Chiusa dopo due anni la vertenza sindacale sul licenziamento collettivo.  Tutelati 47 dipendenti su 71, per ciascuno verranno riconosciute 15 mensilità. Nel frattempo, il 90% ha già trovato un nuovo lavoro, gli altri hanno maturato i requisiti pensionistici o sono vicini al loro raggiungimento.

Ai lavoratori inoltre, resta la possibilità di agire qualora incorrano in malattie professionali riconducibili all’attività cementiera.

A lavorare per raggiungere l’accordo i sindacati di Fillea Cgil e Filca Cisl col supporto degli avvocati Pettinari e Pantaleoni.

“Un piccolo successo per i lavoratori - dice il sindacalista Massimo De Luca - raggiunto lo scorso luglio. Adesso manca da chiudere una parte del periodo di cassa integrazione e se ci fosse qualcuno, nel tempo, che risconterà malattie professionali, potrà riservarsi di agire. Abbiamo lavorato tantissimo, con dedizione, i tanti viaggi a Roma al Ministero del Lavoro hanno portato a questo risultato. Si tratta solo di un primo risultato importantissimo ma a nostro parere, per quel sito produttivo, c’è ancora tanto da fare”.

D’altra parte però, rimane preoccupazione per il destino dell’impianto di Gagliole che oggi versa in stato di abbandono. I sindacati richiedono alla Regione una conferenza dei servizi per capire lo stato dell’arte in termini ambientali e produttivi: “Chiediamo un’immediata convocazione con tutte le istituzioni coinvolte e le parti sociali - annuncia Jacopo Lasca - per discutere di una possibile nuova destinazione. È stata una vertenza importante e impegnativa che ha dato giustizia ad un licenziamento collettivo di un sito produttivo importante per le comunità delle città limitrofe. Ora non possiamo più rinviare l’inizio di una discussione sulla riqualificazione dell’area, anche alla luce del Patto per la Ricostruzione e lo Sviluppo”. Per la Regione Marche, a tal proposito, sono previsti finanziamenti per 9 miliardi di euro tra risorse stanziate dal governo e quant’altro. 

A concludere la serie di interventi, l’ex dipendente Sauro Bravi secondo cui l’ottenimento di 20mila euro lordi per ciascun dipendente è un passo estremamente importante: “La proprietà inizialmente offriva solo 3mila euro dunque possiamo ritenerlo un accordo soddisfacente che non ci ridà indietro il posto di lavoro per cui abbiamo tanto lottato ma sicuramente questo indennizzo dà un po’ di sollievo economico alle famiglie”.

g.g.

“Finalmente dopo anni di letargo, passati a tergiversare, a riflettere, è uscito un primo documento alquanto significativo. In pratica una svolta epocale, l'inizio della resa dei conti, di un processo di cambiamento irreversibile”. Sono le parole del consigliere regionale Luigi Zura-Puntaroni che fanno seguito ad una comunicazione molto importante che la Regione ha inviato alla Cementir di Caltagirone. Si tratta di un vero e proprio ultimatum e, se verrà disatteso, ne conseguirà la conclusione definitiva del procedimento di riesame dell’autorizzazione impatto ambientale (Aia), per la riapertura dello stabilimento. 

Secondo la Regione, avrebbe in realtà dovuto porre fine al procedimento lo sportello unico per le attività produttive di Castelraimondo. Il Comune però non ha voluto procedere in tal senso facendo ricorso al Tar nei confronti della Regione, ritenendo che fosse quest’ultima a dover mettere la parola fine su questa vicenda. Alla fine, il 1 giugno la Regione stessa ha deciso di prendere in mano la situazione come autorità competente e di inviare un’ultima comunicazione alla Cementir in seguito alla quale la ditta avrà 10 giorni per inviare tutta la documentazione richiesta e mancante. Altrimenti si chiuderà definitivamente il capitolo del cementificio di Castelraimondo. 

cementificio ok

È numerosissima la documentazione ritenuta non adeguata o totalmente assente, a partire da quella relativa ad alcune direttive europee: “La documentazione sull’adeguamento alla direttiva Ied (emissioni industriali) presentata in allegato alla domanda di riesame è carente e non omogenea in quanto è pressoché la stessa di quella già presentata nel 2010 per l’Aia come impianto esistente senza adeguarla alle nuova normativa. Le Bat Conclusions (migliori tecniche disponibili) per il relativo settore di attività - si legge - dovevano essere applicate all’installazione entro il 7 aprile 2017, risulta pertanto decorso tale termine senza che la ditta abbia adempiuto agli obblighi di applicazione o abbia chiesto deroghe”. Sono anche altre le normative europee per cui non è stata presentata pertinente documentazione e mancano addirittura il quadro programmatico, progettuale e ambientale: “In relazione ai cicli produttivi, non è stato presentato lo schema a blocchi dettagliato dell’impianto e/o di ciascuna attività né descritte tutte le fasi e le operazioni che vengono effettuate per passare dalle materie in ingresso ai prodotti in uscita. È carente - prosegue la Regione - la descrizione delle linee produttive e delle apparecchiature […]”. Anche in merito all’inquinamento delle acque e dell’aria la Regione contesta la mancanza o l’inadeguatezza della documentazione presentata per poi arrivare ad un tasto estremamente “dolente”, quello dei rifiuti utilizzati come combustibile, il Css: "non sono state descritte dettagliatamente le operazioni di normale pratica industriale finalizzate all’utilizzo dei rifiuti non pericolosi nel processo produttivo”.

Non è stato adeguato nemmeno il piano di monitoraggio e controllo né è stato inviato il manuale delle procedure per le emergenze ambientali del sito e né, ancora, ci sono elementi oggettivi che provano la non contaminazione di suolo e acqua. 

Il 26 ottobre scorso la Regione ha trasmesso allo Sportello Unico Attività Produttive di Castelraimondo la richiesta di porre fine alla procedura come unico soggetto di riferimento per i procedimenti che abbiano ad oggetto attività produttive. Ma, visto il ricorso al Tar del Comune, la svolta arriva dalla Regione che scrive in ultimo: “I richiedenti hanno il diritto di presentare le loro osservazioni, corredate da documenti utili e pertinenti al superamento dei motivi ostativi all’accoglimento della domanda, entro il termine perentorio di 10 giorni dal ricevimento della presente comunicazione. In caso contrario - conclude - sarà emesso il provvedimento definitivo di diniego”.

luigi zura puntaroni ok

Soddisfatto il consigliere regionale Luigi Zura-Puntaroni, da sempre attivo per scongiurare la riapertura dell’impianto in nome della salute dei cittadini: “Finalmente gli uffici della regione Marche si sono mossi. Dopo anni di letargo, lunghissimo tempo dedicato a tergiversare, a riflettere (in realtà a pensare come venirne fuori senza farsi male) è uscito un primo documento alquanto significativo. In pratica una svolta epocale, l'inizio della resa dei conti, l'inizio di un processo di cambiamento irreversibile. Se tutti gli enti - sottolinea in conclusione - fino a oggi preposti alla salvaguardia dell'ambiente e della salute dei propri cittadini sapranno essere compatti si potrà ipotizzare addirittura una bonifica del sito”.
Gaia Gennaretti

Salta l'accordo per salvare i posti di lavoro dei 71 addetti dell’ex cementificio Sacci di Castelraimondo acquisito dalla Cementir; è l'esito dell'incontro che si è avuto lunedi 26 settembre tra Regione Marche, responsabile del Personale e sindacati di categoria. L’ azienda non ha dunque ascoltato nessuna richiesta per salvare il lavoro e la produttività del cementificio. “ Purtroppo abbiamo “firmato” il mancato accordo sulla mobilità- afferma Jonatan Ghergo della Rsu dello stabilimento- A ottobre saremo tutti licenziati. Anche a fronte dell' ultima proposta della Regione che offriva (a noi e dunque anche all’azienda) tre mesi di cassa integrazione in deroga, per cercare di trovare un accordo, l'azienda ha rifiutato, motivo per cui ora è libera di licenziare. Non hanno minimamente considerato l’aspetto umano della vicenda- sottolinea Ghergo- e questo ci lascia con l’amaro in bocca” . Stand by del sito è quanto chiede l’azienda. Produzione o bonifica, nelle richieste della Regione.

“ Le autorizzazioni ambientali – spiega Ghergo- sono composte di alcune fasi: se l’azienda non si fa più carico di alcun lavoratore e continua con le procedure di chiusura, non ci sono più motivi per tenere uno stabilimento in stand by senza il personale; a questo punto la Regione è tenuta ad andare avanti con la procedura di bonifica, secondo le norme esistenti. Oggi era l’ultima occasione- dichiara il portavoce della Rsu- non ci resta che vigilare a che la Regione sia attenta nel percorso della vicenda Cementir- Sacci. Non vorremmo che l’azienda, una volta liberatasi di tutto il personale, abbia in realtà altre mire che aggravino di più la situazione. Al momento non siamo a conoscenza di progetti dell’azienda; quel che sappiamo è che noi chiedevamo di lavorare e seppure i problemi economici del momento non avrebbero permesso all’azienda di ripartire, magari si poteva riuscire a prendere del tempo, al fine di vagliare altre soluzioni. L’azienda invece- conclude Ghergo- non ha intenzione di riaprire, né adesso, né ha fornito indicazioni per il futuro. Quello che accadrà nel sito di Castelraimondo, non è dato sapere, ma quel che è sicuro è che in quella zona e in quello stabilimento, non ci sarà lavoro per moltissimi anni”.

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