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“ E’ stata onorata la richiesta che lo scorso anno feci al presidente Mattarella, nell’occasione della sua visita ad Ussita”. Così il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci, la cui comunità, insieme a quelle di Pieve Torina e Visso, si prepara ad accogliere il Capo dello Stato questo mercoledì 8 novembre .

Credo che le immagini che lui vedrà saranno più emblematiche di qualsiasi altra parola. - afferma Falcucci-  Lo stato dell’arte si vede guardando e, aggiungere parole, è davvero superfluo.

Quello che potrò soltanto chiedere al Presidente- prosegue il primo cittadino-, è che la vicinanza istituzionale si traduca in un sollecito costante a chi deve fare le scelte. Il suo, non è un ruolo di Governo ma un alto ruolo di rappresentanza istituzionale; la sua presenza sicuramente ci onora dell’attenzione, ma si deve tradurre in azioni concrete che da tempo chiediamo, e che, seppure   paradossalmente tutti ci dicono che sono sensate, stranamente nessuno attiva. Dopo un anno- sottolinea il sindaco- è necessario un cambio di passo: la Zona Franca Urbana non può essere per 138 comuni; non può esserci un uguale trattamento normativo e scadenze  identiche per tutti i 138 comuni, perché non è così.

Le nostre necessità sono ormai evidenti da tempo: abbiamo l’urgenza di conoscere con indagini idrogeologiche in microzonazione  e, a livello centrale, debbono darci risposte concrete che servono a poter fare le scelte conseguenti, per sapere quanto costa ricostruire, per poi dare delle risposte alla gente e con scadenze precise. E’ ora di finirla con delle promesse che poi sono come quelle del marinaio che finiscono quando cambiamo il porto”.

Come per gli altri comuni di Pieve Torina e Visso, anche a Castelsantangelo sul Nera, la visita di Mattarella si ridurrà alla constatazione del dramma che si è catastroficamente abbattuto sulla comunità.

“Si evidenzierà che purtroppo e per ragioni oggettive, mancano le persone, vuoi per i ritardi nella consegna delle ‘casette’, vuoi perché è partita anche una sorta di desertificazione dovuta al fatto che molti cittadini, non vedendo disponibilità d’alloggi si stanno, speriamo temporaneamente, sistemando altrove”.

 Forti dubbi il sindaco esprime anche sulla consegna delle SAE per Natale; ci si avvìa  infatti verso condizioni meteorologiche più critiche rispetto a quelle avute finora. 

 “ Per le SAE avremmo dovuto probabilmente pianificare una tempestività di interventi, dettati anche dalle priorità - osserva Falcucci-  e, per chi ha sofferto da prima, non soltanto temporali ma anche climatiche, valutando la collocazione in alta montagna e le difficoltà stagionali cui si è più esposti. Forse valeva anche la pena di recuperare i tempi dettati dalla difficoltà d’ individuazione dei luoghi, partendo dall’alto e poi scendendo più in basso. E’ stata invece attuata un’altra politica che è quella della comodità e adesso, si rischia  di avere per prime le ‘casette’ pronte, dove non nevica.

Le cose debbono cambiare - conclude Falcucci- e quello che ci attendiamo dalla visita della massima carica dello Stato è che la vicinanza del Presidente si traduca in azioni concrete da parte di chi governa; è il Governo che sceglie e il Commissario è uno strumento.   E se alcuni impianti come quello del terremoto non hanno funzionato, attendere ulteriormente significa allungare i tempi ed evidenziare, ancora una volta, l’incapacità di scegliere del Governo.

”.    

Per l’ottava volta il Capo dello Stato Sergio Mattarella sarà nelle Marche. Mercoledì 8 novembre tornerà nell’entroterra terremotato del maceratese. L’arrivo a Pieve Torina e a seguire la visita di Castelsantangelo sul Nera.

“ E’ con grande piacere che accogliamo la più alta carica dello stato- dichiara il sindaco Alessandro Gentilucci - Un segno di vicinanza alla nostra gente e un motivo di orgoglio per Pieve Torina. E’ una visita che segue all’invito che ebbi a fare nell’occasione dell’incontro che il Capo dello Stato volle con tutti i sindaci delle aree terremotate nei giardini  del Quirinale. La nostra è una terra che sta tentando di ripartire e sicuramente chiederemo al Presidente vicinanza e sensibilità affinché si prodighi nei confronti delle istituzioni politiche, per dare giusta rilevanza alle forti esigenze della nostra popolazione e del nostro territorio. L’occasione di questa visita- prosegue Gentilucci- sarà dunque un motivo per evidenziare e sottolineare ancora una volta che c’è bisogno di un cambio di passo e, da parte della governance, di condividere le scelte e sottoporle ai sindaci perché, solo chi vive costantemente a contatto con la gente, riesce a capire e risolvere criticità e problematiche.  Senza una concertazione con il Commissario di governo- ribadisce il primo cittadino- viene meno un impianto normativo e si crea un empasse: è ormai evidente che i problemi che vive la montagna, non sono quelli dell’Emilia o del terremoto de L’Aquila, perché la nostra è un’altra peculiarità. Allora è necessario calare le politiche sul territorio e, per fare questo, non si può prescindere dall’ascolto dei sindaci del territorio, ognuno dei quali ha da esporre le necessità del suo paese e della sua gente”.

Un evento di natura straordinaria la presenza della massima carica dello Stato, per il quale Pieve Torina, si sta preparando con la cura di ogni dettaglio.

“ La visita nel territorio comunale – spiega il sindaco- riguarderà la parte di Pieve Torina che è rimasta, dopo le innumerevoli demolizioni alle quali abbiamo sottoposto il paese, con la volontà restituire agli abitanti una cittadina nuova, migliore, dotata di infrastrutture tecnologiche e all’avanguardia. Faremo vedere al Presidente il primo edificio scolastico definitivo che stiamo riuscendo a creare e non mancherà la visita alle SAE. Per l'8 novembre- continua Gentilucci- ne avremo consegnate altre 95 e, per quella data, le famiglie che saranno rientrate a casa, saranno salite a 145. Siamo convinti che l’incontro del Presidente con la nostra gente sia un momento significativo; faremo capire a Mattarella quanto le nostre famiglie abbiano sofferto, quanto siano state tenaci, resilienti e dignitose.  Oltre alle persone che sono state ospitate a lungo nelle strutture alberghiere, non dimentichiamo che molti, non se ne sono mai andati, adattandosi come hanno potuto, nelle roulotte, nei camper o in abitazioni di fortuna. C’è entusiasmo dunque per questa presenza speciale anche se non mancheremo di sollevare alcune problematiche, invitando le istituzioni a tendere una mano affinché il nostro territorio montano, già in via di spopolamento, non si desertifichi irrimediabilmente. In un  momento così drammatico e profondamente segnato da eventi che ci hanno messo a dura prova- conclude Gentilucci-  la mia sarà anche la  testimonianza del ruolo che svolgo come presidente di un' unione montana, che dice a tutti i sindaci, noi ci siamo”.   

Inaugurata a Sarnano   la struttura del Poliambulatorio ristrutturata e messa in sicurezza  Presenti il presidente della Regione Luca Ceriscioli, il commissario straordinario Paola De Micheli e l'assessore Angelo Sciapichetti. Dopo gli eventi sismici del 24.08.2016, 30.10.2016 e 18.1.2017 l'edificio era inagibile. L' intervento è costato 110mila euro

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“Restituiamo a Sarnano i luoghi della salute, gli ambulatori e le attività specialistiche, la possibilità quindi, per i cittadini, di avere servizi nella propria comunità senza doversi spostare. Spesso la popolazione è anziana e provata da tutto quanto accaduto e il ritorno di questi servizi danno tanta sicurezza a chi ne ha bisogno e ma anche agli altri  che sanno di poterci contare. I lavori sono stati fatti nei tempi giusti con impegno da parte delle strutture, consapevoli dell'importanza dell'opera. Oggi è  una giornata importante ma con lo sguardo rivolto in avanti ad altri interventi che andranno a completare quelli già realizzati per avere una  struttura che si possa qualificare come una vera e propria casa della salute" ha detto il presidente Ceriscioli. "E' la seconda volta che vengo a Sarnano per una inaugurazione - ha commentato il commissario De MIcheli - questo è un segno del fatto che si sta lavorando per restituire i servizi ai cittadini; tutti i servizi di prima ma riqualificati e migliorati".

La struttura del Poliambulatorio di Sarnano era stata dichiarata inagibile e la Direzione di Area Vasta si era incontrata più volte con il Sindaco al fine di esaminare la problematica e per verificare i bisogni assistenziali della popolazione che, nonostante il sisma, è rimasta nella quasi totalità dei posti serviti dal distretto. Insieme si è quindi concordato di procedere alla ristrutturazione dei locali danneggiati con la messa in sicurezza complessiva della struttura ( circa 1.500 metri quadri) e la manutenzione straordinaria dei locali al piano terra ( circa mq. 750) ove  si trova la sede distrettuale. L’Ufficio tecnico dell’Area vasta 3 ha provveduto a redigere il progetto.

I lavori hanno determinato un miglioramento sismico della struttura con la installazione di chiavi e tiranti in entrambi i piani e contestuale rinforzo delle murature portanti lesionate.

Al piano terra sono stati ristrutturati, con relativa messa a norma, tutti i locali e sono stati riproposti gli stessi ambulatori presenti prima del sisma, ad esclusione della medicina fisica che è stata trasferita dal locale sotterraneo al piano terra ed è stata completamente rifatta ex novo.

In particolare è stata realizzata  una nuova ampia palestra ed è stato creato un ulteriore ambiente, con accesso diretto dall’esterno per l’utenza, per l’esecuzione di prestazioni di terapia fisica (TENS, ultrasuoni  ecc.).

Le attività riattivate da ieri  2 novembre sono quelle del  prelievo di sangue, e gli ambulatori  cardiologico, di dermatologia, odontoiatrico, di ginecologia e  ortopedico.

Inoltre è ripresa l’attività ambulatoriale rispettivamente del dott. Angelo Toscanelli, pediatra di libera scelta, e del dott. Fabrizio Paparoni, medico di base. Garantite anche le attività mai sospese dell'ADI (assistenza domiciliare integrata),  ed el  medico della continuità assistenziale. 


Dal 1° dicembre verrà riattivato l’ambulatorio oculistico mentre dal 1° gennaio 2018 quello di otorino. Nella struttura proseguiranno ulteriori lavori sia relativamente alla sicurezza sismica sia per riattivare ulteriori spazi, al piano superiore, dove saranno previsti ambulatori  e spazi per i medici di medicina generale.

Grazie ad una donazione dell’azienda Nero Giardini, un piccolo centro commerciale sorgerà alle porte di Visso nell’area dell’ex Park Hotel. Ospiterà bar, servizi e negozi, garantendo lavoro al consistente numero di negozianti costretti a lasciare le loro attività del centro della cittadina, reso inaccessibile dai gravi danni del terremoto 2016

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Nei nuovi spazi, su progettazione dello studio Cappa, sorgeranno due moderne strutture polifunzionali, una piazza e una fontana. Lo ha detto nel corso dell’incontro illustrativo lo stesso amministratore unico della società BAG Enrico Bracalente, titolare del brand Nero Giardini Appassionato della montagna e dello sci, prima del terremoto, Bracalente ha detto che era solito recarsi spesso a Visso e a Frontignano.

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Vedere tanta distruzione ha motivato questa bellissima azione di solidarietà con la quale il noto brand calzaturiero ha inteso tendere una mano amica, per risollevare l’economia cittadina e, nel contempo, offrire la possibilità di uno spiraglio di luce a favore del ritorno alla normalità dei suoi abitanti.

Profonda gratitudine per il generoso gesto è stata espressa dal sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini. Obiettivo prioritario dell’amministrazione quello di far tornare le persone nella loro terra; grazie alla nuova area commerciale potranno essere garantiti servizi, sia alle famiglie che troveranno sistemazione nelle SAE, sia ai turisti che ci si augura tornino numerosi nella zona.

Alcuni dei commercianti che avevano attività nella bellissima piazza di Visso,  “zona rossa”da un anno, hanno intanto scelto di ripartire dalle casette della zona commerciale dei ‘Laghetti”; qui , nell’occasione di eventi periodici e nei fine settimana, si registra un buon afflusso di persone; l’auspicio è che possa subire un incremento sempre maggiore.

 

A 14 mesi dal terremoto del 24 Agosto dello scorso anno, di magnitudo M 6.0, che alle ore 1.36 (ora di Greenwich) ha colpito le province di Rieti e Ascoli Piceno, la sequenza sismica in Italia centrale ha superato i 70.000 eventi con magnitudo superiore a 1, interessando un’area estremamente vasta, compresa tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Nove gli eventi con magnitudo superiore a 5, di cui due aventi magnitudo superiore a 6.

L’andamento della sequenza nel tempo può essere riassunto con un grafico che rappresenta il numero giornaliero di terremoti in funzione del tempo, espresso come numero di giorni a partire dal 24 Agosto 2016 (fonte: Bollettino INGV, http://cnt.rm.ingv.it). Il numero giornaliero di eventi con magnitudo superiore ad 1, in seguito ai terremoti del 24 Agosto e del 26 ottobre, ha superato anche le 500 unità. Solo a partire dal mese di Aprile il numero si è ridotto sotto la soglia dei 100 e, da circa due mesi, si verificano ogni giorno circa 45 eventi. La mappa ci mostra la distribuzione degli eventi sismici nello spazio. Sono in evidenza gli eventi con magnitudo compresa tra 4.5 e 5.5 (stelle arancioni) e con magnitudo superiore a 5.5 (stelle gialle), con epicentro nei pressi di Accumoli (sud), Norcia (centro) e Visso (nord). Il terremoto più forte della sequenza si è verificato il 30 Ottobre 2016 (magnitudo M = 6.5), con epicentro Norcia, inferiore per magnitudo solo al terremoto dell’Irpinia (M = 6.9), se si considerano gli ultimi 45 anni di storia sismica Italiana.  

 

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Colpisce la vastità dell’area danneggiata, che si estende per circa 75 km, da Campotosto a Camerino. 138 sono i comuni del cosiddetto “cratere” con la Regione Marche che detiene il triste primato dei comuni a forte danneggiamento, che rappresentano circa il 60% del totale.

La sequenza di Colfiorito del 1997-1998 aveva avuto una durata di circa 6 mesi (Settembre 1997 – Marzo 1998), con un’area interessata di circa 30 x 15 km, pari alla metà della sequenza attuale.

Il bollettino sismico dell’INGV riporta circa 4200 eventi per quel periodo (va tenuto conto però che la rete sismica nazionale non aveva una configurazione tale da localizzare eventi con magnitudo inferiore a 2). Nove erano stati gli eventi di magnitudo superiore a 5, con una massima magnitudo di 6.0.

Lo scuotimento del terreno associato agli eventi del 2016 è stato di gran lunga più forte rispetto a venti anni fa. In figura le registrazioni accelerometriche (accelerazione del terreno in funzione del tempo) di 3 eventi alla stazione di Matelica, di proprietà del Dipartimento della Protezione Civile: a) 26 settembre 1997 alle 9:40:24, M = 6; b) 26 Ottobre 2016 alle 19:18:06, M = 5.9; c) 30 Ottobre 2016 alle 06:40:18, M = 6.5 (sempre considerando l’ora di Greenwich). Gli strumenti che registrano l’accelerazione del terreno hanno 3 componenti, due orizzontali e una verticale, è stata scelta la Nord-Sud, in quanto più rappresentativa.

 

sequenza terremoti

 

La distanza (dall’epicentro del terremoto) della stazione di Matelica era di 27 km nel 1997, 39 km il 26 ottobre e 47 km il 30 Ottobre. Lo scuotimento più forte nel caso di Matelica, ma si può considerarlo rappresentativo anche per Camerino, è stato osservato il 26 Ottobre, quando il valore del picco di accelerazione (circa 250 cm/s2) ha raggiunto un valore doppio di quello dell’evento principale della sequenza del 1997 (circa 100 cm/s2).

Ma perché l’area in cui viviamo è così frequentemente colpita dai terremoti?

La teoria della tettonica a placche ci insegna che la crosta terrestre è frammentata in grandi placche in movimento relativo tra loro. In particolare l’Italia si trova proprio dove la placca Africana e la placca Eurasiatica convergono e questo ha portato nel tempo (geologico) alla formazione della catena Alpina e Appenninica. In tempi geologici relativamente recenti (circa 4 milioni di anni fa), la catena Appenninica è interessata da fenomeni di distensione della crosta terrestre, come mostrato in figura. La frattura che separa due bocchi, ribassando quello posto al di sopra della frattura, nel gergo geologico si chiama “faglia diretta” o “faglia normale”. La grande maggioranza dei terremoti in Italia centrale è causata da faglie di questo tipo.

La natura distensiva delle faglie dirette può causare l’apertura di bacini intramontani, come ad esempio quelli di Gubbio, Colfiorito, Castelluccio o Norcia, i cui nomi evocano terremoti a noi ben noti.  

faglia

 

Si possono prevedere i terremoti? I terremoti, allo stato delle attuali conoscenze, non si possono prevedere, se per previsione si intende indicare la data e il luogo esatto in cui avverrà un terremoto. Si può però stimare, in termini probabilistici, il superamento di un parametro di scuotimento del terreno in un intervallo temporale. E’ pratica comune rappresentare lo scuotimento in termini di accelerazione massima attesa in un dato intervallo di tempo (475 anni, che è l’intervallo fondamentale preso in considerazione dagli ingegneri). La rappresentazione nello spazio di tale concetto è la mappa di pericolosità sismica, che è la base delle attuali norme tecniche per le costruzioni. Per Camerino il valore atteso di accelerazione è nell’intervallo 0.2 g – 0.225 g (equivalente a 196.2 – 220.7 cm/s2), che è un valore medio alto per il territorio nazionale (per Novara si ha 0.025 g – 0.05 g, mentre per Reggio Calabria si ha 0.25 g – 0.275 g). Gli edifici moderni vengono progettati secondo tali norme, che rappresentano l’essenza delle conoscenze sismologiche e ingegneristiche più avanzate e hanno come obiettivo principale quello di garantire la sicurezza degli occupanti degli edifici sotto un qualsiasi livello di azione sismica (anche se non necessariamente quello di impedirne il danneggiamento delle parti non strutturali).

Vivere ai confini tra placche litosferiche può non rappresentare un grosso problema, se si è adeguatamente preparati, e lo dimostrano paesi come il Giappone e il Cile, per cui un sisma di magnitudo 6 avviene almeno una volta all’anno, senza causare troppi danni e disagi alla popolazione. L’auspicio è che la ricostruzione post-sisma sia tale da permettere a Camerino di diventare il simbolo di un’attenta pianificazione territoriale e urbanistica, per convivere serenamente con i futuri eventi sismici.

 

Lucia Luzi

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Milano

Una riapertura per comparti della città e non a macchia di leopardo, seguendo la logica delle unità urbane, per cominciare a  ridare normalità e all’ abitare di alcune zone del centro storico. E’ quanto prevede il documento strategico di linee guida per la ricostruzione di Camerino e dei suoi territori, redatto a seguito del percorso svolto dallo Studio Cucinella e SOS School of Sustainability in collaborazione con Ascolto Attivo, attraverso il coinvolgimento diretto dell’amministrazione comunale, degli enti e degli stessi cittadini.

Sicurezza, abitare, servizi e mobilità, risorse sono i 4 pilastri della strategia, risultato del lavoro di progettazione partecipata svolto dal team WSR.   La presentazione è avvenuta lo scorso 31 ottobre, di fronte al folto pubblico dell’auditorium Benedetto XIII, con l’intervenuto del sindaco Pasqui e la presenza dell’amministrazione comunale, dell’arcivescovo Brugnaro, del rettore Pettinari e delle autorità militari. Un lavoro che è il risultato delle informazioni e idee raccolte dal gruppo di giovani architetti, nel corso dei 4 incontri partecipati dai cittadini e, attraverso i quali si è  giunti ad identificare obiettivi e azioni per concretizzarle, tenendo in vista le esigenze della città e del territorio. Partito con la condivisione di tutti, come percorso unico d’interfaccia con le varie istituzioni, il progetto da subito ha dichiarato la sua ambizione di fare di Camerino un caso di scuola nella ricostruzione.  Per l’incarico al grande professionista il comune ha messo risorse proprie ed ora, per rendere operativa la strategia e poter realizzare il caso di scuola, occorre la condivisione del Governo e della Regione. Le norme infatti non consentono al comune di rinnovare l’incarico all’architetto Cucinella.

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“ Un inizio di lavoro- ha spiegato il sindaco Pasqui- che non dovrà guidare solo la città di Camerino ma tutto un territorio. Proprio dalla nostra città potrebbe infatti partire l’esempio di un plastico che, oltre ad essere riferito a Camerino, potrà applicarsi in tutti i territori colpiti dal sisma. Il progetto è partito proprio con questo spirito: fare un primo step con un incarico diretto del comune e secondo le normative, e, in seconda battuta, continuare grazie anche all’aiuto del Governo. Era questo sin dall’origine, il percorso tracciato con il Commissario Errani e condiviso anche dal presidente della Regione Ceriscioli. Errani  si è dimesso a settembre ma - ha continuato Pasqui-, immagino che anche l’attuale Commissario per la Ricostruzione, vorrà sposare questo grande ideale di percorso che diventerà una “luce satellite” per tutti. Proprio nei prossimi giorni è in programma un incontro con Paola De Micheli per cercare di andare a definire l’iter procedurale, che ci si prospetterà per continuare. Altrimenti, il comune di Camerino, nel rispetto della norma di legge, ha solo la possibilità di mettere a bando la prossima progettualità, con l’eventualità che a vincere la gara possa essere qualsiasi partecipante. A mio avviso- ha sottolineato - la fase preliminare di lavoro ha mostrato i caratteri di uno studio molto interessante e, oltretutto, segnato da una grande condivisione e partecipazione dei cittadini. Apprezzo molto il ‘modus operandi’ dell’architetto Cucinella e di tutto il suo staff, proprio perché le progettualità vengono lasciate aperte. Egli stesso più volte ha affermato di essere qui a dare una mano ma che poi la palla passa alle persone, per un lavoro fatto insieme, che ha per fine il raggiungimento di obiettivi di fondamentale importanza che sono quelli della ricostruzione”.  

Il processo- ha dichiarato Cucinella-  sarà quello di conoscere la città nel sistema delle relazioni per  poi confrontarci con gli strumenti urbanistici che dovranno sottostare alle norme di legge. I piani attuativi però sono degli strumenti che al loro interno prevedono delle regole che possiamo anche scrivere  in funzione dei bisogni. Nutro ottimismo per il fatto che, nell’arco di un certo lasso di tempo e, anche con la collaborazione dei professionisti, si possa innescare un meccanismo che porti risultati. Ci vorranno probabilmente dieci- quindici anni e, anche se per quello che potrò continuerò a frequentare Camerino, sicuramente saranno i professionisti locali a confrontarsi con la realtà della ricostruzione. Ritengo comunque che innescare quel meccanismo nella direzione giusta sia proprio  il lavoro che stiamo cercando di fare, condividendolo al massimo”.

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Parlando degli incontri di progettazione partecipata, tenutisi tra maggio e giugno a Camerino, la portavoce del team li ha definiti “ una chiave nuova che sa guardare al futuro”.  “ L’ispirazione- ha detto- è venuta dall’esperienza del Friuli, dove la ricostruzione post-sisma ha funzionato grazie alla partecipazione degli abitanti. Noi abbiamo puntato più alto: non dov’era com’era ma una visione nuova di Camerino, riuscendo ad immaginare qualcosa che guardi avanti.  E la cosa che ci ha emozionati di più nel corso dei laboratori, è stato scoprire che gli abitanti di Camerino erano pronti”.

“ Gli incontri - ha detto l’architetto Cucinella- hanno evidenziato quanto sia forte nei cittadini. L'attesa di rientrare nel centro storico. La distanza e l’impenetrabilità della zona rossa (anche se in alcune vie basterebbero pochi interventi) rappresenta un dramma e una sofferenza psicologica per gli abitanti. Per essere realisti– ha continuato- l’obiettivo è realizzare degli interventi che consentano, con una sorta di meccanismo a catena e passo dopo passo, di cominciare a riconquistare pezzi di centro storico. E’ chiaro l’operazione non sarà possibile tutta in una volta, ma per unità che verranno definite insieme, con gruppi di condomini che si mettono d’accordo per cominciare ad agire, aiutando e facilitando anche il processo di ricostruzione. Ed è importante riattivare anche le strutture pubbliche perché la cultura è il primo segnale di una rinascita collettiva: allora, magari mettiamo a posto il palazzo ducale, l’arcivescovado e il teatro; intanto, apriamo alcune zone, sistemiamo con l’accordo dei condomini alcuni palazzi in modo tale che la gente possa tornarvi come destinazione. Credo che sia un senso di reale per poter cominciare; poi se ci si rimbocca tutti le maniche e lo facciamo tutto in una volta io posso essere solo che contento, ma intanto, bisogna attivarsi e sollecitare a fare delle azioni anche gli antri enti come l’arcidiocesi, l’università, il comune. Alcuni luoghi- ha spiegato- si possono riaprire anche molto rapidamente; per le persone è importante anche andarsi a mangiare un gelato in piazza, e, per renderlo possibile, non è necessario rimettere a posto tutta Camerino. In fondo queste operazioni rendono possibile quel ritorno ad una ‘normalità’ della quale la gente ha bisogno: andare a pregare in una chiesa,  ritrovarsi a mangiarsi un panino o a scambiare due chiacchiere con un amico. Riuscire ad aprire alcuni segmenti della quotidianità, prima ancora di abitare, significa restituire molto- ha sottolineato Cucinella-; è un segnale importante, perché tutti hanno bisogno di quei luoghi che sono nel loro DNA, cosa che a L’Aquila, ad esempio, non è riuscita, e sono trascorsi quasi dieci anni..

Siccome siamo consapevoli che certe cose non hanno funzionato, troviamo dei meccanismi diversi e nuovi. Ripensare Camerino alla luce di quello che è successo, è anche occasione per togliere edifici ormai chiusi da tempo, o che sono delle cose sorde che non creano relazione; togliendo ad esempio l’edificio dell’ex tribunale si apre una vista straordinaria sul paesaggio; tornare in centro e trovare una nuova Camerino, dove ritornano più volentieri i giovani, dove la gente può trascorrere la domenica guardando un panorama che da quella postazione non aveva mai visto prima, ha un suo valore. Tutte queste- ha concluso l’architetto-  sono azioni da fare con la condivisione di tutti, con la consapevolezza che è giusto fare così. Il processo che vorremmo innescare è dunque quello di una comunità che decide cosa fare e noi, che facciamo il mestiere, li aiutiamo. E poi, come dice giustamente l’arcivescovo Brugnaro, Camerino non è una città autoreferenziale; è talmente importante come città che, se metti a posto, non lo fai solo per Camerino ma per tutto il territorio che intorno ad essa gravita. Mettere in moto Camerino vuol dire dare una mano di metodo anche agli altri sindaci dei borghi più piccoli, che sono tutti in grande difficoltà, perchè si trovano a dover affrontare un qualcosa che è più grande di loro e hanno bisogno di essere aiutati “. 

Il premier Paolo Gentiloni sarà lunedì 6 novembre a Camerino, per l'inaugurazione del 682/o Anno accademico dell'Università, che ha ripreso le proprie attività già all'indomani delle scosse dell'ottobre 2016. La visita però sarà breve, per altri impegni istituzionali del presidente del Consiglio, e il sindaco Gianluca Pasqui, responsabile di Anci terremoto, chiederà a Gentiloni di tornare ''presto'' per incontrare una decina di sindaci dei comuni maceratesi più danneggiati. L'esigenza di un colloquio con il capo del Governo era stata prospettata dal sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci.

''L'idea - ha dichiarato all'ANSA il sindaco Pasqui - era anche la mia, ma i tempi stretti della visita non rendono praticabile la richiesta, che avanzerò formalmente per un'altra occasione''. L'inaugurazione del nuovo anno di Unicam, sottolinea, è ''una festa non solo per Camerino ma per tutto il territorio di cui l'ateneo è al servizio'', e Falcucci ''ringrazia l'Università''.

Fonte Ansa 

Incidente a Treia in via Didimi. Un uomo alla guida della propria auto, poco dopo le 16.00, per cause in corso d'accertamento da parte delle forze dell'ordine, ha improvvisamente perso il controllo del mezzo che ha finito la sua corsa ribaltandosi. Sul posto, oltre al personale del 118,  sono intervenuti i Vigili del fuoco di Macerata, i quali hanno provveduto ad estrarre il conducente dall'abitacolo dell'auto. L'uomo è stato trasportato in ambulanza all'ospedale. Le sue condizioni non dovrebbero essere gravi.

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Il cuore della città continua a battere. E’ perfettamente riuscito “In 200 uniti per non mollare”. Un bellissimo sole e una gioiosa moltitudine di camerinesi hanno favorito il formarsi del grande cuore in piazza Cavour. Non solo i diretti protagonisti, ma molte altre persone si sono ritrovate all’appuntamento delle ore 11.00. La giornata di festa della ricorrenza di “Ognissanti” ha richiamato a Camerino presenze anche da fuori; si è approfittato per rivedere la piazza da poco riaperta e condividere la sorpresa di una singolare manifestazione d’amore cittadina.

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Voglia di futuro e di rinascita nel cuore dei camerti, determinati ad andare oltre le ferite inferte dal sisma; muniti di caschetti colorati hanno risposto sì all’iniziativa ideata dal fotografo Roberto Conti. Poche indicazioni e, in un’atmosfera finalmente serena si è potuto formare il grande cuore umano, immortalato dal drone e centrato dall’obiettivo. Per sollevare il più possibile il punto di ripresa, il fotografo Conti si è avvalso di una piattaforma aerea messa a disposizione dall’amministrazione comunale. All’evento, che sarà inserito nel Progetto Fotografico “ La mia vita prima della zona rossa”, hanno partecipato anche la Croce Rossa Italiana con il presidente della sezione cittadina Gianfranco Broglia e i volontari di Protezione civile.  Spirito d’aggregazione, positività e voglia di non mollare, si sono liberati nel corale abbraccio all’ amata città.

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“ Questa volta siamo stati favoriti da una magnifica giornata- ha commentato con soddisfazione il fotografo Roberto Conti- Un bellissimo sole e assenza di vento, condizioni ideali per far volare il drone e per realizzare quello che avevamo in mente. Il grande cuore è il segno del nostro amore e della grande voglia di riprendere possesso della città. Il gesto simbolico dedicato a Camerino è perfettamente riuscito anche grazie all’aiuto e alla collaborazione degli amici Carlo Orsolini, Francesco, Elisabetta, di mia moglie Anna Lisa e della nostra figlia Elisa; tutti hanno messo del loro nella preparazione dello scatto e nelle riprese realizzate. Ringrazio tutti i camerinesi che sono saliti in piazza Cavour per prestarsi solidarmente a questo segno.

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Un’altra bella pagina che inserirò nel Progetto “ La mia vita nella zona rossa”, un omaggio fotografico che, in primis, ho voluto dedicare ai miei amici commercianti, perché è  la categoria che ha subito i maggiori disagi  e, tuttora, è in sofferenza. Molti di loro stanno svolgendo la loro attività in condizioni limite, altri debbono ancora ripartire. Per chi vive del proprio lavoro e della propria attività - ha aggiunto- la situazione è davvero dura. E’ un messaggio che vorrei lanciare alle istituzioni, non tanto a quelle comunali che hanno fatto, stanno facendo e, scommetto, che faranno tanto, bensì più in alto, rivolgendomi alla Regione e la Governo centrale. C’è bisogno di visioni per il futuro di Camerino; da parte nostra ce la metteremo tutta, ma lo Stato deve essere più presente, più vicino alle popolazioni e anche più veloce. Le persone non possono più aspettare. E’ passato un anno, ed è troppo”. 

Carla Campetella  

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L’ Università di Camerino un esempio di resilienza”. Così la presidente della Camera Laura Boldrini, che, ad un anno dalla scossa di terremoto più forte del 30 ottobre, è tornata a Camerino per una visita all'Università e alla “zona rossa”della città.. Accolta dai rettori Corradini e Pettinari, dal sindaco Pasqui, alla presenza delle autorità militari, della prefetta Preziotti e dell’assessore regionale Sciapichetti , la terza carica dello Stato ha incontrato studenti, personale docente e tecnico di Unicam.  Dopo l’intervento nella sala del rettorato, ha visionato la nuova area dello studentato; poco dopo si è recata presso il Polo di Fisica per inaugurare l’innovativa strumentazione di Microscopia elettronica SEM. Successivamente ha visitato il centro storico di Camerino; qui è voluta tornare anche nel quadriportico del palazzo ducale. Due anni fa, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico Unicam 2015- 2016, proprio “sottocorte” la Boldrini aveva mostrato grande interesse per gli stand illustrativi delle attività di Spin Off dell’ateneo. In piazza Cavour, si è soffermata a parlare con Quinta, una camerinese di 82 anni, venuta a salutarla di persona e chiederle attenzione per le difficoltà di un territorio che il terremoto ha messo in ginocchio.

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“ Penso che il coraggio dimostrato da Unicam ci spinga a guardare alla nostra Regione con uno spirito convintamene positivo – ha detto la presidente della Camera, appena giunta al Campus-. Il valore della mia presenza qui, è che le istituzioni ci sono. E’ chiaro che ci sono anche delle lentezze dovute ad una burocrazia difficile e, comprendo il malcontento della gente, tuttavia, - ha aggiunto-  dobbiamo capire che in tutte le situazioni di terremoti ci sono dei tempi fisiologici.  Il nostro è un territorio a rischio e dobbiamo assolutamente ricostruire in sicurezza. Mi  auguro pertanto che si possa aprire un nuovo capitolo anche rispetto alla qualità della ricostruzione”. La presidente Boldrini ha voluto congratularsi di persona con i dipendenti universitari   “ Ognuno di voi ci ha messo del proprio. Grazie per il grande sforzo che avete fatto Il vostro è uno spirito forte e positivo”.

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Ringraziamenti a tutti i presenti, e, in particolare ai rettori di Unicam per l'invito a “condividere una giornata ordinaria di vita universitaria. Una università che messa a dura prova, ha reagito egregiamente. La tenacia, l’impegno e il coraggio - ha sottolineato –, sono condizioni ordinarie nella vita di questo ateneo. Studenti, personale docente, tecnici, dipendenti, hanno vissuto momenti di grande spavento, pieni di dubbi, incertezze, precarietà e profondo smarrimento . Un’impresa titanica da sopportare in un evento traumatico come quello di un terremoto, eppure, l’ università non si è fermata, ha prevalso la speranza di farcela e, lo slogan #ilfuturononcrolla è diventato presto virale. Dare futuro ad una università antica come questa - ha sottolineato- non solo è doveroso ma è qualcosa dal grande valore. Questo ateneo è uno straordinario patrimonio collettivo che non deve morire. Vi siete sacrificati, avete rinunciato a spazi, li avete condivisi e, con i vostri due rettori, avete contribuito a fare un passaggio alto e di grande civiltà . Ha del miracoloso non solo non fermarsi, ma aumentare iscritti, poter avere tra i più convinti sostenitori dell’ateneo gli stessi studenti, veri esempi di spirito di corpo e dell’essere positivi, che hanno voluto restare nonostante tutto, perché, ognuno singolarmente, si è sentito parte in causa di uno sforzo collettivo,. Oggi- ha rimarcato- è necessario ricostruire la centralità dell’università e le condizioni affinché gli studenti possano rimanere in questo territorio, dove va ricostituita e riattivata l’economia.che gira intorno all’ateneo.  L’università è il cuore di queste zone, un bene comune che non si può trascurare, perché attorno ad essa studiano, vivono e lavorano tante persone”. 

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Emergenza, ricostruzione e abbandono sono le tre parole che abbiamo più sentito nell’ultimo anno nei territori colpiti dal sisma - ha proseguito- Non ci abbandonate. Quando potremo avviare la ricostruzione. Dobbiamo uscire dall’emergenza.   E l’espressione che a me piace molto e che vorrei sottoporvi - ha sottolineato- è l’etica della restanza che significa dare valore a chi sceglie di restare in condizioni avverse, ostili e difficili. Significa anche interpretare questa scelta, non come indice di debolezza o inerzia, ma come scelta compiuta scientemente di rimanere, come simbolo di coraggio e sfida. Restare- ha aggiunto- vuol dire avere il coraggio di affrontare una sfida. Ma chi rimane deve poter partecipare, deve saper accogliere gli studenti, allo scopo di adoperarsi per consentire la ripresa e, in questo, ognuno ha la sua responsabilità. Bisogna esserci e collaborare costruttivamente.

In questo ultimo anno ho cercato di essere in contatto con le comunità colpite; è mio dovere farlo perché le istituzioni debbono stare dove ci sono problemi e metterci la faccia. Lo farò finchè sarò la terza carica dello Stato e finchè durerà; non ho poteri operativi ma potrò adoperarmi per mettere al centro le persone  e da questa università viene il grande incoraggiamento ad essere uniti; ve ne ringrazio e  vi chiedo di considerarmi sempre a voi vicina. Sarò con voi perché questa è, e, sarà sempre la mia terra ed io ci sarò ogni qual volta lo chiederete”.

Dalla presidente della Camera  anche un invito alla città e all’università  ad essere presenti all’incontro a  Roma del prossimo 12 dicembre, insieme alle popolazioni di Arquata e Pescara del Tronto, per cercare soluzioni possibili alle comuni problematiche.  La Boldrini ha anche assicurato che vedrà la Commissaria De Micheli per riportarle gli esiti dell’incontro camerte, sottoponendole le esigenze del territorio e sollecitare risposte.  

 “ La vicinanza dello Stato – ha detto nel suo intervento il rettore uscente Corradini - è luce di speranza e noi, a nostra volta, dobbiamo essere bravi a trasferirla ai nostri territori: il cantiere dello studentato  che ospiterà  460 ragazze e ragazzi, le due nuove palazzine dell’amministrazione, il potenziamento dei laboratori di ricerca e sviluppo di Unicam, sono segni della luce e speranza da dare al territorio”.

Il rettore eletto Pettinari ha posto l’accento sull’istruzione, investimento di fondamentale importanza per il futuro dei giovani. “ L’istruzione è l’ unica soluzione- ha affermato Pettinari, , citando il discorso all’Onu del premio Nobel per la pace Malala Yousafzai,.

“ Come università- ha aggiunto- vogliamo continuare a favorire l’integrazione e la residenzialità; vogliamo incrementare borse di studio e attività didattiche, rendendole fruibili ovunque gli studenti vorranno. I nostri sforzi sono anche concentrati al completamento del nuovo Campus e del centro di ricerca e sviluppo. Continueremo ad investire in internazionalizzazione, dottorati, attività di ricerca. Lo dobbiamo a chi è restato; lo dobbiamo a questa città e a questa terra per la quale dobbiamo continuare ad essere sempre più motore di sviluppo”.

“Siamo ancora nella fase dell’emergenza, delle messe in sicurezza, del riportare famiglie a casa”- ha evidenziato il sindaco Pasqui- “La restituzione della piazza è stato un segnale simbolico per la collettività ma tutto il nostro centro storico è ancora zona rossa”. Dal primo cittadino un appello a sanare il sistema e a colmare le lacune legislative, per restituire ai territori quello che meritano. 

Ha commentato positivamente la vicinanza e la presenza in città della terza carica dello Stato, la prefetta Roberta Preziotti “ Io sono un’amministrazione statale e non posso che essere felice. La sua è una vicinanza continua e non saltuaria- ha dichiarato- oltretutto piena di contenuti: la presidente Boldrini si fa carico dei problemi di questo territorio , cercando di veicolarli. Nel mio piccolo io ho lo stesso tipo di funzione - ha concluso la prefetta di Macerata-, essere cioè uno strumento di coesione sociale e, a mia volta, farmi carico dei problemi e, cercare di trovare soluzioni condivise, nell’ambito del territorio.  La rete deve essere strettissima, cosa che su questo territorio avviene”. 

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 Nella foto sotto, la presidente Boldrini sulla terrazza di Sottocorte

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