Le grandi file agli open day e la presenza di persone che avrebbero voluto anticipare la prenotazione già effettuata potrebbero mettere a rischio la prosecuzione dell’iniziativa. Lo stanno valutando i vertici regionali all’indomani del primo fine settimana dedicato alle seconde dosi e al booster anti-Covid senza prenotazione. Le immagini delle affluenze fuori controllo tra sabato e domenica hanno fatto il giro dei social e inducono alla riflessione il governo regionale. A far discutere sono soprattutto le motivazioni dietro alle enormi code nei punti di inoculazione predisposti dalla Regione e i rischi connessi agli assembramenti che si sono creati.

Secondo l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, non sono state ben comprese le finalità degli open day: “I fine settimana aperti nascono per accelerare la vaccinazione nei punti meno collegati delle Marche, in particolar modo la zona montana – spiega l’assessore –. Sfortunatamente l’obiettivo e soprattutto le categorie di persone a cui sono stati dedicati gli open day non sono stati ben compresi. Abbiamo registrato un fortissimo afflusso di persone, tra cui anche chi aveva a disposizione una prenotazione ma che ha preferito recarsi comunque negli hub. C’è bisogno di maggior senso civico da parte dei cittadini”.

La strada da seguire resta quella delle prenotazioni per seconda dose e booster, con gli open day a fare da supporto soprattutto nelle zone più critiche della regione. Saltamartini prosegue spiegando che le priorità della sanità regionale siano quelle delle “prime dosi per chi è ancora scoperto – precisa –. Chi non ha ricevuto nemmeno una dose è maggiormente esposto ai rischi della malattia e dunque all’ospedalizzazione. Per questo la prenotazione per le prime dosi non è richiesta. Il sistema sanitario non si può permettere una nuova ondata di ricoveri: da due anni le cure per i malati gravi hanno subito netti ritardi a causa della pandemia”.

Per chi deve ricevere seconda dose e booster, invece, la prenotazione “resta fondamentale – sottolinea Saltamartini –. Dobbiamo vaccinare quasi mezzo milione di persone prima della fine di gennaio: il cambio nella durata della copertura da quattro a cinque mesi ha messo sotto pressione le strategie per la campagna vaccinale, per questo è necessario procedere con la prenotazione e garantire ritmi costanti. Diciottomila inoculazioni al giorno, numeri tra i migliori in Italia, ci permettono di farlo e di fornire le seconde dosi e i booster a tutti coloro che hanno la copertura in scadenza. Non è necessario che chi ha prenotato cerchi di anticipare la dose di qualche giorno attraverso gli open day – spiega l’assessore –. In questo modo si creano code inutili, si mette a rischio la propria salute a causa degli assembramenti e soprattutto si priva di una dose chi ne avrebbe bisogno. A questo proposito occorre sottolineare come non siano pochi giorni a fare la differenza: la copertura garantita è stata accorciata da cinque a quattro mesi, ma è ragionevole credere che nell’arco di tempo che va dai quattro ai sei mesi dalla seconda dose la copertura contro i sintomi sia comunque discreta. Per questo occorre capire che l’open day non è alternativo alla prenotazione – conclude Saltamartini –: è dedicato a chi vive in zone svantaggiate e ha difficoltà ad accedere alla vaccinazione con i metodi convenzionali. Se questo non viene recepito, forse è il caso di sospenderli per evitare più rischi di contagio che non benefici per il ritmo della vaccinazione di massa”.

l.c.
Accelerare il più possibile la campagna vaccinale. Con questo obiettivo la Regione Marche avvia nel fine settimana gli open day dedicati alla vaccinazione dei non prenotati alla seconda dose e al booster anti-Covid. La Marche continuano la battaglia al Coronavirus con le armi della vaccinazione di massa: visto il cambio dei protocolli, con i vaccinati con ciclo completo che potranno ricevere il booster dopo quattro mesi e non cinque, “tutte le procedure per la vaccinazione devono essere ripensate” sottolinea l'assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini.

Dal prossimo fine settimana, infatti, i marchigiani che non hanno completato il ciclo vaccinale (prima dose e richiamo) o che lo abbiano fatto da più di quattro mesi, potranno ricevere il siero in settimana, previa prenotazione, e nel week end senza aver prenotato. Prenotazione non necessaria nemmeno per tutti coloro non abbiano ancora ricevuto la prima dose.

“Gli open day sono una strategia indispensabile, soprattutto nei territori interni – spiega l'assessore Saltamartini –. Il fatto che la seconda dose abbia una 'scadenza' più breve impone un completo ripensamento della campagna vaccinale. Permettendo ai non prenotati di ricevere il booster o la seconda dose solo nei fine settimana, potremo evitare di vedere nuovamente le file che hanno contraddistinto le ultime settimane dell'anno”.

File lunghissime anche per l'accesso ai tamponi. Le ultime giornate dell'anno hanno visto un enorme accesso alle farmacie e a tutte le strutture che effettuavano i test, sia rapidi che molecolari. Il governo sembra intenzionato a legittimare sempre di più il tampone antigenico, visto che anche per i positivi è sufficiente la negatività al test rapido a fine quarantena. Tra lo scetticismo dei medici, che lo ritengono di gran lunga più affidabile, il tampone molecolare sembra essere destinato a un uso sempre più limitato. “Le ultime ricerche dimostrano comunque l'ottima attendibilità dei tamponi antigenici rapidi di terza generazione – commenta Saltamartini –. Oltre a questo hanno l'enorme vantaggio della velocità nei responsi: processare migliaia di molecolari al giorno, in un momento in cui il tracciamento dei contatti è saltato, è impossibile”.

l.c.
Tamponi e vaccinazioni intasano gli hub maceratesi. Negli ultimi giorni, con la mole sempre maggiore di richieste di test antigenici e inoculazioni, l’Area Vasta 3 ha dovuto chiedere l’intervento del Governo. Al Generale Figliuolo sono stati chiesti rinforzi: 15 medici in più per evitare l’imbottigliamento nei centri vaccinali. È arrivato un assenso di massima da parte del Commissario che “metterà a disposizione della nostra Area Vasta sette o otto professionalità in più – annuncia la direttrice di AV3 Daniela Corsi –. È un contributo fondamentale: dobbiamo trovare una soluzione alle file che ogni giorno intasano i centri vaccinali di Macerata e Civitanova. Non possiamo permetterci di depotenziare le attività ospedaliere di routine per risolvere il problema. Non sono i numeri che abbiamo richiesto – ammette Corsi –, visto che anche altre Aree Vaste hanno denunciato le stesse problematiche, ma potrebbe già essere una spinta positiva”.

L’altro nodo da sciogliere per l’Area Vasta maceratese è quello delle classi in quarantena. Al momento scattano l’isolamento e la didattica a distanza con un solo caso di positività tra gli studenti. Un provvedimento che si vorrebbe evitare ma che è l’unica strada percorribile, in quanto le quarantene “dipendono strettamente dalla possibilità di effettuare i tamponi – spiega ancora la direttrice di AV3 –. Processare l’immensa mole di tamponi è diventato molto difficile. Per velocizzare le analisi, nel frattempo abbiamo inviato i tamponi anche alle Aree Vaste di Pesaro e Ascoli Piceno, ma il numero di test da analizzare è talmente alto che con la strumentazione a disposizione oggi è impossibile procedere più velocemente. Anche in questo caso attendiamo un nuovo macchinario per Civitanova, visto che stiamo processando tra i 600 e gli 800 tamponi al giorno. Non posso dare certezze sulle quarantene per gli studenti – chiude la Corsi –, ma stiamo lavorando per evitare che le classi finiscano in isolamento con un solo positivo”.

l.c.
I dati delle Marche mettono in evidenza il lavoro straordinario che è stato fatto dal territorio, con numeri che posizionano le Marche al di sopra della media nazionale, quindi con obiettivi di vaccinazione ampiamente raggiunti”. Lo ha affermato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che, nel pomeriggio di ieri ad Ancona, ha incontrato il presidente Francesco Acquaroli, e gli assessori alla Sanità Filippo Saltamartini e al Bilancio Guido Castelli. “Dobbiamo assolutamente continuare sul piano vaccinale, nella consapevolezza che la vaccinazione sia l’unica via di uscita da questa pandemia". 

"Credo che anche nei confronti di eventuali varianti sappiamo ormai l’importanza di completare la vaccinazione”, ha detto Costa rispondendo a una domanda sulla necessità della terza dose, ha evidenziato che “siamo nelle condizioni di arrivare a fine settembre all’immunità di gregge del nostro Paese. Quindi a maggior ragione qui, nelle Marche, visto il ritmo a cui si sta vaccinando”.

 “Con il sottosegretario abbiamo fatto il punto sulla situazione della pandemia, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sulle strutture ospedaliere e sulla capacità di rilancio delle nostre eccellenze – ha riferito Acquaroli – Un confronto costruttivo per gettare le basi su cui rilanciare la nostra regione, trovando nel sottosegretario attenzione alle nostre esigenze. Approfondiremo presto insieme quanto proposto, in un incontro che programmeremo”. 



Marco Morosini
Come quando si è pronti per lo scatto iniziale di una corsa, dopo un lungo periodo di allenamento, ma si resta fermi ai box perché manca qualcosa.

Cosa? In questo caso, per la corsa che le farmacie avrebbero fatto per inoculare i vaccini a partire da oggi, mancano le credenziali di accesso al portale per la parte burocratica della campagna vaccinale.

Lo dicono i farmacisti della provincia a cui si aggiunge la loro portavoce, la presidente di Federfarma Macerata, Ida Maria Kaczmareck, coinvolta in questo caso non solo come rappresentante, ma anche come titolare della farmacia di piazza del Popolo a San Severino Marche: “Noi, nonostante siamo stati tra i primi a dare la disponibilità – dice – non siamo ancora presenti nell’elenco delle farmacie che hanno aderito all’iniziativa. Come a noi è capitato a molti altri e questo crea malcontento tra cittadini e farmacisti. Sembra che alcuni di noi siano più bravi perché hanno già avuto modo di cominciare, ed altri no.

Molti farmacisti erano già pronti anche con le prenotazioni per poter partire oggi, ma senza credenziali non si può iniziare”.

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Un problema riscontrato anche dalla farmacia Giuseppetti di Caldarola e dalla farmacia Milesi Ferretti di Camerino.

Ha, invece, deciso di attendere la prossima settimana, di sua spontanea volontà, Michele Rinaldi della farmacia di Treia: “Ho già circa 20 vaccini prenotati – dice – e comincerò con le inoculazioni da venerdì 2 luglio. Ieri ho inviato l’ordine ed ho ricevuto la conferma di avvenuta ricezione”.

Le consegne dei vaccini alle farmacie, infatti, vengono effettuate ogni giovedì, come spiegano anche Alberto ed Ambrogio Marcelletti delle due farmacie di Tolentino: “Siamo iscritti all’elenco con entrambe le farmacie – spiegano – ma effettuiamo l’inoculazione solo in quella del centro città perché il cortile che abbiamo a disposizione ci permette di avere lo spazio necessario. Ci stiamo organizzando per somministrare le dosi anche nell’altro locale, questo ci permetterebbe di raddoppiare le prenotazioni. Questa mattina – prosegue Ambrogio Marcelletti – abbiamo inoculato le prime dosi e proseguiremo fino alle 16 per un totale di 30 dosi Pfizer e 5 di Janssen. 

La prossima settimana ne abbiamo in programma, complessivamente, 60 di Pfizer e 5 di Janssen”.

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Un dubbio sollevato da Alberto Marcelletti è infine quello che riguarda la possibilità, per i farmacisti, di effettuare solo la prima dose: “Non ne comprendo il motivo – dice - , anche perché se dovessero esserci delle reazioni allergiche si verificherebbero piuttosto sulla prima dose, anziché nella seconda. Visto che all’utente viene data la possibilità di effettuare il vaccino vicino casa, questa comodità dovrebbe restare anche per la seconda dose”.

GS
Sono rimaste inascoltate, finora, le richieste della presidente di Alzheimer Uniti Italia, Manuela Berardinelli, sulla priorità da riservare ai caregivers per le vaccinazioni anticovid.

La sua voce è stata quella unanime di tanti familiari di persone che hanno bisogno di assistenza e che sono preoccupati del contagio che non permetterebbe loro di continuare a restare vicini ai malati.

Una di loro che, per motivi di privacy chiameremo Giorgia, ha di nuovo lanciato l’allarme su una situazione davvero preoccupante: “Ho chiamato il numero verde questa mattina – dice – mi hanno risposto da Roma spiegandomi che la Regione Marche non ha ancora avviato le prenotazioni per le vaccinazioni dei caregivers. Per noi è stato solo possibile aderire alla “pre” lista di attesa per la vaccinazione, ma i canali ufficiali sono ancora tutti chiusi al momento”.

Un problema che interessa molte famiglie e che la presidente Berardinelli aveva proposto di risolvere aprendo le vaccinazioni ai caregiver prima della fascia 60-65.

Ora che invece l’assessore alla Sanità regionale, Filippo Saltamartini, ha annunciato di avviare le vaccinazioni anche per quella fascia di età, il grido di allarme dei familiari dei malati si è fatto più forte e disperato.

“Non sappiamo davvero più cosa fare – commenta Manuela Berardinelli - . Si tratta di una priorità fondamentale non solo per l’Alzheimer, ma ovviamente per i tanti che si prendono cura delle molteplici patologie che danno disabilità e che non consentono autonomia.

Se si ammala uno di loro, anche se la persona malata è vaccinata, si rischia ugualmente la tragedia perché nessuno se ne potrà occupare".

GS


"Carenza di vaccini e impossibilità di scegliere chi possiamo vaccinare".
Sono questi i due problemi principali con cui si sontrano i medici di medicina generale marchigiani che, attraverso una nota firmata dai coordinatori di equipe territoriale Accattoli Paolo (Macerata), Mosca Andrea (Tolentino) e Paparoni Fabrizio (San Ginesio/Sarnano), denunciano la situazione che riguarda i vaccini.

Esordiscono appunto con la mancanza di dosi: "Noi abbiamo avuto a disposizione finora solo un flacone di Moderna, che equivale a 11 dosi, ed abbiamo fatto a pazienti estremamente vulnerabili a domicilio; questa settimana ci daranno, forse, un flacone di Moderna e uno di AstraZeneca. Ci hanno fatto sapere che il Moderna non ci verrà più fornito e avremo la possibilità di avere solo AstraZeneca che però, secondo il piano vaccinale della Regione Marche, potremo somministrare solo ad ultraottantenni con patologie lievi o in buona salute e a pazienti tra 70 e 79 anni, ma non "estremamente vulnerabili".

È previsto che ci forniscano dei vaccini Pfizer - proseguono - , che come è noto non siamo in grado di gestire visto che devono essere conservati a temperature inferiori a -70° e che quindi necessitano di una preparazione abbastanza complessa. Tutto questo mentre si parla del coinvolgimento dei Medici di famiglia nella vaccinazione di massa.
Veniamo bombardati da una serie di richieste a cui non sappiamo cosa rispondere, quasi sempre informati in ritardo rispetto a qualsiasi cambio di programma. Continuiamo ad essere la figura di riferimento di tutti i pazienti che in noi ripongono fiducia e speranza. Invece non ci viene concesso di gestire i nostri pazienti, di cui conosciamo le patologie e le criticità, per andare dietro a un piano vaccinale che fa acqua da tutte le parti".

Ma i medici di medicina generale sottolineano anche di essere pronti a vaccinare: "Come dimostrato dai vaccini antinfluenzali da noi effettuati tra ottobre e novembre - periodo in cui da ciascuno di noi sono stati vaccinati in meno di 2 mesi 400-500 assistiti - i medici di medicina generale sono in grado di fare vaccini ai propri assistiti in sicurezza ed in breve tempo, ma tutto questo sembra che in Regione non sia elemento di sufficiente garanzia. Facciamo notare velocemente che le innumerevoli incombenze burocratiche cui bisogna far fronte sia prima che dopo la somministrazione del vaccino, vengono normalmente sbrigate da personale amministrativo dedicato, mentre per noi sembra non sia possibile organizzare alcun aiuto. Noi iniziamo a pensare che il nostro coinvolgimento in questa emergenza non sia gradito - denunciano - . Ci venga detto con chiarezza e ci faremo da parte senza spargimenti di lacrime.
Se invece c’è ancora la volontà di dar seguito all’accordo firmato tra lo Stato e tutte le sigle sindacali dei medici, chiediamo un cambio di passo sia a livello regionale sia a livello aziendale: non possiamo più sostenere il ruolo degli sprovveduti o peggio di quelli che creano problemi. Se la vaccinazione di massa dovrà essere gestita dai centri vaccinali - affondano - , noi facciamo un passo indietro, rendendo felice chi fin dall’inizio ha paventato che il nostro contributo sarebbe stato un aggravio di spesa enorme per la sanità regionale".

GS
Vaccini per gli ordini professionali: la Presidente della Quarta commissione consiliare permanente sanità e politiche sociali, Elena Leonardi, garantisce che non ci saranno scorciatoie né favoritismi nella campagna di vaccinazione “delegata” al privato, ipotesi al centro del dibattito politico e ideologico degli scorsi giorni: “Parliamo di una possibilità che non pregiudicherà quelle che sono le precedenze stabilite nella vaccinazione da parte dal Ministero della Salute, sia per quanto riguarda i fragili sia per quanto riguarda le fasce di età – ha affermato Leonardi –. Questo protocollo, che prevede un’adesione volontaria da parte delle imprese e degli ordini professionali, potrà essere attuato solamente nella famosa e attesa Fase 3, nella quale avremo delle quantità di vaccini molto importanti. È una strategia pensata per alleggerire il sistema sanitario: l’impresa o l’ordine professionale si farà carico, attraverso un proprio medico e attraverso un protocollo stabilito, della vaccinazione ai propri dipendenti o ai propri aderenti. Il tutto ovviamente con la finalità di non sovraccaricare ulteriormente il sistema quando si lavorerà a pieno regime, quando con le nostre forze non potremo vaccinare più di un certo numero di persone al giorno. Questo in una fase – ha ribadito la Presidente Leonardi - che speriamo possa arrivare presto in cui la disponibilità sarà abbondante, senza togliere nulla a nessuno”.

l.c.
Una convenzione tra Regione e diversi ordini professionali marchigiani che possa, da un lato, accelerare la campagna vaccinale e, dall’altro, alleggerire sia a livello temporale, sia a livello di abbattimento dei costi la Regione da un onere che si sta dimostrando eccessivamente gravoso per le sue sovraccariche e sottodimensionate strutture sanitarie. È lo scenario che si sta delineando in questi giorni all’assessorato alla sanità delle Marche, ed è una decisione che necessariamente deve attivare delle riflessioni sotto diversi profili.

Il modus operandi ipotizzato dall’amministrazione Acquaroli prevedrebbe, qualora l’afflusso delle dosi dovesse rivelarsi congruo o superiore alle aspettative, che gli ordini professionali si occupino, appoggiandosi a strutture private a loro discrezione, della somministrazione dei vaccini ai propri iscritti. Sostanzialmente si tratterebbe di delegare una fetta della campagna vaccinale al privato, con gli ordini professionali a fare da intermediario. 

Il primo interrogativo che questa soluzione porta con sé è quello dell’eterna diatriba sull’effettiva efficacia del servizio sanitario pubblico. Come avrebbe potuto un apparato – costantemente e storicamente – intasato e sovraccarico, ottemperare alla mole di lavoro richiesta da una situazione emergenziale come quella causata dal Coronavirus? Come spesso accade la delega al privato è la strada più breve e più semplice. In linea teorica non ci sarebbero problemi: la privatizzazione risponde a logiche di ottimizzazione ed è capace di ridurre sprechi di tempo e denaro, ma la Regione è tenuta a esercitare una costante vigilanza per evitare il profilarsi di dinamiche che tendano a favoritismi di classe. Senza un adeguato controllo è semplice immaginare uno scenario in cui due persone non inserite tra le categorie a rischio, con l’unica discriminante dell’appartenenza o meno a un ordine professionale, possano ricevere in tempi diversi la somministrazione del vaccino, con logiche di classe non tollerabili in una società democratica.

In seconda battuta, l’eventuale campagna vaccinale delegata innesca domande legate ai criteri di definizione delle categorie prioritarie: le linee del Ministero della Salute sul completamento della Fase I della vaccinazione – quella che prevedeva la somministrazione agli operatori sanitari e socio-sanitari pubblici e privati, al personale e agli ospiti delle strutture per anziani e gli stessi anziani ultra ottantenni –, e gli indirizzi per la Fase II – pazienti con comorbilità, disabilità, gruppi sociodemografici proni a patologie, Forze dell’Ordine e operatori penitenziari, ultrasessantenni, lavoratori nel settore dei servizi essenziali – non prevedono deroghe. Conseguentemente la delega al privato tramite gli ordini professionali dovrebbe sottintendere l’appartenenza di questi a una delle categorie a rischio. L’esercizio logico che segue è intuitivo: tutti gli aventi diritto alla vaccinazione, ovvero appartenenti alle categorie previste dal Ministero, sarebbero già vaccinati, resterebbero gli iscritti agli ordini non appartenenti alle fasce indicate. Per quale motivo un professionista iscritto a un ordine dovrebbe avere la precedenza su un pari età che non gode della stessa posizione lavorativa? Si dovrebbe giustificare la priorità. È quanto ha tentato di fare Massimo Miani, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili, seguito dal dottor Carlo Cantalamessa, Presidente dell’ ODCEC di Ascoli Piceno: entrambi hanno sostenuto come la professione che rappresentano sia di primaria importanza per il paese, e questo articolo non intendere mettere in discussione né la nobiltà né l’utilità di una professione su un’altra, ma soltanto sottolineare uno scenario che, volenti o nolenti, andrebbe a vantaggio di una categoria solo in ragione dell’esistenza di un forte organo che la rappresenti.

In terza e ultima istanza va sottolineato il rischio dovuto a possibili scorciatoie non consentite. Ancora una volta è necessario che la Regione – è sua responsabilità – garantisca che nessun operatore della potenziale catena di deleghe trovi il modo di approfittare di una situazione emergenziale che tocca tutti e che rischia di rappresentare l’ennesimo capitolo farcito di favoritismi, classismo e discriminazione della nostra storia.

Il dottor Tommaso Pietropaolo, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ascoli Piceno, ha parlato di “scelta politica” dell’amministrazione: ancora, è legittima e giusta la ricerca di ottimizzazione dei costi, ed è quello che si chiede a un buon amministratore anche in situazioni non drammatiche come questa. Ma l’ottimizzazione deve e dovrà sempre essere subordinata al rispetto del principio di uguaglianza su cui si fonda il nostro Stato. Eventuali discriminazioni positive in ragione dell’appartenenza a una determinata categoria professionale potrebbe sembrare prerogativa dei regimi settecenteschi, non del ventunesimo secolo.

Lorenzo Cervigni


Emergenza pandemica e campagna di vaccinazione al centro del dibattito nel comune di Macerata.
Il sindaco Sandro Parcaroli, intervenendo a RadioC1inBlu, ha ribatito l'importanza per la scelta e l'individuazione della nuova struttura per l’avvio della vaccinazione di massa.
Si tratta del capannone che si trova in zona Valleverde a Piediripa - afferma Parcaroli - concesso gratuitamente da UniCredit Leasing e sarà fruibile dopo Pasqua.
Una scelta condivisa anche con il consigliere delegato alla Sanità, il dottor Giordano Ripa e con l’Area Vasta 3. 
«Mentre la prima fase della campagna vaccinale proseguiva, non è stata mai interrotta la capillare ricerca di un edificio idoneo alla successiva fase che prevede numeri decisamente superiori di persone da vaccinare – ha spiegato Ripa - la sapiente capacità del sindaco ha permesso di individuare e ottenere un’ottima soluzione; qui si potranno prevedere, potenzialmente, 16 postazioni per la vaccinazione». Parcaroli parla anche di cifre: «Ad oggi, secondo i dati della Regione Marche, sono 280 le persone positive a Macerata mentre 575 sono in quarantena – dichiara il sindaco -. Rispetto agli ultimi 15 giorni il trend della curva è in aumento anche nella nostra città quindi raccomando a tutti il massimo rispetto delle norme ricordando che siamo in zona rossa».
Per quanto riguarda la campagna vaccinale ricordiamo che la Regione, di concerto con l’Asur, ha indicato tre punti vaccinali per l’Area Vasta 3: Macerata, Civitanova e Camerino-San Severino.
Secondo il piano vaccinale regionale al distretto di Macerata confluiscono 24 comuni per un totale di circa 160mila persone. La campagna vaccinale è iniziata il 4 gennaio presso la biblioteca dell’ospedale di Macerata ed è stata dedicata, secondo il protocollo nazionale, al personale sanitario; nella stessa sede sono stati vaccinati i medici di base e i pediatri di libera scelta. A seguire sono stati vaccinati gli ospiti delle Rsa e delle strutture residenziali.
Dai banchi della minoranza arrivano molte critiche. Come rispondete voi della maggioranza?
«Diversamente da alcuni componenti dell’opposizione, noi andiamo avanti con i fatti e non con le polemiche – rispondono Parcaroli e Ripa -. C’è chi, dopo un anno di pandemia, ancora ignora, o fa finta di ignorare, come è strutturata la campagna vaccinale e chi è deputato a prendere decisioni in merito. Il consigliere Ricotta risulta particolarmente confuso e non conosce la regolamentazione della campagna vaccinale – incalzano Parcaroli e Ripa -. Dichiara infatti che “non va bene accentrare il servizio per 24 comuni” come se fosse l’Amministrazione di Macerata a prendere decisioni per conto della Regione Marche e dell’Asur.
Al consigliere spieghiamo che, anche in riferimento alla richiesta di più punti vaccinali in città, è impensabile farli; primo perché tale scelta non rispetterebbe il protocollo regionale e in secondo luogo perché comporterebbe una forte dispersione del personale sanitario».
to e fuori luogo.
La minoranza continua ancora ad attaccare l’amministrazione in modo impreciso e sommario creando preoccupazione nella popolazione fortemente provata dalla pandemia – concludono Parcaroli e Ripa -.
Noi invece continuiamo a lavorare tenacemente, nel rispetto delle direttive regionali, per fronteggiare la pandemia facendo tutto ciò che è nelle proprie possibilità; la campagna elettorale a tempo scaduto la lasciamo agli altri».
Approfitto dell'intervista radiofonica - afferma Parcaroli - per ringraziare i medici dell'ospedale e di tutto il personale. E' un lavoro molto delicato e rischioso. Mi commuovono e li ringrazio per la loro grande umanità. 

M.S. 
 
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