Notizie di politica nelle Marche
Giovedì, 02 Aprile 2020 09:55

Sonja e Gianluca, la volontà di proseguire

Per Caldarola sono stati un esempio di speranza e rinascita dopo il sisma, oggi provano ad esserlo in piena emergenza sanitaria, nonostante le difficoltà.
Sono Sonja Pontoni e Gianluca Seghetti, proprietari dell'hotel e del ristorante Tesoro.
Proprio loro che, dopo aver visto le proprie strutture ricettive danneggiate dal sisma, hanno saputo imboccare la strada del coraggio di ricominciare, ora si trovano a vivere un altro grave dramma, ma hanno comunque deciso di dare un segnale di speranza ai concittadini.
Nonostante la chiusura imposta, infatti, hanno pensato di organizzarsi con i piatti d'asporto, con consegne gratuite a domicilio, per le festività della Pasqua, dal pranzo del venerdì santo alla cena del lunedì dell'Angelo.
"Una piccola iniziativa - dice Sonja Pontoni - per non restare fermi. Uno stop che avevamo già passato con il terremoto, ora non ci voleva proprio questa situazione".
Seppur con diverse difficoltà, la coppia aveva riaperto il ristorante lungo viale Umberto I, poco dopo le scosse, mentre per l'hotel hanno atteso tre anni e solo a giugno scorso avevano potuto ricominciare con l'attività alberghiera.
"Adesso siamo di nuovo fermi - spiega la proprietaria - . E' saltata la stagione primaverile ed estiva. Avevamo diverse prenotazioni legate anche a manifestazioni sportive che, essendo state annullate, si sono portate dietro tutte le disdette con la giusta restituzione della caparra. Fino a maggio saremo sicuramente fermi, ma abbiamo dei dubbi anche per il periodo estivo: qualora le restrizioni dovessero allentare, siamo consapevoli che ci vorrà tantissimo tempo per far ripartire il nostro settore e per tornare a lavorare con l'estero. E' una situazione devastante".
Intanto la Pasqua potrebbe essere il primo segnale che conferma la volontà di proseguire.

GS


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Tragica fine per un cavallo, questa sera, a Tolentino.
Erano da poco passate le 21 quando, in contrada le Grazie, l'animale è riuscito a fuggire dal recinto che lo proteggeva e ha cominciato a vagare lungo la strada. Purtroppo, nonostante le auto in circolazione siano diminuite in questo periodo, un'auto non è riuscita a schivarlo e lo ha centrato in pieno.
Per il cavallo non c'è stato nulla da fare. Illeso il conducente della vettura. Sul posto i carabinieri di Tolentino.

GS
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Mercoledì, 01 Aprile 2020 20:40

Belforte, comitati uniti per la Croce Rossa

Un paese piccolo ma con un cuore grande. Può essere definito così Belforte del Chienti, i cui cittadini non si sono tirati indietro nemmeno davanti all'emergenza del Coronvirus.
Uno dei paesi dell'entroterra conosciuto per l'impegno che i quartieri mettono in campo per le tradizionali feste estive ha deciso questa volta di mettere insieme le forze per essere d'aiuto alla Croce Rossa di Camerino.
Ad unirsi sono stati i comitati della festa di Villa Pianiglioli, della festa del Murello e l'aasociazione Belfortriders che, insieme, hanno raccolto 1550 euro.

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Hanno chiesto, così, agli operatori della Croce Rossa camerte il materiale di cui avevano bisogno e lo hanno acquistato, al prezzo di costo, alla farmacia Marcelletti di Tolentino.
"Il grazie - dicono - va anche al dottor Marcelletti per la sua disponibilità. Sono stati donati trecento camici, mille cuffie, due termometri, 200 mascherine, due confezioni da 5 litri di gel disinfettante, quattro confezioni da 800 ml di igienizzante spray, due confezioni da 5 litri di sapone igienizzante, quattro caschetti con la visiera, dodici flaconcini di gel disinfettante e sette scatole di guanti".

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Il dottor Marcelletti

Il materiale è stato consegnato agli operatori da Andrea Buresta, presidente di Belfortriders, Fabrizio Cipollari con la moglie Francesca per la festa del Murello e Tiziana Graziaplena in rappresentanza del comitato di Villa Pianiglioli.
Un gesto importante che diventa la prova di come i quartieri organizzino ogni anno con amore gli eventi a Belforte e lo facciano per il loro paese e per chi ne ha bisgno.

Giulia Sancricca


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Oltre alla multa salata, la corsetta in solitaria, fatta in montagna all'alba, a Giovanni Ciarlantini è costata anche le cariche di assessore e vice sindaco di Caldarola.
Al centro delle polemiche delle ultime ore, Ciarlantini ha rassegnato le proprie dimissioni, dopo il fatto che lo ha visto coinvolto in una corsa in montagna resa pubblica a tutti grazie ad una applicazione dedicata, nonostante le restrizioni non lo permettessero.
Nel Comune salito alla ribalta nazionale per via delle esternazioni fatte dal sindaco, Luca Maria Giuseppetti, che chiedeva con toni perentori, ai suoi concittadini, di restare a casa, la polemica sul comportamento del suo vice ha avuto un'eco più forte e, questa volta, l'errore ha avuto la meglio.
Non sono bastate, quindi, le scuse che Ciarlantini ha rivolto ai suoi concittadini, per responsabilità e rispetto nei confronti della cittadinanza e dell'amministrazione si è sentito in dovere di rassegnare le dimissioni. I suoi colleghi di maggioranza, al termine di una riunione convocata d'urgenza dal sindaco, hanno, evidentemente, chiesto trasparenza per i caldarolesi e il vice sindaco ha deciso di farsi da parte. La carica di assessore è stata affidata a Teresa Minnucci, mentre il ruolo di vice sindaco è passato all'assessore Giorgio Di Tomassi.
Nei mesi scorsi, sempre Ciarlantini, era stato al centro di una polemica che lo aveva visto autore di due spari avvenuti all'interno dei container che ospitavano gli uffici comunali. Nemmeno quell'episodio, però, che aveva fatto infuriare la minoranza, lo aveva spinto a tanto.
Così lo sport, che lui stesso ha definito "la sua vita" questa volta lo ha spinto a fare quel passo falso che molti caldarolesi non hanno digerito. Più che lo sport, forse, la tecnologia che, ancora una volta, ha mostrato di essere un'arma a doppio taglio se non utilizzata con cautela.

GS
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Mercoledì, 01 Aprile 2020 18:36

Anziani contagiati. L'esperienza di una figlia

Emergenza Coronavirus e difficoltà che si sommano a difficoltà: mai come in questo periodo si vorrebbe essere più vicini alle persone più fragili, come gli anziani, che in queste ore imposte dalla pandemia, per la loro età avanzata, sono i soggetti più a rischio. Toccante e perfino lancinante l’appello gridato ieri sui social dall’insegnante Paola Gerini, nell’impotenza di agire altrimenti. La sua mamma Rosina, di 79 anni, è tra le persone della casa di riposo di Castelraimondo risultate positive al tampone e attualmente ricoverata nella struttura del Covid Hospital di Civitanova. Tante le situazioni che riguardano genitori anziani sui quali il contagio si sta accanendo in tutta Italia; dall’altra parte ci sono tanti figli disperati consapevoli del divieto assoluto nel poterli assistere, farsi sentire vicini al loro capezzale. E in questo lacerante dolore che si aggiunge alla paura di perdere per sempre la possibilità di stringere la mano dei propri cari, ci si affida a chi negli ospedali sta lottando con ogni forza contro questo avido e invisibile nemico.

Ma il racconto di Paola Gerini, infaticabile guerriera del terremoto che tanta solidarietà è riuscita a portare nelle zone più colpite, è carico di umanità.
“Quella che sto vivendo è davvero un’esperienza molto difficile; si vive lontani senza poter avere contatti con queste persone a noi care. Un'esperienza davvero crudele perché in questi terribili momenti, i nostri cari non hanno neanche la possibilità di avere un conforto, una parola, una voce, un “Ti voglio bene vedrai che ce la farai “. Personalmente debbo dire di essere stata fortunata perché nel  dramma che la vede soffrire, mia madre sta lottando, è forte e sono sicura che ce la farà.
Dico questo perchè ho ricevuto la forza e il conforto di tante persone- continua l'insegnante- A volte usiamo Facebook per tante sciocchezze, io ieri sera l'ho fatto in un momento di disperazione ma ho ricevuto tanto. E' bastato un semplice post per avere per risposta tante manifestazioni di amicizia e di affetto e, tramite tante condivisioni, sono riuscita ad arrivare a molti degli angeli che lavorano all'interno dell'ospedale di Civitanova. Mi ha chiamato un'operatrice per dirmi di stare tranquilla raccontandomi che ieri mattina ha fatto fare colazione  a mia madre.  Altra chiamata quella di una dottoressa che le ha fatto la lastra al torace, dicendomi che stamattina sarebbe andata da lei. E poi ancora un angelo che ieri sera me l'ha fatta vedere in videochiamata e stamattina di nuovo la chiamata del dottore pneumologo  Yuri Rosati  che mi ha fatto parlare di nuovo con lei e mi ha rassicurato un po' sulla sua salute. Mi ha detto che mamma sta lottando, che è forte e questo per me è stato un dono grande. La pena è tanta perché all'interno della casa di riposo di Castelraimondo, ci sono tante persone anziane che sono purtroppo risultate positive.  Anche la mamma di mio marito è lì dentro e siamo in attesa di conoscere l'esito del suo tampone.  Con il cuore sono davvero vicina a loro, tra l'altro li conosco tutti e sono affezionata ad ognuno. La  pena è tanta, perché sono persone fragili e con problematiche, quindi tutte a rischio. Porto nel cuore  tutti i loro familiari che come me in questo momento drammatico, stanno soffrendo e sono in attesa di avere notizie dei loro cari”. Una testimonianza forte che ci fa capire con quanta cura e amore siano assistite queste persone e quanta solidarietà sia in movimento, in un periodo in cui al contagio che allontana, si avvicinano gesti di grande umanità e di condivisione del dolore.  
C.C.

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"Per me lo sport è vita". Esce allo scoperto il vice sindaco di Caldarola, Giovanni Ciarlantini, che domenica scorsa è andato a correre in montagna, dimenticandosi di disattivare l'applicazione 'Strada', che segna il percorso fatto.
Una volta terminata la corsa, il tragitto è stato condiviso con gli altri utenti. Un errore che è costato al vice sindaco una multa da parte dei carabinieri.
A qualcuno, infatti, non è passato inosservato il percorso condiviso, tanto da avvertire le forze dell'ordine che, nonostante non lo avessero fermato durante la corsa, hanno stilato il verbale.

"Domenica 29 marzo - spiega il vice sindaco -  il giorno del cambio orario, ho fatto una corsa fuori comune verso la montagna dalle 05.30 del mattino alle 8 del vecchio orario. Non ho incontrato nessuno - precisa -, nessuno mi ha visto, ma ho sbagliato - ammette - e per questo sono stato multato giustamente dalle autorità.
Chiedo scusa ai miei concittadini,  ma penso di non aver arrecato problemi a nessuno. Per me lo sport è vita - dice - mi sento bene e solo con il sano sport, in passato, ho risolto i miei problemi di natura fisica".

GS
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Con l'emergenza del Coronavirus e della clausura forzata, il tempo della solitudine viene riempito nei più svariati modi: si va dalla cucina di pietanze elaborate mai provate prima, ai lavori d’imbiancatura delle pareti, dal carteggio delle persiane, alle pareti di cartongesso tirate su da nuovo. Altri si scoprono pittori, idraulici improvvisati o musicisti. Altri ancora, presi dal riordinare le stanze, passano davanti a qualcosa che attira la loro attenzione e che diventa un simpatico pretesto per riallacciare rapporti con il passato e ritrovare amicizie distanti. 
E’ quello che è successo all’avvocato camerte Luciano Birocco, che ha deciso di rispolverare quella cosa che più di tutte rimanda alle radici e alle origini camerti: il dialetto.
Chi meglio del poeta vernacolare Quinto De Martella, per raccontare le sfaccettature i vizi e le virtù della popolazione di montagna. Quante novelle, quanta poesia e quante fotografie di vita quotidiana sono usciti da quella penna, semplice, diretta, incisiva e vera. E’ stata proprio la situazione particolare fatta di tante ore da occupare tra le pareti domestiche, a suggerire all’avvocato l’idea di rispolverare quei racconti, offrendone gustose video- letture dal suo profilo social:
“ In questi giorni che ci vedono tutti costretti a casa, mi sono messo a tirar giù i volumi della mia libreria, cambiandoli di posto, riscoprendone alcuni che non toccavo da qualche tempo. E’ fra questi che è saltato fuori il “ Qui se parla cuscì “ di Quinto De Martella. Un libro del 1970 al quale sono molto affezionato e , in particolare al monologo “ Le disgrazie di Antò’” che fu magistralmente recitato dal nostro concittadino Luigino Micozzi parecchi anni fa al Cinema teatro Ugo Betti. E’ in questa occasione particolare che ho pensato di rileggerlo a tutti; tra l’altro- spiega l’avvocato Birocco- facendo io parte del "Gruppo Teatro in bilico”, sto frequentando un corso di dizione per cercare di togliermi delle inflessioni dialettali quindi in maniera scherzosa, ho voluto invece mettermi in gioco per far sentire la mia perfetta pronuncia dialettale camerte, sulla quale non mi batte nessuno”.
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 “ In questi monologhi ho trovato una umanità così ben descritta, che mi è sembrato divertente riproporli- afferma Birocco- Ho pensato anche che fosse proprio questa l’occasione per ritrovare vicinanza con tante persone che magari da tanto tempo non vediamo e non sentiamo. Mi sono detto che mettere online questi spaccati di vita e delle nostre origini, così ben descritti da Quinto De Martella, potesse servire a riscoprire vecchie abitudini, a ricollegarci con le persone che, lontane da qui e sparse in tutta Italia, conservino un ricordo indelebile della nostra città. E l’effetto c’è stato: in molti hanno scritto e, da questa solitudine forzosa, sono riemersi tanti contatti anche di persone che a Camerino hanno frequentato in passato l’università, rimaste affezionate e molto legate alla città che li ha accolti, con un calore e una familiarità che sono tutti nostri. Da un’idea partita con assoluta semplicità- conclude Birocco-, grazie ad un poeta dialettale che mai abbiamo dimenticato, è scaturito un bellissimo segnale di condivisione. Questa è la cosa più bella e che dà da pensare: dalla drammatica realtà di una situazione da incubo, stiamo riscoprendo più umanità”.
C.C.






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Mercoledì, 01 Aprile 2020 15:41

Covid 19, la Banca dei Sibillini si riorganizza

Emergenza Covid 19, anche il Consiglio di Amministrazione della Banca dei Sibillini ha deciso di adeguarsi alla misure di contenimento adottate dal Governo. Fino al prossimo 19 aprile tutte le filiali dell'istituto, allo scopo di evitare assembramenti di persone nei locali delle suddette e di tutelare in tal modo la salute di dipendenti e clienti, resteranno chiuse nel pomeriggio. Per quanto riguarda le filiali di Camerino, Pieve Torina e Caldarola, ospitate dopo il terremoto nei moduli, le stesse resteranno chiuse nei giorni di martedì e giovedì, mentre i locali saranno aperti al pubblico il lunedì, il mercoledì e il venerdì, dalle 8.30 alle 13.30, previo appuntamento. Il Cda della Banca invita, quindi, la propria clientela ad un utilizzo maggiore degli strumenti elettronici, quali bancomat, carte di credito, servizi on line e utlizzo di mail per le operazioni, sempre allo scopo di evitare il più possibile l'assembrarsi di persone nelle propire filiali.

f.u.


roberta


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Il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, in una nota ufficiale di ieri, ha detto di essere in attesa dell'esito dei tamponi "a cui avrebbero dovuto essere sottoposti tutti i medici, gli infermieri e gli operatori del nostro ospedale". Pare però che i tamponi non siano stati mai fatti. La notizia, che ormai circola da diverse ore, viene confermata dalle parole del vicepresidente per la difesa dell'ospedale di San Severino, l'avvocato Marco Massei: "Che non siano stati fatti i tamponi ai medici, agli infermieri, agli operatori sociosanitari e, aggiungo anche, ai medici di base, è determinante. Ci sono già dei medici contagiati anche da noi ma se si ammalano loro, così come gli altri operatori, chi ci cura più? E' fondamentale - aggiunge - garantire la salute di chi ci dovrebbe curare e quindi assolutamente vanno fatti i tamponi, a loro per primo. Ed è giusto anche che eventuali esiti vengano comunicati al sindaco che è il responsabile della salute pubblica". Con l'occasione, Massei pone all'attenzione un altro aspetto non di poca rilevanza: "Riguarda i comuni cittadini. Se abbiamo dei sintomi riconducibili al virus, non ci viene fatto subito il tampone, devono trascorrere 4 o 5 giorni di febbre e poi non è detto che ti facciano subito l'esame. Vanno fatti con urgenza invece, subito, perché dopo 4 o 5 giorni (se va bene), potrebbe essere tardi, o uno ci rimette le penne oppure ha un organismo talmente forte da guarire da solo. Ma torno a dire - conclude - è assolutamente fondamentale che si facciano i tamponi sul personale sanitario perché rischiano di contagiarsi e contagiare le persone".
g.g.
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