Notizie di politica nelle Marche
È vero, sono abituate al silenzio, alla vita contemplativa e magari la maggior parte di noi potrebbe pensare che in realtà per loro le difficoltà di questo momento non siano poi così tante. Ma la verità è che anche loro, le suore di Santa Chiara di San Severino, vivono questi giorni di isolamento forzato con sofferenza. Una sofferenza che però viene compensata anche dalla crescita nella fede e da tanti nuovi modi di condividere e vivere le relazioni. Insomma, si può guadagnare in profondità.

Il loro è un messaggio forte per questa settimana di Pasqua particolare.

“La quarantena - raccontano - è difficile anche per noi. Vivendo in monastero, siamo certamente abituate a non spostarci, a rimanere e lavorare in casa. È vero che ciò che il mondo vive come costrizione noi lo abbiamo scelto in nome di una vocazione specifica all’interno del corpo ecclesiale,  ma è anche vero che vivere in clausura non coincide con un simile isolamento. Ogni monastero è crocevia di tanti incontri e relazioni. L’isolamento, il campanello che non suona, il fatto di non incontrare nessuno è un enorme impoverimento”. Un aspetto fondamentale della vita delle clarisse è infatti l’accoglienza: le Sorelle di Santa Chiara di San Severino erano solite incontrare tante persone, gruppi di giovani e non, alla ricerca di una testimonianza forte, ma anche per partecipare alle loro preghiere e celebrazioni o catechesi. 

“L’accoglienza è sempre stata un tassello importante della nostra vita comunitaria e della nostra testimonianza evangelica. È una ricchezza preziosa che in questo tempo ci è tolta e ne sentiamo tutta la mancanza”. Per le clarisse si è impoverita anche la vita liturgica e comunitaria, “siamo abituate a tanti sacerdoti e frati che vengono a celebrare con la ricchezza delle loro omelie, a donarci momenti di formazione e confronto. Anche tutto ciò in questo tempo ci è stato tolto e stiamo per vivere il Triduo pasquale con il cuore gonfio di tristezza, sia per la sofferenza in cui è immerso il nostro Paese, sia per il non poter celebrare insieme a tanti amici, sia per il non poter gustare la bellezza dei riti in tutto il loro splendore a causa delle limitazioni a cui anche la liturgia è sottoposta”. Ma c’è anche qualcosa di prezioso, qualcosa da cogliere e coltivare. Lo definiscono “un tesoro”. “Certamente quello che noi stiamo vivendo (e crediamo lo vivano anche tante famiglie e comunità) è un ‘di più’ di intimità e di profondità nelle relazioni. Con noi stessi, innanzitutto: siamo stati costretti a fermarci, abbiamo più tempo per pensare, per riflettere, per assaporare il silenzio. Con i nostri familiari: stiamo più insieme, in famiglia e in comunità; noi sperimentiamo certamente un ‘di più’ di vita fraterna, di confronto e dialogo. Con il Signore: c’è un ‘di più’ di preghiera, per i tempi più dilatati e gli impegni diminuiti, certamente, ma anche per un desiderio di invocazione, di pace e di speranza che ognuno ritrova dentro di sé”. E poi c’è un altro aspetto che le clarisse stanno scoprendo e vivendo. Ma per la verità non solo loro. E cioè è la creatività nel tessere nuove relazioni e saldare quelle già esistenti. Non mancano le possibilità per sentirsi comunque uniti e per seguire le liturgie: “basti pensare al moltiplicarsi delle iniziative sui social. Per noi, ad esempio, una cosa bella in tal senso - raccontano - è la nostra iniziativa di trasmettere la preghiera dei vespri in diretta sulla nostra pagina facebook. Non ci saremmo mai aspettate la grande risposta che abbiamo avuto: tanta gente si collega, prega con noi, ci ringrazia di questa opportunità, ci chiede di continuare. È anche per noi è bello sperimentare che, alla preghiera della sera, nel nostro coro non siamo sole, ma tanti fratelli stanno pregando con noi e cercano con noi il volto e la parola del Signore. È un momento di grande fatica e sofferenza, ma è anche un’occasione di crescita nella fede e nella condivisione”.

A loro abbiamo chiesto una parola anche per tutte quelle persone che soffrono maggiormente la condizione di isolamento forzato. È innegabile che questo periodo, per le persone psicologicamente più deboli, sia ancora più complicato e duro da sopportare: “L’aspetto di fatica psicologica è normale e lo soffriamo un po’ tutti. La quarantena ha un costo psicologico enorme, sia per la costrizione della libertà personale, sia per relazioni più strette e assidue che ci troviamo a vivere senza vie di fuga e che spesso fanno emergere fatiche e conflitti. Sappiamo bene cosa significa, ci confrontiamo ogni giorno con queste sfide. Anche la situazione di emergenza che viviamo ci sottopone a una tensione e a uno stress molto forti che ci ricorda un po’ il periodo del terremoto quando le continue scosse ci mettevano a dura prova, si dormiva poco e male e si era in allarme continuo. Come si affronta tutto ciò? Non abbiamo ricette o soluzioni - continuano . possiamo solo condividere con voi ciò che fa bene a noi”. Le Sorelle riflettono, nello specifico, su alcune parole di Papa Francesco, pronunciate il 27 marzo. “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti… ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.

Per loro, in queste righe, si celano tre perle preziose: “Per prima cosa, proviamo a far pace con la propria fragilità, con la nostra vulnerabilità fisica e psicologica, proviamo ad accogliere le nostre paure come parte di noi e della nostra umanità, che non possiamo eliminare. Proviamo poi - aggiungono - a non chiuderci nella paura e nello sconforto, ma ad aprirci a relazioni belle, in cui possiamo confrontarci e dialogare, non smettiamo di condividere e di cercarci gli uni gli altri, di ricevere e dare aiuto e consolazione. Essere e remare INSIEME in questa prova è la nostra forza. La solidarietà, che vediamo in tutta Italia e sperimentiamo da più parti, è la nostra forza. In ultimo, proviamo a crescere nella fiducia. In noi stessi: una fiducia che ci spinge a fare la nostra parte, importante e necessaria, ad offrire la nostra parola di speranza, a dare il nostro contributo. Nel futuro: non chiudiamoci solo in un presente difficile, in quest’ora dolorosa, teniamo lo sguardo aperto a un futuro di speranza, a una Pasqua che verrà. Negli altri, che ora più che mai scopriamo fratelli.

E insieme a tutto ciò, cresca e diventi sempre più vera la nostra fede in un Dio che non è indifferente, che non sta a guardarci da lontano - concludono - ma in Cristo crocifisso e risorto ci è vicino e compagno, ci immerge nella sua morte per illuminarci con la sua risurrezione”.

Gaia Gennaretti
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Chiesanuova di Treia in lutto per la prematura scomparsa di Giuseppina Spurio. A stroncare la sua vita all'età di 60 anni è stata una breve e inesorabile malattia. Originaria di Chiesanuiova di Treia, la donna viveva da 40 anni a Torino. Le sue condizioni sono improvvisamnte peggiorate nella giornata di ieri, subito dopo aver salutato i suoi familiari attraverso una videochiamata. Un ultimo congedo, prima di  spegnersi serenamente nel reparto dell'Ospedale Don Giovanni Bosco dove era ricoverata. Nello stesso nosocomio di Torino, Giuseppina lavorava da 35 anni. Immenso il dolore dei suoi cari e di quanti ne hanno conosciuto le doti di umanità, lo spirito di servizio e il suo carattere sempre disponibile e affabile. Una donna forte, generosa e lavoratrice. Appassionata di calcio, Giuseppina  era la prima tifosa della Juventus e , con il suo bel sorriso, tutte le settimane accoglieva gli amici di Juventus Club Treia Marche che si recavano a Torino per assistere alle partite. Pur avendo  lasciato Chiesanuova sin da giovanissima,  ad ogni occasione tornava in paese per stare vicino alla sua cara famiglia e agli amici.
Lascia la mamma Vittoria, il marito Mario, i figli Alberto e Alice, l'adorato nipotino Cristian, il fratello Alessio, i generi Sergio e Jessica, i cognati Marisa, Salvatore e Luigina, i nipoti Jessica, Celeste e Fabio.
La redazione di RadioC1inBlu  e tutto lo staff di Tribuna Stadio, si stringono al dolore del fratello Alessio, infaticabile corrispondente e cronista sportivo delle giornate sui campi di calcio. 
La salma sarà trasportata da Torino al Centro Funerario di Macerata nel pomeriggio di questo mercoledì 8 aprile. Il feretro compirà un passaggio a Chiesanuova alle ore 9.30 di giovedì mattino per una benedizione che avverrà  nella parrocchia San Vito e Patrizio.
 Alle ore 10.00, avrà quindi luogo la benedizione di Frate Luciano Genga nel cimitero di Treia dove riposeranno le spoglie di Giuseppina Spurio.
C.C.

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Prima la giunta e domani pomeriggio anche il consiglio comunale si riunirà in via telematica come impone l’emergenza Coronavirus. La seduta è in programma alle 16 in prima convocazione. Dopo le comunicazioni del sindaco, Rosa Piermattei, si parlerà del bilancio di previsione e del documento unico programmatico per il triennio 2020-2022 nonché del Piano di revisione delle società partecipate. Inoltre, saranno definite le aliquote dell’addizionale comunale all’Irpef, sarà sottoposto ad approvazione il programma dei lavori da realizzare nel triennio 2020/2022 e dell’elenco annuale riferito al 2020 e l’approvazione del programma biennale degli affidamenti di servizi e forniture relativo agli anni 2020 e 2021. 

Successivamente si passerà alla ricognizione, all’approvazione e alla valorizzazione del Piano di alienazione del patrimonio comunale disponibile, alla ricognizione e alla determinazione dei prezzi di cessione, per l’anno 2020, delle aree e dei fabbricati da destinare ad attività produttive e terziarie alla residenza pubblica. 

In ultimo, tra gli argomenti all’ordine del giorno, c’è anche l’approvazione definitiva della variante parziale al Piano regolatore per la suddivisione in tre lotti di un’area di trasformazione in rione di Contro.
g.g.


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" C'è un  tempo in cui siamo chiamati a mettere del nostro e a fare ciò che è possibile". Così il parroco di San Venanzio don Marco Gentilucci ha annunciato la volontà di devolvere una somma a beneficio di chi nel momento del bisogno ha fatto sentire  la sua solidarietà alla comunità camerte. Un picccolo gesto che rischiara i giorni difficili di Premolo, comune dell'Alta Valle Seriana della provincia di Bergamo, nell'area lombarda tra le più falcidiate dal contagio della pandemia.  Con Premolo nel 2107 il comune di Camerino ha stretto un gemellaggio d'amicizia.  Al rapporto tra le due comunità, nato dal basso sin dalle prime ore successive al sisma del 2016,  hanno dato continuità le parrocchie, creando tante occasioni di contatto che hanno reso più salda la collaborazione tra i due comuni.
Premolo e Camerino a san Venanzio
“ In questi giorni difficili per tutti, di ristrettezze, rinunce, limitazioni e di preoccupazione - afferma don Marco Gentilucci-, non potevo non pensare agli amici che vivono giornate  ancora più difficili, segnate dal dolore per la morte di tante persone care. Nel tempo del terremoto, tanta solidarietà e vicinanza è venuta a noi dal nord Italia e proprio da quelle terre più colpite della Valle Seriana e specialmente dal piccolo comune di Premolo con la cui comunità è nato un gemellaggio e soprattutto, un'amicizia fraterna tra i nostri e i loro ragazzi. Pensando a loro e  sempre in contatto con don Gianluca Colpani, parroco di sant' Andrea Apostolo che mi raccontava delle difficoltà, del dolore e dello smarrimento che stanno vivendo, ho voluto compiere quello che di fronte a tutto il bisogno che hanno, è per me un piccolo gesto. Ho voluto  donare a loro interamente la mia mensilità di marzo, mese  in cui noi preti e sacerdoti guida della comunità, abbiamo offerto la nostra  preghiera per la gente che non potevamo raggiungere fisicamente.
Con questo gesto ho voluto simboleggiare anche tutta la vicinanza  della nostra comunità, pensando anche ai nostri ragazzi e agli amici che in questo momento vivono un dolore così grande. E visto che quando noi avevamo bisogno loro  ci hanno spalancato il cuore,  in questo momento  noi siamo chiamati a fare quello che possiamo. E' il minimo che possiamo fare per loro così da lontano per dimostrare la nostra profonda vicinanza e, seppure le nostre difficoltà oggi siano amplificate, non possiamo dimenticarci degli altri". 
C.C.
 
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Martedì, 07 Aprile 2020 10:24

Rubate 35 mascherine della casa di riposo

Sarebbe già di per sé deprecabile il gesto di rubare. Aggiungiamoci l'aggravante di rubare mascherine per di più della casa di riposo di Cingoli, alle prese con un focolaio di Coronavirus che si sta cercando di contenere affinché non si propaghi a tutta la comunità.
Il furto dovrebbe essere avvenuto tra il 2 e il 5 aprile: a sparire, ben 35 mascherine di tipo FFP2 che erano usate dagli operatori della struttura che assistono gli anziani. Sull'accaduto indagano i Carabinieri.
g.g.

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I tamponi svolti qualche giorno fa sugli ospiti della casa di riposo di Treia avevano dato tutti esito negativo. E la comunità aveva così tirato un respiro di sollievo ma ieri in tarda serata, la brutta notizia data dal vicesindaco David Buschittari sulla pagina Facebook ufficiale della città: “Dopo nemmeno 1 giorno e mezzo dalla comunicazione dell'ufficio igiene dell'esito negativo dei tamponi effettuati nella nostra casa di riposo - ha scritto - è arrivata, purtroppo, la notizia che una nostra paziente, ricoverata all'ospedale di Macerata, è risultata positiva al Covid 19. Ho subito richiesto i tamponi per i nostri operatori che verranno effettuati in tempi rapidissimi. Seguiranno - ha aggiunto - anche i tamponi per gli ospiti (già risultati negativi)”. Un paio di ore dopo la pubblicazione di questo post, Buschittari è stato costretto a fare un’altra comunicazione, questa volta relativa alla condizione di alcuni operatori della struttura: “Ci è stato comunicato dall'Inrca della positività al Covid 19 di due operatori della sede di Treia”. C’è quindi apprensione per i nonnini ospiti della struttura ma anche per chi garantisce loro le cure e l’assistenza necessaria. Buschittari ha fatto sapere che interverrà non appena saranno pronti gli esiti dei nuovi tamponi richiesti.
g.g.
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Forte l'impatto delll'emergenza sanitari sul settore del turismo marchigiano. Da uno studio condotto da CNA emergono risultati molto preoccupanti che prima che sia troppo tardii, richiedono interventi e misure eccezionali mirate  Gravi le perdite evidenziate dall'analisi:  per la sola provincia di Macerata si parla di un rischio pari a 800 milioni di euro, a fronte di ingenti investimenti che negli ultimi anni la Regione ha messo in campo per il rilancio del comparto e che finora avevanosortito buoni risultati. 
A riferire del quadro allarmante, è il responsabile della comunicazione di CNA MacerataLeonardo Virgili: " NUmeri preoccupanti  un po' li registriamo un po'  in tutti i settori  produttivi ma quello che riguarda il turismo è un po' più grave. Certo  difficile è fare una graduatoria ma se possibile rischia  di mandare in default tutto un settore che in questi ultimi anni ha registrato alti e bassi- afferma Virgili- Veniamo dall'anno scorso in cui, dopo lo stop forzato del dovuto al sisma del 2016 -2017,  ci sono stati incoraggianti risultati avevamo registrato un bel più 7% e, nei comuni del Cratere addirittura un più 16, 5% come presenze turistiche;  tutto sembrava cominciare a  girare,  però questo stop forzato dettato dall'emergenza sanitaria, ha colpito il settore turistico  più di altri.
Secondo l'analisi  che con il centro studi CNA, abbiamo fatto sia a livello nazionale sia a livello local, e innanzitutto è necessario  scongiurare che l'emergenza e quindi lo stop forzato, possa protrarsi fino ai mesi di giugno e luglio.  Se così fosse, sarebbe veramente dura e difficile perché salteremo a piè pari  tutta  la stagione. Auspichiamo però che così non sarà e, con un velo di ottimismo, possiamo pensare che appena sarà possibile riaprire e riaprirà tutto il cordone dei divieti,   gli italiani ricominceranno ad uscire e assisteremo ad  un turismo pressochè  locale. Le visite riguarderanno  principalmente l'interno del territorio nazionale e proprio per questo motivo la prima proposta che viene da  CNA ed emersa anche  sui tavoli del Governo, è quella di istituire un bonus vacanze per le famiglie italiane, cioè un contributo utilizzabile in Italia e spendibile in tutte le attività legate alla filiera turistica che sarebbe un primo volano importante per far ripartire la spesa turistica.  Deve essere  poi l'occasione per un consistente  progetto di promozione turistica italiana all'estero- prosegue Virgili-  nel frattempo infatti abbiamo perso diversi mercati e lo sblocco della situazione deve essere l'occasione per migliorare il livello dell'offerta turistica. Necessario quindi riqualificare le nostre strutture così come  occorre assolutamente che vengano posti in essere i servizi reali di affiancamento ai gestori di strutture ricettive, capaci di  una progettualità che conquisti nuovi mercati e nuove tendenze. E  questo lo si fa investendo sulla digitalizzazione ,sull'innovazione e sulla creazione di pacchetti, e specialmente  qui nel nostro territorio, che prevedano anche esperienze oltre la visita classica turistica. Pensiamo pertanto alla promozione congiunta di artigianato di qualità, a percorsi del Gusto ed  enogastronomici incentivanti i saperi e le tradizioni. Solo  così - conclude Virgili- potremmo riprendere quel trend positivo che ci ha portati a risalire dopo il terremoto  dal meno 50% per la nostra provincia  ad  un più 16, 50 % delll'anno scorso.  Potremmo così fin da subito ripartire con delle cifre interessanti e bloccare questa falla che rischia di essere di  800 milioni di euro di reddito mancante, per la sola provincia di Macerata e per il solo settore turistico".
C.C.
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Dopo i sindaci di Civitanova, Camerino, Tolentino e Belforte del Chienti, anche Massimo Baldini di Matelica si dice convinto della necessità di rivedere il piano sanitario regionale. Di recente la Regione ha comunicato che il Dipe ha dato il proprio via libera al progetto dell’ospedale unico e ha espresso soddisfazione affermando di voler portare a termine l’iter entro le prossime elezioni regionali.

Ma questo ha scatenato il dissenso di tanti sindaci, associazioni e comitati. Anche Baldini: “Stiamo vivendo un’emergenza sanitaria mondiale senza precedenti, la nostra vita sicuramente cambierà, le nostre abitudini, i nostri modi di fare. Cambieranno le nostre necessità e le esigenze non saranno più le stesse; avremo bisogno di più sicurezze e maggiori garanzie. Sto parlando del servizio sanitario nazionale che in Italia è già migliore rispetto a tante altre parti del mondo. Nonostante tutto, c’è necessità di rimodularlo alla luce di quanto sta accadendo”. Secondo il primo cittadino matelicese, serve un servizio sanitario di prossimità alla gente, in grado di fronteggiare le situazioni e di garantire ogni tipo di servizio. “Ciò che sta accadendo ce lo insegna, sarebbe illogico concentrare tutti i servizi sanitari in un unico ospedale provinciale ma sarebbe logico distribuire servizi in più plessi sanitari, come  già abbiamo. Basterebbe adeguarli le strutture già esistenti, alcune delle quali non sono costate nulla allo stato, ed adattarle a specifici servizi. Investire sulla sanità affinché possa essere presente e funzionale su tutti i territori, anche quelli con meno popolazione”. Insomma, secondo Baldini bisognerebbe riprendere il modello di un tempo che forniva servizi eccellenti ritenendo che l’attuale emergenza abbia messo in luce “quanto siano fondamentali le strutture periferiche. È necessario rivedere il piano sanitario regionale e costruirlo  in maniera organica pensando alle esigenze di tutto il territorio regionale”.
Gaia Gennaretti 
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Lunedì, 06 Aprile 2020 14:40

Cus Camerino: #iorestoacasa… ma mi muovo

La campagna del CUS Camerino per promuovere l’allenamento da casa per far sì che il periodo di stop forzato non rappresenti un ostacolo all’attività fisica.

L’idea di partire con questa campagna nasce dal fare di necessità virtù e dal non vivere l'appello a restare a casa come un alibi o un limite per non muoversi. Come è noto, le attività didattiche delle scuole e delle università italiane, così come anche quelle del Centro Universitario Sportivo Camerino, sono sospese da settimane per contenere il rischio di diffusione del coronavirus, ma in realtà vanno avanti e di questo vogliamo parlare.

Sin dall’inizio di questa emergenza, CUS Camerino ha deciso di non chiudersi nel silenzio ed attendere restando passivo, e così, appena sospese le attività sportive abbiamo pensato di continuare con degli allenamenti a distanza, video lezioni con esercizi fisici da svolgere in casa in modo da continuare a stare vicino a tutti gli iscritti.
Sui nostri social, vengono pubblicate quotidianamente lezioni intensive di Zumba, Total Body, Aerobica, e Pilates, più che mai necessario in queste settimane in cui si resta molto tempo seduti e si tende ad assumere posizioni sbagliate. I video terranno compagnia a tutti sino alla riapertura.

Per il minibasket è partito un appuntamento trisettimanale in diretta su “Zoom” cosi che i nostri piccoli allievi possano continuare ad allenarsi a distanza e mantenere vivi i rapporti sociali tra loro.
Ogni tecnico ha inviato ai propri atleti delle schede di allenamento con degli esercizi specifici della disciplina, da poter svolgere all’interno della propria abitazione, in modo di mantenere la forma fisica.

Non solo sport per i nostri tesserati, ma anche dei video-consigli del Dott. Filippo Persichetti, psicologo e collaboratore del CUS Camerino, su come affrontare al meglio questo periodo di stop forzato. Tali professionalità sono a disposizione per tutti gli associati.

Inoltre, cogliendo l’opportunità dello stop, abbiamo programmato doverosi interventi di sanificazione di tutti gli spazi, preparandoci ad un pronto ritorno alla normalità, con l’utilizzo, oltreché di prodotti a base di alcol e/o ipoclorito di sodio, di apparecchi ozonizzatori con successiva aerazione degli ambienti.

Infine, domenica 5 aprile è stata lanciata da ACRUSD e CUS Camerino una simpatica iniziativa, una whatsapp challenge con l’hashtag #iorestoemiallenoacasa.
La challenge, che ha avuto un notevole successo, ha consistito in un allenamento di 40’ di qualsiasi tipologia (tapis roulant, cyclette, ellittica, step, corsa in giardino, addominali, flessioni, etc), ciascuno dalla propria abitazione.
Al termine dei 40’ di allenamento ognuno ha inviato un proprio selfie, con cui è stato fatto un collage collettivo.
Aiutare non solo a tenersi in forma ma anche a scaricare lo stress e le tensioni è lo scopo dello sport, la nostra ambizione, ciò che amiamo fare.

cus
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