, la Regione marche ci ha fatto un ordine di servizio per fare il secondo e il terzo turno proprio per accelerare i tempi. Fino al venerdì la turnazione riguardava tutti, il sabato e la domenica, invece, è stata fatta una rotazione proprio per favorire il riposo. Senza contare che a ottobre, novembre e dicembre le ore di luce per poter lavorare sono poche. Quindi mi sembra difficile poter affermare quello che sostiene la Cgil, cioè che le ore di lavoro durante il giorno fossero molte... Questo è il cantiere diffuso più grande d'Europa, ci sono 75 aree in tutto il cratere e non abbiamo abbiamo avuto infortui, solo una persona che è scesa dall'auto ed è scivolata sul ghiaccio. Abbiamo ricevuto ordini per 1543 Sae nelle Marche: 1347 casette sono state consegnate, ne mancano 250, per le quali siamo in attesa delle aree di urbanizzazione”.
Tutto è bene quello che finisce bene. L'adagio ben si adatta a quanto avvenuto nelle ultime ore a Caldarola dove alcuni residenti in via Madre M.G. Giacobini, nella zona adiacente all'area in cui si sta realizzando il posizionamento delle casette destinate ad ospitare i cittadini sfollati, avevano dato vita ad una protesta per evitare l'abbattimento di un acero campestre che rappresenta da decenni un punto di aggregazione per gli abitanti del quartiere stesso. Sollecitato dai residenti il sindaco Luca Giuseppetti ha investito del problema i responsabili della Regione, trovando insieme una soluzione. In tale area verranno istallate casette di minori dimensioni e che necessitano di uno spazio più ristretto. Così anche l'acero e lo spazio aggregativo saranno salvati, rispettando a pieno le necessità di quanti dovranno abitare tali moduli.
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“Salvate l’acero campestre”. E’ il grido di protesta levato da alcuni cittadini di Caldarola residenti nell’area adiacente a quella dove dovrebbero sorgere alcune casette, ivi compreso il nuovo albergo comunale, che andrebbero a completare l’intera zona.
Motivo della protesta un “vecchio” acero campestre che da decenni fornisce ombra e refrigerio agli abitanti del quartiere di via M.G. Giacobini e che sarebbe abbattuto per permettere il posizionamento delle piattaforme e il completamento delle opere di urbanizzazione.
Del progetto gli abitanti stessi sono venuti a conoscenza soltanto questa mattina quando sono stati improvvisamente avvisati dal Capitano Giancarlo Cecchini, comandante della Polizia Locale, che avrebbero subito avuto inizio i lavori con la delimitazione dell’area.
Così il gruppo di cittadini ha deciso di alzare la voce incontrando il sindaco Luca Giuseppetti e, pur comprendendo le esigenze dei concittadini che andrebbero ad occupare i moduli abitativi, hanno chiesto la possibilità di spostare di qualche metro l’area, salvando nello stesso tempo l’albero, ma “sacrificando” 3 moduli abitativi.
( Nella foto il sindaco Giuseppetti a confronto con i cittadini proprio sotto l'albero )
Il comitato, rappresentato dalla signora Giuseppina, tiene a precisare di non essere contrario all’istallazione delle casette, ma che venga utilizzata l’area adiacente. “In tal modo – continua la signora Giuseppina – verrebbe salvaguardato quello che nel tempo è divenuto un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere, che sotto l’acero si ritrovano per le classiche “quattro chiacchiere”, per festeggiare compleanni e ricorrenze ed anche per discutere delle problematiche più rilevanti”.
( Il comitato a favore dell'acero, seduta la signora Giuseppina con intorno gli altri abitanti del quartiere )
Il primo cittadino, al termine dell’incontro, ha rassicurato gli abitanti della zona di aver interessato della questione i responsabili della Regione, convocati in loco per verificare la possibilità di adottare una soluzione alternativa.
Ora l’ultima parola spetta ai tecnici della Regione stessa, la cui decisione sindaco e cittadini saranno “costretti” ad accettare. L’auspicio di tutti è che alla fine il buon senso prevalga sulla burocrazia e l’acero campestre venga salvato per la soddisfazione di tutti.
nn
Otto mesi dalle scosse di ottobre che, a Muccia, hanno provocato danni su oltre il 90 per cento degli edifici. Segnali positivi per le SAE con l’arrivo dei tecnici che hanno preso possesso delle aree per l’inizio lavori nelle zone di Varano, Costafiore e Massaprofoglio. Aggiudicata la ditta per l’area che ospiterà le casette al di sopra del Campo Sportivo, sulla strada delle Piane.
“ L’ordinativo per Muccia è di oltre 160 casette -afferma il sindaco Mario Baroni - il nostro auspicio è che tutte le operazioni d’ora in poi procedano speditamente, in modo tale che per fine settembre o inizio ottobre, si riescano a sistemare parecchie persone. La presenza dei container- dormitori dell’impresa GLF che ha lavorato alla realizzazione della superstrada Civitanova Foligno, ha consentito a gran parte dei cittadini con abitazioni inagibili di rimanere in paese. Attualmente contiamo solo pochi sfollati sulla costa, mentre altri hanno trovato autonoma sistemazione nei comuni limitrofi. Posizioneremo in totale 165 casette- aggiunge il primo cittadino- di queste, 91 ne verranno sistemate nell’area sopra il campo sportivo, 45 nella zona al di sopra del Centro commerciale, 7 in località Varano, altre 7 a Costafiore e 14 nella frazione di Massaprofoglio. Positivo il fatto che la gente sia rimasta in Paese, contribuendo a mantenere vivo il tessuto sociale della nostra realtà. Anche scambiare quattro parole e poter relazionarsi ha rappresentato un aiuto in pìù anche per noi dell’amministrazione. Adesso l’esigenza più forte è quella di tornare ai numeri di popolazione che c’erano prima del sisma, pertanto, sistemare per bene le soluzioni abitative provvisorie, e, quanto prima, riuscire a far rientrare le famiglie con bambini, per una ripresa delle attività scolastiche.
Quanto agli edifici scolastici- prosegue Baroni- dovremo procedere alla demolizione di uno stabile e valutare se ricostruire altre sedi o realizzare un polo scolastico insieme a Valfornace. Per quanto concerne la ricostruzione privata, contiamo di partire con gli edifici che hanno riportato un livello B di danni per poi procedere pian piano alla ricostruzione riferita ai danni più gravi. E’ una vera e propria corsa contro il tempo che è il nostro nemico principale- conclude il sindaco di Muccia- Prima potranno partire le attività, prima riprenderanno i paesi, altrimenti, il rischio sarà quello di perdere molti abitanti. Ma bisogna mantenere fiducia e speranza; un sindaco deve farlo anche per dare sostegno e coraggio ai suoi cittadini”