Si accendono i toni a Tolentino dove, a seguito della nota di Tolentino Popolare a firma di Alessandro Massi, Diego Aloisi e Fabio Montemarani, arriva anche la replica del vice sindaco Silvia Luconi. Così il Psr diventa il pomo della discordia ed il tappeto su cui la politica si prepara a battere i primi colpi in vista delle elezioni del prossimo anno.

"Sono lusingata della considerazione che Massi ha di me - esordisce il vice sindaco - . Non fa altro che tirarmi in ballo in tutte le sue dichiarazioni sia social, sia su carta stampata, sia nelle varie interviste, additandomi come “arrogante”, “madre padrona”. Lui, che millanta tanto il rispetto personale e lo scontro che deve essere solo sui temi e sulle visioni della città, è vittima delle sue stesse parole e del suo profondo livore. Ci dica, Massi, quali sono invece le sue vere intenzioni? E quali intenzioni aveva sin dal principio? Se non le vengono in mente, la aiuto io: candidarsi come forza alternativa a Pezzanesi e a tutta la sua maggioranza. Nella sua ultima intervista finalmente lo ha ammesso e finalmente ha messo sul tavolo le carte che prima giravano solo tra cellulari e su sms o in riunioni 'clandestine'.

Mentre tuttavia lei ha già iniziato la sua campagna elettorale per le amministrative del 2022 dicendo di “apparentarsi” con chiunque voglia dialogare con lei (lascio il giudizio ai cittadini su questo), noi siamo impegnati a governare e a chiudere un cerchio che ha un diametro lungo 10 anni, senza pensare a personalismi o ad ambizioni personali, delle quali, mi permetta, la città non ha bisogno.

Mi spieghi lei quale sarebbe la sua visione della città, visto che all’incontro sul PSR non ha proferito parola e ha aspettato 15 giorni per produrre un suo pensiero. Ci faccia spiegare da chi le ha fornito le informazioni da scrivere nel suo ultimo articolo cosa non funzioni all’interno del piano, visto che quest’ultimo prevede la ricostruzione totale di pubblico e privato con annessi i sottoservizi. Dica però a chi le ha fornito gli elementi di questa ultima discussione, che il Bezzi non viene delocalizzato in Contrada Pace e che sarà ricostruito a 50 metri dall’attuale Don Bosco.

Ci spieghi inoltre se secondo lei la scuola Don Bosco serva a far scegliere alle giovani coppie di andare a vivere il centro visto che, negli ultimi 20 anni, proprio con la presenza della scuola stessa, i giovani se ne sono andati. In centro, non bastano i servizi - prosegue Silvia Luconi - se non si crea una edilizia adatta e funzionale alle famiglie. Il centro non lo si sceglie se le strutture continuano ad essere pensate come negli anni ‘90. Bisogna creare delle politiche incentivanti per scegliere il centro, come furono create 13 anni fa quelle per incentivare i giovani e non solo a scegliere Contrada Pace. Ma per crearle - aggiunge - Ritengo che ci debba essere coraggio da affiancare alla tradizione e non solo nostalgia, perché quest’ultima crea solo regressione e Tolentino invece deve crescere".

Infine l'affondo in vista delle consultazioni elettorali: "Sono mesi che ascolto e leggo le sue “nominations” nei miei confronti - dice il vice sindaco - le rispondo solo oggi a distanza di tempo per dirle che sarebbe preferibile concentrasse la sua attenzione su altro, perché io sono una umile assessore impegnato a cercare di portare a termine un bellissimo lavoro di squadra insieme ai suoi colleghi di giunta.

Potrei sbagliarmi perché sono piuttosto giovane e qualcosa potrebbe sfuggirmi, ma ho l’idea che lei sia più impegnato a costruire il suo di futuro politico che quello della città, d’altronde la storia politica di Tolentino insegna - conclude - e basta tornare indietro di una trentina di anni per capire cosa succedeva ogni consultazione elettorale; noi eravamo piccoli, ma i più adulti possono raccontarci".


Nella campagna elettorale cominciata con un anno di anticipo a Tolentino, la scuola don Bosco sembra davvero essere l'argomento principale del dibattito.

Dopo la nota di Tolentino Popolare per mostrare il dissenso nei confronti della scelta dell'amministrazione di delocalizzare la scuola, il sindaco Giuseppe Pezzanesi ribadisce la sua posizione sulla ricostruzione scolastica, lasciando spazio ad un affondo nei confronti dell'associazione che ha annunciato di lavorare ad un progetto civico alternativo all'attuale maggioranza.

"Questa amministrazione non deve prendere lezioni da nessuno - dice ai microfoni di Radio C1...inBlu - , agli altri resta poco: articoli, polemiche sterili, dichiarazioni non suportate dai fatti e per cui non si ha la cognizione tecnica degli argomenti in cui si interviene. Andremo avanti come fatto in questi anni -  annunciando la corsa del suo gruppo alle prossime elezioni - perchè non vedo all'orizzonte alcuna preparazione nella minoranza che continua a votare sempre contro ad una amministrazione che, per questa città, ha raggiunto risultati straordinari. Pretendono di avere una chance per amministrare questa città; dicono di farlo per Tolentino e per i negozianti, in realtà hanno una voglia matta di prendere il potere, ma il giorno dopo non saprebbero da dove cominciare".

Il sindaco chiarisce poi in merito alla delocalizzazione della scuola: "Sulle scuole abbiamo una grande chiarezza di idee - dice - , non abbiamo mai promesso il contrario. Se la politica di questo Paese deve essere di rattoppare il vecchio fino a che non torni il terremoto significherebbe buttare tanti soldi in una struttura dove non c'è sicurezza nemmeno fuori perchè all'uscita da scuola, nelle ore di punta, è molto pericoloso anche per i pedoni per via di tutte le auto che si concentrano in quella zona.
In centro ci saranno la materna e le elementari, quindi non toglieremo i servizi. Vorrei anche evidenziare che il centro da contrada Pace dista due chilometri, quindi parlare di uno spostamento enorme è come cercar di dar fuoco a un materiale ignifugo per cercare di catalizzare la gente su un problema che non c'è".

Per quanto riguarda la questione sicurezza della struttura dove attualmente si svolgono le lezioni, il sindaco controbatte: "Ovviamente l'ala che ora viene utilizzata è sicura, ma mai quando può esserlo una struttura nuova e realizzata con i nuovi criteri di sicurezza".

Giuseppe Pezzanesi aggiunge poi delle considerazioni in merito al Psr ed al centro storico: "Chi ora si lamenta era presente alla presentazione del piano - dice - e non ha preso parola per opporsi. Noi crediamo così tanto al centro storico che con il Psr abbiamo pensato ad un rinnovamento sostanziale che cambierà completamente il volto di quella zona in meglio, lasciando i tratti di storia caratteristici. Le polemiche lasciano il tempo che trovano".

GS


Un consiglio comunale fiume, finito oltre la mezzanotte, dove non si poteva che arrivare allo scontro per via di quello che ormai da tre anni rappresenta lo scoglio più grande per Tolentino: la delocalizzazione della scuola Don Bosco in zona Pace, nel campus scolastico.

Lo conferma il consigliere dem Fulvio Riccio con un annuncio su Facebook in cui dice addio alla struttura scolastica in questione: “Si sono discusse molte proposte importanti – dice - , alcune positive, come ad esempio il Regolamento per l'attivazione dell'unità cinofila a Tolentino e lo statuto per la Fondazione Tacci Porcelli, entrambe votate all'unanimità, altre meno positive.

Ovviamente lo scontro vero si è concentrato sulla delocalizzazione della scuola Don Bosco, posta all'interno del PSR (Piano straordinario ricostruzione). Finalmente ieri abbiamo capito una cosa: la scuola Don Bosco è sicura (per questo i bambini ci possono andare tranquillamente anche ora) e lo potrebbe diventare ancor più successivamente ad una ristrutturazione. Queste le parole dei tecnici comunali – racconta - .

La delocalizzazione è quindi una scelta politica di questa amministrazione che preferisce avere una scuola in periferia che in centro. Purtroppo i numeri erano dalla parte della maggioranza – ammette - che ha votato compatta e convintissima sulla loro proposta. È stato perfino richiesto dalla minoranza di tirar fuori dal PSR la questione scolastica per votarlo tutti insieme, perché il resto del PSR era condivisibile, e rinviare la delocalizzazione. Purtroppo, come spesso accade, ci è stato risposto picche.

Quindi – conclude - dite addio alle scuole Don Bosco e Bezzi perchè non esisteranno più. Ciascun consigliere di maggioranza si assumerà per il futuro le proprie responsabilità per questa scelta”.

Ieri, sulla questione scolastica era intervenuto anche Nazzareno Tiranti del Comitato che era sorto a difesa della storica struttura: “Dopo aver ascoltato la presentazione del PSR – aveva scritto - , strumento pensato dalla struttura commissariale per velocizzare l'iter della ricostruzione dei centri storici, voglio fare delle semplici considerazioni: capire cosa c'entra la delocalizzazione della scuola Don Bosco con il PSR; come si può pensare di valorizzare e rivitalizzare il centro storico eliminando dei servizi strategici, come ad esempio una scuola; perché – si chiede - , nonostante immobili e terreni di proprietà, il Comune di Tolentino acquisterà un terreno da privati per 2 milioni di euro, per delocalizzare la Don Bosco ed un immobile dalla Curia (ora inagibile causa sisma) dove delocalizzare la scuola Bezzi; perché – prosegue nei quesiti - , a detta della giunta tolentinate, l'edificio della scuola Don Bosco non può essere adeguata sismicamente mentre si può adeguate sismicamente lex edificio delle ex Maestre Pie Venerini dove si vuol spostare la scuola Bezzi pur essendo entrambi vincolati dalla Sovrintendenza delle belle arti”.

Tutte domande che più volte i contrari a questa decisione hanno sollevato alla maggioranza ma che, come più volte ribadito anche dal sindaco Giuseppe Pezzanesi, non hanno scalfito la decisione della giunta su questo tema.



GS
Di seguito la nota stampa di Città in Comune:


La delibera di giunta del 7 maggio, con cui si dà inizio alle procedure per l'acquisto di terreni in zona Oasi, ha riportato al centro del dibattito cittadino la questione dello spostamento della Scuola Don Bosco dal centro storico. Tale scelta, già palesata in modo nebuloso nel 2019, solleva non poche opposizioni e l'Amministrazione non condivide con i cittadini informazioni adeguate su queste scelte. Cosa sappiamo sulla questione?

In più occasioni il Sindaco ha dichiarato di voler utilizzare i fondi stanziati per il sisma non per l'edificio esistente ma per una nuova Scuola Don Bosco presso il centro commerciale. Sempre in modo vago si afferma di voler costruire una nuova scuola materna al posto dell’edificio occupato dalle suore Pie Venerini, in cui dovrebbero trovare posto anche alcune classi “distaccate” della nuova Don Bosco, senza però offrire altri dettagli. Quest'ultimo passaggio, inoltre, costituirebbe una scelta onerosa di dubbio risparmio, in quanto lo stabile in questione andrebbe acquisito e adattato, dirottando parte dei fondi per il sisma per questa operazione. In più, questa scelta si porterebbe dietro lungaggini burocratiche non certo meno complesse di altre in un momento in cui sarebbe opportuno compiere scelte che permettano di accorciare i tempi della ricostruzione.

Tali decisioni sono poco condivisibili e pongono problemi alla città che proviamo a delineare.



Le motivazioni “tecniche”…



La prima domanda che ci poniamo è: perché non si è scelto di utilizzare i fondi stanziati per recuperare lo stabile della Don Bosco? Nell'edificio, messo in sicurezza a seguito di immediati interventi post sisma 2016, sono infatti collocate alcune classi ed è irragionevole sostenere l’impossibilità di adeguarlo (cioè raggiungere il livello di sicurezza rispetto agli eventi sismici come richiesto dalla normativa per le nuove costruzioni). Se non è sicuro, e mai potrà esserlo, perché ospita ancora alcune classi? In più, già l’ex assessore Alessandro Massi ricordava come per la Soprintendenza l'edificio sia recuperabile.

Le motivazioni dietro una tale scelta non coincide nemmeno con quelle che hanno spinto a progettare il nuovo Campus per gli istituti superiori, cioè dotarli di strutture adeguate come la palestra. La scuola Don Bosco dispone già di laboratori, impianti sportivi e anche di un'ampia area verde, patrimonio non solo degli studenti, ma della città tutta.

La scelta in questione è inoltre parte del Programma Straordinario per la Ricostruzione (PSR) di Tolentino. L'ordinanza n. 107 sui PSR ha però l’intento di semplificare le procedure di ricostruzione soprattutto dei centri storici e la proposta dell'Amministrazione di delocalizzare la Don Bosco in periferia va in direzione opposta adducendo impossibilità tecniche quando meno discutibili.



La questione urbanistica…



In secondo luogo, la Don Bosco sorge, secondo il PRG di Tolentino, in zona “A” e per tali aree (art. 19, comma 4, L.R. n. 34/92): “la pianificazione deve essere rivolta: al recupero degli edifici esistenti ed alla riutilizzazione del patrimonio edilizio; al completamento delle zone parzialmente utilizzate; al completamento delle opere di urbanizzazione”. Delocalizzare la scuola pare in contrasto con la norma così come la mancanza di un chiaro progetto per un edificio che rimarrebbe vuoto. Un progetto che, se esiste, non è comunque stato condiviso con la cittadinanza. In più, lo spostamento pone un’ulteriore questione urbanistica: l’inevitabile variazione degli “standard urbanistici” per la zona “A”, per cui le attrezzature scolastiche sono: “servizi di interesse locale”, cioè servizi primari distribuiti capillarmente sul territorio.

Questa variazione è certamente possibile per via di quanto disposto nel PSR, ma ancora una volta stupisce che si possa compiere una scelta così rilevante senza interrogarsi sulla sua effettiva “bontà” e in contrasto con quanto la norma ci pare indichi chiaramente.



Il consumo di suolo…



Un terzo aspetto, oltre i tecnicismi, è di prospettiva e di idea di città. Colpisce indubbiamente il perdurare di scelte, come quella richiamata, che continuano il tendenziale consumo di suolo in un momento in cui si dovrebbe puntare a ridurre, riusare e riciclare anche il consumo degli spazi urbani.

È infatti inammissibile che nel 2021 si facciano scelte speculative e basate sulla cementificazione, come negli anni ’60 del boom edilizio. Scelte scellerate allora ed ancor più oggi in cui si è consapevoli di come il territorio e il suolo vadano preservati per via degli essenziali servizi ecosistemici che forniscono e l'insistere di pezzi della storia materiale di una popolazione.

L'intervento in questione sembra inoltre l'ennesimo passo verso il processo di gentrificazione del centro storico e la compartimentazione della città. Quest’ultima soluzione è stata ampiamente adottata in passato, portando dei risultati pessimi ed evidenti agli occhi di tutti, eppure, si insiste nel rifuggire l’ottica della mixité funzionale, più lungimirante e adeguata al momento storico che stiamo vivendo.



In conclusione



Alla luce di queste riflessioni, molti sono gli interrogativi che sorgono in merito alla questione. Perché il Sindaco ha comunque deciso di perdurare in una scelta non condivisa, ignorando anche l’importante mobilitazione del Comitato Don Bosco, che raccolse 2.200 firme in opposizione alla delocalizzazione della scuola? Quanti e quali plessi rimarranno effettivamente nel centro storico? Nella nuova scuola materna quante classi “distaccate” della primaria e secondaria della nuova Don Bosco ci saranno? Sono domande, queste, che per i cittadini rimangono non risposte, dato che il progetto non è stato divulgato.

In più, se i fondi destinati alla riparazione verranno impiegati per la nuova costruzione, non si rischia di non disporre dei finanziamenti necessari per i vecchi edifici? Quale sarà dunque il destino di questi complessi che rischiano di essere le ennesime strutture inutilizzate all'interno di un centro storico già impoverito di servizi e luoghi di interesse? A tal proposito, esiste un programma organico di rilancio del Centro Storico in grado di restituire linfa vitale alla parte più antica di Tolentino?

Lanciamo quindi un appello all'Amministrazione, esortando a riflettere sulla scelta e a prendere in considerazione le criticità e preoccupazioni sollevate, sia dai cittadini, che dalle forze politiche in modo trasversale, e dare risposte puntuali sulle questioni rimaste non chiare. Tutto ciò al fine di favorire e garantire le condizioni per un vero coinvolgimento e confronto tra l’Amministrazione Comunale e tutta la cittadinanza, dal momento che le scelte che si prenderanno condizionano irrimediabilmente la vita delle generazioni attuali e future della nostra città.


"Alla base del Programma Straordinario di Ricostruzione deve esserci il coinvolgimento della cittadinanza. Lo dice l'ordinanza, ma a Tolentino non è avvenuto".
Torna a far discutere l'acquisto dei terreni in contrada Pace a Tolentino, ma in questo caso l'associazione politica Città in Comune vuole evidenziare come le modalità con cui l'amministrazione si è mossa finora, secondo loro, non corrispondano a quelle richieste dalla struttura commissariale.

"L'acquisizione dell'area - si legge nella nota a firma di Silvia Scoppolini dell'associazione -  sarà subordinata all'autorizzazione e al finanziamento del Commissario Straordinario per la Ricostruzione, la scelta dunque, sembrerebbe non comportare un ulteriore dispendio di denaro per le casse dell'Ente.
Il sindaco Pezzanesi, nei giorni successivi alla giunta, ha poi precisato che l'acquisto del terreno sul quale edificare la nuova sede dei plessi scolastici, sarà solo uno dei tanti interventi proposti tramite lo strumento del Programma Straordinario di Ricostruzione che prevede, da parte dei Comuni, le opportune forme di partecipazione delle comunità, anche attraverso l’udienza pubblica".

È su questo punto che l'associazione esprime le proprie perplessità: "Appare chiaro - prosegue la nota - che il problema effettivo non è esclusivamente la stipula di un contratto preliminare di acquisto ma la totale assenza di coinvolgimento della cittadinanza nella redazione di proposta di PSR.
I tolentinati sono stati, almeno fino ad ora, completamente esclusi dai lavori in corso, mentre da ordinanza avrebbero dovuto essere tra i primi soggetti ad essere interpellati.
Ci si sorprende anche perché uno dei punti uno dei punti cruciali del PSR al quale si fa riferimento, è proprio lo spostamento delle scuole dal centro storico, una questione ampiamente dibattuta e una scelta per nulla condivisa all’unanimità dai tolentinati; inoltre il trasferimento delle scuole costituisce un’azione cruciale, capace di incidere sul tessuto urbano a 360°, e quindi, a maggior ragione, sarebbe stata necessaria una condivisione coi cittadini fin da principio. Il fatto che una decisione del genere, così cruciale, sia piovuta dall’alto senza contraddittorio con i cittadini e il considerevole numero di contrari all’iniziativa (non bisogna dimenticare, a tal proposito, i cospicui sforzi del Comitato Don Bosco), stride con l’ottica di partecipazione nella quale sono stati impostati i PSR.
Manca qualsiasi forma di condivisione degli intenti - denunciano - , gli stessi progetti, per quanto ormai assodati, non vengono comunque condivisi, dando solo delle indicazioni nebulose (ne è un esempio il costante riferimento a “sedi distaccate in centro”, senza però fornire delucidazioni su come nel concreto ciò dovrebbe avvenire)".

Infine l'esempio di altri Comuni vicini e l'auspicio di un cambio di rotta: "Ci si domanda per quale ragione molti altri comuni del cratere abbiano predisposto azioni di coinvolgimento della cittadinanza fin dalle fasi embrionali della proposta di PSR, mentre a Tolentino, allo stato attuale, i cittadini non siano ancora stati chiamati in causa.
Ci auguriamo - concludono -  che, nelle successive fasi di lavoro, nella quale probabilmente l'amministrazione verrà anche affiancata da tecnici esterni incaricati della stesura del Programma, e dunque disporrà di maggiori forze ed energie, possa ovviare alle mancanze evidenziate e consentire ai tolentinati di essere parte attiva in un'azione cruciale per la ricostruzione della città".

GS
“Invitiamo il commissario Legnini a venire a Tolentino per ascoltare cittadini e operatori economici e farsi una sua idea sulla scelta di spostare le scuole fuori dal centro”.

È l’appello dell’associazione Tolentino Popolare che questa mattina, in conferenza stampa, ha voluto far luce sugli aspetti che riguardano il trasferimento della scuola Don Bosco vicino al Campus.

Un incontro che arriva a seguito della delibera che dà il via libera all’acquisizione del terreno dove sorgerà la nuova scuola in zona Pace. 

“Due anni fa avevamo annunciato che sarebbe accaduto questo - esordisce Alessandro Massi - e così è stato.

Non si tratta di sentimentalismo - torna a ribadire - ma buon senso: quando ci sono emergenze come quelle del sisma bisogna trovare gli strumenti politici per risolvere il prima possibile i problemi, non andarseli a cercare”.

Secondo l’ex assessore, silurato nel 2019 proprio per la sua posizione diversa rispetto alla maggioranza sulla scuola Don Bosco, le conseguenze di questo spostamento saranno negativamente impattanti per la città: “Una amministrazione deve essere equilibrata nelle scelte, con una visione armonica dello sviluppo urbanistico, e questa scelta crea uno squilibrio a discapito del centro storico”.

La rottura, ormai datata, del gruppo con la maggioranza arriva proprio da qui: “Alle ultime elezioni amministrative - prosegue Massi - avevamo nel programma il recupero del centro, soprattutto dal punto di vista abitativo, ma non si può pensare a questo obiettivo se si tolgono i servizi fondamentali. Noi in questo siamo rimasti coerenti, gli altri no. Non ci bastano i contentini  - attacca riferendosi all’acquisizione dello stabile ex Pie Venerini per spostare una parte della Don Bosco - . Con questo progetto si propone di spostare completamente l’asse di Tolentino e lasciare in centro solo un ciclo scolastico.

Oltretutto - denuncia - manca qualsiasi documento che attesti eventuali trattative in corso tra il Comune e la Curia per l’acquisizione dello stabile ex Pie Venerini”.

Massi non ci sta nemmeno all’ipotesi che la Don Bosco non si possa recuperare perché poco sicura: “Se fosse così - dice - in questo momento gli studenti non potrebbero continuare a frequentarla, invece la vita in quella scuola va avanti normalmente. È per questo che chiediamo al Commissario la possibilità di far riferimento all'articolo 2 del decreto del 2019 di Farabollini che prevedeva la delocalizzazione delle scuole solo per reali esigenze di sicurezza".

Ecco, quindi, l’esigenza di un confronto per valutare bene la scelta e le sue conseguenze: “Ci appelliamo a Legnini - dice - . Se fosse la maggioranza ad invitarlo per creare un confronto anche con le forze politiche, i cittadini, i negozianti e la stampa, sarebbe ancora meglio. Altrimenti ci muoveremo noi.

Un’altra possibilità - conclude l’ex assessore - è che in vista delle prossime elezioni amministrative, la maggioranza decida di attendere nel prendere questa decisione. Potrebbero mostrare il progetto alla cittadinanza e valutare insieme. Molti altri Comuni, per ricostruire i propri paesi, hanno pensato al confronto e all’apertura. Questo a Tolentino non è stato possibile”.


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Gli ha fatto eco Fabio Montemarani: “Il mio appello va alla giunta - dice - , i cui assessori si definiscono da sempre i paladini del centro storico e poi assecondano le scelte del sindaco. 

Vorrei capire - aggiunge - se sia stata valutata la popolazione scolastica di Tolentino, per evitare di creare una cattedrale nel deserto, visto che la popolazione è in continuo calo”.

Poi l’affondo sulla zona Pace: “Credo - denuncia -  che in quella zona stia avvenendo una grossa speculazione edilizia, altrimenti non si spiegherebbe il motivo di spostare tutti i servizi in quell’area”.

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A concludere è Diego Aloisi, che precisa: “Con questa scelta, il messaggio che l’amministrazione sta facendo passare è la poca fiducia che si vuole dare al centro storico. Dimostrano di credere di più alla periferia che al centro. Noi non vogliamo essere i paladini di questa zona - conclude - ma vogliamo solo ribadire che una città si può sviluppare bene solo se ha una armonia urbanistica. Abbiamo semplicemente una diversa visione della città e del suo futuro”.

GS
Non si è fatto attendere il commento del Commissario alla ricostruzione, Piero Farabollini, su quanto affermato dal sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, in merito alla norma che regola la ricostruzione delle scuole nei centri storici colpiti dal sisma.
“Il sindaco Pezzanesi - contraobatte Farabollini - , preso nelle maglie delle diatribe politiche cittadine, cerca di trascinarci dentro il Commissario alla Ricostruzione, ma fa un doppio errore. Primo perché l’attitudine personale la mission e l’enorme mole di problemi della ricostruzione che affronta quotidianamente negano al Commissario il modo e il tempo di avercela con chicchessia. Secondo perché, con tutto il rispetto per una città così importante e storicamente prestigiosa come Tolentino, la strategia della ricostruzione riguarda quattro regioni il che esclude che si possano o si vogliano fare figli e figliastri nel merito del singolo intervento. Le pressioni quotidiane sull’argomento - aggiunge il commissario - devono aver indotto il sindaco Pezzanesi ad essere precipitoso. L’articolo 2 del decreto recita che le scuole dei centri storici non siano delocalizzate salvo che per ragioni oggettive la ricostruzione in situ non sia possibile – aggiunge Farabollini – . Non ho motivo di pensare che le motivazioni della giunta tolentinate non rientrino in questi parametri e sono certo che, passata l’immotivata delusione, il sindaco Pezzanesi sarà il primo a riconoscere che il suo commento fuori dalle righe non aveva ragione di essere”.

GS


Si riaccende il dibattito sulla scuola don Bosco dopo che il Decreto sisma vede delle norme a salvaguardia dei centri storici.
Pare infatti che edifici scolastici, se siti nel centro storico, dovranno essere ricostruiti nel luogo nel quale si trovavano, salvo impedimenti oggettivi; in ogni caso, la destinazione d’uso dell’area in cui sorgevano non potrà essere modificata.
Sulla norma interviene l'ex assessore Alessandro Massi, silurato proprio per colpa della sua presa di posizione contro la delocalizzazione della scuola don Bosco.
"Ora cambia tutto - dice - questoa norma sancisce un principio sacrosanto, lo stesso che si ribadiva con la scelta della don Bosco.
Ad oggi - aggiunge - il progetto di Tolentino è completamente stoppato perchè se il Decreto venisse convertito in legge tra 60 giorni, non essendoci quelli che lo Stato definisce impedimenti oggettivi, non si potrà procedere alla delocalizzazione su base volontaria dell'amministrazione.
Qualora gli amministratori trovassero imperdimenti per proseguire con il loro intento, comunque non può essere mutata la destinazione d'uso a livello urbanistico. Sfumerebbe quindi l'idea della casa di riposo di cui parlava il primo cittadino".
Una norma che riguarderebbe quindi i Comuni come Tolentino dove la scuola in centro non si trova comunque nella zona rossa, diversamente dai Comuni dell'entroterra: "Chiaro - prosegue Massi - che Comuni come Cameino, Pieve Torina, Muccia e tanti altri, dove ci sono ampie zone rosse non possono ricostruire le scuole dov'erano e questo è un impedimento oggettivo.
"Sappiamo - conclude - che il sindaco si lamenta che questa norma sia stata contro di lui. Non la vedo, invece, come una questione politica, ma come applicazione di un principio sacrosanto che non permette di approfittare del terremoto per fare delle speculazioni edilizie".

GS
Non resta a guardare il Partito Democratico di Tolentino che, dopo l'approvazione del piano parcheggi e la delibera che prevede la delocalizzazione della scuola don Bosco in periferia, rinnova il proprio disappunto.
"Condanniamo fortemente - scrivono in una nota - le ultime decisioni dell’attuale amministrazione comunale che hanno decretato la morte del centro storico di Tolentino".
Nel mirino dell'opposizione le due delibere che risalgono al mese di agosto:  "A
pprovate in tutta fretta nel mese di agosto - accusano i dem - , a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, è stato deciso di: triplicare i posti auto a pagamento ed aumentare significativamente il costo orario per il parcheggio, questo per i prossimi 25 anni. Parcheggiare - denunciano - a Tolentino diventerà un lusso per pochi.
Hanno poi deciso di  delocalizzare la scuola Don Bosco in piena periferia, nonostante l’intera città si sia mobilitata in questi mesi contro questo progetto che è diventato triste realtà.
Decisioni incomprensibili - concludono - che svuoteranno completamente le vie ricomprese tra le mura della città".
Il caso Don Bosco aveva dato vita anche ad un Comitato che aveva avviato una raccolta firme. Era stata proprio la decisione di delocalizzare la scuola a far scontrare il sindaco con gli assessori silurati Massi e Pupo che, dopo l'ultima delibera, sono intervenuti ancora una volta a difesa delle proprie idee.

GS
Duecento firme raccolte il una sera. L'attività del Comitato Don Bosco cotinua. Lo ha fatto ieri sera in occasione dei mercoledì di shopping che hanno visto i negozi del centro di Tolentino aperti anche dopo cena, con musica e intrattenimento per tutti.
La grande folla che ieri sera ha riempito le vie del centro storico ha quindi approfittato per conoscere l'attività del Comitato.

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"Siamo soddisfatti del risultato di ieri sera - spiega Paolo Dignani - è andata bene, oltre ogni nostra rosea aspettativa. Abbiamo visto affluenza, interesse, e ricevuto molte domande. Abbiamo raccolto circa 200 firme. I prossimi step li stiamo valutando - annuncia - non sappiamo se replicare la nostra presenza all'iniziativa lodevole organizzata dall'amministrazione per i mercoledì di luglio, di sicuro abbiamo cantierizzato l'iniziativa di settembre in cui vorremmo fare una sorta di amarcord del Don Bosco per ricordare una istituzione importantissima per Tolentino. Vorremmo sensibilizzare i cittadini a compilare il questionario elaborato dagli architetti dell'amministrazione su come vorremmo il centro storico della città. Questi architetti sono stati incaricati per ridefinire l'aspetto urbanistico generale del nostro centro storico ed è importante rispondere con le proprie idee".

GS
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