È l’imprenditore il personaggio 2021 del presepe secondo Coldiretti, Confartigianato e Fondazione Symbola. E proprio una statuina artistica realizzata dagli artigiani della tradizione è stata consegnata questa mattina all'arcivescovo Francesco Massara, da Giordano Nasini, direttore di Coldiretti Macerata, dal vicepresidente di Coldiretti Macerata Antonio Fainelli con il segretario generale di Symbola Fabio Renzi, Renzo Leonori e Riccardo Golota, rispettivamente membro di giunta e funzionario di Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo.
"Non una scelta casuale - precisa Coldiretti - : se il personaggio simbolo dell scorso Natale era stata l’Infermiera, questo che volge al termine è stato un anno di estrema difficoltà per la ripresa dell’economia. Un 2021 nel corso del quale gli imprenditori hanno affrontato le difficoltà della pandemia per continuare a garantire servizi e prodotti ai cittadini nonostante le limitazioni e i lockdown. Un simbolo di resistenza, di operosità, di capacità di adattamento al futuro senza per questo rinunciare alla tradizione".
A tre anni dal sisma che ha colpito il centro Italia, e in particolare le Marche, Fondazione Symbola ha presentato un report sullo stato della ricostruzione, un’analisi critica delle difficoltà e dei ritardi accumulati e le proposte per avviare la rinascita delle comunità e dei territori.
A spiegare quanto emerso dall'elaborazione dei dati ufficiali, le cui fonti sono quelle del sito del commissario e della Regione, è il segretario generale della fondazione, Fabio Renzi ai microfoni di Radio C1: "Su 46mila edifici privati danneggiati nelle Marche - spiega - , con danno lieve e grave, gli edifici con progetto di ripristino presentati sono solo 6000: il 13%.
Mentre gli edifici per cui sono stati autorizzati intervento e finanziamento sono 2800, appena il 6%, e non significa che abbiamo cantieri aperti per questa percentuale. La quota  infatti scende, perchè una volta che è stato autorizzanto l'intervento bisogna attendere la procedura da fare con la banca.
Le pratiche esaminabili dagli uffici incaricati, all'anno, sono 1250, una percentuale del 2.7% annua. I progetti presentati ogni anno sono in media 3500, mentre la media mensile è di circa 300 pratiche.
Significa - aggiunge Renzi - che per la sola presentazione di tutti i progetti ci vorranno 15 anni. Questi dati ci parlano di una prospettiva di ricostruzione di 30 o al massimo 35 anni. Noi finiremmo, andando avanti con questi tempi, nel 2044 o al massimo 2049. Un report complesso - conclude - quello che abbiamo presentato, molto ricco, ma molto chiaro. Abbiamo fatto lo stato dell'arte e una analisi critica su quali sono le storture che hanno portato a questo esito e abbiamo presentato le nostre proposte, grazie alle quali si potrebbe anticipare la fine della ricostruzione fisica  al 2030".

Tra le proposte, un paragone con il ciclismo: "Quando si corrono gare importanti  -dice - gli atleti si trovano sulla linea di partenza e cominciano la corsa. Solo a fine gara vengono fatti i controlli antidoping. Se i controlli venissero fatti all'inizio, ogni gara durerebbe settimane. Dovremmo ragionare così anche con la ricostruzione e i professionisti che se ne occupano: sono esperti che hanno superato un esame di stato per iscriversi ai rispettivi ordini. Facciamoli correre, poi alla fine faremo gli eventuali controlli".

GS

“Dobbiamo far tornare il sorriso all’Italia. Cerchiamo di sfidare paure, solitudini e diseguaglianze. Serve recuperare l’orgoglio di appartenere ad un Paese, un’identità non chiusa”. Con queste parole il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, ha chiuso i lavori del seminario estivo che si è tenuto a Treia ieri e oggi e che è stato preceduto dal Festival della Soft Economy. Fra i big della politica, oggi era atteso anche il presidente della Camera Roberto Fico che però non è stato presente. A portare i saluti, il vicepresidente della Camera di Commercio di Macerata, Francesco Fucili, e il presidente di Confindustria Macerata Gianluca Pesarini. Al dibattito hanno invece preso parte il sociologo Aldo Bonomi, l’amministratore delegato di Novamont Catia Bastioli, il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia, la presidente nazionale di Coldiretti Giovani Maria Letizia Gardoni e Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. Le conclusioni a Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. 

Il lavoro di questa settimana è stato volto a illustrare come e quanto un’economia sostenibile, responsabile nei confronti della società, attenta alla qualità e in grado di incrociare saperi tradizionali e tecnologia, sia risultata vincente.

Il miglioramento, tra chi mette in pratica questa logica, è visibile, ma allo stesso tempo c’è il timore che si voglia cavalcare la rabbia e portare avanti, a livello nazionale, una politica di “esclusione”, di chiusura, che di certo secondo i presenti danneggerà l’Italia. 

“Consideriamo tre parole chiave - ha detto Bonomi - che sono comunità, territorio e coesione. Senza quest’ultima, non saremo in grado di affrontare le sfide internazionali. Oggi la politica si adatta al rancore ma serve ricostruire un intelletto collettivo sociale”.

Coldiretti è senz’altro una delle associazioni di categoria più apprezzate a livello locale e nazionale, e a confermarlo la stessa Gardoni che ha raccontato di quanta fiducia abbia acquisito grazie alla capacità di ascolto e all’aver tolto i confini tra imprese agricole e società. Tuttavia, ha detto, “la mia generazione è la prima ad essere più povera rispetto a quella dei propri genitori. Manca mobilità sociale, prospettive e una più equa ridistribuzione della ricchezza. I giovani Coldiretti sono 55mila e stanno dimostrando che un’altra Italia è possibile, con aziende intelligenti e una generazione molto più preparata”.

Impossibile poi non cogliere la critica di Boccia verso alcune politiche del Governo M5S-Lega: “Siamo ad un bivio. Dobbiamo scegliere se trasformare la rabbia in passione o se cavalcarla. La nostra società ideale è aperta e inclusiva ed ha come mission non solo l’attenzione ai giovani e al lavoro, cosa di cui non c’è traccia nel Patto di Governo, ma anche ad esempio alle infrastrutture e all’export, che ci permettono di essere collegati con il mondo”.
Gaia Gennaretti

“Coesione è competizione. Le nuove geografie della produzione del valore in Italia”. Presentato stamattina il terzo rapporto della Fondazione Symbola e Unioncamere realizzato da Ipsos in partnership con Aiccon e con il sostegno di IMA, Comieco, Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo.

Ai lavori era atteso anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che non è però arrivato. Presente invece l’ex premier Paolo Gentiloni. 

A portare i loro saluti, il sindaco di Treia Edi Castellani, il vescovo Nazzareno Marconi, il presidente della Regione Luca Ceriscioli e il presidente di Confindustria Macerata Gianluca Pesarini. A introdurre il rapporto, Fabio Renzi, presidente della Fondazione, a presentarlo invece Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere.

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Più competitiva perché più giusta: quella che vede le aziende camminare con le comunità, coinvolgere i cittadini e i consumatori, valorizzare e sostenere i lavoratori, relazionarsi alle energie dei territori. Proprio le imprese “coesive”, quelle cioè che intrattengono relazioni strutturate con le altre imprese, le comunità, le istituzioni, i consumatori, il terzo settore, perciò caratterizzate da un elevato grado di networking, hanno una performance economica migliore. Le imprese ‘coesive’ hanno infatti registrato nel periodo 2017-2018 aumenti del fatturato nel 53% dei casi, mentre fra le “non coesive” tale quota si ferma al 36%. Miglioramenti anche sul fronte dell’occupazione e dell’esportazione.

“Una buona economia aiuta a superare e ad affrontare la paura, solitudini e diseguaglianze per costruire il futuro - spiega il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci -. Quando l’Italia scommette sui suoi talenti e sulle comunità, quando investe sulla qualità, l’innovazione e la bellezza, allora spesso è determinante e si ritaglia un ruolo nel mondo. Una scommessa ancora più valida oggi in cui timori e disuguaglianze rischiano di dividere, anziché unire. Un’Italia che fa l’Italia senza lasciare indietro nessuno e anzi trovando nuova forza nel viaggiare uniti, nel tenere insieme le diversità. Un’Italia dall’economia più a misura d’uomo”.

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Una lunga serie di interventi ha preceduto quello di chiusura di Paolo Gentiloni che ha fatto un ritratto dello scenario italiano e internazionale: “Al di là del panorama che si può ammirare da Treia - ha detto - non si può dire che la coesione sia il tratto dominante di questo contesto, di questi territori. Non è il nostro pane quotidiano, da ogni punto di vista, e negli ultimi 2 o 3 anni ci sono stati segnali di peggioramento. La verità - ha aggiunto - è che la globalizzazione ha messo in discussione la sicurezza nel suo senso più ampio”.

Alle spinte globali, secondo Gentiloni, corrisponderebbe la tendenza a guardare al passato e ne conseguirebbe un’onda che sarebbe sinonimo di un problema. Ciò non toglie che non si debba parlare di coesione “termine che contiene anche il messaggio della sicurezza nel senso dell’ordine pubblico, della qualità urbana e della qualità dei servizi. Di fronte alle mancate risposte - ha sottolineato - si è fatta avanti una grande risposta che è quella della chiusura. Dilaga la malattia sovranista. L’Italia invece, contrariamente a quanto sta facendo, deve fare l’Italia, espressione di apertura, cultura, capacità di dialogo. Se l’estero ci vedrà chiusi, correremo grossi rischi in termini di sicurezza e competitività”.
g.g.

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Symbola presenta il primo Atlante dell’Appennino. Oggi termina il Festival della Soft Economy ma domani e dopodomani un altro importante appuntamento: il seminario estivo della Fondazione Symbola che porterà a Treia i big della politica. Domani sarà presente Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, dopodomani invece il presidente della camera Roberto Fico e l’ex premier Paolo Gentiloni. 

L’Atlante dell’Appennino è frutto di una ricerca promossa dai Parchi nazionali delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e dell’Appennino Tosco-Emiliano, realizzato dalla Fondazione Symbola con la collaborazione di 40 esperti e con il sostegno del Ministero dell’Ambiente, e propone per la prima volta una mappatura delle biodiversità dell’Appennino in sinergia con la strategia nazionale a tutela della biodiversità e della sua valorizzazione. Un “compendio - per dirlo con le parole di Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi - uno strumento di analisi utile per molti”. Insomma, l’Atlante somma caratteristiche, fragilità e potenzialità degli Appennini e racconta anche della loro percezione sul web grazie all’analisi di due milioni e mezzo di post estratti da vari social network e blog. 

Interessante ad esempio, lo studio sulla ricchezza prodotta dall’area appenninica in Italia, cioè il 14% del valore aggiunto nazionale e il 16% del bestiame allevato in Italia.

Le imprese appenniniche sono quasi un milione, il 17,2% del totale nazionale, e l’economia, in linea col resto dell’Italia, deve la maggiore quota di ricchezza prodotta ai servizi: in media 76% circa del totale, con l’industria al 20,8% e l’agricoltura al 3,2%. 

Molto positiva poi, la percezione dell’Appennino sul web: ci dice innanzitutto che l’Appennino è tra le catene montuose più conosciute al mondo e quando se ne parla, la gran parte delle discussioni riguarda le escursioni, lo sport da praticare, il paesaggio, i laghi e, per i post in italiano, gli eventi. Da ciò si può dedurre che un elemento da potenziare sia l’offerta turistica, che non riesce a valorizzare e a rendere memorabili e degne di un post su Facebook le proprie ricchezze naturali.

«Dalle filiere del legno, in grado di rifornire un segmento sempre più importante di una moderna e rinnovata industria delle costruzioni, a quelle agroalimentari che possono beneficiare dei mercati e della ristorazione locali - spiega Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola - dall’artigianato tradizionale e di qualità alla manifattura digitale, dalla organizzazione di una più evoluta offerta turistica alla promozione del patrimonio culturale, fino alle cooperative di comunità, nuove forme di sussidiarietà sociale che innovano il welfare locale: i tanti esperti che hanno dato il loro contributo a questo Atlante convergono nell’individuare l’Appennino come laboratorio di sostenibilità. Anche grazie ad una contemporaneità che azzera le vecchie geografie e gerarchie territoriali, che ha già mutato profondamente le nostre percezioni spaziali e temporali, i nostri orientamenti etici e culturali, i nostri stili di vita, dove l’universo digitale nel quale siamo immersi ci propone nuove forme ed esperienze di prossimità. Una contemporaneità, annunciata e anticipata dalla nascita dei Parchi, che può riscattare l’Appennino da quella condizione remota, distante, isolata, elusiva e declinante nella quale la modernità l’ha collocato».

«Un quadro di opportunità - commenta Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola - che oggi possono essere colte più facilmente ed efficacemente grazie alla recente approvazione della legge per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni e alla emanazione del nuovo testo unico forestale».
g.g.

Appennino Parco d’Europa. Fra le strategie, la green community e niente meno che la proposta di inserire l’Appennino marchigiano fra le riserve di biosfera dell’Unesco. L’acronimo è Mab e secondo Filippo Lenzerini, che ne ha illustrato stamane a Treia le potenzialità, il riconoscimento potrebbe rappresentare la svolta per l’intero territorio. 

L’occasione durante la quale se n’è parlato è il Festival della Soft Economy, la tre giorni che precede il seminario della Fondazione Symbola che porterà a Treia alcuni big della politica fra i quali Antonio Tajani, Paolo Gentiloni e Roberto Fico.

A salire in cattedra, stamane, dopo i saluti di Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione, per illustrare strategie e strumenti per conservare, valorizzare e vivere l’Appennino, il sociologo Aldo Bonomi e Filippo Lenzerini. A chiudere gli interventi, l’assessore regionale Angelo Sciapichetti.

“Il margine deve farsi centro - ha affermato Bonomi - l’epoca storica che viviamo ce lo permette. Abbiamo finanziamenti in abbondanza per la ricostruzione e fini totalmente incerti. Le comunità devono mettere in campo elementi di cura e operosità, i piccoli comuni aprirsi, creare un intelletto collettivo. Se non si capisce questo - ha detto - queste terre rimarranno ai margini. Occorrono smart land, non solo smart cities”.

Gli Appennini e il riconoscimento Mab dell’Unesco sono un argomento trattato da Filippo Lenzerini: il titolo può aiutare il territorio a presentarsi e ad affrontare le sfide della globalizzazione. Già diverse zone appenniniche hanno ottenuto il riconoscimento traendone importanti giovamenti. “Le funzioni di una riserva di biosfera - ha spiegato - nel caso dell’Appennino, potrebbero essere funzionali a coordinare strategie e progetti dei vari territori, valorizzare la progettualità con il brand Unesco, incrementare la visibilità internazionale dei territori, attrarre nuove fonti di finanziamento”. 

A chiudere la prima serie di interventi, l’assessore regionale Angelo Sciapichetti che ha ammesso come e quanto la politica non sia riuscita a valorizzare le zone montane. Addirittura, ha raccontato, lo stesso Parco dei Monti Sibillini era inizialmente visto come un ostacolo, mentre ora come una risorsa.

“La politica - ha sottolineato - deve riscoprire e valorizzare la montagna e il territorio tout court. Deve ascoltare le comunità, lavorare con loro, mettere in campo azioni attente ai servizi alla persona, al sistema produttivo, alla promozione dell’economia circolare e dell’immenso patrimonio culturale. Spero davvero che gli Appennini marchigiani possano essere riconosciuti dall’Unesco - ha concluso - perché ha tantissime peculiarità e tipicità”.

Poi, nella seconda parte della discussione, tra cui ha preso la parola anche Oliviero Olivieri, presidente del Parco nazionale dei Monti Sibillini che ha raccontato del successo dell’iniziativa Good Morning Sibillini messa in campo nel 2017: “è stata decisiva per aumentare l’attrattività turistica grazie a passeggiate, laboratori e cooking show. Al fianco, Risorgi Marche che ha avuto altrettanto successo.
g.g.

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