Nuovo look per il “Museo Nazionale del Costume Folcloristico”

Lunedì, 05 Luglio 2021 20:30 | Letto 1231 volte   Clicca per ascolare il testo Nuovo look per il “Museo Nazionale del Costume Folcloristico” Avrà un nuovo look il “Museo Nazionale del Costume Folcloristico” che ha la sua sede a Castelraimondo.   Un’idea che nel 2008 riunì un gruppo di appassionati, Luca Barbini, Giancarlo Palombini, Daniele Parbuono, Antonio Scasserra e Carlo Zoldan diedero vita al museo. Gli atti del primo convegno diedero anche lo spunto per un libro che prese il titolo, “Per un Museo del Costume Folcloristico” dove, nell’ultima pagina di copertina, hanno scritto: “Nel realizzare un museo cè, in parte, il tentativo di fermare il tempo e creare una situazione adatta a ricordare i propri trascorsi storici, la propria dimensione culturale, in parte il desiderio di recuperare ed esporre materiali, beni, oggetti daffezione. Questi beni, dal momento in cui trovano spazio nelle stanze allestite, perdono alcuni dei loro significati funzionali, originari e si trasformano in oggetti da osservare allinterno di percorsi finalizzati a stimolare la riflessione, lemozione, lo stupore; finalizzate a ricostruire contesti perduti da offrire allocchio interessato della contemporaneità”. Luca Barbini, presidente del gruppo Folcloristico di Castelraimondo, in un’intervista rilasciata a RadioC1inBlu, ha parlato dell’incontro tenutosi nell’ultimo fine settimana, che ha visto riunirsi alcuni membri del collegio scientifico che stanno programmando un riallestimento del Museo. “Abbiamo nel collegio delle punte di Diamante - afferma Barbini - che stanno riprogettando un riallestimento del Museo a Castelraimondo che era ospitato al terzo piano del palazzo comunale e, dopo gli eventi sismici del 2016, è stato trasferito in altri locali che lamministrazione comunale ha gentilmente concesso. Grazie anche a dei fondi del Ministero della Cultura, la commissione, che può vantare figure professionali come docenti delluniversità di Perugia, della Sapienza di Roma e altri esperti del settore, hanno riproposto e riprogettato un nuovo allestimento che renderà il museo ancora più accogliente”. Perché, abbiamo chiesto al professor Barbini, Castelraimondo è sede nazionale? “Lidea è del collegio scientifico e della federazione che raggruppa i gruppi folkloristici in tutta Italia. Furono proposte due sedi, una a Genzano di Roma e laltra a Castelraimondo. Quest’ultima è risultata la sede migliore grazie a dei locali molto accoglienti ed idonei allo scopo. Anche la sua posizione geografica, facilmente raggiungibile ha contribuito a scegliere Castelraimondo, oltre a delle località limitrofe famose per la produzione di stoffe particolari. Nelle nostre zone si produceva canapa, siamo vicini alla località Canepina, il cui toponimo svela la vocazione di quella terra. Matelica è famosa per la produzione dei pannilana la cui materia prima proveniva dai nostri paesi di montagna. Non dimentichiamo che si coltivava anche lo ”Scotano” per la lavorazione delle pelli. Un altro elemento certamente importante nella scelta di Castelraimondo è il gruppo folkloristico che esiste dagli anni trenta ed è il primo delle Marche”. Nel comitato è presente anche un funzionario del Ministero della Cultura di Roma, la Dottoressa Cinzia Marchesini che da tempo si occupa anche dei gruppi folkloristici. “In questo periodo di covid – ha dichiarato la Marchesini - è importante tornare sui territori e occuparsi di chi elabora crea e ricrea il patrimonio immateriale e antropologico. Il Ministero della Cultura attraverso lIstituto centrale per il patrimonio immateriale, diretto dal professor Leandro Ventura, ha voluto in questo ultimo anno e mezzo elaborare un progetto dedicato al Museo del Costume Folcloristico e quindi siamo tornati per ricostruire, insieme alla scuola di specializzazione in beni demo-etno-antropologici della Sapienza di Roma, questo percorso di interesse e tutela per la valorizzazione dei patrimoni dei gruppi folkloristici, come quello di Castelraimondo, che da 90 anni continua ad avere creatività ed è un punto di socializzazione per tutto il territorio”. Il presidente del collegio scientifico della F.A.F.It. (Federazione delle Associazioni Folcloriche Italiane) e uno degli animatori del Museo Nazionale del Costume Folcloristico è il Prof. Daniele Parbuono, docente dell’università di Perugia: “Il museo nasce in realtà alcuni anni fa da un tentativo di sistematizzare in uno spazio e dal punto di vista scientifico teorico il ruolo dei gruppi folcloristici nella scena pubblica contemporanea. Un esperimento che è partito proprio a Castelraimondo dove, come saprete, è attivo uno dei gruppi folcloristici tra i più vecchi in Italia. L’intento fu quello di realizzare un museo, non tanto delle tradizioni popolari, degli oggetti dei contadini della mezzadria, ma di costruire un museo proprio che riguardasse la scena del folclorismo, lattività dei gruppi folcloristici. Il museo fu inaugurato presso la sede del Municipio di Castelraimondo, è stato aperto e attivo con visite di turisti e scolaresche fino al più recente terremoto, ma da quel momento, comincia unaltra storia (la salvaguardia del materiale contenuto nel museo, ndr). Questo è possibile solo se ci si mette tanta fatica e a Castelraimondo, grazie al presidente Luca Barbini, e a tanti suoi preziosi collaboratori, questo è diventato realtà. Abbiamo pensato di coinvolgere importanti istituti di cultura e di ricerca in Italia. Il Ministero per i beni e le attività culturali, in accordo con il comitato scientifico hanno deciso di coinvolgere due università italiane, lUniversità degli Studi di Perugia e lUniversità degli Studi di Roma La Sapienza, perché queste due università sono sede delle uniche due scuole di specializzazione in beni demo-etno-antropologici e sono stati realizzati bandi per l’affidamento di due borse di studio a dei giovani specializzati. Ci sarà anche la collaborazione di un terzo ateneo, Unicam avrà con noi una collaborazione per sviluppare la parte multimediale digitale del museo. Siamo in un momento di grande creatività e ci rivedremo dopo lestate per l’operatività e qui rinascerà il nuovo museo che potrà essere inaugurato entro l’anno”. M.S.
Avrà un nuovo look il “Museo Nazionale del Costume Folcloristico” che ha la sua sede a Castelraimondo.  

Un’idea che nel 2008 riunì un gruppo di appassionati, Luca Barbini, Giancarlo Palombini, Daniele Parbuono, Antonio Scasserra e Carlo Zoldan diedero vita al museo.

Gli atti del primo convegno diedero anche lo spunto per un libro che prese il titolo, “Per un Museo del Costume Folcloristico” dove, nell’ultima pagina di copertina, hanno scritto: “Nel realizzare un museo c'è, in parte, il tentativo di fermare il tempo e creare una situazione adatta a ricordare i propri trascorsi storici, la propria dimensione culturale, in parte il desiderio di recuperare ed esporre materiali, beni, oggetti d'affezione. Questi beni, dal momento in cui trovano spazio nelle stanze allestite, perdono alcuni dei loro significati funzionali, originari e si trasformano in oggetti da osservare all'interno di percorsi finalizzati a stimolare la riflessione, l'emozione, lo stupore; finalizzate a ricostruire contesti perduti da offrire all'occhio interessato della contemporaneità”.

foto gruppo museo vestiti

Luca Barbini, presidente del gruppo Folcloristico di Castelraimondo, in un’intervista rilasciata a RadioC1inBlu, ha parlato dell’incontro tenutosi nell’ultimo fine settimana, che ha visto riunirsi alcuni membri del collegio scientifico che stanno programmando un riallestimento del Museo.

foto gruppo di lavoro

“Abbiamo nel collegio delle punte di Diamante - afferma Barbini - che stanno riprogettando un riallestimento del Museo a Castelraimondo che era ospitato al terzo piano del palazzo comunale e, dopo gli eventi sismici del 2016, è stato trasferito in altri locali che l'amministrazione comunale ha gentilmente concesso. Grazie anche a dei fondi del Ministero della Cultura, la commissione, che può vantare figure professionali come docenti dell'università di Perugia, della Sapienza di Roma e altri esperti del settore, hanno riproposto e riprogettato un nuovo allestimento che renderà il museo ancora più accogliente”.

foto copertina

Perché, abbiamo chiesto al professor Barbini, Castelraimondo è sede nazionale?

“L'idea è del collegio scientifico e della federazione che raggruppa i gruppi folkloristici in tutta Italia. Furono proposte due sedi, una a Genzano di Roma e l'altra a Castelraimondo. Quest’ultima è risultata la sede migliore grazie a dei locali molto accoglienti ed idonei allo scopo. Anche la sua posizione geografica, facilmente raggiungibile ha contribuito a scegliere Castelraimondo, oltre a delle località limitrofe famose per la produzione di stoffe particolari. Nelle nostre zone si produceva canapa, siamo vicini alla località Canepina, il cui toponimo svela la vocazione di quella terra. Matelica è famosa per la produzione dei pannilana la cui materia prima proveniva dai nostri paesi di montagna. Non dimentichiamo che si coltivava anche lo ”Scotano” per la lavorazione delle pelli. Un altro elemento certamente importante nella scelta di Castelraimondo è il gruppo folkloristico che esiste dagli anni trenta ed è il primo delle Marche”.

foto museo in tre


Nel comitato è presente anche un funzionario del Ministero della Cultura di Roma, la Dottoressa Cinzia Marchesini che da tempo si occupa anche dei gruppi folkloristici.

“In questo periodo di covid – ha dichiarato la Marchesini - è importante tornare sui territori e occuparsi di chi elabora crea e ricrea il patrimonio immateriale e antropologico. Il Ministero della Cultura attraverso l'Istituto centrale per il patrimonio immateriale, diretto dal professor Leandro Ventura, ha voluto in questo ultimo anno e mezzo elaborare un progetto dedicato al Museo del Costume Folcloristico e quindi siamo tornati per ricostruire, insieme alla scuola di specializzazione in beni demo-etno-antropologici della Sapienza di Roma, questo percorso di interesse e tutela per la valorizzazione dei patrimoni dei gruppi folkloristici, come quello di Castelraimondo, che da 90 anni continua ad avere creatività ed è un punto di socializzazione per tutto il territorio”.

foto museo scritto chitarra

Il presidente del collegio scientifico della F.A.F.It. (Federazione delle Associazioni Folcloriche Italiane) e uno degli animatori del Museo Nazionale del Costume Folcloristico è il Prof. Daniele Parbuono, docente dell’università di Perugia: “Il museo nasce in realtà alcuni anni fa da un tentativo di sistematizzare in uno spazio e dal punto di vista scientifico teorico il ruolo dei gruppi folcloristici nella scena pubblica contemporanea. Un esperimento che è partito proprio a Castelraimondo dove, come saprete, è attivo uno dei gruppi folcloristici tra i più vecchi in Italia.

L’intento fu quello di realizzare un museo, non tanto delle tradizioni popolari, degli oggetti dei contadini della mezzadria, ma di costruire un museo proprio che riguardasse la scena del folclorismo, l'attività dei gruppi folcloristici. Il museo fu inaugurato presso la sede del Municipio di Castelraimondo, è stato aperto e attivo con visite di turisti e scolaresche fino al più recente terremoto, ma da quel momento, comincia un'altra storia (la salvaguardia del materiale contenuto nel museo, ndr). Questo è possibile solo se ci si mette tanta fatica e a Castelraimondo, grazie al presidente Luca Barbini, e a tanti suoi preziosi collaboratori, questo è diventato realtà. Abbiamo pensato di coinvolgere importanti istituti di cultura e di ricerca in Italia. Il Ministero per i beni e le attività culturali, in accordo con il comitato scientifico hanno deciso di coinvolgere due università italiane, l'Università degli Studi di Perugia e l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, perché queste due università sono sede delle uniche due scuole di specializzazione in beni demo-etno-antropologici e sono stati realizzati bandi per l’affidamento di due borse di studio a dei giovani specializzati.

foto gruppo museo

Ci sarà anche la collaborazione di un terzo ateneo, Unicam avrà con noi una collaborazione per sviluppare la parte multimediale digitale del museo. Siamo in un momento di grande creatività e ci rivedremo dopo l'estate per l’operatività e qui rinascerà il nuovo museo che potrà essere inaugurato entro l’anno”.

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