Distretto Biologico Unico Marche, una realtà per costruire sviluppo

Venerdì, 07 Gennaio 2022 12:11 | Letto 1139 volte   Clicca per ascolare il testo Distretto Biologico Unico Marche, una realtà per costruire sviluppo Un passaggio epocale per lagricoltura delle Marche è sicuramente rappresentato dalla costituzione del “Distretto Unico Biologico Marche”, avvenuta contestualmente alla firma dello statuto lo scorso mese di dicembre.  Riunisce oltre 2000 aziende agricole bio e tutte le sette associazioni degli agricoltori: Cia, Coldiretti, Copagri, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative e Agci, decisi a fare rete per un obiettivo comune.  “Il nostro obiettivo- ha affermato a margine della firma il vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni, assessore con delega all’Agricoltura-  quello di mettere insieme tutti i produttori che fanno biologico nelle Marche in un grande soggetto che possa far parlare della nostra regione, dei suoi prodotti, le sue eccellenze, l’etica, la qualità e la credibilità”. Con 100 milioni di fatturato e 70 mila ettari di terreno è il Distretto Biologico Unico più grande dEuropa. Una sfida che mira a far diventare il biologico un’opportunità di comunicazione per la nostra regione. Così facendo - ha aggiunto Carloni- pensiamo che si possa creare il giusto valore aggiunto per i nostri produttori. Un passo, definito storico dallo stesso presidente di Coldiretti Macerata Francesco Fucili : In un territorio come quello della nostra regione, fatto di vallate e colli, soprattutto di tanta agricoltura di qualità - dichiara Fucili-, si è arrivati a questa tappa fondamentale dopo un lungo percorso, anche difficile e tortuoso. Ma alla fine, lobiettivo comune era quello di ottenere il più grande Distretto biologico dItalia e dEuropa per estensione di superficie. La nostra regione - continua Fucili- vanta infatti delle eccellenze agricole, tanti territori gestiti con questo metodo di agricoltura e anche tante aziende agricole agroalimentari che hanno affrontato e stanno puntando sul biologico.  oggi avere un distretto unico ci consente di fare massa critica di promuovere il nostro territorio come un territorio ad alta vocazione agricola e ad alta vocazione ambientale; questo ci dà una leva competitiva in più per fare anche delle politiche di promozione e di marketing territoriale, capaci di dare una mano alla crescita, non solo del settore agricolo, ma appunto di tutto lagroalimentare e del turismo, facendo leva sulle vocazioni ambientali della nostra regione. La crescita dellagricoltura biologica - ricorda il presidente di Coldiretti Macerata - da noi è iniziata da oltre un ventennio; le prime aziende bio delle Marche sono nate alla fine degli anni novanta e, questo la dice lunga su come davvero siamo stati dei pionieri e su come possiamo oggi rilanciare e progettare un nuovo sviluppo del nostro territorio proprio a partire da queste eccellenze, rappresentate dalle produzioni tipiche principalmente dellentroterra e anche da alcune filiere avicole e zootecniche. Si pensi alla razza bovina marchigiana, ai nostri ovini allevati sugli appennini. Questo -conclude Fucili-, ci consentirà di portare sulle tavole degli italiani e sulla grande distribuzione, un prodotto sano, di qualità e con una ulteriore valenza in più: quella cioè del rispetto dellambiente e del non utilizzo di prodotti chimici per quel che riguarda la coltivazione  e gli allevamenti. c.c.
Un passaggio epocale per l'agricoltura delle Marche è sicuramente rappresentato dalla costituzione del “Distretto Unico Biologico Marche”, avvenuta contestualmente alla firma dello statuto lo scorso mese di dicembre. 

Riunisce oltre 2000 aziende agricole bio e tutte le sette associazioni degli agricoltori: Cia, Coldiretti, Copagri, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative e Agci, decisi a fare rete per un obiettivo comune.  “Il nostro obiettivo- ha affermato a margine della firma il vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni, assessore con delega all’Agricoltura-  quello di mettere insieme tutti i produttori che fanno biologico nelle Marche in un grande soggetto che possa far parlare della nostra regione, dei suoi prodotti, le sue eccellenze, l’etica, la qualità e la credibilità”.
Con 100 milioni di fatturato e 70 mila ettari di terreno è il Distretto Biologico Unico più grande d'Europa. Una sfida che mira a "far diventare il biologico un’opportunità di comunicazione per la nostra regione. Così facendo - ha aggiunto Carloni- pensiamo che si possa creare il giusto valore aggiunto per i nostri produttori".

Un passo, definito "storico" dallo stesso presidente di Coldiretti Macerata Francesco Fucili : "In un territorio come quello della nostra regione, fatto di vallate e colli, soprattutto di tanta agricoltura di qualità - dichiara Fucili-, si è arrivati a questa tappa fondamentale dopo un lungo percorso, anche difficile e tortuoso. Ma alla fine, l'obiettivo comune era quello di ottenere il più grande Distretto biologico d'Italia e d'Europa per estensione di superficie. La nostra regione - continua Fucili- vanta infatti delle eccellenze agricole, tanti territori gestiti con questo metodo di agricoltura e anche tante aziende agricole agroalimentari che hanno affrontato e stanno puntando sul biologico.  oggi avere un distretto unico ci consente di fare massa critica di promuovere il nostro territorio come un territorio ad alta vocazione agricola e ad alta vocazione ambientale; questo ci dà una leva competitiva in più per fare anche delle politiche di promozione e di marketing territoriale, capaci di dare una mano alla crescita, non solo del settore agricolo, ma appunto di tutto l'agroalimentare e del turismo, facendo leva sulle vocazioni ambientali della nostra regione.
La crescita dell'agricoltura biologica - ricorda il presidente di Coldiretti Macerata - da noi è iniziata da oltre un ventennio; le prime aziende bio delle Marche sono nate alla fine degli anni novanta e, questo la dice lunga su come davvero siamo stati dei pionieri e su come possiamo oggi rilanciare e progettare un nuovo sviluppo del nostro territorio proprio a partire da queste eccellenze, rappresentate dalle produzioni tipiche principalmente dell'entroterra e anche da alcune filiere avicole e zootecniche. Si pensi alla razza bovina marchigiana, ai nostri ovini allevati sugli appennini.
Questo -conclude Fucili-, ci consentirà di portare sulle tavole degli italiani e sulla grande distribuzione, un prodotto sano, di qualità e con una ulteriore valenza in più: quella cioè del rispetto dell'ambiente e del non utilizzo di prodotti chimici per quel che riguarda la coltivazione  e gli allevamenti". 
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