Trattamento acque reflue, Marche a rischio multa

Venerdì, 16 Marzo 2018 18:51 | Letto 1093 volte   Clicca per ascolare il testo Trattamento acque reflue, Marche a rischio multa “Sono 34 gli impianti delle Marche non in regola con la Direttiva comunitaria per quanto riguarda il sistema dI trattamento delle acque reflue. Una inadempienza che potrebbe costare alle Marche la considerevole cifra di 11 milioni di euro di ammenda.” La denuncia viene dal consigliere regionale Sandro Bisonni, vice presidente della Commissione Ambiente della Regione, che sull’argomento ha presentato una interrogazione in consiglio regionale proprio allo scopo di fare chiarezza sulla vicenda. “La Direttiva – precisa Bisonni – stabilisce che tutti gli agglomerati con una popolazione superiore ai duemila abitanti siano forniti di adeguati sistemi di reti fognarie, per il trattamento delle acque reflue, entro precise scadenze temporali che se non rispettate saranno motivo di ammenda”. Da una informale accesso agli atti, risulterebbe che dei 34 impianti una parte potrebbe essere in regola prima della scadenza, tra il 2020 e il 2023, attraverso la realizzazione delle strutture di depurazione. In molti casi, però, lo stato di avanzamento dei lavori si attesta su livelli iniziali o insufficienti: 17 di questi non saranno in grado di raggiungere la conformità entro il periodo stabilito dalla Direttiva europea. Bisonni chiede al presidente della Giunta regionale Luca Ceriscioli di fare chiarezza e di conoscere se i 34 impianti con procedura di infrazione in corso potranno raggiungere la conformità prima che la Corte di giustizia europea emetta la condanna per inadempienza; se la Regione ha fornito tutti gli strumenti economici, di programmazione, qualità dei progetti e un percorso trasparente e certo nei tempi per la conclusione dei lavori di adeguamento del servizio di depurazione; se non ritenga necessario rafforzare i controlli non solo sulla costa ma anche sui fiumi, sui fossi e scarichi dell’entroterra allo scopo di individuare eventuali scarichi illegali non depurati o mal funzionanti e questo attraverso le forze dell’ordine, anche alla luce dei nuovi strumenti messi a disposizione dalla legge sugli ecoreati.

Sono 34 gli impianti delle Marche non in regola con la Direttiva comunitaria per quanto riguarda il sistema dI trattamento delle acque reflue. Una inadempienza che potrebbe costare alle Marche la considerevole cifra di 11 milioni di euro di ammenda.” La denuncia viene dal consigliere regionale Sandro Bisonni, vice presidente della Commissione Ambiente della Regione, che sull’argomento ha presentato una interrogazione in consiglio regionale proprio allo scopo di fare chiarezza sulla vicenda.

La Direttiva – precisa Bisonni – stabilisce che tutti gli agglomerati con una popolazione superiore ai duemila abitanti siano forniti di adeguati sistemi di reti fognarie, per il trattamento delle acque reflue, entro precise scadenze temporali che se non rispettate saranno motivo di ammenda”.

Da una informale accesso agli atti, risulterebbe che dei 34 impianti una parte potrebbe essere in regola prima della scadenza, tra il 2020 e il 2023, attraverso la realizzazione delle strutture di depurazione. In molti casi, però, lo stato di avanzamento dei lavori si attesta su livelli iniziali o insufficienti: 17 di questi non saranno in grado di raggiungere la conformità entro il periodo stabilito dalla Direttiva europea.

Bisonni chiede al presidente della Giunta regionale Luca Ceriscioli di fare chiarezza e di conoscere se i 34 impianti con procedura di infrazione in corso potranno raggiungere la conformità prima che la Corte di giustizia europea emetta la condanna per inadempienza; se la Regione ha fornito tutti gli strumenti economici, di programmazione, qualità dei progetti e un percorso trasparente e certo nei tempi per la conclusione dei lavori di adeguamento del servizio di depurazione; se non ritenga necessario rafforzare i controlli non solo sulla costa ma anche sui fiumi, sui fossi e scarichi dell’entroterra allo scopo di individuare eventuali scarichi illegali non depurati o mal funzionanti e questo attraverso le forze dell’ordine, anche alla luce dei nuovi strumenti messi a disposizione dalla legge sugli ecoreati.

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