Piena solidarietà e condivisione «per il paziente e prezioso lavoro di ricucitura e ricostruzione del quadro politico che il Segretario Enrico Letta a nome di tutto il partito sta portando avanti con lucidità e determinazione» è stata espressa all'unanimità dall'assemblea provinciale del Partito Democratico di Macerata, riunitasi in data 18 Luglio 2022.

Nel comunicato viene sottolineata la forte preoccupazione «per la drammatica situazione venutasi a creare nel Paese a seguito delle dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi e per le gravi ricadute che le stesse, potrebbero avere su famiglie e imprese - si legge -, rischiando di mettere in discussione la stessa tenuta sociale delle nostre comunità già fortemente provate per il terremoto e i ritardi nella ricostruzione, per la pandemia, la guerra in Ucraina e la conseguente chiusura del mercato russo che ha rappresentato per anni, uno dei più importanti sbocchi commerciali per l'export delle piccole e medie imprese manufatturiere del nostro distretto della calzatura, per la crisi energetica con ricadute insostenibili per il sistema produttivo e l'economia di tante famiglie già fortemente in difficoltà, per il riaccendersi di una spinta inflazionistica le cui dimensioni, non conoscevamo da almeno quaranta anni».

È per questi motivi che nell'ordine del giorno approvato all'unanimità, l'assemblea provinciale del Partito Democratico di Macerata chiede «con forza che il Partito Democratico continui in queste ore a percorrere fino in fondo tutte le vie praticabili, per non lasciare nulla di intentato, al fine di evitare una rovinosa crisi di governo per il sistema Paese, in uno dei momenti più difficili della storia repubblicana».

Infine, «si unisce ai Sindaci, ai Presidenti delle regioni, alle forze sociali, al mondo dell'associazionismo laico e cattolico, ai cittadini che chiedono al Presidente Draghi di rimanere alla guida del governo fino almeno al termine naturale della legislatura per dare una risposta immediata anche attraverso la stipula di un nuovo patto sociale, ai problemi che investono ogni giorno giovani e anziani e più in generale per le fasce più deboli della nostra società».

c.c.

Lo scorso 6 dicembre si è, tenuto il congresso del circolo camerte del PD. Circa cinquanta i presenti nel numero in aumento di 60 attuali tesserati. Al centro della serata non solo le votazioni per il congresso provinciale del partito, ma anche la nomina delle cariche di circolo previste dalla fase congressuale che il Partito Democratico sta svolgendo a livello regionale. Dopo una attenta riflessione si è giunti a decidere per una candidatura che fosse unitaria e trovasse la rappresentanza delle varie anime ed opinioni dei tesserati. Scelto per questo compito un giovane, Marco Belardinelli, che ha espresso la volontà di concentrarsi proprio sulle nuove generazioni del territorio. Tra i punti prioritari da affrontare, visto anche il periodo post pandemico e i drammi che si protraggono dal sisma del 2016, ci sono l’occupazione lavorativa, la ricostruzione e la residenzialità, l’ambiente, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva; un occhio di riguardo oltre che per i giovani è per le donne e la partecipazione femminile nella vita del partito. Nel direttivo di circolo c’è il segretario reggente uscente Giorgio Verdolini a cui va il ringraziamento per la passione messa nel suo servizio; con lui Giovanna Sartori, Clara Maccari, Adriano Gazzana, Leonardo Lorenzetti, Luciano Ramadori, Carlo Belardinelli, Cinzia Maria Luzi e Sante Elisei. Per le mozioni della federazione provinciale, tra i candidati a segretario, Leonardo Catena ha ottenuto due delegati, mentre ad Angelo Sciapichetti ne spetta uno.

cc
Un consiglio comunale fiume, finito oltre la mezzanotte, dove non si poteva che arrivare allo scontro per via di quello che ormai da tre anni rappresenta lo scoglio più grande per Tolentino: la delocalizzazione della scuola Don Bosco in zona Pace, nel campus scolastico.

Lo conferma il consigliere dem Fulvio Riccio con un annuncio su Facebook in cui dice addio alla struttura scolastica in questione: “Si sono discusse molte proposte importanti – dice - , alcune positive, come ad esempio il Regolamento per l'attivazione dell'unità cinofila a Tolentino e lo statuto per la Fondazione Tacci Porcelli, entrambe votate all'unanimità, altre meno positive.

Ovviamente lo scontro vero si è concentrato sulla delocalizzazione della scuola Don Bosco, posta all'interno del PSR (Piano straordinario ricostruzione). Finalmente ieri abbiamo capito una cosa: la scuola Don Bosco è sicura (per questo i bambini ci possono andare tranquillamente anche ora) e lo potrebbe diventare ancor più successivamente ad una ristrutturazione. Queste le parole dei tecnici comunali – racconta - .

La delocalizzazione è quindi una scelta politica di questa amministrazione che preferisce avere una scuola in periferia che in centro. Purtroppo i numeri erano dalla parte della maggioranza – ammette - che ha votato compatta e convintissima sulla loro proposta. È stato perfino richiesto dalla minoranza di tirar fuori dal PSR la questione scolastica per votarlo tutti insieme, perché il resto del PSR era condivisibile, e rinviare la delocalizzazione. Purtroppo, come spesso accade, ci è stato risposto picche.

Quindi – conclude - dite addio alle scuole Don Bosco e Bezzi perchè non esisteranno più. Ciascun consigliere di maggioranza si assumerà per il futuro le proprie responsabilità per questa scelta”.

Ieri, sulla questione scolastica era intervenuto anche Nazzareno Tiranti del Comitato che era sorto a difesa della storica struttura: “Dopo aver ascoltato la presentazione del PSR – aveva scritto - , strumento pensato dalla struttura commissariale per velocizzare l'iter della ricostruzione dei centri storici, voglio fare delle semplici considerazioni: capire cosa c'entra la delocalizzazione della scuola Don Bosco con il PSR; come si può pensare di valorizzare e rivitalizzare il centro storico eliminando dei servizi strategici, come ad esempio una scuola; perché – si chiede - , nonostante immobili e terreni di proprietà, il Comune di Tolentino acquisterà un terreno da privati per 2 milioni di euro, per delocalizzare la Don Bosco ed un immobile dalla Curia (ora inagibile causa sisma) dove delocalizzare la scuola Bezzi; perché – prosegue nei quesiti - , a detta della giunta tolentinate, l'edificio della scuola Don Bosco non può essere adeguata sismicamente mentre si può adeguate sismicamente lex edificio delle ex Maestre Pie Venerini dove si vuol spostare la scuola Bezzi pur essendo entrambi vincolati dalla Sovrintendenza delle belle arti”.

Tutte domande che più volte i contrari a questa decisione hanno sollevato alla maggioranza ma che, come più volte ribadito anche dal sindaco Giuseppe Pezzanesi, non hanno scalfito la decisione della giunta su questo tema.



GS
L'attacco del capogruppo dem, Anna Quercetti, sulla delibera di giunta che chiede la revisione del progetto del Campus scolastico ha chiamato in causa anche gli assessori Silvia Luconi e Giovanni Gabrielli, accusandoli di essere stati "assenti e silenti alla votazione della delibera - scrive il Pd - destinata ad incidere negativamente sulla ricostruzione e di conseguenza sulla città".

Ma il vicesindaco non ci sta e risponde con una nota al vetriolo: "Prima di tutto la invito - esordisce riferendosi alla Quercetti - ad andarsi a vedere la mia presenza alle giunte comunali per fare un rapido calcolo delle mie presenze che raggiungono percentuali altissime, poi la invito a non fare affermazioni affrettate o a millantare chissà cosa, perché le assenze tattiche alle giunte non mi appartengono e non le pratico, a differenza di qualcuno che nel corso degli anni si è seduto su quelle sedie.

Non avrei calcolato le sue affermazioni perché prive di concretezza e soprattutto di lungimiranza amministrativa e politica, ma visto che oltre a giudicare la mia assenza, tenta di fare processi alle intenzioni anche su presunte mancate prese di posizione, le dico ciò che penso molto chiaramente per fugare ogni dubbio.

Ho l’onore e la responsabilità di amministrare questa città da nove anni e mi è stato insegnato come prima cosa ad informarmi sempre e a prepararmi prima di affrontare qualsiasi argomento; mi sono state insegnate, talvolta anche bruscamente, ma giustamente, l’umiltà e la dignità da praticare ogni giorno senza dimenticare mai da dove vengo e cosa faccio.

Ho affrontato e affronto il mandato con costanza e caparbietà, ogni giorno e tutti i giorni, lasciando indietro famiglia e affetti perché quando si decide di fare politica, la città e i suoi cittadini (elettori e non) diventano la tua “casa” e i tuoi “familiari”.
Lo diventano però dal primo momento in cui si è eletti e fino alla fine - ecco l'affondo - , non solo a ridosso delle consultazioni elettorali, quando si vuole strappare per forza un articolo in più sul giornale, una “comparsata” in qualche evento pubblico dove prima di allora non ci si era mai fatti vedere, un intervento in più in consiglio comunale dove si è stati poco più che silenti fino questo momento o fino all’arrivo di qualche consigliere più vivace e con qualche iniziativa e dote dialettica in più".

Quindi arriva alla sua posizione in merito al Campus: "In quell’occasione ero assente per gravi cause di forza maggiore su cui la Quercetti non ha il diritto di sindacare; in ogni caso mi sono espressa anche pubblicamente sull’argomento e non avrei mai accettato un cambio di rotta dopo che il cammino era già stato tracciato e definito insieme al corpo docente e soprattutto ai ragazzi di allora, che oggi sono all’università, e alle rispettive famiglie.

La politica perde credibilità perché esistono rappresentanti come lei che, pur di dare un contentino, rinnegano se stessi e si dimenticano quello che hanno detto precedentemente e che hanno promesso. Come possiamo pretendere un rinnovamento della classe dirigente e un appassionarsi dei giovani alla cosa pubblica - si chiede la Luconi - se proprio chi siede in consiglio comunale preferisce amministrare con i “contentini” piuttosto che con progetti lungimiranti che fanno sviluppare il luogo dove cresceranno i propri figli e i figli di tutta la comunità?".

Poi la risposta sulla richiesta di revisione del progetto: "Rimango io basita (per usare un suo termine) quando leggo che non si spiega per quale motivo la giunta rispedisca al mittente il progetto; rimango basita perché lei si appella alla “condivisione”, ma forse all’atto pratico non sa cosa sia e se non lo sa, mi permetto di suggerirle che un esempio di condivisione è proprio quello di aver sognato e studiato il polo scolastico insieme ai cittadini e di consegnare loro quello che hanno chiesto, senza tradirli".

Il vicesindaco conclude con un excursus personale sulle strutture scolastice della città: "Ho studiato in questa città e nelle sue scuole dalla materna e fino al liceo.
Ho affrontato corsi di ginnastica senza palestra e visto cadere calcinacci durante il sisma del 1997 all’interno delle strutture che frequentavo.
Ho visto genitori (e anche i miei) arrabbiarsi per la miopia dei provvedimenti e per lo scarsa attenzione che c’era al fine di dare luoghi adeguati a studenti che sarebbero stati il futuro e la crescita di Tolentino.
Il sindaco Pezzanesi tutto questo lo ha combattuto, anche a rischio di essere criticato per i ritardi, e ci insegna tutti i giorni il coraggio vero, non quello funzionale ai consensi.
Se la Quercetti voleva sapere la mia opinione - conclude - penso che abbia capito da quale parte sto, e decisamente non è la sua e quella dei suoi compagni di viaggio".

GS










Romano Carancini rispedisce al mittente le accuse di "bluff politico" mosse dall'assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, in merito alla realizzazione del nuovo ospedale di Macerata.
Dopo che la Regione ha bocciato l'idea del project financing e chiarito la necessità nazionale di modificare il decreto Balduzzi per rivedere la sanità territoriale, l'ex sindaco di Macerata e attuale consigliere regionale di minoranza vuole dire la sua: "Io credo che una premessa vada fatta - precisa - , altrimenti si rischia di utilizzare strumentalmente termini impropri. Non esiste alcuna definizione di 'ospedale nuovo o vecchio' nel decreto ministeriale Balduzzi; non esiste l'ospedale di Macerata, ma ospedale di base di primo livello o di secondo livello e l'ospedale destinato all'Area Vasta 3 è l'ospedale di primo livello.
Il project financing è uno strumento, non l'obiettivo principale. Se la Regione ritiene che la collaborazione pubblico-privato non sia idonea, noi non abbiamo pregiudizi. Se vogliono realizzarlo con un appalto lo facciano, tenendo conto però che ricominciare da capo significa perdere anni di lavoro fatti".
Una posizione diversa da quella dell'attuale giunta regionale che sabato scorso, in conferenza stampa, ha ribadito come al momento non ci sia nulla di concreto fatto dall'amministrazione precedente.

"Purtroppo per Saltamartini - affonda Carancini - le carte parlano. Non sa che la conferenza di Area Vasta 3, il 27 ottobre 2017, dopo un percorso partecipato (tutti i Comuni hanno potuto presentare una loro candidatura) è stato scelto il luogo per la sede. Lui non sa che il Comune ha fatto una variante per individuare la Pieve come sede dell'ospedale. Noi siamo partiti dal 2016 e in quella scelta l'Area Vasta 3 scelse già di mantenere l'ospedale di Camerino come presidio del territorio montano. Fu Gianluca Pasqui, in quella occasione, ad illustrare la necessità di mantenere l'ospedale di Camerino e tutta la conferenza dei sindaci accolse la richiesta senza alcuna riserva. Dentro la razionalizzazione delle strutture sanitarie rientrava già in quel momento la valorizzazione degli ospedali territoriali come quello della città ducale".

Carancini ribadisce, poi, la differenziazione degli ospedali in base alla legge: "Quello che dovrà sorgere a Macerata sarà un ospedale di primo livello. Non esiste un ospedale unico o nuovo, come Saltamartini e altri tentano di confondere. È da sempre stato chiaro che non ci sarà solo quello di primo livello, ma anche altri ospedali che seguono e rispettano le norme della legge. La legge dice che sono tre le categorie di ospedali: quello di base rispetto a un bacino di utenza tra 80mila e 150mila abitanti; quello di primo livello del territorio provinciale tra 150mila e 300mila (quello dell'Area Vasta 3); quello di secondo livello tra 600mila e 1 milione di abitanti (Ospedali Riuniti). 

A ogni tipo di ospedale - precisa - si allinea una serie di specialità sanitarie che cresce con l'articolazione territoriale. Ospedali Riuniti avrà specialistiche molto importanti, quello di primo livello sarà di minore importanza, quello di base avrà una serie di specialistiche di base che non le decidono né i sindaci né la Regione, ma la legge. Sono principi dai quale non ci si può spostare, ecco perchè sostengo che l'ospedale dell'Area Vasta 3 sia un diritto e non la concessione di qualcuno che d'un tratto decide di farlo o non farlo o chiamarlo come fa comodo per confondere le persone. È un criterio di onestà intellettuale e serietà politica". 

GS
"Serve un piano di intervento in favore degli istituti superiori che vivono in forte affanno, evitando di affidarsi alla speranza nella celerità dei lavori per la realizzazione del Campus, ma al contrario mettendo in campo una serie di strumenti volti ad incentivare le nuove iscrizioni, oltre a realizzare specifici servizi volti a ridurre i disagi della popolazione scolastica e del personale docente".

Sono le necessità espresse dal Partito Democratico di Tolentino che per il prossimo consiglio comunale ha presentato una interrogazione a firma di Anna Quercetti, Luca Cesini e Fulvio Riccio. Una interrogazione che vede però anche la collaborazione dell'associazione Città in Comune il cui simbolo compare a fianco di quello dei dem nella missiva e che "ha fornito il proprio contributo e la propria collaborazione - scrivono i dem - all'ideazione e alla stesura della presente interrogazione

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Barbara Salcocci e Nicola Serrani

Ancora il Campus, dunque, al centro del dibattito politico in cui questa volta viene chiesto: "la tempistica reale per l’avvio dei lavori per la realizzazione del nuovo Campus scolastico, indicando la fase dell’attuale iter progettuale ed i realistici tempi per la conclusione dei lavori; quali strumenti si intendono adottare affinché venga garantito pienamente il diritto allo studio, ovvero quali eventuali ulteriori strutture possano essere individuate per poter distribuire le classi di studenti in spazi più idonei, dopo i quasi 5 anni trascorsi presso la ex sede della Quadrilatero; quali strumenti si intendono adottare per evitare il rischio legato al calo degli iscritti, con l’evidente pericolo della perdita dell’autonomia scolastica e conseguente accorpamento ad istituti delle città limitrofe; l'indice di vulnerabilità dell'ex sede dei Licei Scientifico, Classico e Coreutico".

Un tema su cui le minoranze hanno più volte insistito, ma che in questa interrogazione vede l'unione di una forza consiliare con una associazione cittadina. Ad un anno dalle prossime elezioni amministrative, la collaborazione potrebbe sembrare la prova per un possibile coalizione di centrosinistra. All'ultima tornata elettorale Città in Comune fu una lista a sé, rappresentata dalla candidata Marina Benadduci. Dopo la trasformazione del gruppo in una associazione non è detto che i componenti, oggi rappresentati da Barbara Salcocci e Nicola Serrani, non possano decidere di fare fronte comune per fronteggiare il centrodestra alle urne.

GS
"Ma veramente il PD pensa che la Regione Marche nasconda i vaccini?"
Non si è fatta attendere la risposta di Elena Leonardi, Presidente IV Commissione Sanità e Politiche Sociali, alla denuncia dei dem sul numero dei vacciti dichiarati dalla Regione che sarebbe diverso da quello fornito dal Servizio Sanitario.

"Sembrerebbe una barzelletta ben raccontata - commenta il consigliere FdI - se non fosse che a dirla siano l’ex vicepresidente della Regione, Anna Casini e l’ex presidente del consiglio regionale, Antonio Mastrovincenzo. Due politici che dovrebbero avere a cuore i marchigiani soprattutto in un momento così drammatico e invece passano le giornate a denigrare l’operato della giunta regionale, a lanciare inutili allarmismi e a fare continua becera propaganda politica sulla pandemia. Al PD Marche estraneo da se stesso sfugge che i dati sui vaccini sono comunicati quotidianamente e pubblicamente dal Governo di cui loro stessi fanno parte. Dovrebbero anche sapere che le dosi dei vaccini vengono consegnate con la scorta e che esistono dei protocolli stringenti per la fornitura e la conservazione".

Elena Leonardi spiega, quindi, la causa della discrepanza: "Le dosi totali effettivamente consegnata alla Regione Marche dalla struttura commissariale sono 176.810, come riportato nella tabella del Governo, ma gli uffici nella risposta hanno conteggiato le dosi non sulla base delle dosi indicate sul foglietto illustrativo dei vaccini, ma sulla base della massima sfruttabilità, ingenerando inevitabilmente un dato maggiorato rispetto a quello reale e confermato dal Governo. Anzi, le Marche sono una delle Regioni migliori a livello nazionale dal punto di vista della somministrazione dei vaccini".

Infine l'affondo all'opposizione: "Il PD si metta a fare una opposizione costruttiva e la smetta di speculare su ogni cosa, oggi sulla pelle di chi aspetta il proprio turno per la vaccinazione, e domani chissà". 

GS
"Non dobbiamo bloccare niente perchè niente è stato fatto".
Il indaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, risponde così sul rigetto della mozione presentata da Pd e 5 Stelle che chiedeva di sospendere l'iter per la realizzazione del forno crematorio in attesa che la Regione regolamenti questo sistema.

"Usare frasi a sproposito - denuncia il sindaco - , metodi arcaici di contrasto politico per qualche voto in proiezione futura, è solo strumentale. Dopo che nell'ultimo consiglio eravamo stati chiari sulla nostra posizione, sono tornati un mese dopo a chiedere di bloccare qualcosa che non è partito".

Ne fa una questione politica il primo cittadino, tanto che ricorda quanto accaduto in Regione durante il governo Ceriscioli: "Nel 2018 - dice - il centrodestra chiedeva di normare i forni crematori e, all'epoca, gli amministratori di centrosinistra dissero che era necessario un piano ma che intanto potevano essere costruiti. La sotanza è che la politica, indipendentemente dal colore, deve assumersi la sua responsabilità. Attualmente la Regione, con l'assessore Filippo Saltamartini, ha detto chiaramente che sarà realizzata una normativa in merito".

Poi l'esempio della Toscana e di altri governi di centrosinistra: "Visto che spesso la Toscana viene presa da esempio, anche sotto il profilo turistico, vorrei ricordare che conta 14 tempi crematori.
Se fossero stati dannosi per la salute, come sostiene chi sta organizzando raccolta firme e mozioni, le amministrazioni regionale e locali della Toscana non avrebbero a cuore la salute dei cittadini".

Il primo cittadino di Tolentino sottolinea l'impegno dell'amministrazione sotto il profilo ambientale: "Nella nostra città siamo votati a difendere la salute dei cittadini. A tutti diciamo, come scritto nella nostra delibera di giunta, che siamo il Comune con più attenzione alla salute, perchè abbiamo sempre scelto di stare dalla parte dell'ambiente: lo abbiamo dimostrato quando abbiamo spento l'inecenritore del Cosmari e continuiamo a farlo ribadendo l'importanza della raccolta differenziata dei rifiuti. 

Parlare di utopia e incutere terrore ai cittadini - aggiunge - , non rispondono ad un criterio di serietà, ma di politica fine a se stessa".

GS



Rigettata dall'amministrazione di Tolentino la mozione presentata congiuntamente da Pd e Movimento 5 Stelle sul forno crematorio.
La minoranza chiedeva di attendere che la Regione stabilisse una normativa regionale, attualmente assente, per regolamentare la realizzazione dei forni crematori sul territorio marchigiano: "Chiedevamo - dice il consigliere dem Fulvio Riccio - di sospendere le attività per la relizzazione del forno cremtorio dopo che l'assessore regionale Filippo Saltamartini aveva annunciato di prendere provvedimenti per sopperire alla mancanza normativa regionale".

L'assenza del regolamento, ad oggi, permetterebbe infatti ad ogni Comune di realizzare un forno creamtorio nel proprio territorio.

"Una mozione - dice Riccio - che la maggioranza ha preferito rigettare definendola pretestuosa e polemica. In realtà così non era: prevedeva di attendere e verificare l'iter regionale e, solo dopo, prendere le opportune decisioni. Dunque è chiara la volontà di voler realizzare il forno crematorio.
Ovviamente la battaglia non si ferma qui: sia come minoranza che con tutti i movimenti che sono nati, troveremo le opportune strade per esprimere contrarietà a quanto deciso dall'amministrazione comunale".

GS





Dal discorso di ieri sera del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui è seguito l'incontro appena concluso con l'ex presidente della BcE, Mario Draghi che ha accettato l'incarico con riserva, sono scaturiti diversi commenti anche in ambito politico locale.

Da ex assessore regionale e presidente del Circolo Aldo Moro di Macerata, è Angelo Sciapichetti a definire l'attuale situazione politica nazionale la conseguenza di "un gesto irresponsabile che ha un nome e un cognome e che non può essere condiviso. E' una partita a poker fatta sulle spalle degli italiani".

Dura la posizione di Sciapichetti nei confronti del leader di Italia Viva, Matteo Renzi: "Dopo l'apertura di una crisi al buio - dice - , fortunatamente il Presidente della Repubblica ha fatto un appello accorato al Paese e ai partiti e ha preso la scelta più saggia che in questo momento potesse fare. E' chiaro che ne escono sconfitti la politica, i partiti, e soprattutto l'Italia e gli italiani perchè è stato perso più di un mese in una situazione molto difficile".

In merito alla divisione tra chi chiede il voto subito e chi condivide la scelta di un governo di "alto profilo" come definito da Mattarella, Sciapichetti commenta: "Le elezioni sono un bagno di democrazia, ma le sagge parole del Presidente hanno spiegato il motivo per cui ora non sono possibili. Perderemmo 5 mesi in un momento in cui ci sono problemi drammatici da risolvere. 
Non possiamo permetterci un governo che faccia l'ordinaria amministrazione e ci porti alle elezioni. Il Paese ha bisogno di un governo forte e stabile e a questo punto la figura di Draghi è la più autorevole possibile".

Una crisi che pesa sulle spalle di tutti gli italiani ma che nelle Marche assume una veste ancora più drammatica: "Nella nostra regione abbiamo una emergenza nell'emergenza - commenta Sciapichetti - . Il problema del sisma dura da quattro anni e non è stato superato.
Per le Marche e per tutte le altre regioni terremotate è bene che ci sia un governo stabile e con punti di riferimenti certi. La crisi di governo non ha aiutato, non facilita, e non va nella direzione di quanto i terremotati chiedono".

Poi la ferma condanna a Matteo Renzi: "In condizioni normali - dice - i temi sostenuti da Renzi  vengono affrontati in Consiglio dei Ministri e in un tavolo parallelo che è quello dei segretari dei partiti di maggioranza. Non c'era bisogno di fare la crisi. E' stata voluta al buio, senza avere una via d'uscita nell'ipotesi in cui sarebbe andata male la questione Conte ter. Io ho votato Renzi quando era nel Pd - dice - e ne ho preso le distanze quando mi sono accorto che quello che dicevano in molti era vero: cioè il suo narcisismo che lo porta a fare scelte come quella che abbiamo detto".

Infine la risposta a chi paragona il leader di Italia Viva agli esponenti della CD: "Non ha nulla della scuola, della cultura e della capacità che poteva avere la Democrazia Cristiana. Non può esservi paragone perchè i democristiani avevano la capacità di mediare, di trovare il compromesso, di trovare le soluzioni necessarie nei momenti più difficili e drammatici del Paese. Penso a Moro - conclude - quando ebbe il coraggio di fare il governo di solidarietà nazionale con il PCI nel 1978. Tutta un'altra storia che non va affatto confrontata con Renzi perchè è offensiva per chi non c'è più".

GS

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