Entroterra S.p.A. acquisisce Pastificio Granarolo S.r.l
Strategia di crescita, rilancio produttivo e rafforzamento nel segmento della pasta all’uovo
Entroterra S.p.A. annuncia il completamento dell’acquisizione delle quote di Pastificio Granarolo S.r.l., avvenuta il 16 dicembre 2025 presso lo studio del Notaio Benedetto Sciapichetti di San Severino Marche (MC).
L’operazione, conclusa con il buon esito dell’accordo quadro e della fase di closing, segna l’avvio operativo dell’integrazione industriale e commerciale tra le due realtà.
La transazione è stata condotta con la controparte Granarolo S.p.A., che ha seguito la negoziazione e la predisposizione della documentazione contrattuale, insieme ai nostri consulenti, il Dott. Francesco Pallotta e il team Contax srl, e ai consulenti, Dott. Mauro Di Nunzio e Maria Barreca di Euromerger per Granarolo S.p.A., l’Avv. Pietro Masetti, l’Avv. Annafilomena Guercio, Dott. Enrico Bigi, degli altri soci Fratelli Mattei di Massimo & Marco Mattei snc, Marco Mattei, Michele Mattei e Sara Mattei.
Una mossa strategica per la crescita del Gruppo Entroterra
L’acquisizione rappresenta un passaggio strategico per il Gruppo Entroterra, con l’ingresso pieno e strutturato nel segmento main-stream della pasta all’uovo.
L’operazione consentirà di ampliare in modo significativo l’offerta, integrare competenze produttive e commerciali e raggiungere nuove quote di mercato.
Grazie all’integrazione delle capacità produttive e del portafoglio prodotti di Pastificio Granarolo, Entroterra si posiziona come il più grande gruppo produttore di pasta all’uovo in Italia, consolidando la propria leadership qualitativa e distributiva sul mercato nazionale e internazionale.
Rilancio industriale e valorizzazione di un marchio storico
Entroterra si impegna a valorizzare la storicità e l’identità produttiva di Pastificio Granarolo attraverso un piano di rilancio industriale che prevede: • l’adeguamento degli impianti e l’ottimizzazione dei flussi produttivi per migliorare ulteriormente la qualità del prodotto finito; • investimenti in tecnologie e processi capaci di coniugare efficienza produttiva e tutela della tradizione artigianale; • la piena valorizzazione del patrimonio di know-how e della reputazione storica del pastificio, le cui origini risalgono agli anni Venti. Questo approccio è finalizzato a garantire a prodotti di eccellenza come quelli del pastificio Granarolo nuovi canali di vendita sia nella grande distribuzione sia nel normal trade e nell’horeca.
Centralità delle persone e stabilità occupazionale
Tra le priorità del piano di integrazione figura il capitale umano. Entroterra dichiara l’obiettivo di garantire piena operatività e stabilità occupazionale presso lo stabilimento. L’intervento rientra in una strategia complessiva che pone al centro la tutela delle persone, il dialogo con le organizzazioni sindacali e la creazione di condizioni per uno sviluppo industriale sostenibile nel tempo, supportato da progetti di formazione e riqualificazione interna.
La dichiarazione
“Con questa acquisizione avviamo una nuova fase di crescita e valorizzazione delle nostre competenze e del nostro know-how nella produzione di pasta secca di alta qualità – afferma Federico Maccari, Amministratore e Direttore Commerciale di Entroterra S.p.A. –. La visione strategica è chiara: integrare le eccellenze produttive, assicurare centralità a un marchio storico come Pastificio Granarolo e creare le condizioni affinché qualità, competenze e know-how si traducano in valore per clienti, consumatori e comunità locali. Investiremo su persone, impianti e processi per garantire un rilancio sostenibile e duraturo”.
“Nell’ottica di una semplificazione del modello di business, stiamo attuando una focalizzazione sul mercato del latte e dei suoi derivati. Stiamo già lavorando su nuove acquisizioni sia in Italia sia all’estero. Esprimiamo grande soddisfazione per essere riusciti a chiudere un’operazione importante nel segno della continuità italiana della proprietà, con un’azienda solida, di tradizione e concentrata sul mercato della pasta”, dichiara Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo
Strategia di crescita, rilancio produttivo e rafforzamento nel segmento della pasta all’uovo
Entroterra S.p.A. annuncia il completamento dell’acquisizione delle quote di Pastificio Granarolo S.r.l., avvenuta il 16 dicembre 2025 presso lo studio del Notaio Benedetto Sciapichetti di San Severino Marche (MC).
L’operazione, conclusa con il buon esito dell’accordo quadro e della fase di closing, segna l’avvio operativo dell’integrazione industriale e commerciale tra le due realtà.
La transazione è stata condotta con la controparte Granarolo S.p.A., che ha seguito la negoziazione e la predisposizione della documentazione contrattuale, insieme ai nostri consulenti, il Dott. Francesco Pallotta e il team Contax srl, e ai consulenti, Dott. Mauro Di Nunzio e Maria Barreca di Euromerger per Granarolo S.p.A., l’Avv. Pietro Masetti, l’Avv. Annafilomena Guercio, Dott. Enrico Bigi, degli altri soci Fratelli Mattei di Massimo & Marco Mattei snc, Marco Mattei, Michele Mattei e Sara Mattei.
Una mossa strategica per la crescita del Gruppo Entroterra
L’acquisizione rappresenta un passaggio strategico per il Gruppo Entroterra, con l’ingresso pieno e strutturato nel segmento main-stream della pasta all’uovo.
L’operazione consentirà di ampliare in modo significativo l’offerta, integrare competenze produttive e commerciali e raggiungere nuove quote di mercato.
Grazie all’integrazione delle capacità produttive e del portafoglio prodotti di Pastificio Granarolo, Entroterra si posiziona come il più grande gruppo produttore di pasta all’uovo in Italia, consolidando la propria leadership qualitativa e distributiva sul mercato nazionale e internazionale.
Rilancio industriale e valorizzazione di un marchio storico
Entroterra si impegna a valorizzare la storicità e l’identità produttiva di Pastificio Granarolo attraverso un piano di rilancio industriale che prevede: • l’adeguamento degli impianti e l’ottimizzazione dei flussi produttivi per migliorare ulteriormente la qualità del prodotto finito; • investimenti in tecnologie e processi capaci di coniugare efficienza produttiva e tutela della tradizione artigianale; • la piena valorizzazione del patrimonio di know-how e della reputazione storica del pastificio, le cui origini risalgono agli anni Venti. Questo approccio è finalizzato a garantire a prodotti di eccellenza come quelli del pastificio Granarolo nuovi canali di vendita sia nella grande distribuzione sia nel normal trade e nell’horeca.
Centralità delle persone e stabilità occupazionale
Tra le priorità del piano di integrazione figura il capitale umano. Entroterra dichiara l’obiettivo di garantire piena operatività e stabilità occupazionale presso lo stabilimento. L’intervento rientra in una strategia complessiva che pone al centro la tutela delle persone, il dialogo con le organizzazioni sindacali e la creazione di condizioni per uno sviluppo industriale sostenibile nel tempo, supportato da progetti di formazione e riqualificazione interna.
La dichiarazione
“Con questa acquisizione avviamo una nuova fase di crescita e valorizzazione delle nostre competenze e del nostro know-how nella produzione di pasta secca di alta qualità – afferma Federico Maccari, Amministratore e Direttore Commerciale di Entroterra S.p.A. –. La visione strategica è chiara: integrare le eccellenze produttive, assicurare centralità a un marchio storico come Pastificio Granarolo e creare le condizioni affinché qualità, competenze e know-how si traducano in valore per clienti, consumatori e comunità locali. Investiremo su persone, impianti e processi per garantire un rilancio sostenibile e duraturo”.
“Nell’ottica di una semplificazione del modello di business, stiamo attuando una focalizzazione sul mercato del latte e dei suoi derivati. Stiamo già lavorando su nuove acquisizioni sia in Italia sia all’estero. Esprimiamo grande soddisfazione per essere riusciti a chiudere un’operazione importante nel segno della continuità italiana della proprietà, con un’azienda solida, di tradizione e concentrata sul mercato della pasta”, dichiara Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo
Il prossimo 26 ottobre nell’auditorium di Unicam si terrà un evento nazionale organizzato da Anci, Associazione dei Comuni a cinque anni dal terremoto 2016 che ha gravemente colpito il centro Italia e l’entroterra marchigiano in particolare.
Federico Maccari, Ceo di Entroterra Spa – La Pasta di Camerino è l’imprenditore marchigiano “scelto” per portare la propria testimonianza e raccontare cosa ha significato fare impresa in questo quinquennio in pieno cratere sismico.
“Ringrazio Anci Marche, così come il sindaco Sborgia e il Magnifico Rettore Pettinari per aver ritenuto che ciò che dirò possa contribuire al dibattito complessivo al quale parteciperanno illustri ospiti” – ha detto Maccari. “In questi anni le difficoltà sono state enormi e, alle macerie fisiche che questo sisma ha procurato distruggendo o danneggiando gravemente gran parte del centro storico di Camerino e di molti altri comuni dell’entroterra marchigiano, abbiamo assistito a un danno sociale rappresentato dalla disgregazione di gran parte della nostra comunità. Chi si è trasferito sulla costa dopo aver perso la casa, tornerà se troverà le condizioni, ma tante attività commerciali e piccole imprese hanno cessato l’attività e temo che non la riprenderanno a breve”.
Entroterra Spa come principale azienda privata di Camerino ha provato a rilanciare il proprio impegno a favore della comunità. “All’indomani della scossa del 30 ottobre la mia famiglia ha annunciato l’ampliamento dello stabilimento produttivo raddoppiando la superficie coperta con l’obiettivo di assumere almeno altre 20 dipendenti. Allora, nel 2016 avevamo 45 dipendenti, 30 dei quali rimasti senza casa. Oggi ne abbiamo 75 tutti assunti a tempo pieno, con oltre il 70% di donne e con età media inferiore a 40 anni e progetti di vita importanti” – ha ricordato.
Nel corso del suo intervento al convegno alla presenza del presidente di Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, del commissario per la ricostruzione del Sisma Centro Italia 2016, Giovanni Legnini, del capo Dipartimento per la Protezione civile Fabrizio Curcio, dei presidenti delle regioni Marche, Lazio, Abruzzo, Umbria e dei presidenti delle rispettive Anci regionali, Maccari racconterà una storia di amore per il territorio e di voglia di contribuire alla sua rinascita.
“Nello scoramento generale abbiamo voluto dare un segnale immediato – aggiunge – una reazione forse più di cuore che di testa perché poi ci siamo imbattuti nelle difficoltà per le carenze infrastrutturali, nella necessità di trovare nuovi fornitori, di convivere con una burocrazia impattante sul quotidiano di un’impresa e nell’incertezza di una ricostruzione che solo negli ultimi mesi mi consente di vedere molte gru al lavoro”. “Ai rappresentanti delle istituzioni – ha concluso - chiederò di ascoltare gli imprenditori e, per quanto possibile, assecondarne le richieste perché ricostruire le case e le città senza sostenere il tessuto imprenditoriale e commerciale locale sarebbe un esercizio costoso e probabilmente inutile. Senza lavoro non c’è futuro per i territori collinari e montani”.
Federico Maccari, Ceo di Entroterra Spa – La Pasta di Camerino è l’imprenditore marchigiano “scelto” per portare la propria testimonianza e raccontare cosa ha significato fare impresa in questo quinquennio in pieno cratere sismico.
“Ringrazio Anci Marche, così come il sindaco Sborgia e il Magnifico Rettore Pettinari per aver ritenuto che ciò che dirò possa contribuire al dibattito complessivo al quale parteciperanno illustri ospiti” – ha detto Maccari. “In questi anni le difficoltà sono state enormi e, alle macerie fisiche che questo sisma ha procurato distruggendo o danneggiando gravemente gran parte del centro storico di Camerino e di molti altri comuni dell’entroterra marchigiano, abbiamo assistito a un danno sociale rappresentato dalla disgregazione di gran parte della nostra comunità. Chi si è trasferito sulla costa dopo aver perso la casa, tornerà se troverà le condizioni, ma tante attività commerciali e piccole imprese hanno cessato l’attività e temo che non la riprenderanno a breve”.
Entroterra Spa come principale azienda privata di Camerino ha provato a rilanciare il proprio impegno a favore della comunità. “All’indomani della scossa del 30 ottobre la mia famiglia ha annunciato l’ampliamento dello stabilimento produttivo raddoppiando la superficie coperta con l’obiettivo di assumere almeno altre 20 dipendenti. Allora, nel 2016 avevamo 45 dipendenti, 30 dei quali rimasti senza casa. Oggi ne abbiamo 75 tutti assunti a tempo pieno, con oltre il 70% di donne e con età media inferiore a 40 anni e progetti di vita importanti” – ha ricordato.
Nel corso del suo intervento al convegno alla presenza del presidente di Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, del commissario per la ricostruzione del Sisma Centro Italia 2016, Giovanni Legnini, del capo Dipartimento per la Protezione civile Fabrizio Curcio, dei presidenti delle regioni Marche, Lazio, Abruzzo, Umbria e dei presidenti delle rispettive Anci regionali, Maccari racconterà una storia di amore per il territorio e di voglia di contribuire alla sua rinascita.
“Nello scoramento generale abbiamo voluto dare un segnale immediato – aggiunge – una reazione forse più di cuore che di testa perché poi ci siamo imbattuti nelle difficoltà per le carenze infrastrutturali, nella necessità di trovare nuovi fornitori, di convivere con una burocrazia impattante sul quotidiano di un’impresa e nell’incertezza di una ricostruzione che solo negli ultimi mesi mi consente di vedere molte gru al lavoro”. “Ai rappresentanti delle istituzioni – ha concluso - chiederò di ascoltare gli imprenditori e, per quanto possibile, assecondarne le richieste perché ricostruire le case e le città senza sostenere il tessuto imprenditoriale e commerciale locale sarebbe un esercizio costoso e probabilmente inutile. Senza lavoro non c’è futuro per i territori collinari e montani”.
"Nell'entroterra montano avvenga quel piccolo miracolo che si è compiuto a Genova".
Lo scrive Federico Maccari, Ceo di Entroterra Spa, azienda il cui principale marchio è la Pasta di Camerino. Una lettera appello piena di sentimento, di orgoglio e di passione ma anche di amare considerazioni su tante problematiche irrisolte che riguardano le zone terremotate dove ci si è rimboccati le maniche tutti, compresa la sua azienda, dove si è nutrita speranza e fiducia, eppure le cose sono andate diversamente.
Ne riportiamo il testo integrale:
«Ho molti amici e clienti a Genova, e vedere le immagini del ponte Morandi crollato il 14 agosto 2018 e praticamente ricostruito con le auto che vi transiteranno entro fine luglio mi riempie di gioia. Mi restituisce un po’ di quell’orgoglio di essere italiano che mi è stato tramandato dalla mia famiglia.
Appena un attimo dopo però, forse ispirato proprio da quello stesso orgoglio, penso che al momento di quella tragedia erano già passati quasi due anni dal sisma 2016 che ha cambiato per sempre la storia dell’entroterra marchigiano. Ci dividono solo 450 Km, eppure tra Genova e Camerino è tutto molto più diverso di quanto non dica la distanza geografica. Noi abbiamo ancora le macerie a terra, le persone senza la loro casa, troppi senza lavoro e senza fiducia per il futuro. Ci mancava poi anche il Corona Virus a darci un ulteriore colpo inatteso.
Quello del Sisma 2016 è stato definito il più grande cantiere d’Europa, musica per un’economia locale, marchigiana e italiana che anela ossigeno sotto forma di lavori pubblici e investimenti. A Genova c’era un’opera sola da rifare e quindi seppur rilevantissima nello sforzo progettuale e con ostiche questioni legali in corso, probabilmente nel complesso più agevole.
Io credo invece che la politica abbia preso per Genova le decisioni giuste, anche spinta dal fatto che il ponte Morandi resti un nodo infrastrutturale indispensabile per merci e persone, fondamentale per l’economia di quel territorio e per far vivere il porto di Genova che è uno degli scali più importanti d’Europa. Intorno a quel percorso così brillantemente quasi completato le luci dei media raramente, o solo per brevi momenti, si sono spente.
Un commissario plenipotenziario capace e motivato, un progetto chiaro e condiviso, fondi a disposizione e via ai lavori. Meno di 3 mesi e quella tragedia resterà quasi solo nei cuori di chi ha perso in quel crollo un parente o un amico.
Veniamo a noi invece: abbiamo visto 4 commissari straordinari succedersi in meno di 4 anni, ma pochissimi risultati apprezzabili. Solo i media locali non si stancano di raccontare e denunciare. La ricostruzione pubblica è ferma, quella privata segna pochi successi ma del resto il guazzabuglio di norme rende più complicato completare una pratica edilizia per avviare un cantiere nel cratere in 120 comuni di 4 regioni che farlo in qualsiasi altro comune d’Italia e, in un Paese che chiede sempre lavoro dicono che manchi il personale. Hanno complicato le norme invece di semplificarle. Paradosso nostrano.
Per questo sento di nuovo vacillare il mio orgoglio di essere italiano. Almeno quello correlato a questo tempo storico. Italiani, sempre generosi in tutte le accezioni e coniugazioni del termine e spesso protagonisti della storia, oggi macchiati da una politica capace di predicare e promettere solo per gli interessi elettorali del proprio partito e tra l’altro con ottiche di breve periodo. Spesso incuranti o incoscienti dell’effetto complessivo, creano false promesse e speranze, a chi proprio su queste ha creduto con tutta la sua anima per tenere le sue radici ed il suo futuro su questo lembo di terra, quello dell’entroterra marchigiano, dell’entroterra italiano, da sempre meravigliosa sintesi dell’Italia.
Un entroterra fatto di tradizioni, di persone e prodotti genuini, semplici e autentici.
Elementi impercettibili e sconosciuti per chi miope misura il valore di un territorio solo con indicatori economici, spesso solo legati a consumismo ed efficienza.
Tempo fa feci una riflessione come questa chiedendomi a chi interessasse il futuro di questo territorio. E’ passato un anno e voglio confidare che ormai quella risposta me la sono data con tutto lo sconforto e la rabbia di un figlio di questa terra la cui famiglia continua ad investire per dare lavoro a chi lo abita.
Non voglio perdere l’orgoglio di essere italiano e non voglio smettere di credere che persone giuste e illuminate trovino il progetto adeguato per queste zone. Come per Genova, abbiamo bisogno di un ponte, firmato dal miglior architetto, che colleghi i pregi e le unicità delle nostre comunità ad un futuro con un sistema capace di valorizzarli.
Prometto di conservarne gelosamente ancora qualche stilla, casomai qualcuno intenda davvero stupirmi e far sì che nell’entroterra marchigiano avvenga quel piccolo miracolo che si è compiuto a Genova. Succederà»?
c.c.
Lo scrive Federico Maccari, Ceo di Entroterra Spa, azienda il cui principale marchio è la Pasta di Camerino. Una lettera appello piena di sentimento, di orgoglio e di passione ma anche di amare considerazioni su tante problematiche irrisolte che riguardano le zone terremotate dove ci si è rimboccati le maniche tutti, compresa la sua azienda, dove si è nutrita speranza e fiducia, eppure le cose sono andate diversamente.
Ne riportiamo il testo integrale:
«Ho molti amici e clienti a Genova, e vedere le immagini del ponte Morandi crollato il 14 agosto 2018 e praticamente ricostruito con le auto che vi transiteranno entro fine luglio mi riempie di gioia. Mi restituisce un po’ di quell’orgoglio di essere italiano che mi è stato tramandato dalla mia famiglia.
Appena un attimo dopo però, forse ispirato proprio da quello stesso orgoglio, penso che al momento di quella tragedia erano già passati quasi due anni dal sisma 2016 che ha cambiato per sempre la storia dell’entroterra marchigiano. Ci dividono solo 450 Km, eppure tra Genova e Camerino è tutto molto più diverso di quanto non dica la distanza geografica. Noi abbiamo ancora le macerie a terra, le persone senza la loro casa, troppi senza lavoro e senza fiducia per il futuro. Ci mancava poi anche il Corona Virus a darci un ulteriore colpo inatteso.
Quello del Sisma 2016 è stato definito il più grande cantiere d’Europa, musica per un’economia locale, marchigiana e italiana che anela ossigeno sotto forma di lavori pubblici e investimenti. A Genova c’era un’opera sola da rifare e quindi seppur rilevantissima nello sforzo progettuale e con ostiche questioni legali in corso, probabilmente nel complesso più agevole.
Io credo invece che la politica abbia preso per Genova le decisioni giuste, anche spinta dal fatto che il ponte Morandi resti un nodo infrastrutturale indispensabile per merci e persone, fondamentale per l’economia di quel territorio e per far vivere il porto di Genova che è uno degli scali più importanti d’Europa. Intorno a quel percorso così brillantemente quasi completato le luci dei media raramente, o solo per brevi momenti, si sono spente.
Un commissario plenipotenziario capace e motivato, un progetto chiaro e condiviso, fondi a disposizione e via ai lavori. Meno di 3 mesi e quella tragedia resterà quasi solo nei cuori di chi ha perso in quel crollo un parente o un amico.
Veniamo a noi invece: abbiamo visto 4 commissari straordinari succedersi in meno di 4 anni, ma pochissimi risultati apprezzabili. Solo i media locali non si stancano di raccontare e denunciare. La ricostruzione pubblica è ferma, quella privata segna pochi successi ma del resto il guazzabuglio di norme rende più complicato completare una pratica edilizia per avviare un cantiere nel cratere in 120 comuni di 4 regioni che farlo in qualsiasi altro comune d’Italia e, in un Paese che chiede sempre lavoro dicono che manchi il personale. Hanno complicato le norme invece di semplificarle. Paradosso nostrano.
Per questo sento di nuovo vacillare il mio orgoglio di essere italiano. Almeno quello correlato a questo tempo storico. Italiani, sempre generosi in tutte le accezioni e coniugazioni del termine e spesso protagonisti della storia, oggi macchiati da una politica capace di predicare e promettere solo per gli interessi elettorali del proprio partito e tra l’altro con ottiche di breve periodo. Spesso incuranti o incoscienti dell’effetto complessivo, creano false promesse e speranze, a chi proprio su queste ha creduto con tutta la sua anima per tenere le sue radici ed il suo futuro su questo lembo di terra, quello dell’entroterra marchigiano, dell’entroterra italiano, da sempre meravigliosa sintesi dell’Italia.
Un entroterra fatto di tradizioni, di persone e prodotti genuini, semplici e autentici.
Elementi impercettibili e sconosciuti per chi miope misura il valore di un territorio solo con indicatori economici, spesso solo legati a consumismo ed efficienza.
Tempo fa feci una riflessione come questa chiedendomi a chi interessasse il futuro di questo territorio. E’ passato un anno e voglio confidare che ormai quella risposta me la sono data con tutto lo sconforto e la rabbia di un figlio di questa terra la cui famiglia continua ad investire per dare lavoro a chi lo abita.
Non voglio perdere l’orgoglio di essere italiano e non voglio smettere di credere che persone giuste e illuminate trovino il progetto adeguato per queste zone. Come per Genova, abbiamo bisogno di un ponte, firmato dal miglior architetto, che colleghi i pregi e le unicità delle nostre comunità ad un futuro con un sistema capace di valorizzarli.
Prometto di conservarne gelosamente ancora qualche stilla, casomai qualcuno intenda davvero stupirmi e far sì che nell’entroterra marchigiano avvenga quel piccolo miracolo che si è compiuto a Genova. Succederà»?
c.c.
